SOMMARIO: Il 28 aprile del 1963 si svolgevano in Italia le elezioni alle quali il Partito radicale, appena uscito dalla crisi, non partecipò. Diffuse però un fascicolo, curato da Elio Vittorini, Marco Pannella e Luca Boneschi, contenente giudizi di numerosi intellettuali sulla crisi delle sinistre, e sulla via per uscirne lungo un processo "realmente rivoluzionario" capace di rinnovare le sinistre del "triangolo Milano-Parigi-Dusseldorf".
Andrea Caggero, membro dell'esecutivo della Consulta Italiana per la Pace, dichiara di votare comunista ma che bisogna fare ogni sforzo perché si formi e si consolidi una sinistra europea.
(IL VOTO RADICALE, 10 aprile 1963)
VOTO COMUNISTA
Due sono i fattori che pregiudicano a mio giudizio gravemente un effettivo sviluppo democratico e progressista dell'Europa: la presenza di governi autoritari in Francia e in Germania e la tendenza a rispondere ad essi in altri paesi con il centrosinistra, cioè con un'operazione classicamente trasformista.
Questi due fattori condizionano di fatto anche forze e gruppi politici avanzati, tra quali i partiti comunisti, così come coonestano nei partiti di dichiarata democrazia la tolleranza per Franco e per Salazar, la lentezza del processo di liberazione dei paesi africani, la confusione e la contraddittorietà sui problemi della pace e del disarmo. Per questo bisogna fare ogni sforzo e impegnare ogni energia affinché si consolidi una sinistra europea, che lotti decisamente contro l'asse Parigi-Bonn e rifiuti di impantanarsi nei compromessi del centrosinistra. Obiettivo centrale di questa sinistra europea dovrebbe essere la lotta per la pace, che è a mio giudizio il motivo rivoluzionario dei nostri tempi.
In Italia in particolare non è con un accordo di pseudo o moderata apertura con la DC che si possa preparare un effettivo sviluppo democratico: un partito cattolico è un assurdo ideologico e necessariamente diventa nella realtà un centro di degenerazione civile; l'alternativa a questa situazione sta nel perseguire finalmente e senza preclusioni l'unità della sinistra.
Partendo da queste convinzioni, io oggi voto comunista per impedire al possibile un'affermazione di quei partiti che in una buona o in mala fede cooperano di fatto ad un'operazione involutiva.
E' chiaro che in prospettiva il partito comunista dovrà sentire molto più l'esigenza di confluire in un'unione di forze autonome, che non dovrà aver nulla a che fare coi fronti del passato.