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Il Paese - 29 marzo 1959
Sinistra democratica e Pci (8)
Il dibattito suscitato dall'articolo di Marco Pannella su "IL PAESE" del 22 marzo 1959 (testo n.326) a cui replica il segretario comunista Palmiro Togliatti (testo n.327)

L'unità delle sinistre al centro del dibattito

VIVACE DISCUSSIONE IN CORSO FRA I PARTITI

SOMMARIO: Nuovi echi alla lettera di Togliatti a "Il Paese". Viene riportato un articolo di Saragat contro "l'insidia frontista". Viene descritta la posizione di Nenni sui rapporti fra la sinistra europea ed i comunisti.

(IL PAESE, 29 marzo 1959)

(Nuovi echi alla lettera di Togliatti al nostro giornale - Un articolo di Saragat contro "l'insidia frontista" - La posizione di Nenni sui rapporti fra la sinistra europea e i comunisti.)

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Sospesa per le ferie pasquali l'attività del governo e dei partiti, l'attenzione degli ambienti politici si è ieri concentrata sulla vivace discussione in corso fra gli organi di stampa e fra gli esponenti politici di vari partiti sul tema dei rapporti fra le forze che sono schierate alla sinistra della DC. Il punto di riferimento, diretto o indiretto, di tutti gli interventi è la lettera inviata dall'on. Togliatti al nostro giornale nel quadro del nostro "sondaggio" sulla posizione dei partiti: da più parti si è infatti voluto vedere in tale lettera un tentativo di "rilancio frontista", e tutte le forze interessate a mantenere diverso lo schieramento di sinistra hanno scatenato una vasta campagna per distogliere la "sinistra democratica" dall'assumere posizioni troppo avanzate che - si dice - presterebbero il fianco all'"insidia comunista".

In realtà ciò che appare evidente ad ogni persona è che nell'attuale situazione non si tratta di scegliere se rilanciare o meno una formula "frontista", ma di prendere atto di una verità elementare; ossia che, se si vogliono escludere dal gioco i voti comunisti, non si vede proprio dove si potrebbero trovare le forze per preparare una reale alternativa alla attuale politica della DC. Negare questa verità significa perciò, di fatto, rendere permanente il dominio della destra clericale e padronale sulla vita politica italiana; ed è l'obiettivo cui tendono coscientemente, i giornali della destra borghese - è ieri il caso del "Giornale d'Italia" - che sono intervenuti nel dibattito per agitare lo spauracchio del "frontismo"; ed anche, meno coscientemente, coloro che, come Saragat, hanno fatto della rottura dell'unità operaia il cardine della loro politica.

Nella campagna contro i supposti pericoli di "ritorni frontisti" il "leader" del PSDI assume infatti ancora una volta un ruolo di punta con l'articolo scritto per l'odierno numero della "Giustizia". Dopo aver ribadito la politica di centro-sinistra e aver escluso la possibilità di un ritorno al tripartito centrista Saragat scrive infatti: "Certo a Togliatti farebbe comodo che noi rinunciassimo alla lotta per l'unica prospettiva politica capace di sottrarre ai lavoratori il miraggio del frontismo. Ma questo favore a Togliatti noi non lo renderemo mai. Ed è questo il modo concreto con cui noi respingiamo la sua offerta di collaborazione con il PCI. Noi sappiamo che il comunismo è il massimo fattore di divisione e di discriminazione della classe lavoratrice. In queste condizioni e indipendentemente dalle altre numerose e ancor maggiori ragioni che ci oppongono al comunismo Togliatti, per quanto ci riguarda, può risparmiare la sua carta, il suo inchiostro e il suo tempo".

Il segretario del PSDI riprende quindi le sue consuete critiche agli "equivoci" della politica socialista, per concludere infine in questi termini:

"La risposta al frontismo di Togliatti, la risposta alle torbide ambiguità e complicità del PSI, la risposta agli inviti dei moderati, è nella riaffermata fedeltà del PSDI all'allargamento della base democratica nel Paese e nel Parlamento: è nella riaffermata volontà del PSDI di intensificare la lotta per rilanciare su nuove e più solide basi un governo che offra alla classe lavoratrice l'unica alternativa valida ed efficace alla reazione ed al frontismo vale a dire un governo di centro sinistra che coalizzi tutti coloro che vogliono lottare sul serio per risolvere i problemi della classe lavoratrice, che vogliono sul serio inserire masse sempre più vaste di lavoratori nella vita dello Stato".

