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De Marchi Luigi - 1 aprile 1967
Matrimonio indissolubile, prolificità coatta
Motivi di una solidarietà

di Luigi De Marchi

SOMMARIO: I due problemi di una procreazione cosciente e del divorzio sono strettamente collegati tra di loro tanto che a promuvere la battaglia divorzista sono state congiuntamente la LID e l'AIED. Alla base di questo accorpamento stanno motivazioni di carattere ideologico (sia il rifiuto della prolificità coatta che quello della unione coatta nascono da una comune concezione della convivenza familiare basata non sulla corcizione ma sull'amore) e motivazioni concrete (la presenza di un conflitto sordo tra i due coniugi può essere causa di profondi disturbi psicologici tra i figli, così come la presenza di figli indesiderati può essere causa di rancori tra i due coniugi).

(BATTAGLIA DIVORZISTA N. 6, aprile 1967)

Procreazione cosciente e divorzio: due problemi apparentemente estranei, e che invece hanno un legame profondo, sul piano ideologico e su quello concreto.

Sul piano ideologico, perché tanto rifiuto della prolificità coatta, cui gli italiani sono oggi costretti dai divieti all'educazione e all'informazione anticoncezionale, quanto il rifiuto della unione coatta, cui tanti coniugi italiani sono costretti dall'impostazione legale dell'indissolubilità del vincolo matrimoniale, nascono da una comune concezione della convivenza familiare, e umana in genere, basata non sulla coercizione ma sul consenso, non sul rancore e sulla rassegnazione, ma sull'amore.

Alla formula, "conviviamo perché siamo obbligati a convivere", "facciamo figli perché è doveroso farli" è tempo che subentri quella "conviviamo perché lo desideriamo", "abbiamo avuto nostro figlio, o i nostri figli, perché li desideravamo". C'è insomma, sul piano ideologico, una fondamentale, comune difesa della libertà umana nelle sue esigenze più intime, in chi difende un'unione tra uomo e donna e una concezione della procreazione basata sulla scelta libera e responsabile.

Ma, come si diceva all'inizio, le battaglie per il divorzio e per la procreazione cosciente hanno però un denominatore comune anche e soprattutto nella realtà concreta. Una delle ragioni più spesso addotte dai nemici del divorzio per negare l'introduzione di questa riforma indispensabile è l'esistenza dei figli. Già in altre occasioni, abbiamo sottolineato che riteniamo estremamente dannosa per i figli la convivenza con dei genitori in conflitto sordo e violento tra loro. Ma qui, vogliamo porre un altro problema: quanti, di questi figli di cui s'invoca l'esistenza come pretesto per negare il divorzio, sono stati a suo tempo veramente desiderati dai loro genitori?

Quanti sono stati concepiti per uno di quei contatti casuali, magari forzosi, o comunque impastati di rancore tacito o brontolato, di cui sono costellati tanti scombinati e squinternati matrimoni, indissolubili sulla carta e stradissolti nei cuori dei coniugi? Indubbiamente molti: e allora riesce difficile sottrarsi al sospetto che i paladini della coercizione coniugale e procreativa, invocando le "ragioni dei figli", speculino ignobilmente sui prodotti della propria stessa prepotenza, del proprio stesso autoritarismo a suo tempo introdotto e tutt'oggi difeso nei nostri codici, in contrasto con la volontà popolare e i diritti della persona.

Ma ci sono altri, concreti legami tra procreazione cosciente e problemi matrimoniali. Contrariamente a quanto si crede o si vuol far credere, i nemici del matrimonio tradizionale non sono affatto personaggi diabolici che esultano dei conflitti interpersonali o sociali. Al contrario, essi aspirano non a distruggere ogni convivenza sociale, ma a creare una società nuova, basata appunto sull'amore e sul consenso, anziché sulla paura e sulla coercizione. Ora, l'esperienza delle organizzazioni per la regolazione delle nascite converge a rivelare che la prolificità indesiderata ed eccessiva è una ragione primaria dell'insorgenza e della esplosione di conflitti insanabili all'interno di unioni inizialmente armoniche: ed è logico, perché il susseguirsi di nuovi figli indesiderati non può non logorare il rapporto tra uomo e donna. Questa finisce per considerare l'uomo, ed il contatto sessuale in genere, come la fonte del calvario di gravidanze, aborti, allattamenti, notti insonni, bucati, a cui si riduce la sua esist

