(TACCUINO, Il Mondo)SOMMARIO: "Taccuino", quindi anonimo. Analizza il comportamento della stampa italiana in occasione del secondo congresso del partito radicale. Riporta commenti dal "Giornale d'Italia", dal "Secolo", dal "Quotidiano", dal "Tempo", facendo rilevare come "i commentatori dei giornali moderati attacchino i radicali con le stesse accuse dei giornali fascisti", denunciando ad es. (come fa "Il Secolo") che "sinistrismo progressivo, antifascismo viscerale e cecità politica, hanno portato l'on. Villabruna a difendere lo Stato in compagnia di Parri e di Pajetta..." Tra tutti i giornali, tra tutti gli articoli spicca però quello, dal titolo "Idrofobia" apparso sul quotidiano di Como "L'Ordine", che elenca "per così dire in compendio tutti i motivi di infamia di cui si sarebbero coperti i radicali..." prima e dopo il loro congresso, un avvenimento "quanto di più rancido e sorpassato si possa trovare in Italia..."
(IL MONDO, 20 giugno 1961)
Commentando il 2º Congresso del partito radicale, il "Giornale d'Italia" si meraviglia dei giudizi contenuti nell'articolo di Leopoldo Piccardi pubblicato la settimana scorsa sul "Mondo", e ne trae motivo per dichiarare che i radicali sono narcisisti perché parlano bene del loro partito.
Sembra questo al "Giornale d'Italia" un fatto eccezionale. Come se invece fosse normale che sulle stampe e sulle piazze l'on. Moro parlasse male della DC, Togliatti del partito comunista, Saragat della socialdemocrazia e Reale dei repubblicani: o che il "Giornale d'Italia" parlasse male dei liberali, dei monarchici e dei fascisti. Per trovare giudizi negativi sul partito radicale non c'è bisogno di leggere gli scritti dei radicali. Basta sfogliare, regolarmente il "Tempo", "Il Quotidiano", "Il Roma", "Il Secolo", e in generale la maggior parte della stampa "indipendente", confindustriale, liberale, cattolica. E' un'unanimità che ci conforta. Non è un caso che i commentatori dei giornali moderati attacchino i radicali con le stesse accuse dei giornali fascisti. I giudizi non cambiano: i radicali, innanzitutto, sono pochi; poi sono cattivi, petulanti, di un anticlericalismo e di antifascismo superati; sono astiosi, lividi, confusionari, ma, soprattutto, compagni di strada dei comunisti. Il "Giornale d'Italia"
può esserne soddisfatto.
Scrive per esempio "Il Secolo" che "sinistrismo progressivo, antifascismo viscerale e cecità politica, hanno portato l'on. Villabruna a difendere lo Stato in compagnia di Parri e di Paietta"; e aggiunge subito dopo che "sulla stessa strada sembra avviato a tutta velocità il successore dell'on. Villabruna alla Segreteria del PLI, on. Malagodi".
"Il Popolo", democristiano, non condivide che in parte il giudizio del "Secolo", fascista: sa bene che la strada "convergente" di Malagodi non è quella di Villabruna, bensì quella di Tambroni o di Gedda; ma d'accordo col "Secolo", e sia pure in tono diverso, sostiene che i radicali hanno di fronte a sé l'unica prospettiva del fronte. E più o meno simili sono i commenti degli altri giornali cattolici. Tra i quali spicca un quotidiano di Como, l'"Ordine", che ha elencato per così dire in compendio tutti i motivi d'infamia di cui si sarebbero coperti i radicali nella loro breve vita di partito. "Idrofobia" è il titolo dell'articolo. E nel sopratitolo il Congresso radicale è definito: "Il peggior Congresso d'Italia", mette il conto far conoscere fuori di Como, quel che a Como pensano i clericali.
"L'astiosità, la presunzione, l'irriducibilità hanno costituito il clima del congresso radicali di Roma"; così comincia l'articolo, ed è senza dubbio un buon inizio. Prosegue poi: "L'assemblea, volendo essere moderna, è stata quanto di più rancido e sorpassato si possa trovare in Italia. C'è gente che, a riguardo dei radicali, scrolla le spalle irridendo al piccolo numero e all'intellettualismo borioso e antipatico di quattro cani e quattro gatti (perché litigano anche tra loro). Noi non siamo del parere che il numero sia tutto: in materia di idrofobia è pericolosissimo anche il numero ridotto". Andiamo avanti. "A Roma il partito radicale ha mostrato quanto sia difficile a una nazione il sorpassare le tradizioni di faziosità e di velenosità che si sono incrostate sulla [sua] storia. Tutto quello che di peggio la massoneria e il laicismo hanno lasciato nella storia italiana rigurgita, oggi, nel movimento radicale. Un anticattolicesimo che il midollo del partito, un ateismo che è nel vanto di autosufficienza d
ei leader più decisi, una fissazione distruttiva che è nella critica e nella calunnia dei più incalliti pubblicisti: questo è il riassunto e lo spirito del congresso del partito radicale".
Quanto poi si suoi componenti, "si tratta di un gruppo di intellettuali che, da parassiti del popolo e dei suoi costumi, sfruttano la tendenza dei giovani alla stima dei valori puramente laici". Essi inoltre "intaccano tutte le istituzioni italiane con l'insinuazione calunniosa e abituale, con la demolizione sistematica di partigianeria e con l'allarmismo falso e spudorato". In complesso, il partito "è nato da un millantato credito, vive il tradimento alla buona fede, e si appella impudentemente a un mito laicista che è il surrogato dello stesso falso patriottismo di prima della Conciliazione".
E' un bell'articolo. L'unico punto che francamente ci dispiace è quello in cui si afferma che i redattori del quotidiano "L'Ordine" "contano amici carissimi proprio in mezzo ai radicali". Questo non doveva succedere. Idrofobi, faziosi, atei e sfruttatori, ai radicali non doveva capitare di avere amici tra i redattori dell'"Ordine". Deploriamo la notizia, benché tuttora né accertata né confermata, e ci auguriamo che si tratti di una informazione sbagliata o di un caso provinciale di millantato credito.