De Gaulle, Salan, Franco, Salazardi Giuliano Rendi
SOMMARIO: Lo sfaldamento del (primo) Partito radicale è già quasi compiuto con il ritiro dei fondatori del partito (Mario Pannunzio, Arrigo Benedetti, Leone Cattani, Ernesto Rossi, Leo Valiani, Guido Calogero) e la confluenza della maggioranza dei dirigenti nell'area socialista o in quella La Malfa (Rodotà, Ferrara, Jannuzzi, De Mauro, Mombelli, Scalfari). La "sinistra radicale" di Pannella, Rendi, Spadaccia, Bandinelli e Teodori ha ormai assunto pienamente la rappresentanza del partito. Del gruppo originario sono rimasti solo Bruno Villabruna e Leopolo Piccardi. In questo quadro, alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Roma del giugno 1962. viene presentata una lista di bandiera con il simbolo del Pr, il berretto frigio.
Nel giornale elettorale "il radicale", Giuliano Rendi rivendica che "al centro dell'interesse internazionale del Partito radicale sta il federalismo europeo, tanto che questo non viene considerato un problema di politica estera, ma un problema di politica interna".
(IL RADICALE, giugno 1962)
Al centro dell'interesse internazionale del Partito radicale sta il federalismo europeo, tanto che questo non viene considerato un problema di politica estera, ma un problema di politica interna. La necessità di superare in maniera definitiva e stabile il nazionalismo, la semidittatura militare francese di De Gaulle; la necessità di abbattere le dittature iberiche, che ormai non appaiono più un residuo anacronistico dell'aera dei fascismi, ma trovano appunto nella situazione francese un pericoloso parallelo; la necessità di dominare l'organizzazione economica, oggi lasciata in Europa interamente ai grandi monopoli privati; tutti questi problemi richiedono per soluzione la creazione di una federazione europea, o di istituzioni sovranazionali di pari efficacia, e sono problemi che investono per intero la vita politica, economica e sociale del nostro paese.
Noi riteniamo che il colonialismo di oggi sia uno dei più gravi mali dei nostri tempi; che bisogna favorire il processo di indipendenza dei popoli afroasiatici, aiutare lo sviluppo economico nei popoli sottosviluppati. Molto spesso le battaglie di loro libertà (prima fra tutte quella dell'Algeria) sono anche le battaglie di libertà nostre; e anche quando le battaglie più clamorose sono finite, resta la lunga lotta dei nuovi popoli per creare uno stato e una società moderni. In questi noi li possiamo aiutare respingendo tutte le tentazioni neo-colonialiste.
Venendo poi al conflitto internazionale che secondo i nostri giornali sarebbe preminente ad ogni altro, la lotta fra mondo occidentale e mondo comunista, la posizione del Partito radicale è sempre più critica. Noi radicali ci siamo impegnati da tempo per la distensione, per la coesistenza pacifica, per un miglioramento dei rapporti internazionali che diminuisca l'importanza preminente che hanno i problemi militari e l'alleanza atlantica fino a soffocare la vita politica interna dei nostri paesi.
Però è diventato sempre più evidente per noi che è sempre più astratto chiamare il blocco occidentale quello della libertà, il blocco orientale quello della tirannide. In occidente abbiamo visto in misura sempre più grave un'involuzione della democrazia che ha investito oramai, con la crisi francese, gran parte dell'Europa occidentale. La vita politica degli stati europei, in Germania, in Inghilterra e in Italia non va al di là di uno statico conservatorismo, con qualche correttivo economico, nel nostro paese. Il nazionalismo, decadente e reazionario, continua a imperversare. Vecchie strutture autoritarie, quali quelle militari, sono riemerse dalla fine della guerra con rinnovata autorità, e se in Germania esse rappresentano solo un pericolo potenziale, in Francia, Spagna e Portogallo gli eserciti sono il sostegno della dittatura. Questa involuzione è avvenuta sotto la copertura del Patto atlantico e dell'etichetta di "mondo libero", dato che sono state le necessità militari del Patto atlantico che hanno riv
alutato le dittature iberiche, l'esercito tedesco, e danno influenza alla Francia.