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Agenzia Radicale - 31 maggio 1965
LA NOTA POLITICA: Alla vigilia della discussione sulla proposta di revisione del Concordato.

SOMMARIO: La campagna di Agenzia Radicale per la ripresa della discussione sulla revisione del Concordato. L'intervista a Lucio Luzzatto.

(AGENZIA RADICALE n. 111-112, 31 maggio 1965)

LA NOTA

Alla vigilia della discussione sulla proposta di revisione del Concordato.

La situazione sembra chiara: riassumiamola.

Nell'aprile scorso il presidente del gruppo parlamentare del PSI, on. Ferri, evocava alla Camere il problema della revisione del Concordato come attuale e ormai maturo; questo intervento scosse le quiete acque della politica ufficiale della maggioranza non meno di quella della opposizione comunista; le immancabili (e lecite) strumentalizzazioni politiche, la delicatezza della posizione socialista nel governo non portarono sostanzialmente a resipiscenze di fondo. L'on. Ferri, in una dichiarazione ad ``A.R.'' confermò la sostanza del suo intervento, precisando che egli riteneva che la revisione dovesse essere attuata attraverso l'accordo delle parti interessate, Vaticano e Governo italiano. Il Partito Radicale, come ebbe giustamente a sottolineare su "Rinascita" l'on. Alicata (che in proposito ha posizione diversa dalla nostra) iniziò una campagna perché un argomento così importante non venisse una volta di più lasciato cadere. Parlamentari, uomini di cultura, responsabili di partiti democratici, ex costituent

i che furono coinvolti strettamente dal dibattito sulla sistemazione costituzionale dei rapporti fra stato e chiesa espressero pareri sostanzialmente concordi: Codignola, Capitini, Ernesto Rossi, Perrone Capano, Walter Binni, per citare solo alcuni, sottolinearono le ragioni che inducono a ritenere indilazionabile ed imperativa la revisione del Concordato, se non la sua abolizione.

Sono passate alcune settimane; la battaglia ancora una volta poteva sembrare chiusa. I fatti lo smentiscono. Questo numero di ``A.R.'', pur nei limiti imposti dalle sue caratteristiche tecniche ed anche politiche, versa al dossier della revisione e comunque della discussione pubblica e responsabile del Concordato alcuni documenti fondamentali:

1) L'intervista che l'amico Luzzatto, quale responsabile della azione parlamentare del PSIUP ci ha rilasciato chiarisce che solo considerazioni marginali e contingenti hanno portato l'on. Basso a subire all'inizio di maggio il rinvio della discussione sulla mozione che porta il suo nome. Nessuno avrà ora il diritto di mettere in dubbio la assicurazione che viene fornita dal PSIUP di esigere che la discussione del progetto non venga rinviata oltre il prossimo mese.

2) Le risposte fornite a ``Questitalia'' da personalità come Costantino Mortati, giudice costituzionale (``Lo Stato ha l'obbligo di promuovere nuovi accordi con la Chiesa...'') o come A.C. Jemolo (che ribadisce anche in questa occasione la sua avversione contro i regimi concordatari nei paesi democratici) e da oltre quaranta personalità cattoliche, nella loro assoluta maggioranza, si dichiarano per la revisione di articoli che vengono definiti ``iniqui'', ``vendicativi'', ``anticostituzionali'' del Concordato. Sarà utile inoltre ricordare anche in questa sede che un numero ragguardevole di questi cattolici si pronuncia nettamente contro i regimi concordatari, almeno nei paesi democratici, sottolineando che la libertà religiosa e la libertà del cittadino cattolico non vanno garantite e invocate come privilegio, ma conquistate e serbate come parte essenziale dei diritti democratici del cittadino in quanto tale.

3) Le dichiarazioni di Giorgio Spini, che ha presieduto il Congresso degli Evangelici italiani e di cui l'"Avanti!" ha nei giorni scorsi ricordato la milizia democratica e socialista, e lo stesso dibattito di questo congresso mostrano a quale grado di maturità e di sollecitazione democratica siano giunte le minoranze religiose del nostro paese. Queste posizioni raggiungono pienamente le migliori risposte fornite da personalità del mondo cattolico all'inchiesta di "Questitalia". Ulteriore, utile prova che la battaglia democratica può e deve essere condotta fianco a fianco nelle forze laiche e democratiche anche sul concordato.