In realtà è sin troppo facile notare che, pur continuando a dire di voler "inserire masse sempre più vaste di lavoratori nella vita di Stato", in pratica il partito di Saragat ha contribuito non poco a creare l'attuale situazione, che vede al governo l'alleanza fra la DC e le destre. D'altra parte vien da domandarsi con quali forze Saragat speri di poter restaurare la formula di centro-sinistra, dopo l'avvenuta frattura del suo partito e il rovesciamento di posizioni verificatosi nella DC a danno del gruppo fanfaniano.

Anche Nenni ritorna sul problema dei rapporti tra il suo partito e il PCI nel suo domenicale articolo sull'"Avanti!".

Delineando i compiti della sinistra europea "socialista e democratica" Nenni scrive infatti: "Laddove il problema dei comunisti esiste, esso non è in nessuna guida incompatibile con l'autonomia e l'iniziativa della sinistra socialista e democratica. Nel settore massa e sindacale il problema si risolve con le presenze e favorendo lo slancio unitario delle rivendicazioni dei lavoratori. Nel settore parlamentare o dove, come in Francia fino al 13 maggio di un anno fa, i socialisti erano alla direzione politica dello Stato, il problema per i comunisti (ove essi tengono conto della situazione reale) non si pone in termini di alleanze o di fronte, sibbene di appoggio dall'esterno. Il che presuppone, beninteso, la capacità dei socialisti di esprimere la totalità degli interessi dei lavoratori, cosa di cui non fu capace la SFIO con le sue capitolazioni ed avventure africane".

Siamo qui molto lontani, evidentemente, dalle posizioni antioperaie di un Saragat: è però per lo meno singolare la tesi di voler confinare il PCI ad un ruolo di semplice "appoggio dall'esterno", che dovrebbe essere concesso, per di più, al di fuori di ogni stabile impegno di alleanza. In realtà - ci sembra onesto domandare - questo escludere in linea di principio il PCI da una possibile nuova soluzione di governo, non è già un primo passo, sia pure modesto e guardingo, verso quelle posizioni di discriminazione anticomunista che anche negli ultimi tempi Nenni ha sempre detto di voler combattere?

La risposta comunista alle molte polemiche sollevate dalla lettera di Togliatti al nostro giornale è stata fornita dall'"Unità" di ieri mattina. Riferendosi a quei giornali che si sono affrettati a denunciare i pericoli di una rinascita del frontismo, il quotidiano del PCI scrive:

"Il bello è che tutta questa gente, sia pure con toni e argomentazioni diversi, non fa che ripetere agitatissima la stessa cosa: e cioè che quel che essi chiamano "frontismo" è morto e seppellito, che non è nemmeno il caso di parlarne, che l'argomento è chiuso da almeno dieci anni, che i comunisti chiacchierano a vuoto, eccetera, eccetera. E invece evidentemente non è così: e lo dimostra proprio lo stato di allarme, di convulsione - diremmo - da cui tanta parte dello schieramento politico si è lasciata prendere non appena la questione è stata rimessa in discussione, e non appena un rappresentante radicale ha prospettato, sia pure avanzando dubbi e difficoltà, la necessità di giungere ad una intesa con i comunisti. Frontismo? E' inutile giocare sulle parole. Il compagno Togliatti ha detto chiaramente di che si tratta: "Il rinnovamento democratico e sociale del nostro Paese non può essere opera di un solo partito, ma richiede comprensione reciproca, intese e collaborazioni tra forze politiche diverse, che non

devono appartenere soltanto al campo della democrazia laica, ma anche al campo dei cattolici organizzati". Questo è il tema, e di qui non si sfugge.

Il "Giornale d'Italia", infine, dedica ieri ai temi affrontati nel nostro "sondaggio" il suo articolo di fondo. In esso il quotidiano romano della sera ripete gli argomenti già usati da altri giornali di destra circa l'"insidia frontista": e si dilunga poi - sulla falsariga di quanto ha fatto in questi giorni la "Giustizia" - in un aspro attacco contro La Malfa.

 
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