di Eugenio ScalfariSOMMARIO: Eugenio Scalfari elogia i convegni degli "Amici del Mondo" perchè affrontano il problema delle relazioni tra cultura e organizzazione politica; tali relazioni sono ormai inesistenti e si è pertanto creata una classe politica sclerotizzata e isolata dal paese.
Per mezzo di questi convegni, afferma Scalfari, sono stati raggiunti diversi risultati, alcuni di natura legislativa, altri di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, cosa molto importante che dpvrebbe essere il compito di ogni partito moderno. Tali risultati sono stati realizzati nel campo della lotta contro i monopol, della legge sugli idrocarburi, della scuola (anche se in relazione a questo argomento non si sono raggiunti dei risultati concreti perchè la situazione è molto complessa), delle aree fabbricabili, dei mercati generali e infine delle fonti di energia (avvalendosi della consulenza di esperti di chiara fama).
(IL RADICALE N. 1, 2 marzo 1957)
(Lotta contro i monopoli, idrocarburi, scuola, mercati generali e aree fabbricabili, energia nucleare: ecco i temi dei primi Convegni che i radicali hanno subito tradotto in azione politica)
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Spiegare perché sono nati i convegni degli "Amici del "Mondo", quali obiettivi il gruppo promotore si sia proposto di raggiungere per loro mezzo, quale inatteso successo essi abbiano avuto nella pubblica opinione e quale efficace strumento di pressione si siano rivelati sulla classe politica, significa affrontare un problema molto grosso: quello cioè delle relazioni tra la cultura e l'organizzazione politica nel nostro paese.
Queste relazioni sono sempre state assai deboli, ma da otto anni almeno si può dire che siano del tutto inesistenti. Intellettuali, scienziati, tecnici, se mai si fossero occupati di politica nei mesi che seguirono la Resistenza, se ne sono poi completamente ritratti. La militanza nei partiti è diventata sempre più un fatto professionale, con la conseguenza di sclerotizzare la classe politica, isolarla dall'opinione indipendente, privarla di esperienze e di contributi, improvincialirla senza rimedio.
Dalla Consulta nazionale, dall'Assemblea costituente, alle odierne assemblee legislative, lo scadimento di qualità e di competenze è visibile immediatamente. Questa situazione d'altra parte ha alimentato un qualunquismo generale che si è diffuso nella pubblica opinione condannando con superficiale giudizio tutta l'attività politica in blocco e contribuendo in tal modo a rendere ancor più isolata dal paese, dagli intellettuali, dai tecnici, la classe dei politici professionisti.
Gli effetti di questo divorzio sono stati assai gravi: i professionisti della politica hanno avanzato quasi alla cieca in questi anni, tra i complessi problemi che la storia italiana poneva loro dinanzi, senza giovarsi d'una visione d'insieme né d'un concreto approfondimento della realtà, ma sempre badando al contingente, sempre dominati dalle necessità propagandistiche ed elettorali, sempre naturalmente inclini alle soluzioni demagogiche. Così i nodi già troppo intricati della realtà italiana sono in molti casi diventati inestricabili; così gli interessi costituiti sono riusciti a mantenersi e a prosperare, giovandosi ad un tempo della collusione con una parte delle forze politiche e della superficialità demagogica degli avversari.
Un partito moderno
I convegni degli "Amici del "Mondo" sono sorti da queste constatazioni, dalla necessità e dall'urgenza di ripararvi, di offrire all'opinione indipendente del paese una tribuna non sospettabile di collusioni né di preconcette avversioni, di consentire a uomini politici, a intellettuali, a scienziati, a tecnici dei settori più disparati di lavorare in "équipe", superando le barriere di partito, le diffidenze, la rigidità degli schieramenti. Io credo che, prima ancora dei risultati concretamente raggiunti da ciascuno dei vari convegni (risultati tutt'altro che trascurabili) sia importante segnare all'attivo di questa iniziativa il metodo e il costume che essa ha introdotto nel nostro ambiente politico. I politici si erano disabituati ad approfondire in concreto i singoli problemi, i loro aspetti tecnici, le loro conseguenze economiche; avevano perso il gusto dell'analisi, della ricerca libera e rigorosa. Nella preparazione dei convegni quelli di loro che vi hanno collaborato sono stati costretti, dal metodo di
lavoro adottato, a riscoprire tutte queste cose e la loro necessità quali indispensabili strumenti per un lavoro politico serio e orientato. D'altra parte anche gli intellettuali e i tecnici vi hanno appreso qualcosa. Durante i lavori preparatori dei vari convegni è spesso avvenuto che fosse prima di tutto necessario trovare un linguaggio comune tra tecnici e politici. E' spesso avvenuto che economisti, giuristi, scienziati, espertissimi nei propri settori di lavoro e di studio, non riuscissero ad inquadrare il loro particolare problema e il loro specifico interesse in una scala di priorità, in una visione generale della realtà italiana. Ma è sempre avvenuto che questi risultati fossero infine raggiunti, magari dopo mesi di lavoro comune e dopo non lieve fatica.
