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Agenzia Radicale - 11 febbraio 1967
La discussione per il nuovo STATUTO DEL PARTITO

SOMMARIO: GIA' AL MOMENTO DELLA SUA FONDAZIONE, NEL 1956, IN SENO AL P.R. SI AVVIO' UNA DISCUSSIONE SUI PROBLEMI DELLO STATUTO. SI AVVERTIVA, INFATTI, IN ALCUNI SETTORI DEL PARTITO (ED IN SPECIE IN QUELLI CHE, ANCHE A PARTIRE DA QUESTE ESIGENZE, DIEDERO ORIGINE ALLA CORRENTE DI SINISTRA), LA NECESSITA' DI UNA STRUTTURA PARTITICA CONGRUENTE CON LA FORMULA DEL "PARTITO NUOVO PER UNA POLITICA NUOVA". IL DIBATTITO, CHE FU PORTATO ANCHE IN CONSIGLIO NAZIONALE, VIDE BATTUTE LE POSIZIONI INNOVATRICI. SI PARLAVA ALLORA DI QUEL PARTITO ORGANIZZATO NON SOLO PER SEZIONI, MA AD ES. PER CIRCOLI, DI CUI SI E' A LUNGO DISCUSSO (ED E' STATO IN PARTE REALIZZATO) SOPRATTUTTO IN FRANCIA. NEL CASO DEL CONVEGNO TENUTO A FAENZA NEI GIORNI 29-30 OTTOBRE A CURA DEL PARTITO (E DI CUI ABBIAMO DATO INFORMAZIONE NEI DUE NUMERI PRECEDENTI DEL NOTIZIARIO) SONO EMERSE ALCUNE INDICAZIONI GIA' EVIDENTEMENTE TRADUCIBILI IN UN ABBOZZO STATUTARIO. SU QUELLA TRACCIA, A CURA DEL CENTRO DI INIZIATIVA PER IL PARTITO MODERNO, SONO STATE TRATTE ALCU

NE PRECONCLUSIONI CHE QUI RIPORTIAMO PER IL DIBATTITO GENERALE.

(SUPPLEMENTO AGENZIA RADICALE, INFORMAZIONI PER IL 3· CONGRESSO - N. 5, 1967)

Un modello nuovo per tutta la sinistra

Un partito nuovo per la nuova società civile, un partito che sia luogo d'incontro e di discussione, di elaborazione di iniziative per tutta la sinistra, una organizzazione che promuove libertà: questo l'obiettivo che il Partito Radicale si propone di conseguire sul piano strutturale nel suo 3· Congresso.

I pericoli della sclerosi burocratica da un lato e dell'evasione tecnocratica e trasformistica dall'altro minacciano le strutture di base della sinistra, le quali rischiano di mortificarsi nella rappresentanza di una società politica sempre più vecchia e chiusa in sé stessa, mentre le nuove idee e le nuove battaglie cercano - di certo con tutti i pericoli della inesperienza, della disperazione, della confusione - nuove vie e nuovi modi per esprimersi.

Esprimere sul piano organizzativo, le esigenze e le presenze critiche della società civile

E' la consapevolezza di questa realtà, di questi pericoli, di queste necessità che porta i radicali a tentare di concepire il partito in forme non tradizionali. Di un partito in più, che si metta in concorrenza con le varie formazioni della sinistra al fine di propugnare una delle tante varianti della tradizione laica e socialista, non c'è alcun bisogno; soprattutto poi un tentativo del genere non avrebbe senso per un personale politico che vuol cogliere una realtà nuova e attivizzarla, che vuole impegnare sul terreno politico la nuova società. Non si tratta di essere o volere essere più bravi degli altri, ma di sapere individuare gli strumenti per valorizzare il dinamismo di quelle "nuovelles couches" di cui tanto si parla. Dentro e fuori delle forze organizzate nei vari partiti della sinistra, sia di governo che di opposizione, nuovi ceti di cittadini si rendono consapevoli del loro diritto di essere soggetti attivi della vita politica, del non dovere aspettare tutto da una "autorità" "onnipotente" e onnip

resente, ed insieme avvertono oggi che il fondamento del potere non è carismatico, non lo è più, che si può sperare in una organizzazione della società unicamente legittimata dal corpo sociale. In altri termini la società sta maturando la crisi del potere sacrale.

Ecco perché anche sul piano dei partiti si avverte la necessità di una formazione politica di tipo nuovo, che sappia valorizzare totalmente la presenza attiva della base (facendo veramente, in questo senso, del partito una prefigurazione dello Stato); è questa nella sostanza la occasione moderna ed attuale del "partito dei militanti".

