di Marco PannellaSOMMARIO: La proposta divorzista è il disegno di legge numero 1 della V legislatura repubblicana - Settanta parlamentari hanno risposto all'appello della LID e firmato il nuovo progetto divorzista - Primo firmatario Loris Fortuna con gli on.li Spagnoli, Basso Montanti, Ballardini, Jotti e Luzzato - La classe politica laica ha compiuto con coraggio e chiarezza il suo dovere - Ora tutto dipende dai fuori-legge del matrimonio, dai laici e dai divorzisti
- Prima ancora che gli avversari abbiano avuto ragione della stanchezza, degli opportunismi, dei velleitarismi settari e moralistici, di paralizzanti irresponsabilità che rischiavano di farsi strada anche nella LID.
- Contro le tendenze centrifughe, burocratiche e provinciali che si sono manifestate nella nostra associazione, potenziare le responsabilità e le capacità d'iniziativa "nazionali" di ogni iscritto, di ogni gruppo.
(BATTAGLIA DIVORZISTA N. 6-7, giugno-luglio 1968)
Accusati di esser troppo ambiziosi, gli obiettivi che dovevamo raggiungere sono stati invece superati.
Accentuato ancor di più - non abbiamo difficoltà a riconoscerlo - il carattere intransigente, apartitico ed extraparlamentare del nostro movimento, la LID ha accresciuto - e non perso, non dispiaccia ai critici delle varie sponde - il suo prestigio e la sua forza anche fra e verso le altre politiche.
Il 4 giugno e i "bene informati" davano per spacciato il disegno della clamorosa affermazione di principio e di efficienza tracciato, per il movimento Divorzista, dal Congresso dell'EUR. Il 6 giugno erano i massimi avversari del divorzio che pubblicamente dovevano esternare la loro dolorante sorpresa per l'ampiezza e la recisione del risultato dell'azione della LID, da dicembre ad oggi.
Salutato, ancora una volta, il contributo semplicemente insostituibile del nostro amico Loris Fortuna, e quello determinante e prezioso di Ugo Spagnoli, di Lelio Basso, di Renato Ballardini, di Nilde Jotti e di Lucio Luzzato, salutata quest'unità che non è stato semplice raggiungere ma che è tanto più valida e salda quanto più è scaturita da una conquista comune volontà di azione e di lotta, applichiamoci subito a individuare e superare rischi e obiettivi che abbiamo dinanzi, piuttosto che indugiare e compiacerci sui risultati raggiunti.
L'esperienza di questi due anni di vita della Lega ha confermato una nostra iniziale intuizione di fondo: o siamo e ci sviluppiamo come un'organizzazione di democrazia e di azione diretta o rischiamo di essere risucchiati in vecchi moduli e schemi, paralizzati dal moto pendolare di opportunismi e settarismi, con tendenze centrifughe burocratiche e provinciali, che s'ammantano di pretesa "democraticità" sol perché sono omogenee in genere ad un logoro personale "politico-democratico" che è ovunque alla perenne, istintiva, spesso perfino inconsapevole ricerca d'occasioni di rivalsa dai suoi fallimenti partitici e sociali.
Se non rischiamo così di dar corpo a fantasmi, forma al nulla, credito a situazioni istituzionalmente debitorie e fallimentari, potremo dilungarci sulle esperienze in questo senso emerse in non pochi luoghi: da Trento a Torino, da Trieste a Genova, da Palermo alla stessa Roma, da Belluno a Milano, dove solo il persistente slancio e attaccamento alla Lega da parte dei divorzisti consente di superare senza preoccupazioni episodi ed errori che altrove sarebbero stati il segno dell'incancrenimento e della sconfitta.
Democrazia diretta. Nel nostro caso, in cui siamo uniti ad un'obiettivo semplice e - letteralmente - incontestabile, questo significa che direttamente ogni militante della Lega, senza mediazioni delegate che non siano quelle minime, funzionali, statutarie, deve poter svolgere e deve svolgere un'attività del tipo di quella che in genere viene definita come "nazionale" (in contrapposto con "periferica") sia rispetto al movimento stesso, sia rispetto alla politica "ufficiale" del paese.
Per questo il tesseramento è nazionale; per questo, abbiamo sempre insistito sull'importanza essenziale di "Battaglia Divorzista" e creato di recente strumenti come "Notizie LID"; per questo, sulla nostra stampa, nelle riunioni, nei dibattiti, nei comizi, nelle circolari abbiamo sempre dato al preminenza alle informazione meticolosa, puntigliosa perfino, sulle situazioni parlamentari, su episodi e problemi contingenti, su avvenimenti accaduti a da temere o da provocare.