enza. L'uomo, vedendo la sua donna imbruttita e deperita nella sequela delle gravidanze, innervosita e esasperata dalle preoccupazioni domestiche, vedendo l'amore e l'intimità di un tempo invasi e travolti dalla turba dei bambini e dei loro problemi, finisce per spoetizzarsi e per cercare con un'altra donna (da rovinare magari allo stesso modo nel giro di qualche anno) quanto ha perduto con la prima.

E ancora: è dimostrato che un figlio indesiderato sente spesso questa sua condizione di "intruso", di "rifiutato", e può sviluppare un'ansia nevrotica nei confronti di ogni rapporto affettivo, una tendenza morbosa alla gelosia e alla possessività che è una delle cause basilari del crollo di innumerevoli unioni.

O infine: l'abitudine di sposare coattivamente due giovani quando la ragazza sia rimasta incinta nel corso di rapporti prematrimoniali (abitudine che ha trovato addirittura nel nostro codice la consacrazione dell'istituto delle "nozze riparatrici") porta notoriamente alla creazione di unioni assurde, fallite ancor prima di nascere, che non sono state, neppure per un istante, fondate sul consenso dell'uomo e della donna.

Sia dunque per facilitare lo scioglimento dei matrimoni evitando le complicazioni, relative alla prole indesiderata, sia per prevenire lo sviluppo di conflitti che portano al crollo di molte unioni, sia per evitare la formazione di unioni prive in partenza di qualsiasi intimo consenso e scaturite solo, da una gravidanza indesiderata, la battaglia per la libertà d'informazione e di assistenza anticoncezionale è una battaglia intimamente connessa a quella divorzista concorre alla creazione di una società nuova basata sull'amore anziché, come l'attuale, sulla costrizione.

Sempre per restare nella concretezza della realtà, infine, la battaglia divorzista e quella per la regolazione delle nascite hanno un denominatore comune nelle forme organizzative, entro cui si sono sviluppate. Esse sono state intraprese e condotte da due associazioni, rispettivamente la Lega per il Divorzio (LID) e la Associazione Italiana per l'Educazione Demografica (AIED), nate dalla volontà popolare al di fuori del logoro quadro istituzionale dei partiti, anzi contro di esso. Entrambe, infatti, hanno dovuto a lungo affrontare prima l'ostilità aperta, poi il tacito ostruzionismo e tuttora l'assenteismo dei partiti, anche di quelli di più antica ispirazione laica e progressista. Ed entrambe sono riuscite, cionondimeno, ad interessare strati tanto larghi di opinione pubblica da costringere i partiti a fiancheggiare, o quanto meno a non ostacolare più apertamente la loro azione. Su quest'adesione così profonda e tenace di gruppi popolari all'azione dell'AIED e della LID, anzi, è tempo a nostro parere di rif

lettere e di far riflettere. Perché essa è un indizio concreto del grande potenziale di energie rinnovatrici che è oggi mobilitabile in questo nostro Paese apparentemente apatico, appena fuori dai soliti luoghi comuni della fraseologia politica tradizionale (nazionalistica, confessionale, paneconomistica) - si sollevano problemi concreti, quotidiani di vita (come appunto il divorzio o la regolazione delle nascite) dietro i quali stanno grandi istanze di liberazione sociale. Non a caso, infatti, quei problemi erano stati e sono tuttora così estesamente trascurati dai partiti politici tradizionali: la loro soluzione implica infatti una minaccia a tabù psicologici profondi ai quali è ancorato dovunque l'ordine costituito autoritario.

Appoggiare l'AIED e la LID è dunque, in questo quadro, contribuire nel modo più efficace non solo a far progredire una battaglia di costume fondamentalmente identica, ma infliggere un primo, duro colpo al nucleo psico-sociologico fondamentale dell'autoritarismo religioso, sociale e politico.

 
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