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Agenzia Radicale - 7 marzo 1967
INFORMAZIONI PER IL 3· CONGRESSO

SOMMARIO - Alla vigilia del III Congresso straordinario di Bologna (12, 13, 14 maggio 1967) vengono diffusi dei supplementi di Agenzia Radicali con i documenti preparatori:

- DI FRONTE LA CONGRESSO: nuove responsabilità per il Partito e per tutti gli iscritti

- LA COMMISSIONE PER LA PREPARAZIONE DEL CONGRESSO: il dibattito approfondisce temi e problemi

- PRIME INDICAZIONI SULL'INIZIATIVA DEL PARTITI ``1967 - Anno anticlericale

- DIBATTITO SULLA CRISI DELLA GIUSTIZIA

(AGENZIA RADICALE n. 6, 7 marzo 1967)

"DI FRONTE AL CONGRESSO: nuove responsabilità per il Partito e per tutti gli iscritti."

Il terso Congresso del Partito Radicale - che verrà convocato per la prima metà del prossimo mese di maggio - sta assumendo, attraverso il lavoro della Commissione preparatoria e per le iniziative promosse dal Partito, la sua fisionomia; diremmo la sua caratteristica fisionomia.

Nel corso dell'ultima riunione della Commissione preparatoria è stato discusso ed approvato l'O.d.G. dei lavori del Congresso. Il lungo esame, di cui si riferisce nel resoconto dei lavori della riunione che si trova in questo numero del ``Notiziario'', ha permesso un sostanziale accordo sulle innovazioni che esso introduce rispetto alla pratica corrente delle assemblee nazionali di Partito. Non si tratta, per noi radicali, di novità in senso assoluto, in quanto per molti punti già si erano avute interessanti anticipazioni nella quotidiana attività delle stesse sezioni, e nel recente convegno di Faenza, al quale hanno partecipato anche non iscritti al Partito.

Ricapitolando in breve, si è stabilito che il Congresso sarà aperto all'iniziativa, al dibattito, alla presenza di non radicali, di simpatizzanti, di aderenti ad altri partiti della sinistra, non in qualità di osservatori, ma direttamente in veste di congressisti, con la sola esclusione del diritto di voto e del diritto elettorale attivo e passivo. Inoltre, un particolare rilievo verrà dato ai lavori delle commissioni, che sono stati concepiti non come momenti meramente tecnici, ma di dibattito politico per l'elaborazione dei documenti programmatici del Partito. Infine, il Congresso verrà investito della elaborazione e della approvazione del nuovo statuto del Partito, uno statuto che rispecchi le esperienze fin qui acquisite e le indicazioni sulle quali il Partito è cresciuto in questi anni. Alcune bozze statutarie rispondenti a questi requisiti, ma suscettibili di approfondimento e di verifica alla luce delle effettive necessità e possibilità, sono già state presentate agli iscritti nel numero precedente de

l ``Notiziario''.

Quello che noi prospettiamo, dunque, è un Congresso che realizza alcune delle indicazioni che furono avanzate già al momento della nascita del Partito, nel 1956, ma che non vennero allora accolte e sviluppate. Lo schema di O.d.G. dei lavori, il metodo di discussione congressuale, alcuni problemi che saranno oggetto del dibattito in quella sede sono nuovi e richiedono una attenta considerazione, anche ai fini del loro possibile miglioramento, da parte di tutti gli iscritti così come lo sono stati da parte della Commissione. Si tratta di problemi non solamente tecnici ma politici, in quanto attraverso l'una o l'altra loro soluzione si può fare, o meno, un passo avanti - importante non solo per l'oggi ma anche per il futuro - verso il superamento degli shematismi e delle chiusure che rendono difficile da una parte il dibattito in comune tra le forze democratiche, dall'altra il loro rinnovamento organizzativo.

Noi ci auguriamo che il Congresso radicale possa raggiungere il suo scopo, e dimostrare la validità delle scelte che il Partito ha compiuto. Ma nel momento in cui in molti settori dell'opinione pubblica si avverte il disagio di quello che viene denunciato come distacco tra politica e società e si può temere che nella sinistra le perplessità verso revisioni importanti possano, per diversi motivi, anche comprensibili, trovare un troppo largo seguito, il compito del Partito Radicale non poteva non essere di fare un passo decisivo in avanti.

Perché il lavoro di quanti sono fin qui stati impegnati alla preparazione del Congresso consegna i risultati che si ripromette, tutti gli iscritti e simpatizzanti dovranno operare in te direzioni essenziali.

Innanzitutto per assicurare la massima partecipazione congressuale. Il documento di convocazione, che verrà tra poco inviato ha, acclusa, una scheda di adesione da rispedire al più presto alla Commissione preparatoria. Ci auguriamo che il numero delle risposte sia ampiamente soddisfacente.

In secondo luogo, è oggi necessaria una più ampia collaborazione alla elaborazione e alla soluzione dei problemi connessi al Congresso, così come essi sono presentati anche in questi ``Notiziari''. Solo nella comune riflessione essi potranno essere risolti in modo rispondente sia alla realtà del Partito che alle esigenze del momento politico. E, accanto ai problemi legati alla organizzazione del Congresso, vi sono quelli posti dall'attività del partito nel suo insieme. Mai come in questo momento la vitalità, la vivacità del Partito Radicale si sono articolate in iniziative e battaglie. Abbiamo in stato di avanzata preparazione un primo convegno sulla scuola; un altro, assai ampio, di politica estera è programmato per aprile. In diverse città si sono avuti e si avranno dibattiti, riunioni organizzative, incontri con nuovi amici; dibattiti settimanali vedono la sede romana del Partito affollata di pubblico interessato. Vi è poi la nostra partecipazione alla vita della Lega Italiana per il Divorzio; vi è la rec

ente iniziativa dell'``Anno Anticlericale'', sulla quale si è concentrata l'attenzione degli avversari, come degli stessi partiti democratici: nel suo ambito i fronti da aprire si fanno ogni giorno più numerosi, dal lancio di un grande ``numero unico'' che metta a fuoco tutti gli aspetti di questa battaglia, alla organizzazione di convegni nazionali per i quali, dopo il successo della manifestazione all'Adriano (più di duemila posti, la sala piena) non è azzardato prevedere la possibilità di prenotare il Palazzo dei Congressi all'EUR. Ma, allargandosi i fronti, si amplia anche l'orizzonte dei contenuti; e questo richiede un rigoroso intransigente approfondimento politico. Nel resoconto dei lavori della Commissione si accenna al dibattito, del resto appena avviato, sui problemi di coordinamento, di messa a punto, di organizzazione dei vari ``momenti'' che fanno la vita del partito.

