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Notizie Radicali - 10 giugno 1969
CONCORDATO - CLERICALISMO - INIZIATIVA POPOLARE

SOMMARIO: La battaglia anticoncordataria, anticlericale che il Partito Radicale promuove può essere portata avanti soltanto con una mobilitazione collettiva. Lottare contro il concordato vuol dire lottare contro il regime clericale e ciò è possibile solo tramite l'abrogazione del concordato; una semplice revisione dello stesso non è sufficiente.

(NOTIZIE RADICALI N. 73, 10 giugno 1969)

Lotta contro il concordato significa lotta contro il regime clericale e la sistematica spoliazione dello Stato e della collettività che esso ha compiuto in questi venticinque anni, a partire dallo strumento giuridico che ha consentito a questo regime di condizionare in senso autoritario e conservatore la società italiana e le sue richieste di libertà civile in settori di estrema importanza. Lottare contro il concordato non può non voler dire se non richiedere, con fermezza e decisione, la sua abrogazione.

Chi si illude di poter togliere di mezzo un legge scandalosa senza creare scontri anche drammatici con il potere e il privilegio che quella legge garantisce è un ingenuo o un utopista; oppure, più semplicemente, non ha nessuna seria intenzione di raggiungere l'obiettivo che dice di voler perseguire. In questo caso, chi sostiene che la vita per modificare i rapporti tra Stato e chiesa, affermare l'autonomia dello Stato, minimizzare i danni della situazione concordataria è quella della "revisione" mente, per pavidità o per inveterato scetticismo sulle possibilità di vittoria, non importa si tratti di un "insigne" giurista o di un "esperto" uomo politico. La via del referendum popolare è in primo luogo un modo per superare le mediazioni, non sempre democraticamente corrette, che passano attraverso giochi di potere e sottopotere e tortuose procedure parlamentari, e per creare quindi nel paese, con l'introduzione di uno strumento di democrazia diretta, un movimento di recupero e di partecipazione alla lotta polit

ica e civile di ingenti masse di cittadini. Solo con una battaglia come quella che la richiesta di referendum può fare aprire sarà possibile superare gli ostacoli (pesantissimi) che la chiesa cattolica, la democrazia cristiana, gli enormi interessi costituiti frapporranno, come sempre hanno fatto fino ad oggi ad ogni pur moderata protesta o richiesta.

Anche con questa proposta di referendum, il Partito Radicale rivendica a sé la legittimità e la modernità di una iniziativa politica che è intesa a combattere una delle strutture di potere, uno degli strumenti di autoritarismo e una delle sanzioni legali su cui si basa il privilegio di classe che ancora sussiste nel nostro paese. E che non si tratti di irreligiosità vecchia o di rinnovato vizio idealistico sono oggi a dimostrarlo proprio quelli cattolici che stanno sollevando, essi prima dei laici, nella organizzazione ecclesiale e nell'arena politica, profonde istanze antiautoritarie e anticlericali. Ed è per ciò che con la nostra proposta di referendum abrogativo del concordato non temiamo di "turbare la pace religiosa": al contrario, contribuiamo anche alla liberazione dei veri credenti in quanto apriamo un fronte di lotta, nella società civile e nell'apparato dello Stato, contro chi sfrutta sistematicamente i valori religiosi a scopo di potere e di conservazione. Rompiamo sì una certa "pace religiosa", m

a si tratta di quella che nel linguaggio dei clericali e dei laici di complemento sottintende e nasconde l'indisturbato sfruttamento del potere mondano della chiesa.

In Italia il clericalismo - quello vecchio, oscurantista, degli antidivorzisti, dei tabù sessuali, della famiglia autoritaria e quello nuovo, neocapitalista, della cedolare vaticana e dell'alta finanza, dell'assistenza pubblica e degli enti di stato - è in pieno movimento, in fase di rinnovata crescenza. Chi pensasse di lasciarsi dietro alle spalle questa peculiare realtà del nostro paese, affermando che si ratta di problemi superati, commetterebbe un irreparabile errore politico. Non vi può essere riforma, non processo rivoluzionario e neppure semplice progresso civile che non passi attraverso la promozione di iniziative di lotta contro le sue manifestazioni nello Stato e nella società.

Chiamando i cittadini, i compagni della sinistra, i cattolici che rifiutano la obbedienza all'apparato politico cattolico romano, le associazioni per i diritti civili, a confrontarsi con il problema del concordato, a portare nell'opinione pubblica la discussione e la lotta, i radicali compiono un atto realistico e responsabile. Essi rifiutano l'astrattezza delle formule elusive, di compromesso, di rimando che su questo argomento va ripetendo ormai non solo la sinistra tradizionale, ma anche parte di quella che vuole considerarsi nuova.

Nel farsi promotore di un movimento popolare anticoncordatario e antiautoritario, nell'indicare un nuovo modo di gestire le lotte politiche, il Partito Radicale chiede al tempo stesso a vecchi e nuovi militanti di rafforzare le sue capacità di iniziativa e di presenza nel paese. La battaglia anticoncordataria, quella anticlericale, non può essere portata avanti se non con una mobilitazione collettiva, nell'impegno per le altre battaglie antiautoritarie, anticorporative, antimilitariste intorno alle quali si muove il Partito Radicale.

 
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