SOMMARIO: La candidatura totalitaria avanza in Europa: Gollismo, franchismo, salazarismo, militarismo.
(AGENZIA RADICALE n. 11, 26 luglio 1963)
LA NOTA
Ieri, 25 luglio, giorno anniversario della caduta di Mussolini, colui che lo aveva immortalato, nel titolo di un suo libro, come ``Motore del secolo'', ha scritto un editoriale dal titolo ``Solitudine dell'Europa'', uscito su ``Il Tempo'' di stamane.
Avevamo già sottolineato, nei giorni scorsi, come questo giornalista, oggi senatore ``liberale'', appartenga con alcuni colleghi del suo gruppo alla schiera di coloro che cercano di ricreare, nelle classi padronali ed in quelle clericali, metodi, obiettivi ed ideali che furono propri al fascismo fra il 1919 ed il 1922.
In ``Solitudine dell'Europa'' abbiamo letto che la classe dirigente italiana, in questi anni, ha a tal punto indebolito la repubblica deocratica ``da far credere che essa sia tornata agli anni dell'invasione fra il 1944 e il 1947''.
Vi sono problemi di linguaggio ancora più importanti a volte di quelli di contenuto. Fra il 1944 ed il 1947 i liberali e tutti i democratici erano alleati delle forze che combattevano contro il nazi-fascismo in Europa. Coloro che combatterono dal 1944 al 1945 contro i tedeschi ed i criminali che li appoggiavano sul suolo italiano combattevano e morivano per la libertà loro e quella dell'intero popolo italiano. Fra gli italiani, coloro che parlavano di ``invasione'' erano i repubblichini della Repubblica Sociale. I liberali, unanimi - monarchici o repubblicani - appartenevano al CLN. Perfino i monarchici del Partito Democratico, pur non aderenti al CLN, appoggiavano la guerra contro i tedeschi e i fascisti. Su questo punto dunque, e per la prima volta, una ``unione sacrée'' attorno alla Patria rappresentava l'unità di tutti gli italiani, ideale e pratica.
Chi ne era fuori, chi ancor oggi gli si pone contro, è non solo un fascista, ma un "nazista". Il sen. Ugo D'Andrea poteva, negli anni in cui elogiava servilmente Mussolini, esser solo un servo, un opportunista, o un cretino. O uno di quegli ``italiani qualunque'' vittime, più che autori, di posizioni ideologiche, culturali, politiche che quando prevalgono nella storia sembrano chiedere agli avversari dimensioni eroiche di lotta e di vita che non è umano esigere da tutti.
Ma quando, nel 1963, per i bisogni della sua polemica politica (che, di per sé, potremmo rispettare) il D'Andrea giunge a ricollegarsi esplicitamente alle posizioni ed al linguaggio nazisti, non è possibile tacere, senza divenire complici di un tentativo tanto vergognoso quanto pericoloso.
Non è solo per ragioni di stile che non parliamo di ``rigurgiti fascisti''. Riteniamo infatti che la situazione dell'Europa Occidentale, gli interessi della società industriale che rappresenta, ogni giorno di più facciano progredire una nuova candidatura totalitaria. Gollismo, franchismo, salazarismo, militarismo e industria pesante tedeschi avanzano dinanzi ad una sinistra che resiste all'indicazione di unità che le masse tentano in ogni modo di darle. I partiti della classe operaia, nella maggioranza (da quelli ormai tradizionali: il comunista ed il socialista; a quelli stessi, cui apparteniamo, di nuova ed estrema minoranza: dalla nex left e dai pacifisti inglesi, al PSU francese, al PSP olandese fino al Partito Radicale italiano) continuano a proporre una politica inadeguata, quando non chiaramente errata come quella della destra del P.S.I.
La solitudine dell'europa che il sen. Ugo D'Andrea denuncia sta divenendo reale: ma, con i suoi compagni egli non può fingere di deprecarla, perché è quella che essi hanno sempre auspicata.
Come per Hitler e Mussolini, per i ``liberali'' del loro stampo il primo problema dell'Europa è quello di: ``arrivare ad una unità politica ed a una efficienza militare tali da fronteggiare i due colossi dell'Ovest e dell'Est.''
Leggeremo fra giorni l'invito alla crociata contro le democrazie ``demo-pluto-liberal-massoniche e comuniste''?
Il pericolo è grave e incombente anche per l'Italia. E sbaglieremmo, pensando che esso si circoscriva ad alcuni ambienti ``liberali''. Quel che D'Andrea oggi dichiara, Andreotti sta preparandolo da anni. L'intera D.C., questa ``grande destra'' italiana, se gli farà giuoco nella sua politica di potere e nella sua funzione di classe, è pronta ad accettarlo. L'allora ministro degli Esteri Segni non era forse pronto ad accettare l'Europa della Patria gollista, sia pure come ``via'' per la successiva unificazione democratica dei sei paesi del MEC? Il ministro La Malfa non ha ufficialmente dichiarato che solo il suo intervento ha impedito al governo di centro-sinistra Fanfani di accettare il piano Fuochet (sia pure con giustificazioni ``tattiche'')?