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Direzione Nazionale - 9 marzo 1969
RIUNIONE DI DIREZIONE DELL'8 E 9 MARZO 1969

SOMMARIO: Il resoconto dei lavori della Direzione nazionale del Pr che si è svolta l'8 e 9 marzo 1969.

La direzione ha discusso i seguenti temi all'ordine del giorno:

1. Tema specifico ``Rivolta giudiziaria'';

2. Temi di ordinaria amministrazione della vita del partito e temi di attualità politica, in particolare:

2.1. relazione del segretario nazionale sull'organizzazione del lavoro e la specificazione degli strumenti di cui si servirà insieme alla Giunta esecutiva;

2.2. relazione del tesoriere sul lavoro di preparazione del bilancio consuntivo '68 e del bilancio preventivo:

2.3. documento politico sulla campagna per il referendum popolare per l'abrogazione del Concordato e iniziativa per il lancio della campagna;

2.4. esame della situazione politica: costituzione dell'ACPOL, congresso comunista, iniziative dei gruppi extraparlamentari.

3. Rapporti con le Federazioni.

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1. TEMA MONOGRAFICO: ``RIVOLTA GIUDIZIARIA''

1.1 Relazione introduttiva

La discussione è avvenuta sulla base di una relazione preparata, per incarico della direzione, dal compagno Giuseppe Ramadori.

Il relatore ha affermato che la cosiddetta crisi della giustizia, investe non solo il funzionamento tecnico della ``macchina giudiziaria'', e il processo di applicazione delle leggi, ma lo stesso processo di formazione delle leggi. La giustizia - intesa in questo senso più ampio che va oltre il suo significato giudiziario, è uno degli strumenti attraverso cui le forze che hanno interesse alla conservazione dell'attuale regime di classe si servono per difendere il loro potere; è una delle barriere contro cui si scontrano le classi nuove, gli oppressi, i perseguitati. La crisi della giustizia non può quindi trovare soluzione né sotto il solo profitto di leggi migliori e più giuste, né sotto il solo profilo di una migliore applicazione delle leggi esistenti. Il problema è unico e la lotta per la giustizia va condotta globalmente: non può essere quindi generica lotta di opinione per leggi più giuste, né solo impegno corporativo degli operatori della giustizia per ottenere una modifica del sistema giudiziario; ma

lotta di classe a partire dalle rivendicazioni degli utenti e delle vittime della giustizia. Il collettivo di lotta ``Rivolta giudiziaria'' dovrebbe pertanto svolgere una azione organizzata, intervenendo con iniziative specifiche nel meccanismo giudiziario e servendosi delle contraddizioni esistenti nel nostro sistema legislativo, ma a partire da queste rivendicazioni, tenendo conto che al perseguitato della polizia, al carcerato che attende il giudizio, al condannato ingiustamente, all'inquilino sfrattato, al lavoratore che non riesce ad ottenere giustizia dal proprio datore di lavoro non interessa sapere se la giustizia non funziona per colpa di leggi ingiuste o per cattivo funzionamento dei Tribunali, ma interessa e si preoccupa del risultato ultimo della giustizia, dei suoi effetti.

E' questo che consente di trovare un denominatore comune delle vittime e degli utenti della giustizia, di dar loro organizzazione, dignità e finalità alla loro protesta. Sta alla lotta radicale impedire che questa protesta abbia solo effetti riformistici in senso deteriore, dargli obiettivi libertari, mettendo in luce tutta la carica rivoluzionaria che può avere una azione tesa a modificare il rapporto fra cittadino e comunità e cittadino-governo della comunità.

Come obiettivo nazionale di questo tipo di lotta, il relatore ha proposto l'organizzazione di una ``giornata nazionale di protesta'', i cui protagonisti dovrebbero essere gli ``utenti'' della giustizia.

1.2. A proposito della costituzione dei gruppi

Sulla relazione si è sviluppato il dibattito.

