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Agenzia Radicale - 1 gennaio 1964
ANCORA SULL'ENI: L'INIZIATIVA RADICALE, L'INTERPELLANZA DI SETTE SENATORI COMUNISTI. - L'ENI, LA "VOCE REPUBBLICANA" E "IL TEMPO"

SOMMARIO: Proseguendo nella campagna contro l'ENI, "Agenzia radicale" si rivolge alle forze della sinistra italiana perchè rivedano il loro atteggiamento nei confronti del "capitalismo di stato" ed in particolare della politica inquinante dell'ENI. L'annuncio della prima interrogazione dei senatori comunisti.

(AGENZIA RADICALE, 1 gennaio 1964)

La campagna politica che, come radicali, abbiamo iniziato ed andiamo conducendo per una chiarificazione sulla situazione in cui versa il settore pubblico della nostra economia, ed in particolar modo il gruppo ENI, avrà la sua logica conclusione in sede giudiziaria ed in sede parlamentare.

Abbiamo già rivolto gravi accuse ai dirigenti dell'ENI e siamo certi che essi non potranno esimersi dal chiederci conto in sede giudiziaria di questi fatti: o non lo potranno più a lungo. Contemporaneamente, sarà così compiuta un'opera di moralizzazione politica lì dove ce n'è più bisogno e si rimoveranno i maggiori ostacoli a che la sinistra avvii finalmente un proprio discorso politico di alternativa in un settore essenziale e predominante per la nostra vita politica.

Amici ed avversari, sono in molti a contare sul nostro soffocamento e ad illudersi sulla nostra capacità di resistenza e di lotta.

Chi ancora ieri mostrava grande interesse per la nostra posizione e, sulla propria stampa, non mancava di sottolineare quasi quotidianamente gli aspetti della nostra battaglia è oggi in prima linea nella congiura del silenzio e nel pratico sabotaggio del nostro lavoro.

Così facendo, opera contro se stesso e contro gli interessi obiettivi del mondo del lavoro e rinuncia ad un aspetto importante della sua stessa battaglia per la edificazione di una nuova società più giusta e più libera.

La solidarietà con l'ENI - con l'ENI di oggi, con l'unica ENI che esista - e con chi ne determina funzioni, attività e strutture è già solidarietà con forze reazionarie, non solo italiane ma internazionali. Ogni settimana che viene prolungato l'equivoco in questo campo è una settimana di tempo concessa alle forze di destra italiana ed ai grandi cartelli internazionali del petrolio per la sistemazione dell'ENI, definitiva e rigorosa, nel proprio ambito.

Lo sanno i lavoratori del gruppo, la cui azione in difesa dei propri diritti e del proprio lavoro ha assunto il carattere di una vera e propria rivolta - inutilmente mascherata anche dall'avaro rilievo che la stampa di sinistra dà alla loro rivendicazione sindacale.

Lo sanno i sindacalisti democratici, costretti per anni a muoversi non solo contro l'antidemocratica gestione degli organismi del settore (oggi in piena crisi) ma contro l'abbandono praticamente operato dai partiti operai e delle loro organizzazioni.

Lo sanno i giornalisti di sinistra, sistematicamente testimoni della censura di fatto imposta a tutti gli organi di stampa democratici su tutto quanto possa contribuire a porre politicamente il problema della funzione e delle attività di un gruppo che noi sosteniamo (ed essi sanno) essere ormai definibile come la "federconcorsi del centrosinistra".

Torneremo su questo aspetto messo in luce dalla iniziativa politica che abbiamo preso.

Abbiamo comunicato nel nostro numero precedente che l'inchiesta da noi annunciata ed iniziata sull'ENI verrebbe comunque e non appena possibile ripresa.

Ad ogni livello, abbiamo operato perché salti in aria la congiura del silenzio e della omertà.

A fianco e fra i lavoratori, dove i nostri amici partecipano in prima linea alla battaglia unitaria nelle agitazioni in corso, a fianco della nuova équipe dello SPEM-CISL e per la rinascita del SILP-CGIL (l'organizzazione alla quale non possiamo non richiamarci politicamente e sul piano sindacale) anche a livello impiegatizio e dei quadri, in punti chiave delle aziende del gruppo.

A Roma, come Sezione Romana del Partito Radicale, investendo la responsabilità politica di tutti i radicali e di quanti non intendono scindere dalle grandi battaglie democratiche del paese quella in corso nel settore.

In campo nazionale creando, attraverso A.R., il necessario coordinamento fra quanti sanno che la conquista di nuove condizioni di lotta nel settore pubblico è essenziale per il progresso democratico e necessario per accelerare l'immancabile revisione dei gruppi dirigenti della sinistra ed ottenere la denuncia ed il superamento di gravi errori e pratiche complicità con l'avversario di classe e la situazione di regime che esso realizza.

Coloro che si illudono di liquidarci come un ennesimo gruppo di compagni di strada divenuti scomodi e non sufficientemente disciplinati scopriranno di avere errato profondamente nel valutarci. La nostra volontà unitaria è tanto più ferma ed insuperabile quanto più ancorata non a rapporti di vertice ma a comuni, uniche realtà obiettive che sappiamo di riuscire oggi, come radicali, ad interpretare ed esprimere.