Prime indicazioni offerte al dibattito

Un comitato di esperti del partito, per incarico della Commissione preparatoria, del 3· Congresso, ha ampiamente discusso i problemi strutturali di un tale partito. Ne sono emerse delle indicazioni, che qui di seguito vengono pubblicate, e sulle quali si attendono i contributi di idee e di proposizioni statutarie, anche, già formulate in articoli, in modo da poter presentare poi al congresso una bozza di statuto sufficientemente elaborata, ricca di varianti, tale da rispecchiare una problematica ampia, esauriente.

Gli iscritti

I - E' necessario creare una struttura articolata, in modo da non limitare la vita del partito a una ristretta cerchia di iscritti e di funzionari. L'esercizio delle attività all'interno del partito deve essere democratizzata; occorre che la base possa compiere le scelte del partito e controllarne poi l'attuazione. Occorre perciò dare una presenza istituzionale nel partito non solo al singolo iscritto, ma anche ad associazioni che perseguono finalità determinate e sono portatrici di determinate esigenze, di determinate battagli, altrimenti il singolo sarà sempre inerme di fronte all'apparato.

Le associazioni federate

Le associazioni aderenti cioè debbono essere messe in grado di poter fornire idee e motivi di lotta, di seguire e di controllare la politica del partito, di pesare sulle decisioni del partito, conservando la loro piena autonomia. Non associazioni di partito, ma partito di associazioni ("anche" di associazioni).

Al livello federativo e congressuale

Tenuto conto delle ragioni per le quali è necessaria l'adesione al partito di associazioni esterne, esse dovrebbero essere presenti nei congressi e negli organi deliberativi ai vari libelli, ma non negli esecutivi, proprio per non responsabilizzarle a tale livello - dove diverrebbero strumento di copertura - perdendo la funzione di iniziativa, di stimolo, di controllo. Per analoghi motivi la presenza delle associazioni, senza divenire mai prevalente, dovrebbe comunque essere accentuata negli aspetti deliberativi, più che in quelli strutturali del partito (in alcuni dei quali dovrebbe poi essere esclusa). Alla nomina del segretario del partito, che deve essere uomo del partito, le associazioni potranno concorrere.

Il contributo dei non iscritti

II - Il partito deve essere in grado di parlare a nome di tutta la sinistra, di fare proposte che siano quelle che la sinistra sente come attuali e interessanti e sulle quali essa sente di doversi impegnare. E' perciò opportuno che ai congressi del partito - generali e regionali - che fissano l'indirizzo politico e stabiliscono le concrete linee di azione, partecipino anche non iscritti al partito, siano essi iscritti ad altri partiti della sinistra ovvero indipendenti. Queste presenze congressuali debbono essere qualificate con il diritto di iniziativa e di partecipazione alla discussione.

Organi comuni di tipo federale con altri partiti?

III - E' poi da prevedere che il partito, nelle sue varie istanze, da quelle centrali a quelle regionali e locali, entri in alleanze e combinazioni più o meno stabili con altre formazioni politiche, con la creazione di organi comuni di tipo federale, che decidono potendo vincolare anche il partito.

Congresso annuale su battaglie politiche di riforma

IV - Fondamentale è stabilire che il partito nel congresso si impegna su singole battaglie politiche. I programmi di carattere generale sono fonte di irresponsabilità e creano il partito giacobino, ideologico e paternalistico, che deve dare una risposta su tutto e lascia arbitri i funzionari di partito di determinare concretamente le linee di politica attiva, che finiscono col tempo con il seguire una logica propria incomprensibile per i militanti e l'opinione pubblica, slegata dai motivi ideali del partito; la discussione politica si schematizza in ipostasi di comodo, in frasi fate e formulette stereotipe buone a tutti gli usi. Il congresso deve invece determinare con esattezza quali concrete iniziative il partito dovrà curare nel prossimo futuro, e individuare quelle due tre quattro riforme essenziali che intende portare avanti.

Maggioranze qualificate o maggioranze semplici?

V - Punto aperto di discussione è in particolare quello concernente la necessità o meno di maggioranze qualificate in congresso per l'approvazione di mozioni politiche. E' un problema grosso perché da un lato è stato autorevolmente osservato che senza maggioranze molto solide il partito non si impegna a fondo ed è illusorio sperare che la maggioranza vincoli la minoranza. Ma d'altro canto è anche facile osservare come se veramente nella realtà del partito una maggioranza forte non c'è allora il risultato più probabile di un congresso non sembra possa essere tanto quello di dare lealmente atto che non c'è la possibilità di deliberare su alcunché, ma di arrivare invece a mozioni annacquate pur di deliberare qualche cosa. In tal caso il susseguente impegno del partito è altrettanto illusorio.

Autonomia finanziaria

VI - Per gli iscritti come per le associazioni aderenti, essenziale deve essere ritenuto il pagamento delle quote, sia perché le prestazioni patrimoniali (e personali) rappresentano la misura di concreto interesse che l'iscritto mette alla vita del partito, sia perché il partito deve fondarsi sul principio dell'autofinanziamento. Il partito non deve avere finanziatori, perché non deve avere padroni. Cioè le strutture del partito debbono avere la forza di reggersi da sole: questo è uno dei cardini dell'indipendenza del partito, per evitare di farne un'organizzazione al servizio di questo o di quell'interesse, invece che delle battaglie politiche per cui è sorto.