Accanto ai radicali, vogliamo che discutano anche i non radicali. Non siamo scettici sulla presenza di fermenti e di volontà è questo il terzo compito che deve interessare "tutti i radicali", di qui al Congresso: quello di compiere, in ogni città, una ricognizione delle forze democratiche interessate a partecipare al nostro dibattito, ripetiamo, anche in sede congressuale: gruppi culturali e politici autonomi, pacifisti intransigenti, antimilitaristi, obiettori di coscienza; federalisti che non trovano oggi una dimensione politica realmente democratica alla loro pregiudiziale; quanti si interessano sotto diversi punti di vista, alla promozione dei diritti civili, nella scuola, nella famiglia, nella società e nello stato; le minoranze religiose che ci auguriamo divengano più sensibili alla necessità di svincolarsi dal vecchio atteggiamento di scettica prudenza per affrontare decisamente il problema della parità delle confessioni nello stato laico e della libertà di coscienza; i circoli politici e culturali la

cui azione e ricerca debbono contribuire attivamente al processo di chiarificazione della società; e, poi, i gruppi politici di minoranza per i quali si presenta la necessità di collegamenti ``federativi'' che ne potenzino, nell'autonomia, la forza; i cattolici democratici che vogliono lottare contro le posizioni autoritarie del clericalismo.

Sappiamo inoltre che i problemi da noi affrontati con la nostra azione politica muovono da esigenze profonde dell'opinione pubblica democratica e sono avvertiti e condivisi da grande parte dei militanti della sinistra. Per questo, nonostante le divisioni di schieramento, battaglie unitarie si realizzano nel paese su importanti obiettivi; per questo riteniamo che il più ampio e libero confronto di idee e posizioni politiche sia non soltanto utile ma indispensabile al nostro dibattito. Ed è a questi militanti che i radicali dovranno rivolgere un appello perché aderiscano al nostro invito.

Sono queste le indicazioni del documento politico di convocazione del Congresso approvato dalla Commissione nel corso della sua ultima riunione, sulla base delle indicazioni emerse dal lavoro sin'ora svolto e delle specifiche esperienze del Partito. Tale documento sarà trasmesso a parte, nei prossimi giorni, unitamente all'O.d.G. dei lavori del Congresso.

"LA COMMISSIONE PER LA PREPARAZIONE DEL CONGRESSO: il dibattito approfondisce temi e problemi."

La Commissione per la preparazione del Congresso si è riunita a Roma nei giorni 18 e 19 febbraio.

I problemi politici dinanzi ai radicali

In apertura dei lavori, il Presidente Stanzani ha tenuto a far rilevare preliminarmente che l'iniziativa dell'``Anno Anticlericale'' pone problemi, rilevanti anche per la preparazione del Congresso, e sui quali la Commissione dovrà portare tutta la sua attenzione. Da una parte, infatti, la Commissione non ha ancora potuto verificare la presenza, attorno ai suoi lavori, dei consensi necessari a dare al Congresso la dimensione indicata e possibile come minima perché esso raggiunga una rilevanza politica adeguata; dall'altra il successo dell'``Anno Anticlericale'', che deve essere definito superiore a previsioni e speranze, rischia di fare dell'iniziativa stessa un tema preminente ed assorbente, rispetto all'impostazione che la Commissione ha inteso predisporre al Congresso Radicale. La Commissione ha preso atto della comunicazione, riservandosi di esaminare i problemi che essa solleva nel corso della discussione, soprattutto dal punto primo all'O.d.G.

E' stato poi fissato il seguente ordine del giorno dei lavori:

1) Organizzazione ed O.d.G. del Congresso;

2) Preparazione del Convegno sulla scuola;

3) Preparazione del convegno sulla politica internazionale;

4) Discussione ed approvazione del ``documento per il lancio'', all'esterno, del Congresso radicale;

5) Discussione ed approvazione del ``documento di convocazione del Congresso.

Si mette a punto l'ordine dei lavori del Congresso

Il dibattito sul primo punto ha preso avvio dall'esame sull'abbozzo di O.d.G. congressuale approntato dalla segreteria della Commissione. Questo testo prevede che, subito dopo la relazione del segretario nazionale, il rapporto presentato dalla Commissione e le ``relazioni'' che verranno sottoposte al Congresso da personalità esterna al Partito dietro suo espresso invito, il Congresso si divida in commissioni con l'incarico di preparare e portare al dibattito in assemblea mozioni sui temi politici sui quali il partito sarà chiamato ad impostare le sue iniziative nell'anno successivo.

Su questo argomento, Pozzoli ha rilevato che il metodo di lavoro proposto presuppone una unità di indirizzo politico generale che il Partito non ha raggiunto, e forse non tiene a raggiungere proprio per salvaguardare il suo ruolo specifico di centro di dibattito di tutte le componenti della sinistra. La Commissione però, nella sua maggioranza, ha ritenuto che, anche nella prospettiva del nuovo Statuto (di cui una bozza indicativa è stata presentata all'esame degli iscritti nel numero scorso del ``Notiziario'') compito del Congresso dovrebbe essere il proporre precise e specifiche linee di azione politica attraverso i dibattiti seri ed approfonditi che solo un lavoro di commissione può assicurare, anche se in droga alle tradizioni delle assemblee politiche.

