SOMMARIO: Resoconto minuzioso del confronto in atto all'interno del Partito radicale quando, ad iniziativa del gruppo del Mondo è già stata avviata l'operazione della sua liquidazione. Sono resi pubblici e denunciati gli obiettivi del gruppo, che tenderebbe a creare, in vista delle elezioni, una sorta di cartello lamalfiano in appoggio al Pri. Nell'articolo, si afferma che in realtà la proposta del gruppo non avrà altro risultato che la riproposizione di un nuovo "centrismo", con l'abbandono della battaglia per l'abolizione del Concordato, della intransigenza antimonopolistica, ecc. Si dà anche conto della iniziativa, opposta ma convergente, di Eugenio Scalfari, che si è dimesso dal partito proponendo ai radicali l'impegno nel Psi. Conclude riaffermando la validità della battaglia di un partito, il radicale, che ha "sostanzialmente" retto alle gravi vicissitudini corse. (Vedi la scheda su "Sinistra Radicale", a.b., nel testo n. 3669).
(SINISTRA RADICALE N. 6, marzo 1962)
Una "grande" operazione di ricambio è lanciata dagli scissionisti radicali a prezzo della tentata liquidazione del partito. Questa operazione si può configurare come una specie di "cartello" lamalfiano, nell'ambito del presente governo di centro-sinistra; un cartello che dovrebbe rappresentare le esigenze laiche oggi relegate sulla difensiva della prospettiva di un accordo PSI-DC. A questa operazione era necessaria premessa la liquidazione del PR.
Il cartello dovrebbe facilitare in vista, prima, delle elezioni per il Presidente della Repubblica (candidatura Saragat), poi, delle elezioni politiche, un raggruppamento elettorale - intorno al P.R.I. - di ex-radicali "amici del MONDO", di ex-liberali di Orsello e La Cavera, del partito sardista e di gruppi di intellettuali di complemento quali "Nord e Sud", "Il Mulino", ecc.
Al di fuori di questa prospettiva, il resto è solo marginale considerazione, accettazione o meno di moralismi.
Guido Calogero, che durante tutto il C.N. ha fortemente ostacolato i propositi scissionistici di Leone Cattani, in una lettera mandata a molti consiglieri nazionali e a molte sezioni, ha promosso una riunione per sabato 7 aprile tra amici radicali non consenzienti con Cattani. Nella lettera, come del resto ha fatto nel suo settimanale articolo sul MONDO, Guido Calogero critica fortemente il gruppo di radicali che è già uscito dal partito per aver provocato la divisione sul "caso Piccardi" e si preoccupa, insieme a Giovanni Ferrara, Stefano Rodotà e Giunio Luzzato, di ricercare una prospettiva politica per gli scissionisti (quelli già usciti e quelli ancora indecisi). La troverà nel "cartello" lamalfiano.
Le conseguenze di un progetto portato avanti a dispetto della volontà della maggioranza del PR sono assai gravi. Per noi, il giudizio di neocentrismo discende dai fatti.
Apprendiamo infatti dai giornali che il consigliere comunale radicale di Mantova, La Rocca, che ha appoggiato fino ad oggi una giunta di sinistra, per la cui formazione il suo voto è stato determinante, mette ora in crisi la giunta rivolgendo alla D.C. e al P.S.I. un invito per la realizzazione del centro-sinistra; La Rocca è uno di quei venti consiglieri nazionali dimessisi subito dopo il clamoroso abbandono di Leone Cattani.
E' quindi chiaro qual è lo scopo di questa operazione scissionistica affrettatamente iniziata nel C.N. del 24-25 marzo e che sarà con molta maggior precisione e calcolo politico condotta a termine nei prossimi giorni. Se per qualche giorno si è potuto credere che la divisione e le incompatibilità fossero tutte ed esclusivamente nel giudizio morale sulla vita dell'avv. Piccardi, proprio la stessa Voce Repubblicana faceva giustizia di questa tesi mettendo in evidenza il dissenso politico e sottacendo o quasi il "caso Piccardi". Ciò che si vuole liquidare non è la carriera politica o il prestigio di un uomo ma il P.R., quello della battaglia per l'abolizione del concordato, della campagna elettorale del '58 condotta esclusivamente su temi anticlericali, quello della intransigente lotta ai monopoli, quello infine (ed è la caratteristica che più si vuole colpire) che ha saputo suscitare su temi radicali e su battaglie di libertà forme di unità organica della sinistra italiana.
Non è solo da questa direzione del resto che si muove un attacco al P.R. Eugenio Scalfari in una lettera inviata al C.N. ha anch'egli rassegnato le dimissioni dal partito, fornendo una chiara indicazione ai radicali: quello di un più "fruttifero" impegno nel P.S.I.
La stampa italiana, nel commentare la crisi del partito, ha affrettatamente (in alcuni settori almeno) rievocato le vecchie storie dell'azionismo e delle sue "due anime". Gli scissionisti radicali sembrano aver dato ragione a questa tesi. La realtà però deve prendere atto che il Partito Radicale ha sostanzialmente retto alla dura prova; il che dimostra che le ragioni della sua nascita e della sua permanenza nello schieramento politico italiano non sono venute meno, e superano di molto il semplicistico riferimento storico.