I convegni insomma hanno dato, in piccola scala, l'esempio di quello che dovrebbe essere un partito moderno in una società libera: un organismo propulsivo che elabora i problemi, li politicizza ed organizza attorno ad essi la pubblica opinione. Nel far questo i convegni hanno anche dimostrato (ed è stato qui il loro più importante aspetto politico) l'insufficienza delle etichette di partito, la debolezza degli schieramenti tradizionali, la necessità che la democrazia italiana trovi un nuovo equilibrio di forze, qualificate dall'atteggiamento di fronte ad alcune precise scelte di fondo, che ben poco hanno a che fare con il logoro armamentario ideologico e con la mitologica di partito.
Cinque Convegni
C'è infine un altro aspetto interessante del quale conviene fare un cenno: ed è il rapporto tra l'iniziativa degli "Amici del "Mondo" e il partito radicale. Rapporto singolarissimo, che va ben oltre il fatto dell'appartenenza al partito radicale di molti dei promotori dei convegni. Il gruppo dei promotori (che è poi il gruppo dei più costanti collaboratori del "Mondo") annovera anche parecchi esponenti di altri partiti e gruppi politici: e basterebbe ricordare il contributo prezioso e permanente che gli amici repubblicani La Malfa, Visentini, Battaglia hanno dato all'iniziativa, e il lavoro veramente insostituibile di Ascarelli, per dimostrare che i convegni non possono in alcun modo esser considerati come il prolungamento sul terreno culturale dell'azione di un determinato partito.
Il fatto importante è però questo: che il partito radicale, per i motivi che presiedettero alla sua costituzione, per la sua stessa struttura interna, e per i fini che si propone, è attualmente il più attrezzato per accogliere le tesi dibattute e affermate nei convegni, per tradurle in iniziative politiche, per impegnare su di esse la solidarietà delle altre forze di democrazia laica e socialista, per portarle infine alla discussione nelle opportune sedi parlamentari.
Quali sono stati fino ad oggi i risultati pratici conseguiti dai cinque convegni svoltisi nello spazio di due anni?
Il primo fu quello della lotta contro i monopoli, ed ebbe importanza ed efficacia politica grandissime. In Italia fu la prima manifestazione su vasta scala del pensiero liberale moderno sul grande tema della decadenza del regime di libera concorrenza, sulle possibilità e i modi di porvi riparo, sui pericoli che lo sviluppo monopoloide del capitalismo provoca per le istituzioni democratiche. Fino ad allora il liberalismo ufficiale non era uscito dal più equivoco agnosticismo; l'epoca delle grandi battaglie di de Viti de Marco, Pantaleoni, Einaudi era ormai lontana e se restava di essa un insegnamento prezioso tuttavia il problema era nel frattempo molto mutato ed era impossibile affrontarlo dalle stesse posizioni di quarant'anni prima. La lotta ai monopoli era così entrata a far parte degli strumenti propagandistici del comunismo, con spirito e scopi del tutto diversi ai quali però l'identità dell'etichetta conferiva una forza d'attrazione su vasti strati di pubblica opinione non comunista.