Non è, la nostra, polemica settoriale. Né testimoniano i tanti comunisti e socialisti che danno gli stessi giudizi ed esigono quel nuovo corso che noi radicali chiediamo in questo settore, non meno che in quelli - ad esempio - della scuola e della politica nazionale ed internazionale per la pace.

Diviene invece settario l'attacco al centrosinistra al livello governativo da parte di chi, poi, tollererà e difenderà compromessi certamente peggiori che non si ha in definitiva nemmeno il coraggio di confessare, ma che vengono nutriti di silenzio, di omertà, di elusione di responsabilità.

Creare un'ENI è obiettivo possibile ed unitario.

Nulla permette di ritenere che socialisti come il Ministro Giolitti, uomini di governo espressi dal sindacalismo (anche se cattolico) come il sotto segretario Donat-Cattin, non possono avvertire la necessità di questo compito ed eludono le responsabilità che la situazione, in primo luogo, loro confida.

I pessimismi, in questo campo, sono alibi.

Chi rimprovera a questo o quel deputato socialista di aver assunto errate posizioni sulla censura nel campo degli spettacoli (e lo fa a ragione) non ha il diritto di tacere su quell'altra - più vistosa, grave e totalitaria - che l'Ente di Stato ha realizzato finanziando completamente organi di partiti, settimanali, riviste, fono a rendere ridicolo ogni affermazione di libertà di stampa nel nostro paese.

Sono finanziamenti ingenti - lo abbiamo dimostrato - verso la stampa di estrema destra; tali che certamente non valgono, per giustificare questa cinica e suicida "realpolitik", le grosse briciole che si raccolgono per alcuni giornali di sinistra.

Anche in questo l'ENI finisce per assumere tutte le caratteristiche delle forze del monopolio privato e conforme che alla lunga gli obiettivi non possono non adeguarsi alle strutture, ai metodi, agli strumenti. L'intransigenza radicale in questo campo e nei confronti del regime esistente in Italia sempre più difficilmente può esser gabellata per vecchio ed astratto giacobinismo piccolo-borghese.

Il tatticismo e la strumentalismo che ancora una volta dimostrano in questo campo dirigenti di partiti operai appare essere - questo sì - come testimonianza di infantilismo e di immaturità.

Quindi andiamo avanti e, come abbiamo mostrato, vi sono tutti gli elementi necessari perché lo si faccia ben presto nel quadro di quell'unità della sinistra italiana che rappresenta la costante nostra preoccupazione.

La principale forza dei dirigenti della attuali dell'ENI è certo, in ultima analisi, nella classe al potere nel nostro paese.

La Democrazia Cristiana ne rappresenta, ancora una volta, l'elemento essenziale ma non unico. Anche i grandi interessi capitalistici privati, fino alla stessa concorrenza nel settore petrolifero e petrolchimico hanno oggi interesse a difendere questa classe dirigente, o comunque la sola politica che essa può e vuole svolgere.

Ma approfondendo questo quadro interpretativo, vengono alla luce particolari che sono illuminanti di una più vasta situazione del paese.

Trattare dell'ENI è anche trattativa di interi partiti, se trattare della confindustria significa - come si afferma - trattare del Partito Liberale Italiano.

Cosa sarebbe infatti senza l'ENI ed il settore pubblico dell'economia ad esempio (e per cominciare) del Partito Repubblicano?

UNA RISPOSTA POTREMMO COMINCIARE AD AVERLA CHIEDENDO CONTO A "LA VOCE REPUBBLICANA" DEL SUO OSTINATO SILENZIO SULLA DENUNCIA DA NOI FATTA DI SOVVENZIONI DI CENTINAIA DI MILIONI DA PARTE DELL'ENI AD UN SETTIMANALE DI ESTREMA DESTRA, PARTICOLARMENTE POLEMICO NEI CONFRONTI DELL'ORGANO MAZZINIANO; ED INVITANDOLA A PRENDERE ATTO DI UNA NUOVA INFORMAZIONE CHE NOI DIAMO; LA SEGUENTE:

L'ENI VERSA IN UN ANNO, INDIPENDENTEMENTE DALLA PUBBLICITA', CIRCA 40 MILIONI AL QUOTIDIANO DEL SEN. ANGIOLILLO, "IL TEMPO" DI ROMA.

LA STESSA INFORMAZIONE SPERIAMO VENGA RACCOLTA DAGLI ALTRI QUOTIDIANI DEMOCRATICI, IN PARTICOLARE QUELLI DI SINISTRA, COSI' COME CERTAMENTE, PENSIAMO NON POTRA' NON ESSERE RACCOLTA DA LORO, INDIPENDENTEMENTE DA A.R. L'INTERPELLANZA CHE SETTE SENATORI COMUNISTI HANNO SIN DA IERI ANNUNCIATO SULL'AGIP-SNAM E CHE PER PRIMI DIFFONDIAMO.

 
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