SOMMARIO: Documento di grande interesse sul piano della cronaca [ed anche, più in generale, sul piano storico, n.d.r.]. Dà resoconto dettagliato delle iniziative assunte dalla segreteria e da vari organi del partito radicale per svilupparne l'organizzazione e prepararlo alle imminenti elezioni politiche. Tra i fatti segnalati dal documento, c'è la presentazione dello "schema di programma del partito" illustrato dall'Avv. Piccardi al Consiglio nazionale del 6/7 luglio "un'opera - secondo Piccardi - di grande impegno", integrata da interventi di F. Compagna e di G. Calogero. Il documento si dilunga poi sulle imminenti elezioni, tratteggiando un interessante panorama della situazione politica italiana: dopo aver dato un giudizio negativo sui tentativi di accordo tra DC e PSI si illustrano le posizioni, europeiste critiche, del partito come definite dall'on. Villabruna, e si segnalano le reticenze del PSI ad "affiancare in pieno e senza riserva la nostra battaglia laica e...ad affrontare il problema...di uno sc
hieramento unitario di sinistra laica e democratica". Queste esitazioni confermano che dal congresso di Venezia è uscito "un partito non omogeneo, ma travagliato", il che dovrebbe sollecitare i radicali a guardare con attenzione all'altro partito laico, il P.R.I. La Direzione di questo partito ha dato incarico al suo segretario, Oronzo Reale, di "prendere contatto con gli organi direttivi del partito radicale per esaminare le possibilità di un accordo elettorale". A seguito di questi passi, il Comitato centrale del partito radicale ha convocato il Consiglio nazionale del partito [per il quale è stato preparato questo documento, n.d.r.] al cui giudizio saranno sottoposti i problemi relativi alla alleanza stessa. Infine, il documento "ricorda ancora una volta che le prossime elezioni richiedono tutti i nostri sforzi, tutto il nostro impegno", e con clude con l'appello a "non mollare".
PARTITO RADICALE
NOTIZIARIO DELL'UFFICIO STAMPA
Roma, 14-15 dicembre 1957
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Cari amici,
in occasione del nostro ultimo Consiglio Nazionale nel luglio scorso, abbiamo riferito dettagliatamente sulla situazione organizzativa del nostro partito, per cui riteniamo di poterci limitare oggi a segnalarvi solo i fatti nuovi che nel frattempo si sono realizzati nel settore organizzativo.
Sono sorte delle nostre sezioni o nuclei radicali ad Augusta, Cagliari, Cosenza, L'Aquila, Mirandola, Reggio Emilia. A Napoli i radicali della sezione hanno fatto uscire il giornale ``Azione radicale'' e credo sia doveroso mandare il nostro vivo plauso a quei nostri amici per l'iniziativa presa. Ad Alessandria e a Cuneo si sono tenute ultimamente delle riunioni organizzative a cui hanno partecipato l'on. Villabruna, l'Avv. Salza ed il Segretario della Giunta Esecutiva.
La Giunta Esecutiva ha anche creduto opportuno di dare incarico al Dr. Pannella di visitare alcune sezioni tra cui L'Aquila, Napoli, Pavia, Voghera al fine di rendersi conto della loro reale situazione anche in vista delle possibilità elettorali del partito.
Sempre al Consiglio Nazionale del 6/7 luglio fu presentato ed ampiamente illustrato dall'Avv. Piccardi lo schema di programma del partito elaborato dal Comitato Studi del Partito Radicale. Quest'opera, definita da Piccardi nella sua relazione ``un'opera di grande impegno'' e di cui voi avete ricevuto l'indice generale ed i sommari analitici di alcuni capitoli, è stata ora integrata dagli scritti di Compagna sulla migrazione interna e di Calogero sulla politica scolastica.
Noi vogliamo limitarci ad invitarvi ancora una volta a dedicare la massima attenzione, nel vostro lavoro di sezione, alle impostazioni programmatiche che man mano vi vengono così fornite, poiché, come la Giunta Esecutiva già ebbe a dichiarare, questo programma è da considerarsi come una piattaforma di confluenza per settori politici affini a noi e potrà essere il terreno d'incontro con quelle forze che fatalmente dovranno costituire un grande schieramento di sinistra democratica intesa a dare alla democrazia italiana un volto moderno, ad impostare soluzioni nuove per gli annosi problemi che angustiano la vita del nostro paese.