E' stato innanzitutto rilevato che, contrariamente a quanto si era previsto nella precedente riunione di direzione, non è avvenuta la costituzione ufficiale del gruppo ``Rivolta giudiziaria'' da parte dei compagni direttamente impegnati a condurre la lotta radicale a partire dai problemi della giustizia. La direzione che aveva ritenuta matura questa costituzione, prendendo atto del ritardo, ne ha sottolineato l'urgenza. Sul piano del metodo, nello sforzo di attuazione dello statuto, la direzione ritiene che sia un grave rischio di impoverimento e di dispersione per il Partito non tradurre in collettivi di lavoro - e quindi in precise ed omogenee strutture - le iniziative di lotta che si sono sviluppate grazie all'impegno politico di militanti radicali. Questo non solo contrasta con le indicazioni statutarie, ma rischia di ripetere i difetti che hanno caratterizzato l'azione del Partito negli anni precedenti, quando una serie di fronti di lotta venivano aperti con successo (ENI, INPS, assistenza ecc.) e poi a

bbandonati per mancanza di un adeguato impegno e di strutture necessarie al loro sviluppo. Se questa allora poteva essere una conseguenza del prevalente impegno del Partito nel ricostruire le sue strutture nazionali, oggi finirebbe per paralizzare ogni concreta possibilità di sviluppo organizzativo e di attuazione dello statuto.

E' stato risollevato dal compagno Vittorio Carena, assente alle precedenti riunioni della direzione, il problema della opportunità di procedere nella attività di attuazione dello statuto attraverso la costituzione di gruppi e collettivi di lotta. Lo stesso compagno ha sottolineato due pericoli: 1) il pericolo di una impostazione corporativa e settoriale; 2) il pericolo di una attività politica che si svolga prevalentemente fuori del partito e che sia impossibile ricondurre al Partito (ha citato a questo proposito lo esempio della LID).

Riprendendo il dibattito che in proposito era già stato affrontato ampiamente sia nel congresso che nelle precedenti riunioni di direzione si è chiarito:

1) che l'articolazione federativa del partito, secondo le indicazioni dello statuto, in gruppi, risponde alla esigenza di superare nelle lotte libertarie quel processo di frantumazione individualistico e ribellistico che è una conseguenza tipica del regime di classe e della società dei consumi. Ogni azione deve essere condotta da un gruppo che sappia essere collettivo di lotta. Quanto ai rischi di impostazioni settoriali, privilegiare un determinato settore e un determinato tipo e metodo di lotta, rispetto ad altri, non significa spezzare la politica e le lotte generali del Partito, ma portare in quel settore e attraverso le iniziative che si è scelto di condurre gli obiettivi del Partito.

2) I collettivi di lotta devono nascere come organismi federati del partito. Il tipo di scelta che con essi si compie è radicalmente diversa da quella compiuta al momento della costituzione della LID. Per gli scopi che si è proposta, la LID è nata e si è sviluppata come organismo, indipendente, aperto per la sua stessa natura a militanti di tutti i partiti o di nessun partito.

Ritenendo il tema di interesse generale per il partito ha ritenuto di sviluppare su di essa il dibattito.

1.3. L'inefficienza della giustizia

La direzione ha concordato nel ritenere che rispetto agli interessi di potere delle forze del regime non si può parlare di ``crisi della giustizia''. L'inefficienza della giustizia è in realtà funzionale alle esigenze di conservazione del regime e ai suoi scopi repressivi. Nel settore penale la lentezza delle procedure, la macchinosità delle istruttorie, la lunghezza del processo prima della sentenza rendono possibile una giustizia sommaria amministrata direttamente dagli uffici delle Procure delle Repubbliche. Così nel settore amministrativo l'inefficienza serve a vanificare i controlli sull'uso che le forze del regime fanno dello Stato e nel diritto del lavoro protrae oltre il momento del licenziamento lo sfruttamento della fabbrica impedendo all'operaio la realizzazione dei propri diritti.