Commissioni congressuali e dibattito in assemblea

In questo quadro, è stato approfondito il nesso che deve intercorrere tra la discussione in Commissione ed il dibattito in assemblea plenaria, ed è stato ribadito che spetti a quest'ultima l'esame e l'approvazione anche dei risultati conseguiti nell'ambito delle commissioni. L'O.d.G. del Congresso è stato così approvato: esso verrà quanto prima diffuso ad iscritti e simpatizzanti insieme al documento di convocazione.

Gli iscritti e i non iscritti

Dopo una prima e certamente non completa ricognizione delle persone, delle associazioni e dei gruppi che hanno mostrato o possono mostrare interesse al Congresso, la Commissione ha affrontato il problema dello status che dovrà spettare ai partecipanti. A questo proposito, dopo un ampia discussione, è stato stabilito che il Congresso sarà aperto alla presenza, all'iniziativa, agli interventi di amici, simpatizzanti e non iscritti di altri partiti, i quali potranno portare il loro pieno contributo ai lavori sia in commissione che in assemblea generale. E' stato peraltro, doverosamente, escluso che essi possano accedere al diritto di voto, essendo quest'ultimo riconosciuto soltanto ai radicali iscritti. La Commissione, nella sua prossima riunione, stabilirà se le iscrizioni al partito resteranno aperte anche durante i giorni di svolgimento del Congresso e se i non iscritti potranno partecipare ai lavori della Commissione congressuale incaricata di redigere il nuovo statuto del Partito.

Convegno sulla scuola e sulla politica estera

"Si è poi passati all'esame del piano di convegno della scuola, per la cui organizzazione è stata costituita una segreteria preso la sezione milanese. Stabilita la data nei giorni 18 e 19 marzo, e impostate le linee di sviluppo, si è messa in luce l'importanza del convegno non soltanto per le possibilità di apertura che la riforma scolastica può offrire alle forze di sinistra, ma anche perché una notevole parte delle forze del Partito è quotidianamente impegnata su questi problemi.

Per quanto riguarda il convegno di politica estera, la segreteria, formata da Gianfranco Spadaccia e Barbara Spinelli, ha relazionato sulle sue prime iniziative. Si è provveduto per intanto a contattare un certo numero di amici iscritti a partiti o movimenti della sinistra che dovranno fornire al convegno delle relazioni parallele a quelle proprie del Partito. Al più presto sarà anche stabilita la data, da scegliere nella prima quindicina di aprile."

E' stato poi esaminato il documento per il lancio pubblico del Congresso. Il documento è stato approvato nelle sue linee direttrici. Stampato e diffuso ad alcune migliaia di copie, con allegato un questionario che inviti iscritti e non iscritti al Partito a partecipare al Congresso radicale nelle forme che saranno stabilite, esso indicherà i temi di fondo su cui i radicali intendono invitare al dibattito per il rinnovamento della sinistra italiana.

Due documenti per aprire il Congresso

Il documento ``ufficiale'' di convocazione del convegno ha suscitato un approfondito dibattito, del corso del quale è stato rilevato, in sostanza, che esso dovrebbe già mettere in luce, in forma problematica, le diverse posizioni che si sono venute manifestando nel Partito, anche su temi di rilievo (unità delle sinistre, federalismo europeo, giudizio sulla partecipazione socialista al governo e sulla socialdemocrazia europea). Mentre ci si è trovati infine d'accordo perché il documento congressuale riporti solo l'essenziale del dibattito, come si è venuto esprimendo, è stato deciso di pubblicare sul ``Notiziario'' tutte le specifiche prese di posizione che possano pervenire dagli iscritti, anche nel quadro del dibattito precongressuale.

L'avv. Pergameno rielaborerà il documento tenendo conto delle risultanze della discussione; inoltre, insieme a Stanzani e Spadaccia, dovrà provvedere anche ad una prima stesura del regolamento congressuale.

"Le prime, ancora parziali, indicazioni fornite dall'iniziativa ``1967 - Anno Anticlericale''. Il successo dell'appello. Contenuti già individuati e da individuare, Le prossime manifestazioni."

Il laicismo e il dibattito precongressuale

Sul tema del laicismo la Commissione per la preparazione del Congresso si è chiaramente pronunciata fin dall'inizio della sua attività. Esso è stato sempre considerato come uno dei temi più importanti per il dibattito precongressuale nella misura in cui il Congresso dovrà consentire il rilancio del Partito come componente rigorosamente laica della sinistra italiana. In questo quadro la Commissione ha esaminato, anche recentemente, i problemi derivanti dal lancio dell'iniziativa ``1967 - Anno Anticlericale'', presa ormai da più di un mese dalla sezione romana del Partito.

All'Adriano di Roma per la denuncia del Concordato

La manifestazione del 12 febbraio al Teatro Adriano di Roma per la denuncia del Concordato e i diritti civili non poteva avere successo migliore di quello che ha avuto. Erano presenti più di duemila persone; studenti, lavoratori, iscritti comunisti, socialisti, radicali, liberali, libertari, cattolici, divorzisti, giovani capelloni, nella maggior parte erano persone con cui mai in precedenza si aveva avuto possibilità di incontro.

Il significato della battaglia anticlericale

Il significato della iniziativa della sezione romana è di restituire all'anticlericalismo il valore di scelta politica a pieno titolo come necessaria espressione degli ideali laici. Oggi non si può, nel nostro Paese, essere laici senza essere ``anche'' anticlericali, per due ordini di motivi. Innanzitutto perché ormai da venti anni la rivendicazione laica si è ridotta ad una sterile declamazione e a pretesto da parte di una classe dirigente che confonde il laicismo con l'agnosticismo sistematico e con il rifiuto di una chiara dimensione di lotta politica per la libertà dell'uomo. Una rigorosa e organizzata battaglia anticlericale farebbe cadere l'alibi di un popolo insensibile, di un paese irresponsabile, di un laicismo solamente prepolitico e agnostico, alibi che cela la realtà di una classe dirigente ``laica'' pavida, accomodante, e molto più retrograda ed incapace dei cittadini che pretende di esprimere e dirigere.