Bilancio pubblico e analitico

Cosa diversa invece è chiedere pubblicamente a singole persone o organizzazioni l'apporto finanziario in relazione a singole iniziative, perché in quest'ultima ipotesi, tenuto anche conto che i bilanci del partito debbono essere pubblici e analitici, il finanziamento non va al partito come struttura, ma è un mezzo per fare una determinata battaglia, un mezzo con cui si legano al partito alle sue idee alle sue lotte tutti quei cittadini che pur condividendole non possono o non desiderano diventare degli iscritti.

Di qui anche l'importanza degli organi finanziari del partito.

Solo i deliberati del Congresso sulle iniziative stabilite vincolano tutto il partito

Autonomia delle istanze locali

VII - I deliberati del congresso, sulle precise iniziative stabilite, debbono vincolare tutto il partito; per il resto le istanze locali e regionali debbono essere libere di elaborare la loro politica, di scegliersi le loro alleanze, di darsi anche statuti in pieno regime di autonomia e cioè col solo rispetto di alcune norme essenziali. Le unità associative di base poi debbono essere libere sia nelle loro attività che nelle loro strutture, in quanto non appare opportuno vincolarsi allo schema delle sezioni. Le sezioni sono una forma di decentramento, non di autonomia; servono cioè a ripetere monotonamente le "direttive" stabilite dagli organi centrali, mentre al livello di base si può essere radicali per i motivi più vari. Così se il congresso del partito ha deliberato di portare avanti, per esempio, i temi del divorzio e della pace, una situazione locale può richiedere e può fornire motivi di essere radicali per fare una casa della cultura ostacolata dai benestanti o un circolo ricreativo o un campo sportiv

o o un asilo contrastato dai clericali. Questo naturalmente rimanendo gli iscritti pacifisti e divorzisti. Le unità di base debbono essere le più varie: circoli, leghe, sindacati, case della cultura, società sportive. La confluenza nel partito deve avvenire con una dichiarazione di adesione e il tesseramento al partito degli aderenti. Se poi in uno stesso comune esistono più nuclei radicali ovvero si profila la necessità o l'opportunità di iniziative comuni tra nuclei di vari paesi e città, si provvederà alla designazione di rappresentanze unitarie, come termine di riferimento del partito e come centro di coordinamento e propulsione per quelle finalità che i vari gruppi debbono localmente perseguire insieme (manifestazioni politiche, elezioni politiche o amministrative, ecc. ecc.).

La federazione regionale: unità operativa fondamentale del Partito

VIII - Occorrerà tener presente che l'unità operativa fondamentale del partito è la federazione regionale, perché attualmente le regioni sono la dimensione reale della società organizzata, le strutture dell'economia industriale sono regionali e non più cittadine; è attraverso grandi poli regionali che avviene l'integrazione tra la città e la campagna, la politica urbanistica e dei trasporti, in relazione in particolare alle prestazioni di lavoro, ha carattere regionale. Solo quindi impostando chiaramente il partito su basi di regioni reali (non tanto quelle storiche) si può contare di trovare i canali e i punti di incidenza per avvicinare la nuova società industriale, di tecnici, di operai, di produttori.

IX - Si raccomanda da ultimo di considerare che soprattutto nel primo Congresso e per i primi due o tre anni la situazione sarà molto fluida e pertanto le strutture del partito dovranno essere rese particolarmente adattabili a questo tipo di realtà.

Preambolo e norme transitorie

X - A titolo indicativo si fornisce una traccia degli articoli; occorrerà pensare anche ad un preambolo, a norme transitorie e a una relazione esplicativa.

Art. 1 - definizione del partito, enucleandone i tratti salienti

Art. 2 - iscrizioni e diritti e doveri degli iscritti

Art. 3 - le adesioni delle associazioni; loro diritti e doveri

Art. 4 - le partecipazioni esterne

Art. 5 - organismi federativi con altri partiti

Art. 6 - il congresso; compiti, deliberazioni e maggioranze; elezione degli organi; le partecipazioni dei non iscritti

Artt. 7, 8, 9 - organi deliberativi, esecutivi e finanziari del partito

Art. 10 - organi di controllo (probiviri e revisori dei conti)

Art. 11 - organismi regionali (federazioni regionali)

Art. 12 - organismi locali (unità associative di base; rappresentanze comuni locali)

Art. 13 - provvedimenti disciplinari (richiami, sospensioni, espulsioni)

Art. 14 - le entrate del partito (quote degli iscritti e delle associazioni aderenti, contributi volontari, contributi di esterni per singole iniziative)

Art. 15 - bilanci (pubblicità e analiticità)

 
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