Iniziativa in Parlamento
Il convegno degli "Amici del "Mondo" segnò una decisa riscossa da parte del liberalismo radicale nel dissipare un equivoco e nel rivendicare la difesa del mercato, dei consumatori, degli operatori contro le sopraffazioni monopolistiche, a quella parte politica che per profonda convinzione e non per contingente vantaggio propagandistico identificava in quegli obiettivi gli strumenti più efficaci per consolidare la democrazia e la libertà.
Ma il convegno servì anche a chiarire la natura del problema, a smascherare alcune iniziative apparentemente antimonopolistiche e sostanzialmente promosse proprio da quelle concentrazioni di potere economico che si diceva di voler combattere: alludo al progetto di legge anticonsortile dell'on. Togni e a quello dell'on. Malagodi. Fu chiarito che una legislazione contro le intese industriali che non affrontasse al tempo stesso il problema della riforma delle società per azioni era poco più che una vuota facciata. E fu chiarito che anche la politica degli scambi con l'estero, la politica fiscale, il governo del credito erano strumenti da usare simultaneamente e coordinatamente per attuare una seria politica antimonopolistica.
Questi problemi erano assai poco noti all'opinione pubblica italiana, e per lo più trattati in modo puramente propagandistico: per la prima volta furono studiati metodicamente, collegati ad una battaglia politica più generale per la moralizzazione della vita pubblica. Per la prima volta il paese sembrò interessarsi effettivamente al dibattito. Da allora la vigilanza e la sensibilità del pubblico di fronte alla pressione dei grandi interessi e alle loro manovre si sono di molto accresciute con generale vantaggio.
Le conseguenze del convegno sul piano legislativo sono state importanti: un progetto di legge preparato dai promotori per il passaggio sotto il controllo dell'IRI delle società concessionarie dei servizi telefonici fu presentato al Senato da un gruppo di senatori repubblicani, socialdemocratici e indipendenti; altri due progetti, di importanza capitale sono stati presentati recentemente alla Camera dai gruppi radicale, repubblicano, socialdemocratico e socialista, e riguardano il divieto delle intese consortili e la riforma delle società per azioni. Sono due progetti che possono veramente qualificare un nuovo schieramento parlamentare, di cui è già un sintomo nell'elenco dei partiti che hanno ufficialmente deciso di sostenerli.
Il secondo convegno affrontò il dibattutissimo problema della legge sugli idrocarburi. Il gruppo del "Mondo" si pose, in questo caso, in una posizione che potremmo definire di centro, tra le richieste puramente liberiste delle società del cartello petrolifero e delle loro alleate italiane e i programmi di completa statizzazione dei comunisti. Il progetto di legge presentato al convegno teneva conto, a differenza di tutti i progetti fino a quel momento studiati e presentati in Parlamento dal governo o per iniziativa parlamentare, delle legislazioni straniere, e in particolar modo di quelle degli Stati Uniti e del Canada. La discussione che ne seguì influenzò profondamente l'opinione pubblica e lo stesso governo. A seguito del convegno una missione di esperti, composta da due giovani studiosi che avevano collaborato all'iniziativa del "Mondo", fu inviata dal presidente del Consiglio in America per riferire sulla legislazione e sul suo pratico funzionamento. Il rapporto di questi esperti ed un miglior approfond
imento della materia compiuto in sede ministeriale portarono ai famosi emendamenti Cortese, che furono in realtà un progetto del tutto nuovo e in gran parte inspirato alle tesi sostenute dal gruppo del "Mondo". Ne nacque la legge che è ormai stata approvata dalle Camere ed è entrata in vigore.
Il terzo convegno trattò il problema della scuola. I suoi risultati concreti furono minori, e non poteva essere diversamente: la scuola italiana versa in una situazione molto precaria, in cui ai problemi della pressione clericalizzante si affiancano quelli di un grave invecchiamento dei servizi e dei sistemi. Per migliorare questo stato di cose non bastano certo singoli progetti di legge, ma occorre tutta una politica scolastica e, addirittura, tutta una politica generale che riaffermi la supremazia dello stato nel campo dell'educazione, consenta la libertà di insegnamento nel quadro dei programmi pubblici, adegui i mezzi finanziari al compito importantissimo di costruire in Italia una scuola degna e moderna. Purtroppo il settore educativo è il più gelosamente custodito dall'attuale maggioranza di governo, anche quando sembra che essa lo abbandoni a ministri formalmente iscritti a partiti "laici", come tutti sanno benissimo. Il convegno non poteva dunque far molto sul terreno pratico. Ma poteva risvegliare c
oscienze di insegnanti e di scolari, stimolare le esigenze di rinnovamento, avviare una discussione proficua e vivace. E questo fu fatto, come testimoniò l'interesse grandissimo suscitato dall'iniziativa e i dibattiti pubblici che ne seguirono.
