SOMMARIO: La denuncia del comportamento della sinistra che ha approvato in Parlamento l'aumento dei fondi di dotazione dell'ENI.
(NOTIZIE RADICALI N. 55, 29 novembre 1968)
Roma, (N.R.) - Il secondo aumento, nel giro di un anno, del fondo di dotazione dell'ENI è passato alla Camera, in forma definitiva, con il voto favorevole di tutti i partiti. Unica eccezione i liberali, che questa volta - dopo l'umiliazione inflitta a Valerio - hanno dovuto tramutare la consueta astensione in voto contrario.
Sembrava che rispetto alla discussione avvenuta in Senato, qualche fatto nuovo dovesse verificarsi alla Camera. L'orientamento prevalente dei deputati del PSIUP era fino all'ultimo momento quello di astenersi, motivando polemicamente l'astensione. Il compagno Orilia, del Movimento socialista autonomo, è giunto fino al punto di annunciare in aula l'astensione dei suo compagni (socialisti autonomi e indipendenti di sinistra). Poi, al momento del voto i deputati del PSIUP si sono allineati al quasi unanime voto favorevole e Orilia è stato smentito dai suoi compagni di gruppo, i quali pure hanno riversato il loro sì sul provvedimento.
L'avvenimento risale ormai a qualche settimana, ma questi elementi di valutazione e di informazione sono stati sottratti ai militanti e agli elettori dei partiti di sinistra. Riteniamo quindi utile fornirli noi anche se a distanza di tempo. Dobbiamo dire infatti che, assai più del voto unanimistico, ciò che ci preoccupa è questa assenza di dibattito all'interno della sinistra ufficiale, parlamentare e d'apparato sulla politica da seguire nei confronti del capitalismo di stato. L'integrazione della sinistra - di cui parlano tanto i nostri compagni del movimento della contestazione - non passa infatti attraverso i rapporti con un astratto sistema capitalistico, ma attraverso questi concreti meccanismi di potere sui quali si fonda e si consolida il regime.
Intendiamo con questo dire che per il voto sul fondo di dotazione dell'ENI alla Camera e al Senato l'intera sinistra italiana è ormai integrata al regime? Non ci piacciono le generalizzazioni e preferiamo pertanto altre domande: quale influenza hanno su queste scelte vecchie impostazioni ideologiche che non hanno più alcun riscontro nella realtà?
Fino a che punto queste scelte non sono anche la conseguenza, oltre che di errate valutazioni politiche, di più gravi compromissioni?
E' certo tuttavia, che per il peso determinante delle baronie di stato e della tecnocrazia pubblica nel nostro sistema capitalista, queste scelte finiscono per avere una importanza eccezionale sulla intera politica economica ed istituzionale della sinistra e sulle lotte del movimento operaio.
Mentre ci piacerebbe conoscere la giustificazione "socialista" che i nostri rivoluzionari compagni del PSIUP danno al loro comportamento parlamentare, dobbiamo dare atto ai compagni Leonardi (PCI) e Baldani Guerra (PSU) di aver pronunciato, nel motivare il voto favorevole dei loro partiti, discorsi assai più seri di quelli acritici pronunciati al Senato da Pirastu (PCI) e Banfi (PSU). Baldani Guerra ha sollevato con estrema chiarezza il problema dei controlli - oggi inesistenti o vanificati - sulle partecipazioni statali: quelli politici non meno di quelli amministrativi e giurisdizionali. Il compagno Leonardi ha fatto una analisi critica indubbiamente apprezzabile sulla politica complessiva dell'ENI e delle PP.SS.
La logica conclusione di queste argomentazioni avrebbe dovuto essere il voto contrario. Può infatti continuare ogni volta il compagno Leonardi a riproporre le proprie critiche di fondo - che presuppongono una politica alternativa rispetto a quella delle forze del regime - per poi confluire alla fine nel generale voto favorevole della maggioranza e delle destre?
L'aumento del fondo di dotazione - dice Leonardi - crea comunque le condizioni per una maggiore autonomia dell'ENI, e in generale degli enti pubblici rispetto al capitalismo privato. Questa giustificazione oltre che contraddittoria con il resto del discorso - ci sembra anche, dopo la Montedison, dopo il comportamento privatistico messo in atto in ogni occasione dagli enti pubblici ormai smentita dai fatti.
Ma sono scelte troppo importanti perché il dibattito non debba essere reso pubblico per investire tutta la sinistra e l'intero movimento operaio. Un gruppo di compagni, proprio partendo da questa esigenza, inizierà nei prossimi giorni un lavoro collettivo di studio e di documentazione su questo tema: "La Sinistra e il capitalismo di stato". Ci auguriamo che costituisce un primo contributo ad un dibattito che serva a delineare una politica alternativa in un settore di fondamentale importanza per la politica complessiva della sinistra.