Senza più freni la spinta corruttrice di stampa clericale

Ma anche e soprattutto perché mai come oggi la ripresa clericale ha assunto forme e modi preoccupanti. Non vi è settore della vita pubblica dove le strutture clericali, o in prima persona o attraverso il loro braccio secolare, la D.C. non intervengano per corrompere, o per frenare le spinte che ne vorrebbero un rinnovamento o una modificazione in senso evolutivo. La pressione eversiva ed involutrice di stampo clericale cominciata ad essere avvertita in tutta la sua durezza e drammaticità anche nella pratica di tutti i giorni. Sempre più evidente appare, nelle famiglie, nei posti di lavoro, nelle scuole, nell'impiego del tempo libero, come la volontà di limitare le libertà di imporre i propri dogmi sia divenuta ormai una pratica corrente e avvenga senza più pudore.

La clericalizzazione delle strutture dell'assistenza

Non sarà inutile ricordare alcune delle forme più evidenti anche se non conosciute in tutta la loro gravità e ampiezza dei fenomeni di clericalizzazione nei settori fondamentali della vita dello Stato. Un esempio ci è dato nel settore assistenziale, dove tutte le strutture sia pubbliche (enti mutuo-previdenziali, Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, Enti Comunali di Assistenza, Case di Cura, Ospizi ecc.) sono enormi serbatoi di voti e di corruzione in mano alla Democrazia Cristiana che, per conservare queste situazione di privilegio almeno per quanto riguarda i maggiori enti pubblici assistenziali, (INPS, INAM, INAIL...) ha ancora potenziato, perfezionandole, le strutture corporative ereditate dal fascismo. E manca una inchiesta rigorosa che dimostri come religiosi e ``laici'', dipendenti da organizzazioni religiose, abbiano avuto in appalto da enti pubblici importanti organizzazioni nel settore assistenziale, togliendo allo Stato quello che dovrebbe essere uno dei suoi compiti principali.

... e di quelle della scuola

Ancora più grave è il fenomeno di clericalizzazione nella scuola. Settori importanti, fondamentali per l'educazione dei ragazzi, come la scuola materna, sono in mano a religiosi. E' interessante rilevare ce i cattolici si dimostrano piuttosto disposti a far cadere il loro governo, come fece due anni addietro, piuttosto che vedere affiancare alla propria scuola materna quella dello Stato.

I sindacati nella scuola

I sindacanti della scuola elementare e della scuola media diretti dai cattolici, non hanno finora saputo che accordarsi alle proposte di riforma governative, privando di fatto il mondo della scuola della possibilità di intervenire con proposte democratiche e alternative. L'università del S. Cuore, con la sua espansione disordinata, minaccia con la sua concorrenza la asfittica università di stato milanese. E gli esempi potrebbero essere più numerosi. Avviene poi che l'intero sviluppo edilizio ed urbanistico di Roma è condizionato dagli interessi vaticani e di società immobiliari che fanno capo al Vaticano, col conseguente caos nella crescita di una città che conta meno verde per abitante che tutte le altre città del mondo, che non ha parchi attrezzati, che non ha impianti sportivi nei quartieri più popolari se non quelli degli oratori annessi alle parrocchie.

100 nuove chiese con i soldi dello Stato

E lo stesso Vaticano, tramite il vicariato, chiede allo Stato (c.r. Agenzia Relazioni Religiose del 27/1/1967) di finanziare la costruzione di 100 nuove chiese (con gli annessi servizi parrocchiali) nella sola Roma, per una spesa che dovrebbe ammontare a 30 miliardi, dopo che già 8 sono stati elargiti negli scorsi anni per la costruzione di nuove Chiese, ora in fase di completamento. L'edificazione di tali chiese si avvale della legge n· 176 per "l'edilizia economica e popolare sovvenzionata" con l'approvazione del comune e del Ministero dei Lavori Pubblici; in base a tale legge il vicariato ha ottenuto ultimamente a Roma, a titolo gratuito, il terreno per la costruzione di 85 nuove chiese.

Un discorso a parte meriterebbero le posizioni clericali per quanto riguarda l'istituto familiare e la sua evoluzione, l'educazione sessuale, il controllo delle nascite.

Di nuovo una ondata di intolleranza religiosa

Due parole infine, senza per questo pretendere di esaurire un argomento che per essere trattato completamente richiederebbe molto più spazio, l'intolleranza religiosa ha avuto modo di esplodere in episodi che sanno di inquisizione, e che hanno contraddetto in pieno le affermazioni di libertà di coscienza e di tolleranza, venute dal Concilio Vaticano II. La cassazione, con una sentenza emessa qualche settimana fa, ha confermato la condanna per vilipendio alla religione di stato al pastore del culto evangelico Giovanni Giudici, di Civitavecchia; questi, in un manifesto affisso nella città, affermava: ``non è vero che la chiesa cattolica fu stabilita da Cristo e che i dogmi, inventati dai preti, siano voluti da Cristo'' ed ancora ``la chiesa cattolica insegna il contrario di quanto fu detto da Gesù... La verità si trova soltanto nel Vangelo...'' ed altro, che se aveva il senso di una critica e di una requisitoria, non poteva tuttavia non essere assimilato ad una manifestazione di pensiero la cui libertà è garan

tita dalla Costituzione.