La relazione del 6 luglio della Giunta Esecutiva, terminò con l'appello di considerarci ormai tutti mobilitati per le elezioni politiche della prossima primavera. Oggi possiamo ben dirci già entrati nella fase pre-elettorale e pertanto la Giunta Esecutiva intende, attraverso questa relazione, ragguagliarvi sugli sviluppi politici degli ultimi mesi dai quali scaturisce la nostra attuale posizione pre-elettorale che in seguito vi illustreremo.
La necessità di esaminare a fondo i possibili e probabili schieramenti politici in vista delle prossime elezioni si è imposta a tutti i partiti, e il Consiglio Nazionale tenuto dalla Democrazia Cristiana a Vallombrosa il 15 luglio scorso ne fu il primo atto ufficiale. Per quanto sembrasse che quel Consiglio Nazionale fosse tutto impostato sul complicato, ma scoperto giuoco delle correnti che travagliano il partito di maggioranza, non poté tuttavia sfuggire che al centro del Consiglio democristiano stesso la questione delle future alleanze elettorali: e fu lo stesso segretario del partito on. Fanfani a porre apertamente sul tappeto la questione dei rapporti con i socialisti. Ma da quel Consiglio, dall'atteggiamento di Fanfani e dalle reazioni degli esponenti democristiani, uscì chiaramente una sola indicazione: l'ormai ben noto possibilismo di Fanfani e la sua ferma decisione di non dare agli elettori e nemmeno al proprio partito, una chiara indicazione sulla scelta delle alleanze che è poi scelta politica, a
ffermando che la scelta sarebbe lasciata agli elettori e quindi al responso delle urne.
Senza dubbio questo ennesimo rifiuto del partito di maggioranza ad una scelta politica, aggravata dalla realtà di un monocolore che sempre più, nella realtà politica e parlamentare, è condizionato dalle destre, ha immediatamente dopo rinfocolata la passione dei partiti del centrismo. Per raggiungere lo scopo abbiamo assistito durante gli ultimi mesi ad una serie di polemiche sia interne della Democrazia Cristiana sia tra la Democrazia Cristiana e i suoi vecchi alleati. Nel quadro di queste polemiche particolarmente indicative quelle che miravano a sollevare una crisi costituzionale intorno alla più alta carica dello Stato. Questa trasparente orchestrazione di elementi eterogenei, tutti tendenti allo stesso fine, ha indotto il nostro partito a denunciare la manovra, e mettere in guardia contro un tentativo di ricostituire la coalizione centrista; ed a non prestarsi, al di là delle necessarie critiche, alla speculazione imbastita contro il più alto potere dello Stato da parte di settori che non miravano ad una
critica costruttiva bensì ad un attacco alle istituzioni repubblicane.
Così, in materia di politica estera la lineare posizione dei radicali si è riflessa nella dichiarazione di voto resa dall'on. Villabruna il 30 luglio alla Camera in occasione della discussione sul Mercato Comune e sull'Euratom. Noi abbiamo dato voto favorevole alla ratifica dei due Trattati perché, come ebbe a dichiarare l'amico Villabruna, ``noi radicali siamo degli europeisti convinti'' ed approviamo incondizionatamente i principi e i fini che hanno ispirato i due Trattati. Ma l'on. Villabruna ha chiaramente fissato le perplessità dei radicali di fronte alla ``validità degli strumenti che il Trattato sul Mercato Comune prevede per il raggiungimento dei suoi fini''. Dopo avere esaminato le critiche ai singoli articoli del Trattato, in parte esagerate, in parte giustificate, Villabruna ha individuato nelle insufficienti disposizioni riguardo la irreversibilità dei provvedimenti il punto più debole del Trattato per il Mercato Comune, ed indicando nella mancanza di un organo politico sopranazionale, munito dei
necessari poteri per imporre l'osservanza dei provvedimenti disposti, il pericolo che possa crollare l'edificio del Trattato.
Riassumendo la posizione dei radicali, Villabruna ha terminato la sua dichiarazione di voto con le seguenti parole: ``Per queste considerazioni, mentre approviamo i due Trattati, ci permettiamo di insistere perché il Governo si impegni in una politica programmata degli investimenti, mezzo, a parere nostro, indispensabile ed inevitabile perché il Mercato Comune possa diventare strumento di maggiore benessere del popolo italiano''.