Presso Nenni o Tanassi, La Malfa o Vecchietti, Longo o Parri - e Moro o Rumor, vescovi o direttori ed editori di giornali, l'opinione pubblica nazionale o internazionale - il telegramma, la lettera, la visita, la petizione di pochi o di molti, il dibattito in una famiglia od in una sala di conferenze, l'informazione su fatti "parlamentari" o "paesani", "culturali", "politici" o "di cronaca", qualitativamente si equivalgono.
La telefonata o la cartolina di Gabriella Parca o di Mauro Mellini, o di Salvatore Esposito o di Carlo Russo o di Giovanni Rossi o di Marco Pannella, prima ancora di differenziarsi nelle loro singolari peculiarità, si equivalgono sul piano dell'iniziativa politica e civile.
Se coloro che continuano a pensare per vecchia, indotta, tradizionale rassegnazione che "la politica" è per pochi e che "bisogna esser importanti" per fare ed ottenere alcunché, prendessero con loro stessi l'impegno di non lasciar passare mese, o settimana o giorno senza fare uno di quei piccoli gesti quotidiani, che ci sono a tutti consueti nei nostri rapporti personali (appunto la lettera, la telefonata, la conversazione, il telegramma), anche in qualità e funzione di militanti della LID, s'accorgerebbero ben presto di quanto è vicino e "esercitabile" il potere che ci hanno abituati a considerare privilegio per pochi.
Per questo la struttura della LID si basa sul tentativo di centralizzare il massimo dei servizi di informazione e di organizzazione di iniziative comuni per ogni socio. Per questo il miraggio di riuscire ad avere centomila indirizzi e targhette metalliche (con un targhettatore elettrico) una tiratura seria di "Battaglia Divorzista", la possibilità di spedire in uno o due giorni anche - se necessario - decine di migliaia di fogli di informazione e di suggerimenti tecnici continua a parerci dover essere assolutamente realizzato; rifiutando la stupida illusione di poter aver centinaia, o anche solo decine, di "sedi" in Italia, di ciclostili, di impiegati più o meno volontari, di forme gerarchiche e burocratiche permanenti e istituzionalizzate, di "organizzazioni periferiche", di "programmi regionali o locali", di "tattiche politiche" adeguate alle varie situazioni ambientali, ecc...
Le attività essenziali, importanti, non esigono affatto tutte queste strutture e abitudini: anzi spesso non le tollerano. Quando nasce un obiettivo particolare, importante, condiviso ampiamente le riunioni nascono praticamente da sole, la divisione dei compiti e del lavoro - in questa prospettiva - diventa quasi spontanea e automatica.
La massa dei divorzisti e dei laici della LID l'ha perfettamente compreso ed è questo che interessa loro, mi sembra. Accorrono se c'è da fare con slancio qualcosa di preciso, scompaiono davanti alla pretesa di una routine organizzativa istituzionalizzata e di tipo pratico.
Per le poche, essenziali occasioni di nuove scelte tattiche importanti c'è il Congresso, ci sono i convegni informali a livello cittadino o regionale, le riunioni e i comizi.
Il resto è logorrea, prodigalità, dispersione.
Se non viene assicurato e potenziato il centro di osservazione, informazione e di proposta sul problema del divorzio e sulla battaglia relativa, sul quel che quotidianamente accade in Parlamento, nei Partiti, fra i gruppi dirigenti, nel mondo clericale e reazionario, in quello laico, cosa se ne farà il cittadino iscritto alla Lega dell'organizzazione provinciale, della sede locale, dell'assemblea cittadina e del convegno regionale? Cosa potrà - in concreto - fornirvi e determinare?
Se invece è al corrente di quel che accade nei principali centri decisionali potrà intervenire, nei modi che riterrà più opportuni e che gli sono più congeniali, perché si giunga a risultati che lo interessano e che condivide.
Il nostro problema (le inchieste del tipo di quella della "Domenica del Corriere" lo hanno ampliamente dimostrato) non è tanto quella di convincere la maggioranza degli italiani che il divorzio non è la mostruosa minaccia per l'amore e la famiglia che i clericali cercano di denunciare, ma quello di individuare e raggiungere e organizzare un numero sempre maggiore di cittadini, favorevoli e che non sanno come poter entrare in contatto e poter lavorare con noi per spazzare via le ultime, poderose resistenze politiche e confessionali contro l'introduzione della dissolubilità del matrimonio.
