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Notizie Radicali - 31 maggio 1968
LA NOTA: IL GENERALE MASSU

SOMMARIO: Il generale Massu viene richiamato a Parigi per mettere a disposizione l'esperienza acquisita durante la guerra colonialista. La Francia rischia di essere sommersa dalla spinta militarista, l'esercito è pronto ad intervenire per venir usato come "strumento di repressione". La sinistra italiana deve mobilitarsi per offrire solidarietà alla Francia democratica, ma anche prepararsi a "ripensare" alcuni contenuti ideologici che costituiscono un "serio ostacolo" alla comprensione dei probemi e dei pericoli da affrontare: in primo luogo la "funzione degli eserciti nelle società democratiche ma anche socialiste", evitando di cadere negli alibi dell'"esercito democratico" e della "nazione in armi": gli esempi della Grecia, della Francia e del Vietnam sono di fronte a tutti. Purtroppo invece, in Italia, la sinistra seguita a consentire che l'anniversario della Repubblica sia celebrato dalle forze armate.

(NOTIZIE RADICALI, 31 maggio 1968)

Gli avvenimenti francesi costituiscono un serio monito anche per i democratici italiani.

L'uomo che è tornato al potere nel 1958 violando la legalità costituzionale e servendosi del rifiuto delle armi e del sostegno delle forze armate si accinge oggi a reprimere il movimento unitario dei lavoratori, invocando la difesa della legalità ed evoca la minaccia di una dittatura comunista.

Il generale Massu, il comandante parà responsabile delle feroci repressioni francesi in Algeria, viene richiamato a Parigi per mettere a disposizione di De Gaulle l'esperienza acquisita durante la guerra colonialista.

L'esercito viene mobilitato e circonda Parigi. Viene usato oggi come arma di dissuasione e di ricatto, ma è pronto ad entrate in funzione, se sarà necessario, come strumento di repressione e di guerra civile.

Mentre dieci milioni di lavoratori francesi continuano la loro lotta contro il regime per restaurare pienamente le libertà costituzionali e per conquistare nuove condizioni di democrazia anche nelle fabbriche, la sinistra italiana in tutte le sue componenti e superando ogni diversità di impostazione, ha il dovere di manifestare alla Francia democratica la propria solidarietà. La lotta che i democratici francesi conducono nel loro paese è infatti palesemente un episodio - il più grave, il più drammatico - di un più vasto confronto che oppone in Europa e nel mondo le forze che si battono per nuove soluzioni democratiche, libertarie e socialiste alle forze che, dietro l'apparenza di sistemi parlamentari svuotati di ogni potere, preparano soluzioni autoritarie, tecnocratiche e militariste.

Le manifestazioni di solidarietà non sono perciò sufficienti e non serviranno a molto, a noi stessi e non solo ai compagni francesi, se non forniranno l'occasione per ripensare ad alcuni contenuti ideologici che rischiano di costituire, nella situazione attuale, il più serio ostacolo alla comprensione dei pericoli reali che dobbiamo combattere.

Fra questi è la funzione degli eserciti nelle società democratiche e, anche, nelle società socialiste. Non si può più oltre continuare a credere di esorcizzare il pericolo autoritario che le strutture militari rappresentano in ogni tipo di società con la tesi dell'"esercito democratico", della "lealtà costituzionale delle Forze armate" sia pure riecheggianti la vecchia aspirazione giacobina della "nazione in armi".

In Grecia ieri, in Francia oggi, nel Vietnam e in tutto il mondo - allo stato di minaccia potenziale o come drammatica realtà repressiva - è la logica stessa di queste strutture che dimostra l'improponibilità e l'assurdità di queste tesi.

Le sinistre non possono continuare ad ignorare questi temi di dibattito. Non affrontarli in periodi di relativa normalità comporta di doverli poi affrontare quando non si è più in tempo per farlo, quando cioè non resta che prendere atto della sconfitta o, come può essere oggi il caso della Francia, della necessità del ripiegamento.

L'esistenza dell'esercito schierato in favore della reazione diventerà allora un'altra delle "condizioni oggettive" che impediscono ogni sviluppo rivoluzionario. Le condizioni oggettive esistono già oggi e il compito di forze politiche di sinistra è quello di prenderne atto e di modificarli, con tutte le iniziative che la democrazia repubblicana consente.

La sinistra invece seguita a consentire che l'anniversario di questa repubblica democratica "fondata sul lavoro" sia celebrata dalle forze armate, senza proporre alcuna alternativa, senza prendere alcuna iniziativa.

 
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