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Bandinelli Angiolo - 31 dicembre 1957
ITALIA MINORE: PREFETTI E SAGRESTANI
di Angiolo Bandinelli

SOMMARIO: Bozzettistico ritratto di una piccola realtà locale e provinciale, quella costituita dal piccolo comune montano di Subiaco, di cui si narrano le vicende, i problemi legati al tentativo di farsi includere nei confini della cassa del Mezzogiorno, ecc.

(IL MONDO, 31 dicembre 1957)

Il cimitero di Subiaco è ombreggiato da cipressi e da elcioli; gli elcioli sporcano, e sovente, invecchiando, minacciano le tombe sottostanti. Possono facilmente schiantarsi. La giunta comunale di Subiaco decise perciò qualche mese fa di toglier via gli alberi incriminati, per sostituirli vantaggiosamente con altri cipressi. Fu indetta l'asta, ma non fu trovata conveniente da nessun appaltatore. Il lavoro, tra l'altro, presentava dei rischi: se un qualche grosso ramo fosse caduto, spezzando una lastra tombale? Il risarcimento dei danni sarebbe stato naturalmente accollato all'impresa esecutrice. Così l'assessore competente decise di intervenire facendo almeno abbattere due di quei benedetti alberi che, per la loro ubicazione e la loro vecchiaia, rappresentavano un sicuro pericolo. Il lavoro fu affidato ad una delle due persone capaci, in paese, di eseguirlo. Il prefetto ha ordinato immediatamente una rigorosa ispezione.

Subiaco è, dalle ultime elezioni, amministrata da una Lista Cittadina di centro-sinistra. In precedenza la giunta era composta in maggioranza di democristiani, con partecipazione di repubblicani e socialdemocratici. La coalizione si ruppe per gravi divergenze di politica cittadina; inoltre il momento era favorevole ad una apertura a sinistra, in conseguenza della crisi del centrismo. Il PSI aveva acceso grandi speranze. Al termine di una campagna elettorale particolarmente aspra, la Lista Cittadina riuscì ad assicurarsi un margine di voti sufficiente.

I nuovi amministratori pensarono bene di placare gli animi ancor troppo accesi; si recarono dai membri della giunta dimissionaria per una stretta di mano pacificatrice, fecero una visita di omaggio al Vescovo Abate. Dovettero però pentirsi di questo passo. Alcuni dei cittadini che avevano votato per loro andarono a lamentarsi di essere stati traditi. Era circolata la voce che i neo eletti, non sapendo da che parte incominciare la loro fatica, fossero andati a chiedere lumi e consigli ai vecchi, esperti amministratori. Ma questo fu solo l'inizio, perché il sistema degli attacchi, delle accuse, delle sorde pressioni non è mai cessato da allora.

L'alta valle dell'Aniene fa parte della provincia di Roma. E' una zona economicamente depressa, con un reddito medio tra i più bassi d'Italia. La vallata, non ampia, incassata tra colline magre e sassose, si restringe improvvisamente subito dopo Subiaco in una ripida gola, di suggestiva bellezza: il fiume scorre in basso, limpidissimo, ricco di trote. Sulla costa nord della stretta si ergono su speroni e contrafforti i due antichi cenobi di S. Scolastica e di S. Benedetto. Poco distante sono i ruderi della villa estiva neroniana, là dove, a un dipresso, erano i tre laghetti, i "Simbruina stagna", ai quali Subiaco deve il suo nome di paese sotto il lago, sub lacum.

Il circostante territorio, da Tivoli a Arcinazzo, da Passerano a Carsoli, costituiva un tempo il patrimonio dell'Abbazia "nullius" sublacense; è una terra assai magra, collinosa, venuta in mano agli attuali proprietari per affrancamento. I coloni hanno cioè riscattato il loro podere dall'Abbazia. Perciò la terra è frantumata in parcelle di poche coppe ciascuna. Si contano sulle dita i proprietari di più di cinque ettari, ma la media è di circa un ettaro. I paesetti che si affacciano sulla valle dai crinali dei colli circostanti si vanno lentamente spopolando; a Subiaco, dove pure in conseguenza della ricostruzione postbellica si è avuta un po' di circolazione di denaro, la popolazione è stazionaria se non in diminuzione. L'unica industria di qualche importanza è la cartiera, ma la concorrenza delle manifatture di Tivoli è fortissima, tanto più che queste vengono ad usufruire dei vantaggi della legge speciale di Tivoli, dai quali Subiaco è esclusa.

