SOMMARIO: Nel convegno precongressuale di Faenza si sono affrontati i principali problemi del partito: come deve organizzarsi, articolarsi e proporsi all'opinione pubblica. Il discorso avviato dovrà tradursi in un nuovo statuto. Il convegno ha avuto presente lo stretto legame che deve esserci tra gli obiettivi che il partito si propone e le forme organizzative che deve darsi per sviluppare la propria azione politica nella consapevolezza che l'esigenze dalle quali si muove la battaglia minoritaria sono avvertite anche dalle grandi masse democratiche del paese. La società civile si trasforma e con essa il costume e la mentalità. Rimangono, invece, immuutate la legislazione e i rapporti economici di classe. La politica di alternativa che si propone a tutta la sinistra è l'unica in grado di modificare l'attuale situazione di immobilismo, di trasformare profondamente l'equilibrio politico del paese, di aprire in Italia prospettive di successo alla battaglia per la libertà e per il progresso.
(SUPPLEMENTO AGENZIA RADICALE, INFORMAZIONI PER IL 3· CONGRESSO - N. 3, 10 dicembre 1966)
Abbiamo voluto discutere, in un primo convegno precongressuale che si è svolto a Faenza, i problemi del Partito: come deve organizzarsi, articolarsi, proporsi all'opinione pubblica.
Il discorso avviato a Faenza - pubblichiamo in questo numero le relazioni introduttive del convegno - dovrà essere sviluppato e approfondito nei prossimi mesi e tradursi, in sede congressuale, in un nuovo statuto, adeguato agli obiettivi che il partito si propone di perseguire e ai compiti e alle responsabilità cui dovrà far fronte.
Sia nel programma di lavoro del centro di iniziativa che ha curato la preparazione del convegno, sia nelle relazioni introduttive, ma ancora di più nel dibattito che le ha seguite e nelle conclusioni, di cui pubblicheremo una ampia sintesi nel prossimo numero del bollettino, abbiamo evitato il rischio di limitare il problema ai suoi aspetti solo organizzativi o di riprodurre nel nostro ambito le impostazioni che sociologi e costituzionalisti gli hanno dato nei loro dibattiti e nei loro studi.
Nonostante i suoi militi, il convegno ha avuto presente lo stretto legame che deve intercorrere fra gli obiettivi che il partito si propone di perseguire e le forme organizzative che deve darsi per sviluppare coerentemente la propria azione politica; lo stretto legame dialettico fra le altre forze della sinistra e la lotta condotta dal nostro partito, in condizioni di schiacciante minoranza ma in una prospettiva rigorosamente unitaria.
Non è stato dunque un dibattito astratto sulle strutture del partito ideale, ma un dibattito vivo sulla funzione del Partito Radicale sulla attuale situazione della sinistra italiana.
Consapevoli di dove si raccolgano le forze della libertà, della democrazia e del progresso, quali che possano essere i limiti, le insufficiente e le contraddizioni dei partiti che ne sono attualmente la più diretta espressione politica, siamo attenti e aperti di fronte ad ogni novità e ad ogni elemento positivo che si verifichi nello schieramento della sinistra. Sappiamo che le esigenze dalle quali muove la nostra battaglia minoritaria sono avvertite dalle grandi masse democratiche del nostro paese, fanno presa sugli altri partiti, a volte riescono ad imporsi se trovano forze come la nostra disposte a lottare con coerenza e con intransigenza per la loro affermazione.
Sappiamo quindi di essere una minoranza costretta a battersi contro enormi difficoltà e resistenze, ma sappiamo anche di non essere isolati, di rappresentare al contrario, proprio per l'intransigenza e il rigore che mettiamo nella nostra azione politica, una forza di rinnovamento profondamente unitaria.
E' su questo che si fonda la validità della nostra funzione, dei nostri obiettivi e delle prospettive che indichiamo alla sinistra italiana.
La società civile si trasforma, e con essa il costume e la mentalità della popolazione; l'economia si sviluppa dando vita per la prima volta ad una moderna società industriale. Ma la legislazione continua ad essere quella di una società agraria conservatrice, gestita e difesa da una classe di governo in prevalenza clericale; né si modificano sostanzialmente i rapporti economici e di classe: continuano a non trovare tutela gli interessi dei consumatori, gli interessi delle categorie più deboli e dei disoccupati, quelli delle aree meno sviluppate del paese, quelli delle enormi masse di immigrati nelle grandi città che generano nuovi fenomeni di miseria e di pauperismo; la libertà rimane fuori della porta delle fabbriche e dei luoghi di lavoro, dove gli operai sono esposti all'arbitrio padronale, i sindacati devono limitarsi ad affrontare difficili e faticose vertenze per ottenere modesti adeguamenti salariali, i quadri intermedi e i nuovi ceti tecnici che si sono diffusi con lo sviluppo industriale devono rass
egnarsi ad un ruolo subordinato e privo di autonomia.
E' una situazione, questa, di cui l'intera classe politica della sinistra dichiara di essere cosciente, proclamando di volerla combattere e modificare. Ma un equilibrio politico, basato sul trasformismo e sulla mancanza di alternative, trasforma il governo in regime e l'opposizione o in sterile e velleitaria protesta o in impotente elemento del sistema. Per quanto riguarda i partiti, la viscosità degli interessi e delle ideologie, quel diffuso fenomeno di persistenza degli aggregati che si esprime in strutture anchilosate e burocratizzate e che ostacola la circolazione delle idee e il ricambio delle classi dirigenti, fanno sì che ogni processo di rinnovamento si sviluppi "al rallentatore" in una atmosfera rarefatta e in una falsa dialettica democratica. Ogni riforma viene facilmente controllata, stroncata o riassorbita dal blocco clerico-conservatore che continua ad egemonizzare il nostro paese; quando, svuotata o distorta giunge a compimento, diventa un nuovo alibi per il potere democristiano.
La politica di alternativa che proponiamo a tutta la sinistra, che abbiamo seguito con assoluta coerenza e che è stata il perno della nostra azione in questi ultimi anni fino a diventare la nostra ragione di essere, è l'unico mezzo che può sbloccare questa immobile situazione, trasformare profondamente l'equilibrio politico del paese, aprire in Italia alla battaglia per la libertà e per il progresso nuovo prospettive di successo.
Questa politica ha bisogno di una forza di rottura, intransigente nei suoi obiettivi e coerente nel perseguirli. Nessuno si illuda che l'alternativa di potere della sinistra possa avvenire per processo spontaneo, per spontanea semplificazione dello schieramento politico intorno a un solo partito, o per accordo di vertice fra gli apparati dei diversi partiti. Essa può essere solo il risultato di una lunga e dura lotta politica, tendente a rivalutare e ad affermare tutti quegli ideali, quegli obiettivi programmatici, quelle battaglie che il resto della sinistra o per spirito rinunciatario, o per un malinteso senso di modernità ha dimenticato o abbandonato negli ultimi venti anni sull'altare della collaborazione con la Democrazia Cristiana o della prospettiva di un impossibile dialogo con il mondo clericale italiano.