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Il Radicale - 2 marzo 1957
I giorni contati

SOMMARIO: Si evidenzia la necessità di rompere una politica di immobilismo e di incertezza che perdura da anni e che è la conseguenza del controllo delle forze clericali e dei monopoli di settori essenziali della vita politica italiana. Fino a tanto che in Italia il centrismo avrà ancora la possibilità di esprimere un governo, esso infetterà tutto lo schieramento politico del paese, camuffando dietro una facciata di riformismo una politica sostanzialmente di destra, gestita nell'interesse esclusivo dei monopoli e del clericalismo.

La politica dei radicali ha colto un primo risultato con il superamento da parte del Psi della sua allenza con i comunisti, per una posizione di netta alternativa al centrismo e al frontismo: il governo quadripartito ha i giorni contati.

(IL RADICALE N. 1, 2 marzo 1957)

"Il voto di fiducia chiesto dal presidente del Consiglio il 28 febbraio, ed ottenuto di strettissima misura coi metodi del più squalificato trasformismo, ha dimostrato ancora una volta che governare col partito liberale significa di fatto rinunciare a qualunque programma che non sia di pieno gradimento della destra economica italiana. Il problema in discussione non era quello della giusta causa nei contratti agrari, che il passar degli anni e il mutare delle situazioni economiche nelle campagne ha ormai in gran parte svuotato di contenuto, era piuttosto la necessità di rompere una politica di immobilismo e di incertezza, con una fase di carenza governativa che dura almeno dal 1953 e che va ad unico ed esclusivo vantaggio delle forze conservatrici e dei gruppi privilegiati.

L'assenza di un programma e l'assenza, soprattutto, di una volontà unitaria nella coalizione di governo hanno creato in Italia una situazione paradossale: lo stato ha smarrito ogni senso della propria autonomia, e nel vuoto che così si è venuto a formare penetrano in modo sempre più massiccia le forze di integralismo clericale e i gruppi che detengono le leve del potere economico del paese. Non c'è giorno senza che una piccola o grande sopraffazione non venga consumata a danno della generalità dei cittadini consumatori; non c'è giorno senza che un lembo piccolo o grande della sovranità dello stato non venga strappato dagli interessi sezionali. Il peso dei monopoli ottiene che il governo insabbi l'applicazione della riforma fiscale; le tariffe elettriche si avviano ad una completa libertà di contratto attraverso lo smantellamento dei controlli pubblici; l'energia nucleare viene affidata in sfruttamento ai grandi gruppi privati che rinsaldano così la loro ipoteca su tutto il settore-chiave dell'energia. Mentre

il governo abdica alle sue funzioni di custode attivo degli interessi generali, mentre le cifre dei disoccupati, malgrado lo sperpero di miliardi e miliardi, restano tragicamente lunghe, altri settori essenziali vengono presi d'assalto dalle forze clericali: la scuola, la stampa, l'assistenza, gli enti di riforma agraria, gli enti economici dello stato. Stiamo veramente assistendo alla messa all'incanto del paese, ad opera degli clericali e dei monopoli. Sono due forze tradizionali della società italiana; ma mai come oggi esse agiscono di conserva, mai come oggi sono riuscite ad esprimere un governo che è la loro più fedele espressione, sia nel fare che soprattutto, nel non fare.

Così la vita politica ristagna. Problemi maturi da anni attendono in Parlamento senza alcuna probabilità di venire discussi; un'opera di piccola corruzione personale viene esercitata dal governo sui deputati di questo o quel gruppo affinché, al momento opportuno, appoggino col loro voto la permanenza del ministero; in cambio di questi appoggi chiesti e dati sottobanco, sottobanco si consentono grosse contropartite; la mano libera a Lauro nella amministrazione napoletana, e la tolleranza all'azione di violenza del Volkspartei in Alto Adige, rappresentano due esempi di questo costume e dei suoi gravissimi danni.

Come uscire da questo stato di cose che non ha riscontro nella storia parlamentare italiana, neppure negli anni del peggiore trasformismo? Il partito radicale ha individuato fin dalla sua costituzione qual era l'ostacolo da abbattere, qual era la sorgente del malgoverno, dell'immobilismo politico, della anarchia amministrativa, dell'assenza di qualsiasi iniziativa seria e responsabile; la trasformazione del partito liberale in passivo strumento di interessi sezionali ha reso impossibile la formula del governo centrista e la coesistenza di forze eterogenee ed inconciliabili. Fino a tanto che in Italia il centrismo avrà ancora la possibilità di esprimere un governo, esso infetterà tutto lo schieramento politico del paese, camuffando dietro una facciata di riformismo una politica sostanzialmente di destra, gestita nell'interesse esclusivo dei monopoli e del clericalismo.

Dopo quasi due anni di lotta su queste posizioni, il partito radicale ha avuto, in questi ultimi tempi la soddisfazione di vedere i primi risultati della sua azione politica: il PSI, superando la nefasta alleanza coi comunisti, si è posto col congresso di Venezia su una netta posizione di sinistra democratica e di alternativa al centrismo e al frontismo; il partito repubblicano, rescindendo gli ultimi legami che ancora la trattenevano nell'ambito della maggioranza quadripartita sta anch'esso convergendo sulle posizioni che abbiamo per così lungo tempo presidiato da soli, e con non lievi sacrifici. Infine quello che resta del quadripartito ha subito alla Camera una umiliazione cocente, passando con una maggioranza di tre voti elemosinati da alcuni transfughi della destra in cerca di protettori. Da questa umiliazione è ormai evidente che il governo fantasma non potrà più risollevarsi: esso ha i giorni contati".

 
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