Per la campagna non si vede una macchina agricola: si coltiva l'ulivo e la vite, intrecciata su bassi alberelli, dà un'uva rossetta e acquosa. La pastorizia è in declino, anche per via del rimboschimento. La Provincia votò, qualche tempo fa, la costituzione di un Consiglio della Valle, un consorzio di secondo grado che avrebbe dovuto coordinare l'opera dei Consorzi intercomunali. Senonché la democrazia cristiana, tirando fuori inaspettatamente un nuovo piano di organizzazione di tali Consorzi, e facendovi aderire la maggior parte dei sindaci della zona, democristiani anch'essi, ritarda l'esecuzione del progetto della Provincia.

Ma la grande speranza della popolazione è nella vagheggiata inclusione del sublacense nella Cassa del Mezzogiorno. In effetti l'alta valle dell'Aniene si inserisce profondamente come un cuneo in territori cui si estende l'opera della Cassa. Il fatto che Subiaco sia provincia di Roma non sembra determinante; altri comuni nella medesima situazione sono stati altrimenti favoriti.

Il motivo di questa, che alla popolazione sembra una irragionevole incongruenza, viene individuato, a torto o a ragione, nell'opposizione manifestata a suo tempo da Campilli a che la Valle Santa venga industrializzata. Fatto sta che la Democrazia Cristiana, più volte sollecitata a rendere noto il suo atteggiamento sulla questione, si è sempre barcamenata con pretesti di vario genere. Ciò non ha impedito ad Andreotti di dimostrare in qualche occasione il suo aperto appoggio a questo piano anche se il progetto di legge fu presentato alla camera dall'on. Viola; dai banchi, cioè, dell'opposizione.

Ora la speculazione di parte ha preso il sopravvento su ogni altra considerazione. Può darsi che Campilli abbia qualche più valida ragione per giustificare la sua recisa opposizione (che tuttavia non è stata mai resa pubblica, ed anzi mascherata sempre, come si è detto, sotto speciosi pretesti), ma molti hanno finito col dubitare che si voglia boicottare un comune "rosso". Viola fa il suo gioco elettorale e la Lista Cittadina cerca di mettere in imbarazzo la Democrazia Cristiana. Adesso sono entrati in lizza anche i liberali, fin'ora quasi assenti in questa zona. A Subiaco hanno messo su una nuova sede del partito, ad Arcinazzo hanno sollevato una polemica, accusando il sindaco, democristiano, di irregolarità amministrative; in questa occasione però il prefetto non è intervenuto, non vi sarà inchiesta. Prosegue invece, con lodevole zelo, l'opera di pressione contro l'amministrazione non gradita di Subiaco. La faccenda degli elcioli è durata mesi, con tre successive ispezioni prefettizie.

Un'altra ispezione fu motivata da certe voci che correvano, di presunte alterazioni apportate al focatico degli avversari politici della giunta, ma anch'essa finì in una bolla di sapone. Un'ultima infine colse il pretesto dal compenso, ritenuto eccessivo, pattuito per la prestazione d'opera di un architetto romano, chiamato a tracciare il piano regolatore della cittadina e del vicino comprensorio del Monte Livata, un altipiano destinato, nei progetti dei più ambiziosi, a far concorrenza per amenità e comodità a quelli già famosi di Arcinazzo. Queste ispezioni finiscono talvolta con l'assumere aspetto di vere e proprie inchieste: si interroga la controparte, persone estranee all'amministrazione vengono ugualmente sentite.

Poi c'è il ritardo nell'approvazione delle delibere; alcune aspettano da mesi; ad esempio, non è stato possibile provvedere a fornire gli addetti alla nettezza urbana di nuova attrezzatura, in tempo per la stagione turistica estiva.

Pressioni d'altro genere vengono fatte da alcuni speculatori privati che vorrebbero accaparrarsi lotti fuori piano regolatore del comprensorio montano di Livata. Questi speculatori agitano la prospettiva di vantaggi per tutta la popolazione di Subiaco; al comune sarebbe infatti donato un congruo numero di azioni dell'albergo destinato, nelle loro intenzioni, a diventare un centro di attrazione turistica estiva ed invernale. All'impresa sarebbe assicurata la partecipazione di artisti cinematografici. Gli imprenditori hanno fatto capire che possono benissimo aspettare un mutamento della amministrazione comunale. Questa si dibatte in serie difficoltà finanziarie. Per sanare il deficit lasciato dalla vecchia giunta, deficit veramente pauroso, è costretta ad economie fino all'osso, né può ricorrere a mutui perché un articolo della Legge Comunale e Provinciale ne esclude i comuni deficitari. Questo articolo viene, in altre occasioni, messo da parte, ma per Subiaco l'eccezione non pare possibile. Inoltre le pressio

ni sono intollerabili, anche se ribattute sempre con molta efficacia. In realtà si spera di far cadere la giunta, come già altra volta si riuscì a fare qualche anno fa, in simili condizioni. La Valle Santa non ammette ingerenze.

 
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