Successo del ciclo di dibattiti organizzati dalla Sezione Romana

Questi appunti, elaborati per il centro di iniziativa sui diritti civili della Commissione congressuale, non sono che una traccia dei risultati raggiunti in questo primo mese di elaborazione dell'``Anno Anticlericale''. In che misura essi possano essere sviluppati verrà definito dalle successive iniziative: mentre un ottimo successo stanno avendo i dibattiti promossi dalla Sezione Romana (Clericalismo e sessuofobia, Clericalismo e censura, ecc.) e si continua a raccogliere le adesioni all'``Anno'' (fin'ora ne sono pervenute più di ottocento), sono in preparazione alcuni convegni nazionali su temi connessi alla campagna (Clericalismo e scuola, Clericalismo e famiglia, Clericalismo e stato).

E' evidente che tutto questo lavoro dovrà trovare una sua precisa collocazione nel quadro dell'impostazione delle linee programmatiche di iniziativa del Partito. La discussione, la ricerca, le iniziative degli iscritti dovranno fornire un contributo che possa trovare il suo quadro adeguato nel dibattito precongressuale ed in Congresso.

Nell'ottobre scorso si è tenuta una tavola rotonda sui problemi della giustizia a cura del centro di iniziativa per la ``riforma delle istituzioni dello stato'' della Commissione per la preparazione del Congresso.

Diamo qui di seguito un estratto di questo dibattito concepito come primo colloquio informativo allo scopo di individuare i punti più interessanti da approfondire.

Hanno partecipato alla tavola rotonda: Gianfranco Spadaccia. Silvio Pergameno, Ramadori, Gabriella Parca, il giudice Pepe, Giorgio Spadaccia e il dr. Celso Coppola.

"LA CRISI DELLA GIUSTIZIA: DIBATTITO"

"G.F. Spadaccia": In vista del Congresso del prossimo maggio, si sta svolgendo un lavoro di approfondimento di temi di fondo al di là degli aspetti contingenti della vita politica. Nell'attività del gruppo di lavoro che si interessa delle strutture e istituzioni dello Stato rientra questa tavola rotonda sulla ``Crisi della giustizia'' vista non tanto sotto il profilo dei problemi della magistratura e dell'ordinamento giudiziario, dove le scelte già sono sufficientemente chiare all'opinione pubblica, quanto come una indagine sul funzionamento pratico della giustizia, sui diagrammi tra giustizia e cittadini.

L'ordinamento giudiziario è una infrastruttura sociale

"Mellini": Io credo che l'indagine debba essere impostata non tanto isolando problemi specifici o particolari oggetti, quanto muovendo da un particolare angolo visuale, che dovrebbe essere quello della "giustizia come infrastruttura sociale". Si tratta cioè di esaminare quali sono "le conseguenze di certe disfunzioni della giustizia sull'economia del paese, nei rapporti tra i cittadini, nelle situazioni sociali". E' in fondo il problema della politica della giustizia, della crisi della giustizia non come crisi del sistema delle garanzie ma come crisi di funzionalità; è il problema dei diritti civili posto non astrattamente, ma in concreto. Il funzionamento della giustizia realizza aspetti di politica generale, di politica economica e quanto ai diritti civili non basta l'astratta formulazione, occorre la possibilità della concreta attuazione, tenendo poi conto che tali diritti concernono talora proprio il cittadino davanti alla giustizia.

"Pepe": Io desidererei puntualizzare maggiormente il tema e distinguerei:

La giustizia non risponde alle esigenze dei cittadini

- un aspetto legislativo generale rispetto ai diritti civili, sostanziale e processuale e alla giustizia amministrativa;

- un aspetto generale della crisi della giustizia;

- un aspetto particolare della disfunzione giudiziaria; sulla base delle leggi esistenti e dell'ordinamento (anche giudiziario) vigente, cercare di individuare perché la giustizia non risponde alle esigenze dei cittadini e dello stato, vedere gli aspetti della disfunzione giudiziaria ed esaminare poi le conseguenze sulla vita del paese, anche economiche e cercare i rimedi. La sola disfunzione giudiziaria (cause effetti rimedi) è già tema abbastanza ampio per una indagine approfondita. Chi inizia un processo oggi non sa quando potrà avere la sentenza e figuriamoci l'esecuzione. Io darei la precedenza all'indagine sulla disfunzione giudiziaria, che e il problema più urgente e importante, dalla cui soluzione deriva per il cittadino la possibilità di avere giustizia, senza aspettare le riforme. Porrei il problema: senza ricorrere a nuove leggi si può fare qualche cosa per ottenere una giustizia più efficiente e rapida? e prima ancora mi chiederei quali siano le cause della disfunzione giudiziaria. E gli effetti?

Chi può si fa la giustizia con i propri mezzi ricorrendo all'arbitrato

Fra le conseguenze grosse della disfunzione c'è la fuga dalla giustizia; chi ne ha bisogno effettivamente in campo civile se la fa con i mezzi propri, con l'arbitrato; ciò accade in particolare nel nord Italia per i forti interessi che hanno bisogno di soluzioni rapide: cioè la giustizia privata funziona, quella pubblica no.

le garanzie processuali

"Mellini": Inoltre c'è l'altro aspetto delle garanzie processuali, che rischiano di cadere nel vuoto a causa della disfunzione della giustizia; i problemi classici, essenziali nel momento in cui la giustizia funziona e adempie bene al suo compito, passando in seconda linea nel momento in cui la giustizia non funziona più. E' come l'ipoteca senza credito; così abbiamo la garanzia della motivazione e tutte le altre del processo ma non abbiamo più la sentenza. E' vero che a certe cose non si rinunzia e infatti la nostra proposta non è di rinunziare a certe garanzie per avere una giustizia purchessia e tornare magari alla giustizia sotto l'albero; occorre però comunicare a ragionare in termini nuovi, abbandonando un poco il tabù di certe garanzie, che hanno un senso finché la giustizia funziona, e guardiamo altri aspetti e in particolare quello della cosa sottostante, dell'interesse garantito.

