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Mellini Mauro - 29 marzo 1969
BILANCIO E PROSPETTIVE DELLA POLITICA ANTICLERICALE DEL P.R. (di Mauro Mellini Segr. Naz. del P.R.)

SOMMARIO: Ad un anno di distanza dal ciclo di manifestazioni dell'"Anno Anticlericale", l'autore presenta un bilancio della campagna affermando che l'obiettivo che il Pr si era prefisso è stato raggiunto. Il tabù dell'anticlericalismo è stato infatti spezzato e da più parte si accetta la necessità di una lotta sistematica contro le strutture clericali, come fondamento necessario di ogni rinnovamento del paese.

(NOTIZIE RADICALI N. 66, 29 marzo 1969)

All'inizio del 1967, il Partito Radicale rivolgeva un appello a tutti i cittadini democratici e laici per un ciclo di manifestazioni nell'arco del ``1967 - Anno anticlericale''.

Il significato e lo scopo di tale iniziativa era ben chiaro: occorreva spezzare il tabù del cosiddetto ``superamento'' dell'anticlericalismo, il comodo alibi che ha consentito per troppi anni tutte le rinunzie e tutte le umiliazioni ai cosiddetti ``laici'' per qualche inacidito e scarso piatto di lenticchie, e che invece ha permesso al clericalismo nostrano di piantare indisturbato le radici del suo potere nella società italiana.

Si cercò subito, da parte clericale, di attribuire all'iniziativa radicale un carattere soltanto evocativo, come se si trattasse di una specie di carosello storico, di sagra retrospettiva di un atteggiamento superato. Così la ``Civiltà Cattolica'', organo dei gesuiti, cercò di descrivere la manifestazione di apertura all'Adriano, il 12 febbraio 1967. Ma nessuno sforzo poteva cancellare il fatto che per la prima volta da decenni una manifestazione anticlericale aveva raccolto una folla enorme ed eccessa. Le altre manifestazioni che sono seguite in varie città d'Italia hanno avuto egualmente un successo superiore al previsto. Nell'estate usciva un numero a stampa ed a grandissima tiratura di ``Agenzia Radicale'' dedicato all'Anno Anticlericale, che recava, anche sul piano dell'elaborazione delle posizioni e degli obiettivi, un notevolissimo contributo allo smantellamento di certi preconcetti e di certe renitenze. Il concorso finanziario di cittadini anche iscritti ad altri partiti, è stato notevole ed a loro v

a il merito di aver reso possibile lo sviluppo della iniziativa.

E' vero che, anche nella stampa e negli ambienti politici di sinistra si sono verificati episodi di incomprensione e peggio, come l'ignobile e stupido articolo a firma ``Marzio'' su ``Paese Sera'', in cui l'appello rivolto per l'Anno Anticlericale agli insegnanti veniva additato come un tentativo di coartare la libertà di coscienza degli studenti. Ma è vero anche che solo i ciechi, i distratti o le persone in malafede potevano non vedere che il Partito Radicale aveva posto con estrema chiarezza il tema dell'anticlericalismo come esigenza e metodo di lotta contro il potere clericale, considerato pilastro centrale delle strutture conservatrici e repressive della società italiana, con una analisi nuova e spregiudicata che aveva saputo individuare nel monopolio clericale dell'assistenza, della famiglia, della scuola, nella manovra dei grandi interessi economici e dei privilegi fiscali, nello sfruttamento sistematico del sottogoverno, delle sovvenzioni, delle etichette religiose, della pressione pseudoreligiosa s

ugli elettori, nel sistema di protezione degli speculatori, gli elementi di una mostruosa macchina di potere e di condizionamento sociale capace di dare alla società italiana caratteristiche assolutamente singolari. Veniva così individuato nel Concordato non un residuato di un momento infausto delle relazioni tra chiesa cattolica e Stato fascista, ma lo strumento principale, la Magna carta del clericalismo nostrano, capace di assicurare la copertura necessaria per lo sviluppo di quella macchina di potere. Contro il Concordato, invocato proprio qualche tempo prima da Paolo VI contro il divorzio, il Partito Radicale invitava tutta la sinistra italiana a lottare senza infingimenti e debolezze.