La situazione italiana in questa fase pre-elettorale è tuttora priva di chiare e nette indicazioni in merito alle possibili e probabili configurazioni elettorali. Di fronte alle ambiguità democristiane in merito ai rapporti con il socialismo nenniano, sta l'altrettanto non chiaro concetto socialista del ``dialogo con i cattolici'', concetto che non precisa né le intenzioni dei socialisti, né il loro pensiero circa le condizioni che essi ritengono accettabili per realizzare questo dialogo, e neppure i probabili limiti della loro azione: se, cioè, questo dialogo sia destinato ad individuare i possibili punti di un accordo programmatico con le forze cattoliche, o se esso miri ad una possibile collaborazione al governo con la Democrazia Cristiana. Ma dall'atteggiamento del Partito Socialista Italiano è intanto emerso un fattore che riguarda da vicino noi radicali: ci riferiamo all'esitazione socialista di affiancare in pieno e senza riserva la nostra battaglia laica e quindi, conseguentemente, l'esitazione socia
lista ad affrontare il problema da noi sollevato di uno schieramento unitario di sinistra laica e democratica. Esitazioni queste che hanno la loro ragion d'essere e che noi radicali dobbiamo valutare severamente. Noi, cioè, non dobbiamo dimenticare che del congresso socialista di Venezia è uscito un partito non omogeneo, ma travagliato dal contrasto interno relativo alla questione dei rapporti con il Partito Comunista. Possiamo quindi comprendere che in queste condizioni il Partito Socialista Italiano esiti nell'assumere legami e vincoli con partiti e raggruppamenti non marxisti. Ma a nostro parere diverso è il discorso quando si passa all'argomento fondamentale dello schieramento contro la progressiva clericalizzazione dello Stato: su questa questione riteniamo che il P.S.I. farà la sua scelta e su questo terreno i socialisti dovranno decidere il loro atteggiamento verso la D.C. e verso i partiti laici non dopo ma prima delle elezioni.
Le difficoltà obiettive della situazione limitano logicamente le prospettive di quello schieramento di sinistra che secondo la nostra opinione dovrebbe andare dal P.S.I. al P.R.I. E' una limitazione che i radicali considerano come contingente e pertanto non tale da modificare il nostro obiettivo ultimo. Uno schieramento più vasto della sinistra democratica, capace di opporsi con validi motivi e forze adeguate alle involuzioni di destra e di estrema sinistra ed alla clericalizzazione dello Stato per opera di un partito di maggioranza sempre più chiaramente trasformato in braccio secolare delle gerarchie ecclesiastiche, resta il traguardo al quale mira il partito radicale.
Attualmente queste condizioni non sussistono. Dobbiamo quindi considerare rinviata quella unificazione socialista che avevamo sperato capace di ovviare finalmente alla cronica carenza del socialismo italiano che tanto cara è costata al nostro paese. Non possiamo dunque far altro che prendere atto della mancata chiarificazione in campo socialista e attendere che il P.S.I. ed il P.S.D.I. superino ambiguità ed equivoci per dare finalmente al paese non solo un partito socialista autonomo ed unificato, ma un partito capace di essere uno dei principali protagonisti della grande sinistra democratica.
Ma vi è un settore nel quale le nostre istanze, la nostra visione delle esigenze politiche, le nostre direttive programmatiche hanno trovato eco e suscitato manifeste simpatie. Ci riferiamo al P.R.I. La storia recentissima del P.R.I. la conoscete. Esso, già in posizione di distacco dal centrismo quando, nel febbraio di questo anno decideva di ritirare il suo appoggio al Governo Segni, appoggio che tuttavia non era giunto fino alla collaborazione, ha coraggiosamente resistito a tutti i richiami per rendere possibile la ricostituzione di una formula centrista. Ancorati su posizioni vicine alle nostre i repubblicani hanno considerato come affrontare le prossime elezioni ed hanno constatato che i punti di contatto e le affinità di posizione e di interpretazione politica con noi radicali sono tali da consigliare di combattere insieme fianco a fianco la prossima battaglia elettorale.