Si è invece discusso se la scelta dell'inefficienza rappresenti un fatto contingente nella politica del regime o non costituisca invece un fenomeno di più lungo periodo: se cioè il regime possa realizzare una giustizia efficiente che consenta di assicurare la difesa dei propri interessi e la realizzazione dei propri scopi in maniera più diretta e sicura di quanto oggi non garantisca l'inefficienza.

Si è osservato, a questo proposito, che è probabile che alcune delle attuali disfunzioni tecniche potranno essere eliminate nei prossimi mesi o anni; ma non è pensabile che nella attuale situazione politica e sociale il regime possa darci una giustizia che assicuri in forma più diretta una maggiore efficacia repressiva: per arrivare a questo il regime dovrebbe disporre di un retroterra sociale e di una situazione politica profondamente diversi dagli attuali e dovrebbe ricorrere in ogni caso ad una aperta svolta totalitaria. A meno quindi di cambiamenti improvvisi e radicali, è legittimo presumere che l'attuale situazione continuerà, salvo modifiche marginali, ancora per un lungo periodo. Si è ricordato, sempre a questo proposito, il fallimento di un progetto di riforma involutivo, rispetto alle stesse leggi vigenti, quello di riforma del Testo Unico delle leggi di P.S. presentato nella scorsa legislatura dall'ex Ministro degli Interni Taviani.

Si è anche escluso che le forze dell'attuale centro-sinsitra, possano determinare una razionalizzazione del sistema in vigore sull'esempio di altri Stati capitalisti, nel senso cioè di far funzionare pienamente e liberamente, sia pure entro limiti determinati, i meccanismi propri dello Stato di diritto. Con motivazioni analoghe a quelle contenute nella mozione conclusiva del V congresso nazionale, si è sostenuto che questa razionalizzazione democratica è impedita in Italia dalla pressione degli interessi corporativi, clericali, e del neocapitalismo di Stato che costituiscono la concreta struttura di potere del regime.

L'improbabilità di una aperta svolta totalitaria, almeno a breve scadenza, e la impossibilità di una razionalizzazione in senso democratico-occidentale manterranno perciò in vita le contraddizioni fra interessi di regime e necessità di una loro legittimazione democratica. La lotta radicale deve far perno su queste contraddizioni.

1.4. Scopi e finalità della ``Rivolta giudiziaria''

Dibattendo sulle finalità della lotta radicale a partire dai problemi della giustizia, ci si è chiesti se lo scopo di questa lotta debba essere quello di aumentare le contraddizioni al fine di paralizzare la giustizia, contestando non solo il modo nel quale viene attuata, ma il ruolo stesso della giustizia; o se non piuttosto si debba agire sulle contraddizioni al fine di paralizzare quelle leggi e quei meccanismi giudiziari che il regime ha interesse a render efficienti, proponendosi invece di attivare quelle leggi e quei meccanismi che sono suscettibili di nuocere al regime e di cui il regime impedisce l'attuazione e il funzionamento.

Si è riproposta così all'attenzione della direzione una tematica propria del movimento liberatorio: se sia possibile parlare di "leggi giuste" o se le leggi - in quanto cristallizzazioni di determinati rapporti di potere - non siano sempre ingiuste.

Si è osservato a questo proposito che l'astoricità tipica del movimento anarchico ne ha fatto una vittima necessaria della storicità della esistenza umana in una società che si articola per regole rigide e non rigide. A meno di non cadere nelle astrazioni proprie del giusnaturalismo - il mito dell'uomo buono sviato e snaturato dallo Stato - non si può trascurare nell'azione politica la possibilità di ottenere anche attraverso le leggi una riduzione dell'apparato repressivo dello Stato; si è anche osservato che le leggi dello Stato possono essere in molti casi un elemento di riduzione e di costrizione di norme sociali esistenti in un determinato tipo di società: si è citato come esempio l'effetto che leggi sulla libertà sessuale potrebbero avere sulle fobie e i tabù della società contadina.