Possiamo dire oggi, ad un anno e più di distanza, che l'iniziativa ha raggiunto l'obiettivo che si era prefissa. Il tabù è stato spezzato. Se ancora si hanno delle resistenze ad accettare la parola ``anticlericale'', si accetta però da più parti, la necessità di una lotta sistematica ed a fondo contro le strutture clericali, come momento necessario di ogni rinnovamento nel nostro paese. Naufragata la prospettiva di un dialogo al vertice con i cattolici che non sia mera operazione di cabotaggio parlamentare, proprio tra gli stessi cattolici è cominciata a germogliare la coscienza che non con i dialoghi di vertice, ma con la contestazione del clericalismo può aprirsi la via di una rinnovata religiosità e di uno schietto impegno sociale. La lotta che noi combattiamo contro il clericalismo italiano è lotta per la libertà di tutti, laici e cattolici, mentre il ``sereno'' laicismo che rifiuta ``gli eccessi'' dell'anticlericalismo è soltanto una forma di complicità anche nei confronti della sopraffazione e dello au

toritarismo che fioriscono all'interno della chiesa.

Anche per ciò che concerne il Concordato, obiettivo primo della nostra battaglia, il successo si è presto delineato. In Parlamento, il problema del Concordato è stato posto sul tappeto. Dopo averne sostenuto per decenni l'intangibilità, i democristiani hanno dovuto ammettere che così non si può più andare avanti, che occorre provvedere alla sua revisione.

Saremmo sciocchi e presuntuosi se pensassimo che con questo si è avviata nel Parlamento la liquidazione del Concordato come strumento di potere clericale. Si deve anzi riconoscere che la DC sta operando abilmente per smorzare con una falsa revisione, il movimento che si è sviluppato nel paese contro i Patti lateranensi. E' nota la vicenda della Commissione governativa per la preparazione della revisione, sono note le dichiarazioni di Gava e di Gonella. Si vorrebbe eliminare qualche norma più scandalosa, qualche fronzolo marginale, ormai non più necessario alla loro parte che può avvalersi di altri strumenti per confermare la sostanza dei Patti. E sarebbe assai più grave una revisione inconcludente che lo stesso voto dell'articolo 7 della Costituzione, perché questo rappresentava l'accettazione dell'onere del Concordato, quella ne rappresenterebbe una deliberata e rinnovata scelta.

Il Partito Radicale ritiene che solo un grande movimento popolare per l'abrogazione dei Patti lateranensi potrà superare il dato di fatto rappresentato da uno Stato in mano ai clericali che si accinge ad una trattativa con la chiesa da cui quei clericali dipendono in tutto. Un movimento popolare non si può creare sui termini di una trattativa diplomatica, sulla misura delle concessioni. Sul piano delle trattative lo Stato italiano non può fare la parte del topo tra le zampe del gatto.

Occorre impedire che i clericali sfuggano, per la via di una falsa revisione, alla stretta cui sono stati messi dall'opinione pubblica. A questo fine, il Partito radicale, lancerà nelle prossime settimane una grande iniziativa popolare per la abrogazione dei Patti Lateranensi, secondo un programma già approfondito e messo a punto.

Ancora una volta faremo appello all'opinione pubblica anticlericale, agli italiani che, atei o cattolici, protestanti o israeliti, credenti o no, ritengano loro dovere impegnarsi in una lotta senza quartiere contro la piaga del clericalismo, delle sue istituzioni e dei suoi privilegi.

Questa volta si tratterà non soltanto di contribuire personalmente ed individualmente, ma di dar vita a gruppi organizzati, perché la lotta è ancor più difficile e coinvolgervi tutte le forze laiche, tutti i cittadini ormai stanchi delle prevaricazioni clericali non sarà compito facile.

Coloro che, appoggiando e aderendo alla iniziativa ``1967 Anno Anticlericale'' hanno contribuito a mettere in movimento il processo di demolizione dell'edificio clericale ed autoritario, non potranno non essere in prima fila nel momento in cui la lotta sta per raggiungere una fase essenziale.

MAURO MELLINI

 
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