La Direzione del Partito Repubblicano, riunita il 29 settembre a Roma, dette pertanto incarico al segretario politico Oronzo Reale di prendere contatto con gli organi direttivi del Partito Radicale per esaminare la possibilità di un accordo elettorale. La Giunta Esecutiva del nostro partito ha aderito cordialmente all'invito del P.R.I. La nostra posizione politica ben nota agli amici repubblicani e quella del Partito Repubblicano altrettanto a noi nota, consigliano una concorde impostazione dei maggiori problemi politici che può portare, come ci auguriamo, non soltanto a una semplice alleanze, ma anche ad un impegno politico al di là della contingenza elettorale. Questa visione più ampia dei problemi cui debbono rispondere oggi le forze laiche e repubblicane consiglia pertanto di impostare il colloquio con il P.R.I. su basi sostanziali e cioè sull'impegno che i nostri comuni principi e programmi vengano sostenuti e proseguiti nella futura legislatura come piattaforma della sinistra democratica aperta ad ulte
riori allargamenti. Queste considerazioni sulle quali i membri della Giunta Esecutiva si sono trovati perfettamente d'accordo, sono state fatte presenti al Comitato Centrale del nostro partito convocato il 6 ottobre scorso per esprimersi sulle iniziative dei repubblicani. L'ordine del giorno votato in quella occasione dal Comitato Centrale, autorizzava la Giunta Esecutiva ad iniziare riservate trattative con il P.R.I. e con altre eventuali forze politiche affini.
Il Comitato Centrale si è nuovamente riunito il 24 novembre u.s. a Milano ed in tale occasione la Giunta Esecutiva ha riferito in merito alla situazione politica e sulle trattative col P.R.I.: ed esso Comitato Centrale decise la convocazione di questo Consiglio Nazionale per un più ampio approfondito esame della situazione e per dare alla Giunta Esecutiva le opportune indicazioni e i necessari poteri per il proseguimento e l'eventuale conclusione degli accordo col Partito Repubblicano.
Per condurre le trattative la Giunta Esecutiva ha nominato una delegazione composta dagli amici Libonati, Piccardi e Villabruna e questa delegazione ha avuto cordiali conversazioni col segretario del P.R.I. E' bene chiarire che si è trattato di incontri amichevoli a carattere esplorativo da entrambe le parti. Tuttavia la delegazione ha avuto cura di prospettare i termini cui necessariamente deve ispirarsi un fruttuose e dignitoso accordo fra due partiti affini. La prima esigenza è naturalmente che nel simbolo i partiti figurino entrambi con i loro emblemi. Tuttavia difficoltà tecniche, facilmente comprensibili e la maggiore anzianità e notorietà del simbolo repubblicano, possono consigliare di accettare una leggenda nel simbolo elettorale da cui risulti la presenza dei due partiti.
E' stata richiesta altresì la redazione di un manifesto programmatico nel quale siano indicati i temi fondamentali della comune battaglia nonché la preparazione di una serie di manifestazioni che presentino sul piano nazionale al paese la formazione di sinistra democratica che si intende attuare con l'accordo in parola, ed in fine la nomina di una commissione con il compito di coordinare tutta la campagna elettorale nelle sue manifestazioni fondamentali.
Ora, prima di chiudere questa succinta relazione, vorremmo ricordare ancora una volta che le prossime elezioni richiedono tutti i nostri sforzi, tutto il nostro impegno. Nessuno di noi dimentica le difficoltà che dobbiamo affrontare e superare: ma ci è di conforto constatare un vivo interessamento dell'opinione pubblica verso quei temi mai tralasciati di lumeggiare e di indicare quali fondamentali per una democrazia moderna e che noi possiamo succintamente indicare nella rivendicazione dei valori della Resistenza, nell'integrale applicazione della Costituzione, nella severa separazione tra i poteri dello Stato e quelli della Chiesa, nella difesa della scuola di Stato, nella lotta contro il mal costume politico e amministrativo, nella lotta contro i monopoli e la disoccupazione.
Crediamo di interpretare il pensiero di tutti i radicali se affermiamo che questi punti fondamentali della nostra azione politica devono ispirare le eventuali intese elettorali che potranno concludersi.
Se la nostra battaglia elettorale sarà dura e si svolgerà tra mille ostacoli, tra mille tentativi di soffocare la nostra voce critica, tra mille espedienti per sminuirne il peso e gli effetti, abbiamo oggi più che mai il dovere di prepararci a non cedere, vorremmo dire ``a non mollare''. E soprattutto ricordiamoci che la nostra battaglia non finisce e non si esaurisce con la prossima scadenza: gli obiettivi per i quali lottiamo sono fondamentali per le sorti della democrazia italiana e fondamentali resteranno. La coscienza che la nostra è una azione proiettata nel futuro ci impegna nella lotta elettorale e darà un senso alla nostra azione al di là delle scadenze contingenti. Credo che saremo tutti d'accordo nell'accingerci al lavoro con queste finalità e con questo spirito.