Una concezione della rivoluzione come fatto istantaneo e violento ha fatto prevalere il momento della ``presa del potere'' rispetto al momento realmente rivoluzionario della dissoluzione del potere come potere di un ceto dirigente e della socializzazione del potere. Se il movimento anarchico, che non ha mai rinunciato a questo obiettivo è fallito per il suo rifiuto della storia e la sua incapacità di agire a partire dalle contraddizioni della storia, lo storicismo marxista ha respinto questo obiettivo al di fuori della storia relegandolo a un momento finalistico e catartico, riproducendo intanto nella organizzazione dello Stato socialista le stesse caratteristiche autoritarie e repressive dello Stato che si era abbattuto. Pur valutando l'importanza del momento della presa del potere attuata in forma violenta (attraverso il rovesciamento del regime preesistente) o non violenta (attraverso un cambiamento di maggioranza), si è detto che la lotta radicale deve riproporre gli obiettivi della rivoluzione libertari

a come obiettivi e conquiste storicamente raggiungibili.

Si è riproposto quindi il vecchio interrogativo - cui la sinistra marxista ha sempre dato una risposta unilaterale - se i principi della rivoluzione borghese, le aspirazioni della destra storica ad una giustizia giusta, le possibilità di uno Stato di diritto siano soltanto delle mistificazioni storiche.

Si è detto che non ci si può limitare a constatare le contraddizioni fra i principi e le aspirazioni della rivoluzione borghese - che è nata come rivoluzione profondamente umanistica - e la concreta evoluzione storica della società borghese. Se bisogna, al contrario, agire su queste contraddizioni, non sono quei principi e quelle aspirazioni che vanno combattuti, ma vanno combattuti coloro che arbitrariamente vi si richiamano: gli stessi che, nell'esercizio della giustizia, fanno leggi e sentenze che contraddicono quei principi e quelle aspirazioni.

In definitiva quelle posizioni che tendono a negare la possibilità della giustizia sono posizioni disfattiste.

Si è osservato, sempre a questo proposito che l'evocazione della ``crisi dello Stato'', è uno dei temi di cui tradizionalmente si servono le classi dominanti per ottenere un rafforzamento autoritario. Di fronte a questo discorso cui è sensibile la vasta opinione pubblica è necessario che parte una risposta da sinistra. Il rifiuto dogmatico dello Stato è, di fronte a questi problemi, uno dei motivi fondamentali di debolezza della sinistra, ed in particolare della sinistra contestatrice. Di qui l'incapacità di far comprendere alle masse come la cosiddetta crisi dello Stato sia conseguenza diretta della gestione capitalista, clericale, corporativa e classista e non dell'azione contestativa della sinistra. Di qui anche il rischio permanente di isolamento delle forze di sinistra e l'opportunità gratuitamente offerta alla destra di convogliare anche forze sociali non necessariamente unite dagli stessi interessi di classe.

1.5. I metodi della ``Rivolta giudiziaria''; prime indicazioni

Si è convenuto che una lotta radicale deve rompere ogni limite corporativo: non può essere lotta degli ``operatori della giustizia'', ma lotta democratica degli ``utenti'' e delle vittime della giustizia. Non si può ignorare che chi opera all'interno del sistema giudiziario è costretto dagli stessi meccanismi giudiziari a complicità cui istituzionalmente è difficile sottrarsi (si pensi al meccanismo della ``difesa d'ufficio'' che è divenuto in pratica ``ufficio di sicario'' per consentire di condannare la gente senza difesa). Si è accennato, a titolo orientativo alla possibilità e opportunità di promuovere associazioni di ``perseguitati civili'' o di ``famiglie di carcerati''.

Si è discusso sulla opportunità di generalizzare il sistema delle denunce e degli esposti sia contro fatti di corruzione, di ingiustizia e di violenza, sia contro palesi illegalità degli stessi magistrati nella conduzione dei procedimenti.

Si è sottolineata la necessità che sia il primo che il secondo tipo di iniziative nascano come scelte politiche decise collettivamente sia negli obiettivi sia nei metodi di lotta dal gruppo che deve essere costituito in seno al Partito.

