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Sinistra Radicale - 30 gennaio 1962
Le dimissioni di Pannunzio alibi per un tentativo di liquidazione
di S. R.

SOMMARIO: Sinistra Radicale afferma che Benedetti e Pannunzio non sono usciti dal Partito Radicale, come i giornali hanno detto, in seguito al caso personale dell'avv.Piccardi (a cui, invece, bisogna riconoscere testimonianza resa dalla Resistenza ad oggi e la lunga e attiva permanenza nel partito). La crisi della Direzione è precedente il caso Piccardi; risale al 10 novembre quando si dovette affrontare il problema delle alleanze e la valutazione dell'atlantismo.

Per Benedetti e Pannunzio il partito ha esaurito la sua funzione perchè si è realizzato il centro sinistra; invece Sinistra Radicale è convinta che dia ancora un contributo importante nella lotta politica del paese.

(SINISTRA RADICALE N. 3-4, gennaio 1962)

"Benedetti e Pannunzio sono usciti dal Partito radicale.

E' l'atto conclusivo, per il momento, di un mese in crisi, esasperata fino al limite di rottura.

Si è parlato dapprima, e per molti giorni, di una scissione ad opera del gruppo del Mondo. Poi, dopo aver generato un clima di sfiducia e di scoraggiamento, si è cominciato a parlare di scioglimento tacito e concordato del Partito con la giustificazione che esso avrebbe ormai esaurito la sua funzione in seguito alla realizzazione del centro sinistra e all'entrata del PSI nell'area democratica.

Sono sopraggiunte infine le dimissioni di Benedetti e di Pannunzio, direttori di due giornali di grande prestigio, che per l'opinione pubblica si identificano quasi col Partito Radicale.

La mancanza di motivazioni e la rapida pubblicità hanno rimesso ai giornali il comito di una spiegazione e i giornali l'hanno intenzionalmente trovata nel caso personale dell'avvocato Piccardi.

All'avvocato Piccardi il compito di difendersi.

A noi il dovere di dire che il caso Piccardi non spiega un ben nulla e che, in quanto tale, non ci sgomenta.

L'avvocato Piccardi ha vissuto il periodo fascista come l'hanno vissuto tanti altri nostri amici e avversari ritrovabili nelle file di più di un partito di sinistra. Non può non essere valida, nel giudizio sulla persona, la testimonianza da lui resa dalla Resistenza ad oggi e la sua lunga e attiva permanenza nel nostro partito.

Quale che sia il pensiero della Voce Repubblicana, che così bene ritiene di interpretare le volontà di Pannunzio e di Benedetti, la spiegazione va cercata altrove ed ha motivi politici.

Sul piano della cronaca, non possiamo dimenticare che Pannunzio è stato uno dei protagonisti del recente dibattito in direzione, una delle persone che col loro atteggiamento hanno provocato e approfondito la crisi della Direzione. L'origine della crisi risale al 10 novembre, quando ancora non esisteva un "caso" Piccardi, e già allora i dissensi si erano fatti drammatici su due problemi di fondamentale importanza per la politica del Partito: la valutazione dell'atlantismo e il problema delle alleanze.

I radicali, sin d'allora, erano di fronte ad una scelta che, sollecitata dalla sinistra, era diventata ormai, in seguito al dibattito in direzione, una scadenza significativa per la vita del partito.

Né possiamo dimenticare che in recenti "Diari" sul suo giornale, Arrigo Benedetti ha detto esplicitamente che ritiene esaurita la funzione dei partiti di minoranza ed ha preteso di far coincidere il Partito con la stampa radicale.

E' bene dirlo subito: se quest'atto nasconde l'intenzione di colpire il partito e di provocarne lo scioglimento, esso incontrerà la reazione più ferma della base radicale. Siamo convinti che il patrimonio del Partito Radicale, le sue ragioni, le funzioni che è chiamato a svolgere, abbiano un riscontro effettivo nella lotta politica del paese. Crediamo come minoranza di aver dato in questi anni un contributo non indifferente alla sua crescita. Siamo oggi impegnati a difenderlo.

Ogni posizione all'interno del Partito ha per noi - sinistra radicale - legittimità e dignità politica, ogni radicale è per noi un interlocutore valido: ma il limite invalicabile è nel rispetto dell'unità del partito e della sua democrazia interna. Benedetti e Pannunzio lo hanno superato.

Riprendiamo ora, senza timori e senza distrazioni, il dibattito ideale e politico: è l'unica strada per superare la crisi e riprendere un sicuro cammino.

Alcuni casi personali, per quanto autorevoli e critici, non possono mettere in forse l'esistenza del Partito.

 
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