"Pergameno: Quando sinora si è parlato di problemi della giustizia si è fatto viceversa proprio l'opposto;" si è "cioè mirato a creare un sistema processuale astrattamente perfetto". Al nostro codice di procedura civile non sfugge nulla o quasi della vicenda giudiziaria e tutto è minuziosamente regolato nel massimo rispetto dei principi.

La sentenza del giudizio

Ma questo ne è forse il principale difetto, perché per una lite banale, di modesto valore economico, occorre mettere in moto una macchina assai grande e complessa, di giudici, avvocati, cancellieri, tribunali, ufficiali giudiziari, con compiti minuziosi, con grande scomodo di teorie... I tempi di tale giustizia sono enormi, i costi incredibili (pensiamo nel campo della giustizia amministrativa al solo costo della carta bollata per le notifiche in una vertenza concernente un pubblico concorso con molti concorrenti). Con la conseguenza che in un certo senso sembra veramente porsi l'alternativa - anche se con una certa dose di paradosso - tra la giustizia resa sotto l'albero e l'assenza di qualsivoglia giustizia.

La giustizia deve essere gratuita?

"Mellini": Desidero dire ancora qualcosa sul problema della "gratuità della giustizia", proprio con riferimento sempre alla crisi di funzionalità. E' in fondo il costo della giustizia in sé stessa per l'apparato sociale: costa di più allo stato, alla comunità, la giustizia che si paga allo stato che quella gratuita, in cui lo stato rende gratuitamente certi servizi. Questo problema della gratuità ha un doppio aspetto: da una parte è un modo per raggiungere più rapidamente e più universalmente l'osservanza della legge (funzione primaria) e dall'altra sotto il profilo dei diritti civili, cioè della difesa del cittadino, della realizzazione del suo interesse. La difesa del diritto del cittadino occorre vederla al di là dello schema tipico ottocentesco, del diritto allo avvocato in relazione al quale la gratuità rimane un fatto caritativo; occorre vederla invece come una necessità di garantire in primo luogo un interesse dello stato prima ancora che del cittadino: l'interesse che sia realizzata la giustizia in a

stratto come un fatto che interessa la comunità anche quando è leso l'interesse della persona che non ha soldi per farlo valere, al di là cioè del diritto del cittadino di vedere realizzato il suo interesse. La mancata realizzazione infatti dà luogo a tutta una serie di fenomeni abnormi, come vedremo, nel funzionamento della vita sociale, economica ecc. dei quali appunto desidererei in particolare trattare in sede del Congresso radicale.

"Ramadori": la legislazione attuale non è per la gratuità, anche se la Costituzione lo dice. Si potrebbe ad esempio utilizzare una ``specializzazione'' universitaria con gratuito patrocinio o gli assistenti dei professori, come assistenti non solo accademici, ma forensi.

"Pepe": Se la giustizia fosse gratuita, il numero delle cause aumenterebbe enormemente la giustizia risulterebbe completamente paralizzata.

"Mellini": la giustizia è già paralizzata... Ma quello che voglio dire è che non si può porre un nesso meccanico tra gratuità e numero delle cause. Non è vero che la causa più costosa riduce senz'altro il numero dei processi, perché il debitore è nella situazione psicologica di chi è tentato di pensare che difficilmente il creditore insoluto ricorrerà al giudice se il costo è grandissimo, è così rafforzato nella sua tentazione di non pagare. Se invece il debitore sa che il creditore non spende nulla per la giustizia e quindi ricorrerà sicuramente al giudice, e sia pure dopo del tempo, dovrà pagare necessariamente, è chiaro che l'incoraggiamento che gli viene dal sistema giudiziario è nella direzione di pagare e non di non pagare. Così cioè l'ordinamento tende ad eliminare una fonte di liti e la giustizia spinge i cittadini ad osservare la legge con la sua sola esistenza.

aspetti strutturali e aspetti pratici della crisi

"Spadaccia": Il problema cioè non è tanto di automazione della giustizia (stenografi, magnetofoni...); cioè è anche questo e ci dà la misura della crisi, ma ci sono aspetti legislativi, strutturali, giurisprudenziali...

"Mellini": Non si deve essere astratti; non esiste un fabbisogno astratto di giustizia, ma solo un fabbisogno in relazione alla possibilità pratica di realizzarlo, come per un prodotto c'è una domanda in relazione a ogni prezzo. Ricordo una recente relazione sul funzionamento della Cassazione nella quale come rimedio all'intasamento dei giudizi si proponeva l'aumento del deposito. Il problema è un altro, è di perfezionare il sistema della giustizia in modo che non si faccia più la lite per la lite, perché la giustizia è così giusta che...

"Spadaccia": che automaticamente essa esercita, con il suo perfetto funzionamento, un potere di dissuasione.

Comunque mi sembra che nel corso di questo dibattito stia emergendo un punto di vista nuovo, che è quello che a noi interessa in sede congressuale. "Non ci interessa dire le solite cose dette dai partiti" al rimorchio di questo o quell'interesse corporativo, dei desideri dell'associazione magistrati o delle proteste degli avvocati, emergenti in occasione di fatti, talora gravi se si vuole, meno talaltra, interessanti la generalità dei cittadini, ma comunque sempre di origine settoriale. Ecco perché prima del Congresso "vogliamo un dibattito per trovare delle idee" evitando il rischio che resti fuori la nostra problematica ed anche quello eventualmente di dare una impostazione unilaterale.

ancora sulla gratuità

"Mellini": Penso che si dovrebbe esaminare anche il costo della giustizia come costo non materiale, sotto il profilo cioè di come assicurare con il minor numero di liti il fine della giustizia e cioè l'osservanza delle leggi. L'optimum della giustizia sta nella sicurezza che vi ripongono i cittadini, nell'uniformità, serietà, gratuità, poca gravosità per la parte che ha ragione... Chi ha ragione sa di poter essere reintegrato nelle proprie ragioni e chi ha torto paga la reintegrazione: la funzione potenziale della giustizia prevale su quella effettiva; è un problema di fiducia, di convincimento; cioè un problema politico anche sotto questo angolo visuale: così si vede la giustizia come strumento dello stato e se ne risolve la stessa crisi. I gruppi economici, gli industriali, i sindacati debbono avere questa sensazione. E allora si capirà anche che la spesa per la giustizia non può essere sottovalutata sotto il profilo di una produttività immediata.

