SOMMARIO: Insieme ad altri, contenuti nello stesso numero di "S.R." (vedi la scheda su "Sinistra Radicale", a.b., nel testo n. 3669 - cfr.: "Un dibattito non esplicito nella direzione del P.R.", di Gianfranco Spadaccia, "Dimissioni della segreteria", e "Due domande a Eugenio Scalfari"), l'articolo ricostruisce le vicende interne che portavono alla liquidazione del Partito radicale, dal luglio 1961 in poi: conflitto politico con Piccardi, riunione della direzione dell'11 novembre, dimissioni "de factu" della segreteria accusata di eccessivo attivismo. Nell'articolo si prendono le difese del segretario Piccardi, e si esplicita l'adesione della sinistra alle posizioni politiche di Ernesto Rossi, "l'uomo politico di maggiore statura di cui il partito disponga".
(SINISTRA RADICALE N. 2, novembre 1961)
Nel luglio scorso, un gruppo di amici della Direzione del partito chiese che venisse sconfessata l'adesione radicale alla lega dei comuni democratici, data a Torino da Piccardi nella sua qualità di segretario del P.R. Piccardi fece notare che questo comportava le sue dimissioni; un altro amico, autorevole, lo accusò di voler tentare così un ricatto; Ernesto Rossi rimise le cose al loro posto, esigendo che si passasse ai voti e non alle scorrettezze. Rossi, per suo conto, era d'accordo con l'operato della segreteria.
Per evitare la rottura formale della pretesa "maggioranza", gli amici che avevano attaccato la segreteria, paghi forse di questo "monito", ritirarono le loro critiche o non le tradussero in esplicita mozione. L'operato della segreteria, in mancanza di una qualsiasi votazione in merito, fu così implicitamente approvato.
In una recente riunione di direzione (di cui diamo a parte un resoconto sommario) lo scontro è stato ancora più grave. La segreteria proponeva che il prossimo consiglio nazionale discutesse di politica estera. Il merito di questa decisione, che raccoglie dopo tre anni la richiesta incessantemente inoltrata dalla sinistra radicale, va ancora una volta a Rossi, che dall'invasione di Cuba alla marcia anti-atomica si è trovato costantemente in dissenso con la maggioranza della maggioranza. Dalla discussione su questa semplice proposta si è sviluppato un grave dissenso che, allo stato dei fatti, si risolve praticamente nelle dimissioni de factu della attuale segreteria. Un gruppo autorevole di amici (gli stessi di luglio) ha accusato la segreteria, immeritatamente, di un eccessivo attivismo, il quale condurrebbe il P.R. alla forzata alleanza elettorale con i socialisti mentre si dovrebbe prendere in considerazione sin d'ora l'ipotesi di un'alleanza con altre forze politiche o nessuna ipotesi di alleanza, nel sens
o che i radicali potrebbero addirittura rimanere assenti dalle prossime competizioni elettorali.
Non abbiamo spazio per dilungarci sull'argomento. In effetti, si vuole ottenere l'accantonamento dell'avv. Piccardi, più per le sue attività extrapartitiche che per le altre. In subordine, si vuole evitare un dibattito libero di politica estera. Comunque, la morale è chiara nelle accuse di attivismo e nell'ipotesi avanzata di non presentazione dei radicali alle elezioni: se il P.R. sfugge al controllo di questo o quel gruppo di tutori, dovrà essere liquidato. Gli amici della "maggioranza" credevano che il prezzo della loro unità fosse solo quello che hanno accettato di pagare e di farci pagare: l'immobilismo del partito. Ma ve ne è un altro che essi non avevano sospettato: l'isolamento della direzione e la "comune" responsabilità per quello che hanno fatto o disfatto "in comune".
Se una persona non merita di pagare personalmente, in questa storia, essa è proprio l'avvocato Piccardi. Immobile anche lui nel partito, nel paese per tanti, e a ragione, rappresenta uno dei radicali più impegnati nella lotta per la democrazia.
Comunque, continuiamo nel lavoro intrapreso. L'unità del Partito ci sta a cuore, e ci sforziamo di difenderla, nei limiti ultimi delle nostre possibilità e capacità. Se qualcuno fosse curioso di conoscere la nostra opinione su segreteria e direzione, su maggioranza e minoranza, risponderemmo che una sola persona può garantire e rendere fertile l'unità di tutti i radicali; l'uomo politico di maggior statura di cui il partito (che non ne manca) disponga, è Ernesto Rossi; egli stesso, se sarà come è sempre - pur nella modestia sua solita - rigoroso e sincero con se stesso e con gli altri, finirà per rendersene conto. Allora, molte cose cambieranno.