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Rogers Ernesto - 10 aprile 1963
IL VOTO RADICALE (9): Ernesto Rogers

SOMMARIO: Il 28 aprile del 1963 si svolgevano in Italia le elezioni alle quali il Partito radicale, appena uscito dalla crisi, non partecipò. Diffuse però un fascicolo, curato da Elio Vittorini, Marco Pannella e Luca Boneschi, contenente giudizi di numerosi intellettuali sulla crisi delle sinistre, e sulla via per uscirne lungo un processo "realmente rivoluzionario" capace di rinnovare le sinistre del "triangolo Milano-Parigi-Dusseldorf".

Ernesto Rogers (architetto, direttore di "Casabella" : Voto per il P.S.I. ma il mio voto è politico e non ideologico.

(IL VOTO RADICALE, 10 aprile 1963)

Il fascismo, nella sua definizione storica, è praticamente finito in Italia, ma come "categoria" emerge in Europa attraverso quelle persone appartenenti a tutti i partiti di destra che sono contrarie ad una società basata su fondamenti umani di giudizio e di libertà. In Italia ho l'impressione che le persone di questa specie costituiscano una minoranza individuabile e per ora non pericolosa; ma non dimentichiamo che da noi non vi sono partiti conservatori, e che quelli così chiamati sono soltanto reazionari, e perciò ancor più da combattere.

Il MEC in se stesso può essere un progresso, ma se dovesse realizzarsi sotto l'egida dell'asse Parigi-Bonn, o meglio De Gaulle-Adenauer, allora più che pericoloso sarebbe disastroso.

Considero Nenni uno dei pochi leaders politici italiani che attui una politica di tipo inglese, non ideologica, ma veramente di azione concreta. Tale posizione, trovando i suoi punti di appoggio nella realtà, trova in questa anche i suoi punti deboli. Io stesso voto per il PSI, ma il mio voto è politico e non ideologico. Ma credo che la politica, anche quando riconosca la limitazione della realtà, e con ciò preciso che alcune istanze di carattere dottrinario non fanno parte del mio modo di pensare, non debba ridursi a mera strumentalità. Così non voterei Nenni se egli avesse votato l'art. 7 della Costituzione. L'operazione che ha compiuto il PSI, il PCI non è stato capace di compierla, per il suo carattere ideologico e direi quasi teologico, se non vi fosse stridore nel termine. Il PCI, almeno per molti suoi rappresentanti, tenta una politica simile a quella del centro-sinistra, ma pur essendo disposto a compromessi anche più gravi di quelli compiuti del PSI, dovendo formulare dottrine, riesce difficilmente

a raggiungere posizioni di chiarezza che non contrastino con i principi generali e che possano essere accettate dalla maggior parte dei suoi elettori.

Credo fermamente che le sinistre devono unirsi per tutte quelle realizzazioni che rientrano naturalmente nella loro linea d'azione. Così i partiti della sinistra non devono dimenticare l'obiettivo di un pratico avanzamento dei lavoratori. Un tale problema non può essere postulato in termini massimalistici, ma deve essere affrontato concretamente, partendo dalla situazione reale.

L'altro tema fondamentale deve essere quello della scuola, in quanto riguarda le generazioni future.

Come già ho avuto occasione di affermare, il rapporto degli uomini è cambiato e si trasforma nelle fabbriche, in tutti i settori della produzione, e si deve pur riconoscere che la scuola, il laboratorio per produrre cultura, non può dissociarsi dai campi più sensibili ed attivi della vita, perché la libertà, il progresso civile, vanno concepiti e sostenuti in modo unitario.

Trovo soltanto sbagliato l'aver scelto la parola "radicale". Le parole pur avendo tutte una vastissima possibilità di interpretazione, sono tuttavia qualificate storicamente dall'intendimento comune, e un movimento che si pone come una nuova bandiera deve averne chiari i segni. Il senso che voi date alla parola è certo più estremo di quello che ha avuto in Italia in tempi recenti.

Trovo molto utile la funzione che vi proponete, come possibilità catartica interpartitica per la assimilazione di individui che hanno una comune intenzionalità.

Tanto più utile sarà questa vostra funzione quanto più resteranno aperte le possibilità d'opinioni delle persone che raccogliere attorno a voi perché ritengo contraddittorio il cristallizzare in un "partito" coloro che per ragioni personali non hanno sentito di poter iscriversi al partito per il quale votano.

 
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