Si è discusso anche della opportunità di far perno sulle contraddizioni esistenti fra norme costituzionali e leggi. La direzione ha concordato su questo, rilevando l'orientamento di una corrente di magistrati che utilizza il riferimento alla Carta costituzionale come riferimento valido nella interpretazione delle leggi. Si è tuttavia sottolineata la necessità di non trasformare questa scelta politica in una accettazione ed esaltazione della attuale Costituzione repubblicana, ripetendo gli errori della sinistra. La Costituzione va combattuta e va superata in tutte quelle parti che limitano la libertà (esercito, ordinamento proprietario, rapporti Stato-Chiesa, ecc.).

Si è deciso di preparare un documento di denuncia e di analisi della direzione del Partito, formulato in modo da definire una politica radicale per la giustizia capace di reggere al di là della contingenza politica.

Quanto al rischio che un documento di questo genere diventi ideologico si è osservato che non si deve confondere una posizione antideologica con una posizione antiteorica e antiscientifica. L'ideologia è la cristallizzazione di un sistema di teorie e di acquisizioni scientifiche, mentre un lavoro di riduzione alla semplicità di tipo scientifico e definitorio è per sua natura antideologico dovendo operare quel tipo di divisione delle scelte in base alle quali si costituisce a sistema una serie di teorie e di nozioni scientifiche.

Il documento sarà preparato dai compagni Pannella e Ramadori sulla base di una serie di appunti che ciascun membro di direzione metterà a loro disposizione nei prossimi dieci giorni. Il documento sarà poi discusso e approvato nella successiva riunione di direzione.

2. TEMI DI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE DELLA VITA DEL PARTITO E DI ATTUALITA' POLITICA

2.1. Organizzazione del lavoro del segretario della Giunta

Il segretario del Partito ha precisato gli strumenti di cui intende servirsi, insieme alla Giunta esecutiva, per realizzare i suoi compiti statutari ed il mandato congressuale.

Essi sono:

"Sede": l'attività del segretario e della Giunta è stata concentrata in una sola stanza, che per ragioni di funzionalità sarà riservata alle sole persone che debbono lavorarvi (Segretario, membri della Giunta, tesoriere).

"Strumenti di lavoro": sono state installate nella stanza scrivanie, mobili metallici ed una macchina da scrivere; sono stati organizzati archivi di stampa, di corrispondenza e di documentazione: tra gli indirizzari a disposizione del partito, il segretario e la giunta hanno ritenuto di doversi servire (e si sono assunti il compito di curarne l'aggiornamento) dei seguenti: iscritti, 1967 - anno anticlericale, ``Notizie Radicali'' (quest'ultimo indirizzario è in corso di verifica); è in via di formazione uno schedario di quei simpatizzanti che possono considerarsi ``potenziali militanti'' del partito: la ripresa della pubblicazione periodica di ``Notizie Radicali'' la cui responsabilità è affidata al compagno Marcello Baraghini, assicurerà i rapporti con gli iscritti, con la cerchia dei ``potenziali militanti'', con la stampa.

"``Notizie Radicali''". Periodicità: settimanale. Contenuto: pubblicazione di tutti i documenti riguardanti l'attività nazionale del Partito (dichiarazioni, comunicati stampa, ecc) segnalando tutto ciò che sulla stampa di informazione è apparso riguardante la vita del Partito; altre notizie del partito; notizie esterne al Partito che per il loro contenuto radicale sono ignorate o deformate dalla stampa; si cercherà di realizzare anche dei numeri, speciali del notiziario sia per il contenuto (numeri monografici) sia per la diffusione (a indirizzari più ampi o a indirizzari particolari scelti in funzione del contenuto).

"Metodi di lavoro": il lavoro della giunta esecutiva è stato riorganizzato con l'attribuzione di incarichi specifici.

"Servizi": il lavoro di copisteria e di allestimento si è finora commissionato all'esterno del partito; si sta ora studiando la possibilità per il lavoro di copisteria di ricorrere ad una dattilografa (tre mattine o tre pomeriggi a settimana) pagata ad orario.