impedire la paura della giustizia

Anche la giustizia ha una sua economia: la giustizia che funziona meglio non provoca la fuga dalla giustizia, ma nello stesso tempo si realizza con minore esercizio di attività giudiziaria. "Il mettere il paese anche di fronte al realismo di questa impostazione è una vittoria politica, è un obiettivo pratico e raggiungibile e rappresenta un grosso risultato per la politica di un partito e specie di un piccolo partito. Già l'imporre questo tipo di impostazione anche in ambienti ristretti sarebbe un successo".

"Pepe": Il profilo della disfunzione giudiziaria, continuo a ritenere, può costituire un ottimo punto di partenza, e dà la possibilità di vedere il problema da angoli visuali diversi: aspetti, cause, conseguenze, rimedi. Anche quindi quelle conseguenze economiche cui in principio Mellini accennava.

"Mellini": Io dico: enucleiamo un metodo di indagine della disfunzione giudiziaria, che è il dato più clamoroso della crisi della giustizia. Riscontrare gli effetti, ricercare le cause, e vedere come gli effetti ritornano come cause. Così si individuano anche le forze e gli interessi che possono sostenere una soluzione. Sono questioni che interessano tutti e non solo il magistrato o l'avvocato o chi ha la sua causa; ed hanno in particolare rilevanza poi per alcuni settori, come la banca o l'industria.

il ritardo legislativo

"Ramadori": Enucleare un metodo può essere difficile. Più facile è enucleare una tesi da dimostrare, che cioè la disfunzione della giustizia ha portato a certe conseguenze economiche a certi costi sociali, determinando una situazione di crisi che si ripercuote in campo politico parlamentare. Ad es. il ritardo con cui esce la legge sugli affitti e sulla proroga è dovuto anche alla disfunzione della giustizia. germe che attacca anche il Parlamento che dà soluzioni che mal tutelano gli interessi, cioè leggi che non rispondono. Occorre perciò una ricerca sociologica di cause ed effetti, come proponeva il giudice Pepe, analizzando i problemi più importanti e cercando poi il minimo comune denominatore che collega le disfunzioni. Ci si lega così anche ad importanti problemi di riforma della legislazione. Ad esempio per una sentenza penale bastano venti minuti; per un processo civile di 20.000 lire ci vogliono tre anni, perché si deve scrivere, ci sono le comparse e le varie garanzie... perché non discutere ad esem

pio il problema di una effettiva oralità del processo civile? Ciò costituirebbe una effettiva accelerazione, a parte poi il problema delle prove esaminate dopo anni e divenute indecifrabili, quando invece in una unica udienza si potrebbero portare tutte le prove, i documenti, salvo il rinvio dei problemi di calcolo e di natura prettamente tecnica. Come si fa a parlare di disfunzione se non si parla di certe norme, di certi istituti del Codice di procedura civile, delle udienze che non servono, come quella per la precisazione delle conclusioni, la spedizione a sentenza, con enorme mobilitazione di magistrati e avvocati. E che costo è poi per lo Stato? E il giudice unico? Sono proprio necessari tre giudici? oppure il giudice di equità o di pace.

collocazione geografica della crisi

"Mellini": Io penso che si debba "operare con un metodo di indagine politico-economica". Avremo così lo strumento per vedere sia certi aspetti della crisi delle strutture legislative, delle garanzie, dei diritti civili ecc. ecc. sia aspetti più contingenti della crisi giudiziaria, come abbiamo fatto per le amministrative romane del '66 in relazione ``alla città'' perché è problema della città in fondo, della grande città; in provincia la crisi si atteggia diversamente. La collocazione geografica della crisi della giustizia non è uniforme nelle città, nelle zone periferiche, nelle campagne, anche per quel che riguarda l'affollamento. Di qui l'idea, dove non ci sono indici elevati di affollamento, di tribunali pilota per sperimentare cosa si può fare per mantenere un certo livello di funzionalità.

"Pergameno": Quanto dice Mellini è molto esatto e importante anche "in relazione alla nostra attività di preparazione del Congresso. Ci sono forti possibilità di aggancio politico con le categorie dei portatori degli interessi non soddisfatti che occorre reperire". Ciò si può fare muovendo da una indagine sulle conseguenze di fatto e riallacciandole poi alle disfunzioni giudiziarie. Da questo è poi facile risalire agli altri aspetti.

la funzione giudiziaria e il credito

"Mellini": Per fornire alcune indicazioni, sottolineo subito due settori di particolare crisi della funzione giudiziaria: la giustizia amministrativa e il credito.

Quanto alla prima occorre osservare che nella garanzia del cittadino di fronte alla pubblica amministrazione certi diritti trovano la fase di realizzazione vera e propria.

Tale garanzia c'è o non c'è a seconda che la giustizia amministrativa funziona o no, o se funziona un certo tipo di giustizia amministrativa o un altro. Nel nostro sistema ad es. è rilevantissima la necessità del passaggio per una fase amministrativa dove si può esplicare la resistenza passiva dell'amministrazione, la necessità di più cause, l'inesecuzione del giudicato da parte dell'amministrazione. Così questa nostra giustizia amministrativa bellissima, fondata sulla distinzione di diritti e interessi legittimi, sul principio che il giudice ordinario non può sostituirsi all'attività amministrativa, questa giustizia che rappresenta una vera sublimazione delle garanzie dei principi della divisione dei poteri, rivela il suo limite di fondo: è una garanzia di un certo tipo di civiltà, ma si traduce in difetto di funzionalità dello stato e della giustizia, nella mancata tutela del diritto del cittadino, nella complicazione che arriva a mangiare sé stessa. Allora il problema è di vedere come realizzare concretam

ente questi diritti civili.

il cittadino e il Consiglio di Stato

E' un problema spaventoso: il cittadino di un qualunque paese cui il sindaco nega per un ........ per aprire un balcone deve arrivare al Consiglio di Stato a Roma; aspettare degli anni; né gli basterà poi una decisione, ammesso che riesca ad averne una nel merito, perché poi il più delle volte non ce l'ha, sbaglia, lascia scadere i termini...