Fra le iniziative del PSI, del PSIUP, del Partito Radicale, fra la precise opinioni espresse da personalità laiche, da una parte, e, dall'altra, l'esemplare testimonianza democratica di Questitalia nell'affrontare in questo delicato momento lo stesso tema, le risposte pressoché univoche dei cattolici democristiani e le ribadite posizioni del Congresso protestante corre un nesso così stretto, e così spontaneo, che svela una volta di più come la coscienza dell'opinione pubblica, il grado di maturità democratica del paese non possano più essere addotte come alibi per non compiere finalmente scelte opposte a quelle praticate dalla nostra classe dirigente in questo ventennio nei rapporti fra Stato e Chiesa.

Scrive Nello Morra, dell'Università di Torino, su "Questitalia": ``Ritengo... che finché l'attuale classe dirigente resterà al potere, non ci sarà nessuna revisione...: ad essa si procederà solo quando all'attuale classe politica cattolico-confessionale se ne sostituirà una laica... o una cattolico-democratica''.

Gli amici socialdemocratici, repubblicani, socialisti al Governo possono smentire questo pessimismo che li coinvolge in modo allarmante? Noi ce lo auguriamo.

Non dovrebbero, oltre tutto, mancare nello schieramento democristiano anche ``ragionevoli'' adesioni; cambiare qualcosa perché tutto resti qual era è un calcolo che da cinque anni almeno non è estraneo a molti ambienti del partito cattolico.

Provochiamo intanto anche queste solidarietà; cominciano a compiere un primo, piccolo passo. Per il resto, non è improbabile che provveda, aiutandoci, il suffragio popolare, al momento giusto: le prossime elezioni legislative che non sono più, ormai, troppo lontane.

INTERVISTA AD ``A.R.'' DI LUCIO LUZZATTO: "il gruppo parlamentare del PSIUP esigerà che a giugno venga discussa la proposta di revisione del Concordato".

Roma, 31 maggio (AR)

Il Governo per il rinvio ad autunno

L'on. Lucio Luzzatto, Presidente del Gruppo Parlamentare del PSIUP della Camera dei Deputati, ha dichiarato ad ``A.R.'': ``Come è noto, il nostro gruppo parlamentare ha presentato alla Camera, il 17 marzo scorso, una mozione per impegnare il Governo a promuovere una revisione consensuale dei Patti Lateranensi del 1929. Il compagno on. Basso, che è il primo firmatario della mozione, ha chiesto il 6 maggio alla Camera che fosse fissata la data per la sua discussione; di fonte all'atteggiamento del tutto negativo del Governo, che voleva addirittura un rinvio all'autunno, Basso ha rinunciato a mettere immediatamente ai voti la fissazione della data. Se, infatti, il calendario dei lavori parlamentari era molto carico per questo mese, il programma di lavoro ulteriore sarà formato alla ripresa, dopo le elezioni sarte del 13 giugno, e chiederemo che includa anche questo argomento.

L'argomento è attuale e va affrontato concretamente

Se il governo non lo ritiene attuale, noi siamo di parere diverso. Già alla costituente l'aggiornamento dell'art. I del Trattato e di numerosi articoli del Concordato era stato considerato dovuto anche da parte di autorevoli esponenti democristiani, a cominciare dallo stesso De Gasperi. Nella Costituzione, art. 7, è prevista la revisione consensuale del Concordato, senza che occorra la procedura di revisione costituzionale. Sono passati molti anni, senza che la questione fosse ripresa: e intanto molti fatti hanno dimostrato che deve essere ripresa; soprattutto negli ultimi tempi, sia fatti di ordine interno, sia l'impostazione e lo sviluppo del Concilio Vaticano II hanno dimostrato che i tempi sono maturi e che ora è più che mai necessario che il problema sia affrontato in modo concreto e con buona volontà di risolverlo.

Riportare la questione nell'ambito dei principi democratici e costituzionali

Negli stessi ambienti di ispirazione cattolica il problema è sentito come vivo e attuale: lo prova la pubblicazione imminente dei risultati dell'inchiesta che la rivista cattolica ``"Questitalia"'' ha iniziato da tempo. Perciò noi abbiamo presentato una mozione alla Camera dei Deputati, e riteniamo utile che essa sia discussa. Non abbiamo inteso prendere una iniziativa di parte, né siamo animati da spirito polemico né da piccoli intenti contingenti. Pensiamo che una questione che deve essere risolta, debba essere portata avanti; e che, per farla maturare, per avviarla a soluzione, occorra portarla concretamente al dibattito nella sede competente: e questo nell'interesse di tutti, per la soluzione di questioni che non possono essere indefinitivamente lasciate in termini non corrispondenti ai principi democratici dell'attuale ordinamento costituzionale, e per la stessa comprensione o collaborazione tra i vari settori della popolazione lavoratrice, comprensione e collaborazione che non possono fondarsi se non s

ulla chiarezza e sul rispetto dei principi fondamentali''.

 
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