La direzione ha preso atto delle comunicazioni del segretario ed ha espresso l'opinione che sia ormai divenuta urgente e essenziale la ripresa delle pubblicazioni con periodicità regolare di ``Notizie Radicali'' ed ha rivolto a questo scopo una raccomandazione al segretario. Il compagno Mellini ha informato che la Giunta conta di riprendere la periodicità regolare della Agenzia entro dieci giorni dalla riunione della direzione.

2.2. Relazione del tesoriere: lavoro di preparazione del bilancio preventivo

Il tesoriere ha presentato alla direzione due documenti: la situazione debitoria aggiornata e l'elenco nominativo aggiornato della situazione versamenti e quote degli iscritti.

Il secondo documento, da quanto è risultato dalla relazione del tesoriere e dal successivo esame della direzione, deve considerarsi esatto al 90%, con eventuali errori in meno rispetto alla situazione reale. Questo inconveniente, che rende necessario un ulteriore lavoro di integrazione e di ricerca, è dipeso essenzialmente dalla vacanza dell'incarico di tesoriere nella precedente gestione. Gli stessi inconvenienti sono stati eliminati dall'attuale tesoriere nell'organizzazione del proprio lavoro.

In attesa di questa integrazione, la direzione ha ritenuto il documento valido come base per una prima valutazione e ha dovuto prendere atto della grave situazione deficitaria che si è verificata nella riscossione delle quote. Dal documento risulta, tra l'altro, che attualmente solo il 24% delle entrate è costituito dalle normali quote sociali, mentre i contributi volontari coprono il restante 76%, e che solo il 26% ha ottemperato all'obbligo del versamento delle quote.

La direzione ritiene che questa situazione sia in contrasto con lo statuto del partito che rende obbligatorio l'autofinanziamento e che considera il versamento della quota minima di 1000 lire mensile come requisito essenziale per la qualità di socio del partito.

Al fine di porre rimedio a questa situazione e di verificare il numero degli iscritti reali sono state avanzate da alcuni membri di direzione le seguenti proposte: 1) esaminare l'opportunità di considerare decaduto dalla iscrizione quel compagno che non abbia pagato la quota per tre mesi consecutivi; 2) condizionare la partecipazione al congresso al pagamento della intera quota annuale; 3) chiudere con un certo anticipo rispetto allo svolgimento del congresso le iscrizioni che danno diritto a questa partecipazione. La direzione si è riservata di approfondire queste proposte.

La direzione ha preso atto dell'impegno del tesoriere di completare per la prossima riunione il lavoro di preparazione del bilancio preventivo e lo ha invitato a studiare nuove iniziative politiche di finanziamento, da includere in apposite voci nel bilancio stesso.

In risposta alla richiesta di un membro di direzione il tesoriere ha assicurato che tendenzialmente si preoccupa nel suo lavoro di separare il bilancio nazionale del partito da quello romano oggi prevalentemente impegnato nel finanziamento delle strutture nazionali.

In merito ad alcune posizioni sulla mancata pubblicazione dei bilanci l'ex Segretario del Partito Spadaccia ha precisato che la mancata presentazione del bilancio di tesoreria è esclusivamente dovuta alla vacanza della carica di tesoriere verificatesi fino al congresso. Spadaccia ha ricordato che nella sua relazione disse che se il congresso lo richiedeva, era in grado di rispondere della situazione contabile, economica e finanziaria del partito. Nessuno dei presenti al congresso, tuttavia, sollecitò il dibattito sui temi. La precisazione dell'ex Segretario è riscontrabile nella registrazione degli atti congressuali.

2.3. Iniziativa di referendum per l'abrogazione del Concordato

Mellini e Spadaccia hanno riferito su questo argomento presentando un documento politico secondo le linee discusse nella precedente riunione e illustrando un programma di lavoro.

