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Agenzia Radicale - 31 maggio 1966
Senza tempo libero i cittadini romani

SOMMARIO: Nelle elezioni amministrative del giugno 1966 il Partito radicale stipula una alleanza elettorale con il PSIUP per una lista comune a Roma, a Genova e in altri centri minori sulla base della comune opposizione alla Dc e al centro sinistra (il PSIUP si era formato all'inizio del 1964 dalla scissione della sinistra socialista contraria all'ingresso del Psi nel governo con la Dc).

Dal numero elettorale del giornale "agenzia radicale", la denuncia dello scempio urbanistico di Roma.

(AGENZIA RADICALE, 31 maggio 1966)

Dieci anni fa Antonio Cederna, dalle colonne de "Il Mondo", iniziava la campagna che poi fu fatta propria e portata avanti dal Partito radicale - e con dibattiti ed iniziative giornalistiche e con la battaglia condotta dal 1956 al 1960 in Consiglio comunale - per il risanamento urbanistico di Roma. Il Partito forniva in questi anni le indicazioni più precise, sia per quanto riguardava l'impostazione da dare al futuro piano regolatore, sia per quanto riguardava la denuncia della complicità che legavano, e legano, la classe dirigente democristiana, le burocrazie ministeriali e comunale, i potenti interessi immobiliari, strettamente collegati nell'impedire che lo sviluppo di Roma avvenisse in altre forme che non fossero quelle congeniali ai loro interessi.

Forniamo oggi un'altra documentazione del tipo di collusione che lega tra di loro queste forze; del tipo di sviluppo cittadino che esse coscientemente favoriscono ed impongono alla cittadinanza; dell'incuria in cui esse tengono le esigenze dello stato e della collettività. E' una documentazione solo apparentemente modesta e settoriale e che, a nostro avviso ingiustificatamente, i rappresentanti della sinistra presenti in Consiglio comunale hanno trascurato e trascurano, per timori e "reverenze" che si giustificano solo per la disinformazione dell'opinione pubblica: la quale ben altrimenti reagirebbe se i partiti democratici e la loro stampa le fornissero i dati reali di questo tipico scandalo clericale.

Roma è una delle città europee meno fornite di attrezzature sociali; la politica urbanistica del centrismo come quella del centro-sinistra ha provocato l'incontrollata crescita di quartieri per i quali non viene previsto nessun centro ricreativo, sociale, assistenziale, sportivo, culturale, pubblico: i cittadini romani sono così costretti a vivere in una "giungla d'asfalto" senza verde, senza campi da gioco, senza biblioteche, senza centri di quartiere, senza parchi adeguati. In questa degradazione urbanistica romana, "una sola istituzione "sociale"" ha potuto svilupparsi e fiorire, fino a diventare l'unico centro attivo di incontro dei cittadini, specie dei meno abbienti o fortunati: la "parrocchia"...

Giustamente, e con orgoglio, mons. Cunial, vicegerente di Roma ha potuto recentemente affermare: "In nessun campo della vita civile esistono strutture che abbiano il valore della parrocchia. Le grandi città hanno il problema vivissimo di fare partecipare in qualche modo il cittadino alla loro vita complessa, ma non hanno ancora scoperto gli strumenti adatti... La parrocchia è, in sostanza, "più avanti" proprio nella direzione comunitaria che si è detto. Molto spesso essa diventa il punto di riferimento anche per esigenze estranee al suo fine primario, proprio perché non ve ne sono altri" Quello che mons. Cunial non ha ricordato, però, è il fatto che questa espansione della parrocchia verso fini che più propriamente spetterebbero alla amministrazione civile è stata resa possibile perché i comuni (come quello di Roma) da una parte, e lo Stato, dall'altra, assumono a loro completo carico le spese di costruzione di quei campi da gioco, di quelle sale ricreative, di quei cinema sulla cui attività la parrocchia ar

ticola la sua complessa vita sociale.

Attraverso una complicata rete di sovvenzioni, sgravi, allenazione di beni pubblici gratuite o quasi, attraverso interpretazioni estremamente di favore della legislazione vigente, le decine e decine di parrocchie (e i suoi annessi campi da gioco, sale, attrezzature eccetera) vengono edificate a spese dell'amministrazione pubblica, di quella stessa amministrazione pubblica che accampa le esigenze di bilancio, il dissesto dell'amministrazione comunale, per rifiutare di impostare un serio programma di apprestamento di infrastrutture sociali, di centri di quartiere, di parchi, di palestre, di biblioteche, di piscine, e così via.

Vediamo così, attraverso la parrocchia passa in realtà quasi interamente la vita sociale di interi quartieri romani. La politica delle amministrazioni capitoline ha ignorato i problemi più essenziali della città in fatto di attrezzature di ogni genere. Roma è la città europea con meno "verde pubblico" per abitante; con "nessuna" grande palestra pubblica; con "nessuna" vera biblioteca di quartiere; con pochissime piscine, delle quali si contano sulle dita di una mano quelle pubbliche; con "nessun" vero campo da gioco comunale; dove i bambini, le madri ed i vecchi rubano il sole tra la polvere ed i rifiuti stradali: ebbene, in questa città, solo le parrocchie sono fornite di servizi come sale di ricreazione, centri di svago sani e con sufficienti garanzie per i genitori, assai spesso veri campi sportivi anche se in dimensioni ridotte, talvolta palestre (S. Giuseppe al Trionfale), vere e proprie case della gioventù (Preziosissimo Sangue a Tordiquinto, S. Maria Assunta a Primavalle), asili, scuole parrocchiali e

lementari, medie, superiori, professionali, campi da tennis, da pallacanestro, di bocce (frequentissimi). Le sale cinematografiche parrocchiali di normale circuito sono 45 (sui 216 cinema complessivamente operanti a Roma), ma moltissime altre non fanno parte della associazione dello spettacolo; numerose parrocchie hanno in dotazione il teatro; così, mentre la cultura - per assenza di strutture efficienti, pubbliche, gestite dal comune - langue, nelle parrocchie si organizzano ogni giorno veri e propri corsi di cultura, cineforum, dibattiti, si danno in prestito i libri delle frequentissime biblioteche in dotazione nelle parrocchie stesse. Esistono poi i bar parrocchiali (S. Barnaba, S. Francesco, S. Luca, Ascensione, ecc.), sale di ricreazione, posti di ristoro per sommesse. Presso molte parrocchie hanno sede i centri sociali della POA, oltre che della circa duecento associazioni in cui si articola la vita del mondo cattolico.

Una massa imponente di servizi "pubblici" viene in tal modo offerta dai cattolici alla cittadinanza; ma si tratta di servizi che più appropritamente l'amministrazione pubblica dovrebbe offrire, perché in grande parte creati sul fondo pubblico e a spese pubbliche: così come avviene in tutto il mondo, là dove la classe dirigente non cede alle pressioni di gruppi ed interessi particolari.

 
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