Altrettanto rilevante, anche maggiore (per la funzionalità dell'economia del Paese è il rapporto della disfunzione della giustizia con l'esercizio del credito. In questo campo avvengono le cose più assurde. Il problema dell'incidenza della funzionalità della giustizia e della crisi della stessa sulle strutture sociali in genere ed economiche in particolare, nonché dello sviluppo economico, mi porta ad osservare in primo luogo che i noti strumenti della politica economica (incidenza delle variazioni del saggio di sconto da parte dell'istituto di emissione sulla circolazione monetaria e creditizia e gli altri strumenti classici) presuppongono dei perni fissi, molti dei quali sono proprio quelli della giustizia; se essi si allentano, come accade con una giustizia in crisi, l'incidenza di tale crisi sulle attività economiche è assai maggiore di quella dei mezzi usuali. E così se si tende a superare la crisi.

conseguenze economiche della crisi

Quando si bloccano le esecuzioni mobiliari in una città come Roma, le conseguenze non concernono solo gli esecutivi in concreto, ma anche tutti quelli che potenzialmente potrebbero esserlo e che non pagheremo i debiti in funzione della minore probabilità di subire l'esecuzione. Ciò incide ad es. sulle vendite rateali e su vari tipi di attività economica e in genere sul credito. La giustizia non è una cornice invalicabile, rigida; è invece elastica e si muove dentro il sistema economico, non fuori. Pur tuttavia nel piano economico in discussione in Parlamento si parla solo della riforma del codice civile, cioè della riforma meno immediata del diritto sostanziale (più immediate sono le riforme processuali) e dell'edilizia giudiziaria. Non ci si è resi conto del difetto di impostazione di una tale politica della giustizia; non lo si è avvertito proprio nell'elaborazione del piano, dove pure dovrebbe essere netta la sensazione della necessità di certi strumenti proprio in funzione dello sviluppo economico. In al

tri termini non si è visto che la crisi del credito ha il suo punto critico più che nelle banche nei palazzi di giustizia. Le banche finiscono col prestare soldi sola a chi non ne ha bisogno, a tassi favolosi. Le stesse banche poi trovano sistemi per praticare lo strozzinaggio. I crediti sono abbandonati a loro stessi, la giustizia non ne garantisce in concreto l'adempimento; di qui una forte incidenza sui costi data dalla disfunzione del credito, cui consegue solo una circolazione del credito di favore per disposizioni speciali di legge, mentre quello ordinario non funziona più.

"Ramadori": Non possiamo dimenticare il problema rilevantissimo dello "sfruttamento della crisi della giustizia per secondi fini", dello sfruttamento della lunghezza dei processi da parte delle imprese di assicurazione per non pagare i sinistri e intanto, conservando la disponibilità delle somme, effettuare prestiti a interessi favolosi: si pagherà dopo aver fatto enormi guadagni. Oppure il fenomeno delle cessioni del quinto che si fanno pretendendo certe determinate assicurazioni sulla vita e certe premi.

Le banche, le assicurazioni, le industrie e la giustizia

"Mellini": Dall'incidenza della disfunzione della giustizia sul fenomeno del credito, che si può analizzare con dati statistici, con persone interessate e pratiche del meccanismo del credito, si passa poi all'esame del comportamento di certi organismi economici. Come le banche, le assicurazioni, le industrie (ad es. la Motta durante la recente recessione fece un preventivo per il recupero dei crediti e accettò di restare colpita per 25.000 crediti insoluti) così la grande impresa valuta l'incidenza di questa maggiore spesa e l'incidenza dei costi.

"Ramadori": Così si influenzano i premi di assicurazione, si assicurano le insolvenze trasferendo il rischio sul costo di produzione...

"Mellini": Sono effetti e ritorni che concorrono ad aggravare la crisi. Non basta constatare che ci sono meno fallimenti per trarne la conseguenza che l'economia è in ripresa perché magari il fatto è dovuto alla rinunzia a chiedere la dichiarazione di fallimento. Una rilevazione statistica è fondamentale. I fenomeni sono moltissimi: ci sono le bancarelle ministeriali o di comunità varie di lavoro con un gran numero di bancarotte, in specie se si cominciano a prestare i soldi fuori del personale, lo strozzinaggio talora raggiunge punte incredibili, come ad es. nei mercati rionali, dove si restituiscono alle ore 14h 10.000 per 9.000 prestate alle otto di mattina al dettagliante se deve andare ai mercati generali: rapporti che spesso si regolano a pugni...

"Spadaccia": Ci sono le banche, anche non tanto piccole...

"Mellini": che usano lo scoperto di conto corrente senza fido con emissione di assegno a vuoto, aumentando poi il numero dei giorni, così che il 9% si moltiplica a piacere gravando sul capitale di esercizio e provocando fallimenti. E qui occorre vedere quanto ciò è dovuto alla crisi del credito normale, oggi negato, perché mancano le garanzie che dovrebbero accompagnarlo. E vedere infine quanto la crisi della giustizia è determinata dalla crisi del credito che essa stessa concorre a determinare.

"Spadaccia": Ci sono i problemi del lavoro, dei licenziamenti e delle condizioni relative. Chi può aspettare può vincere una causa ed essere liquidato a condizioni assai migliori.

 
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