Sono state proposte alcune modifiche al documento. Questo sarà quanto prima portato a conoscenza degli iscritti nella sua forma definitiva.

E' stato poi discusso il programma di iniziative per il lancio della campagna nazionale per il Referendum. Si è in linea di massima stabilito il seguente programma:

1) la direzione, al fine di sollecitare l'attenzione della stampa ritiene che invece di una conferenza stampa si debba tentare di realizzare una formula mista conferenza stampa-dibattito nella quale il segretario del Partito dovrebbe illustrare i motivi della iniziativa radicale ed esponenti parlamentari dei partiti laici - esprimere la loro opinione sulla iniziativa stessa. E' fra l'altro possibile che già in questa situazione sia possibile trovare qualche parlamentare che assuma posizione favorevole. Naturalmente il dibattito sarà aperto anche a posizioni nettamente contrarie.

2) Solo in un secondo momento, dopo che si sarà potuta valutare l'eco che l'iniziativa avrà avuto sulla stampa, si potrà definire il programma organizzativo della campagna che subirà delle varianti a seconda del grado di penetrazione che l'iniziativa avrà registrato nell'opinione pubblica.

La direzione ha tuttavia suggerito fin d'ora la costituzione di un comitato di appoggio della campagna, aperto anche a personalità indipendenti o di altri partiti. Nel caso di quelle persone interpellate che rifiutano l'adesione al comitato ma ritengano negativa e pericolosa la prospettiva della revisione si è anche suggerito di proporre come alternativa subordinata la sottoscrizione di un manifesto contro la revisione.

2.4. Attualità politica

Nell'esame della situazione politica la direzione ha discusso dei tre fatti più rilevanti avvenuti nell'intervallo tra le due riunioni: l'annuncio della costituzione dell'ACPOL, il congresso del PCI e i fatti universitari di cui è stato protagonista il movimento studentesco.

Per quanto riguarda l'annuncio della costituzione dell'ACPOL, in quanto questa iniziativa non si configura né ha interesse a configurarsi come secondo partito cattolico il giudizio che se ne può dare - per quanto riguarda i contenuti della sua politica e gli effetti che avrà sullo schieramento della sinistra - non deve essere negativo. In generale l'unico metro di giudizio per i radicali davvero valido su una forma politica è quello di carattere strutturale (finanziamenti, organizzazione interna autoritaria o libertaria ecc.) e da questo punto di vista il giudizio non può essere diverso da quello dato a suo tempo sul PSIUP: cioè di una forza nuova destinata a raccogliere energie, posizioni politiche di per sé positive all'interno tuttavia di una organizzazione che nel giro di pochi anni, proprio per il modo nel quale si è formata e costituita, si è trasformata, nel caso del PSIUP, in un rigido apparato di tipo stalinista. Quando si è espresso, soprattutto da sinistra, un giudizio sulla positività delle ACLI,

nessuno ha ritenuto di dover riflettere che quella positività si reggeva sui finanziamenti vaticani e paravaticani e sui finanziamenti del neocorporativismo di stato (Patronati assistenziali ecc.). Se l'ACPOL nasce come una forza che avrà bisogno di un bilancio molto elevato, di una organizzazione burocratica e quindi dei finanziamenti esterni necessari per assicurarli, essa non può pretendere di diventare una forza nuova e di rinnovamento, ma sarà destinata a ripetere quali che siano i propri contenuti politici, gli stessi difetti della tradizionale sinistra di apparato.

Sul congresso comunista si è osservato che il maggiore elemento di novità è rappresentato dall'affiorare, in alcune componenti della cosiddetta ``Nuova sinistra'' comunista, di una tematica libertaria. Questo è avvenuto nei discorsi di Pintor e di Caprara, anche se questa tematica sembra subordinata allo scopo di ottenere una maggiore efficacia della strategia del PCI.

Si è sostenuta la necessità di riprendere il discorso che è stato proprio del Partito negli anni passati e che unifica nel giudizio sinistra di governo e sinistra di opposizione, accomunando in questo giudizio quelle forze della ``nuova sinistra'' extraparlamentare che si presentano con connotati di vecchiaia ideologica e con caratteristiche autoritarie.