Se, per esempio, in alcune migliaia ci muovessimo contemporaneamente, lo stesso giorno, con la stessa durezza verso la RAI-TV, contro il suo ignobile comportamento otterremmo sicuramente il soddisfacimento di quei diritti di informazione e di dibattito che andiamo invocando, e che anni di pressioni e di proteste e di tentativi sui vertici politici non ci hanno nemmeno permesso di affermare. E se ottenessimo un solo serio dibattito televisivo guadagneremmo cento, mille volte più che un problematico proselitismo attivistico organizzato nelle varie città d'Italia, con i metodi più o meno classici che continuamente ci vengono proposti o veniamo tentando.
Azione diretta. Lo è stata la serie di grandi manifestazioni di massa, a cominciare da quella di Piazza Del Popolo, con le sue nuove formule organizzative, con i cortei-sandwichs, in sit-in, in Piazza del Parlamento a Roma ed in altre città italiane. Lo è certamente quella forma di manifestazione delle proprie opinioni cui abbiamo già precedentemente accennato: il contatto diretto di singoli con determinate persone o organizzazioni; ed al livello di massa: raccolte di firme, petizioni, ondate di corrispondenza relative ogni volta ad un determinato, circoscritto obiettivo.
Si è sempre trattato, con qualche eccezione dovuta alle responsabilità dell'apparato repressivo statale, di azioni non-violente, legali e legalitarie.
Da questo punto di vista possono essere necessarie anche delle novità.
Se l'ostruzionismo parlamentare dovesse ripetersi, per esempio; o, fatto più probabile, nel caso in cui la RAI-TV continuasse a irridere ai suoi doveri costituzionali e contrattuali con i cittadini. In tal caso, stiamo pensando non solo alla difficile organizzazione del non pagamento del canone, ma ad una azione di occupazione di sedi di questo ente.
All'illegalità patente, persistente, prevaricatoria della posizione della RAI-TV alla fine, infatti, non è più possibile rispondere con la difesa diretta dei nostri diritti, visto che lo "Stato" e la "giustizia" sono complici i vittime anziché garanti - come dovrebbero - dei nostri diritti costituzionali e civili.
Sono ipotesi di lavoro cui stiamo già dedicando attenzione e discuteremo quanto prima con i fiduciari della LID delle varie zone, unico tramite possibile oltreché necessario (in questo caso) delle informazioni, oltre che naturali e adeguati punti di riferimento per il dibattito e le decisioni che verranno prese dagli organi direttivi nazionali.
Sono, in buona parte, più che ipotesi e programmi: quel che andiamo facendo e tentando di fare nella incredibile, disarmante povertà di mezzi e di contributi nella quale, specie da alcuni mesi, ci siamo venuti a trovare.
A questo proposito e per terminare, proprio mentre non possiamo che registrare ancora una volta un grande successo del movimento divorzista, un nostro grande successo, abbiamo il dovere di dire a ciascun lettore, ad ogni amico, a tutti i separati ed ai laici che ci soni vicini, che senza un maggior senso di responsabilità ed - in alcuni casi - senza qualche serio sacrificio, la LID e "Battaglia Divorzista" potrebbero essere costrette a decidere di non andare più avanti nella propria opera.
Non è mortificante rivolgere continuamente appelli per il tesseramento, per gli abbonamenti, per delle sottoscrizioni. Non si tratta di questo. Ma lo diventa quando la risposta è o fosse negativa. Ciascuno, quindi, sappia che non rispondere all'appello per una sottoscrizione straordinaria a favore della LID, a quello - ininterrotto - per il rinnovo delle iscrizioni e per l'abbonamento, esercita un suo diritto, perché nessuno è obbligato a sostenere concretamente il lavoro comune; ma sappia anche che compie una scelta: contro il divorzio o avanti con la LID.
Altra alternativa, in realtà non esiste.
Nel peggio, lo verificherebbero agevolmente anche coloro che continuano a dichiarare che "sono con la LID" e non sanno farne altro che l'occasione ed il pretesto per i loro settarismi, dei loro opportunismi, dei loro particolarismi.
Nel meglio, lo riscontreranno coloro che riprenderanno o inizieranno senza riserve una battaglia che ha per posta la felicità di milioni di donne, di bambini, di uomini e la decenza, per non dire altro, dello Stato e della stessa famiglia.