Aree e mercati
Il quarto convegno si occupò di due problemi quanto mai attuali, specie alla vigilia delle elezioni amministrative del maggio 1956 (fu tenuto nell'aprile): le aree fabbricabili e l'organizzazione dei mercati generali. Credo che sia inutile soffermarsi sul primo tema: la denuncia dello scandalo delle aree fa veramente corpo con tutta l'azione che il gruppo che fa capo al "Mondo", all'"Espresso", al partito radicale, ha svolto da molti anni, con il risultato di mobilitare l'opinione pubblica nazionale su questo problema. E' lecito affermare che la legge per l'imposta sulle aree, oggi in discussione in Parlamento, trae origine dall'indignazione che si è diffusa nel paese a seguito di quella denuncia, che il convegno ribadì con estrema efficacia.
Il problema dei mercati generali e dei costi di distribuzione era invece abbastanza nuovo per la pubblica opinione, sebbene incida in misura altissima (e forse insospettata dai più) sul tenore di vita e sul livello dei consumi alimentari della popolazione. Anche in questo settore l'influenza del convegno fu notevole, poiché da esso partì l'avvio per quella campagna critica, tendente a modernizzare l'organizzazione commerciale e la distribuzione delle derrate, che dura tuttora e che è stata in buona parte accolta anche dal ministero dell'Industria e Commercio nelle sue raccomandazioni agli Enti locali e ai prefetti. Molto c'è ancora da fare nel settore dei mercati, e non sarebbe forse male se un secondo convegno su questo tema venisse indetto nel futuro, perché il problema è veramente grosso, ed è tutto dominato da pochi ed ingiustificati interessi di categoria che tiranneggiano una massa enorme di consumatori.
Le fonti di energia
Infine l'ultimo convegno, di pochi giorni fa, ha affrontato il problema numero uno dell'evoluzione industriale moderna: quello dell'energia, e dell'energia nucleare in specie. Quest'ultimo convegno si ricollega direttamente col primo, quello della lotta ai monopoli: gli avversari sono gli stessi, gli interessi da colpire gli stessi e gli stessi sono gli interessi da difendere. Il gruppo dei promotori ha compiuto, per preparare il convegno, un lavoro preliminare grassissimo: sono state tenute decine di riunioni collegiali, durante le quali giuristi e scienziati di fisica nucleare, economisti e dirigenti di aziende elettriche, esponenti delle aziende municipalizzate ed uomini politici, hanno dato un contributo importantissimo per delineare i termini del problema e predisporre una legislazione adatta a favorire lo sviluppo dell'industria nucleare a beneficio della collettività.
E' ancora presto per trarre i risultati di quest'ultima manifestazione, sulla quale comunque si è aperto un dibattito di grande ampiezza ed interesse. Le tesi che i promotori vi hanno sostenuto posson esser condivise o respinte; ma una cosa è necessario dire, poiché la stampa della destra economica non ha trovato di meglio che parlare di incompetenza e di superficiale preparazione: nessuna manifestazione può vantare un lavoro preliminare più meticoloso, condotto in "équipe" e utilizzando gli apporti più vari e più qualificati, da quello di un Giordani a quello di un Amaldi, a quello di un Ippolito, per restare solo nel campo dei fisici e degli scienziati.
Noi riteniamo che questo convegno, come gli altri che lo hanno preceduto, non sia una semplice iniziativa polemica. La polemica è per noi, soprattutto, un metodo per interessare la pubblica opinione ai problemi seri e determinanti per lo sviluppo del paese. La polemica è un modo, anche, per contare gli amici su un terreno chiaro e coraggioso. Ed abbiamo la sensazione che, arrivati al quinto dei nostri convegni, il numero degli amici sia già molto cresciuto.