Sono stati poi affrontati una serie di temi di valutazione sul Movimento Studentesco che ci limitiamo ad enunciare: il rischio che la violenza diventi una licenza tollerata dal regime e preferita come terreno di scontro dall'avversario con conseguente rischio di isolamento; ideologia dei gruppetti di ispirazione marxista che hanno l'egemonia del Movimento e superamento della loro linea politica; applicabilità delle analisi marxiane ai ceti impiegatizi e tecnici; ipotesi di una politica per il ``ceto'' studentesco (possibili conseguenze strutturali della lotta per il salario e per lo statuto dello studente come lavoratore intellettuale).

3. RAPPORTI CON LE FEDERAZIONI

Sotto questo punto all'ordine del giorno sono stati trattati esclusivamente due punti riguardanti la federazione di Milano.

I compagni Strik-Lievers e Carena hanno richiesto che la direzione prendesse atto di due inesattezze contenute - a loro avviso - nel documento relativo ai lavori della precedente riunione di direzione nella parte che riguardava la federazione milanese (pag. 4 punto 1.4. di ``Notizie Radicali'' n· 62).

La prima inesattezza era relativa alla denuncia della ``comunicazione di dati inesatti su assemblee e riunioni''. Da un controllo dei verbali questa affermazione non risulta corrispondente a verità. La direzione ha dato atto della inesattezza del resoconto apparso sul bollettino di informazione.

Il secondo punto in esame riguardava invece ``la pretesa, ufficialmente espressa (dalla federazione milanese) di subordinare l'adempimento dell'obbligo di pagare le quote statutarie direttamente alla segreteria nazionale alla realizzata pubblicità dei bilanci'', pretesa giudicata ``inaccettabile'' dalla direzione. Dando lettura della lettera della Segreteria dimissionaria della federazione diretta al segretario e al tesoriere, il compagno Strik-Lievers ha rilevato che attraverso quella lettera (che faceva seguito ad una deliberazione dell'Assemblea) la federazione si limitava a subordinare alla pubblicità dei bilanci la propria azione di propaganda presso gli iscritti perché regolassero la loro posizione nei confronti del partito. La direzione nazionale non ha condiviso questa interpretazione ed ha deliberato, con tre astensioni, di ribadire il giudizio già espresso su questo argomento.

Il segretario del partito ha dato comunicazione delle dimissioni con motivazioni politiche, del compagno Carlo Oliva dalla Giunta esecutiva del Partito.

RETTIFICA

Nel n· 62 di ``Notizie Radicali'' a pag. 6, sotto il titolo: 2 problemi politici attuali, è stato dato resoconto del dibattito avvenuto nella riunione di direzione dell'1/2, su alcuni temi di politica generale. Per un errore di trascrizione non è stato registrato che il compagno Giuliano Rendi espresse, in quella sede, una analisi ed un giudizio diversi da quelli fatti propri dagli altri compagni della direzione.

Ad avviso di Rendi, i mutamenti nella situazione politica internazionale, contrassegnati dall'avvento di Nixon e dai fatti di Cecoslovacchia possono solo significare una minor probabilità di appoggio internazionale alle forze antiautoritarie, e nulla più. L'esempio greco, ad avviso di Rendi, non sarebbe indicativo, in quanto in Italia il regime liberale è penetrato abbastanza (anche se non quanto in Inghilterra ed in Francia, ma cento più che in Austria ed in Germania) soprattutto nel dopoguerra in reazione al fascismo. La situazione economica, altresì, è caratterizzata in Italia dall'assenza di pieno impiego, e perciò dall'assenza di un tale fattore di equilibrio tra sindacati e industriali, che non hanno grossi problemi di potere, per il momento, da affrontare. Le manifestazioni autoritarie dei vari paesi europei, specie nei riguardi del movimento studentesco, non sono ancora tali da portare ad una involuzione completa.

 
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