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Notizie Radicali - 3 settembre 1969
Per essere liberi

SOMMARIO: Nel convocare un comizio per il 20 settembre 1969 (anniversario della fine del potere temporale della Chiesa Cattolica - il 20 settembre 1870 le truppe del Regno d'Italia entrarono in Roma liberando l'ultimo territorio degli Stati pontifici) viene pubblicato un appello ai cittadini romani in cui si sottolinea il nesso che lega la lotta per il divorzio con l'inizio della campagna per il referendum abrogativo del Concordato. Riportiamo la parte che illustra le ragioni politiche dell'iniziativa anticlericale. L'appello fu successivamente sottoscritto da oltre 200.000 cittadini.

(Notizie Radicali del 3 settembre 1969)

"Questo obiettivo (l'abrogazione del Concordato, n.d.r.) se raggiunto, costituirebbe un avvenimento la cui portata morale e politica per il nostro Paese sarebbe immensa. L'ipoteca clericale che in Italia soffoca la coscienza civile, lacera il tessuto sociale, snatura e soggioga le istituzioni pubbliche, mortifica e insidia ogni autentica tensione religiosa, non è infatti - come troppi ancora mostrano di credere - solo testimonianza degli ultimi sussulti di un passato consunto ed irrecuperabile, ma l'anello necessario di congiunzione fra le più tradizionali forme oppressive e i progetti di sviluppo autoritario e illiberale della nuova società in formazione. Vano è dunque pensare che sarà 'la storia' ad avere ragione di quanto il clericalismo ha rappresentato e tuttora genera nella società. Esso costituisce una forza ideologica e politica ancora predominante e possente, che può solo continuare a vincere o essere battuta. Il clericalismo resta in Italia, nelle sue due espressioni primarie, l'ecclesiastica e la

partitica, il maggiore e più specifico ostacolo alla affermazione dei diritti civili ed il blocco storico opposto ad ogni tentativo di rinnovamento delle strutture produttive, sociali ed economiche che risulti volto alla liberazione dell'uomo dalle più moderne e insidiose forme di oppressione, di sfruttamento, di servitù. Per questo, oggi, sembra a volte che la più intransigente e radicale delle contestazioni si levi dal popolo dei credenti e dall'interno stesso della chiesa. Non dialoghi, dunque, non realismi politici (che si rivelano, essi sì, sbagliati ed utopici) ma solo precise, leali, intransigenti battaglie civili possono davvero unire, al di là delle convinzioni e confessioni personali, donne e uomini che credano al valore insostituibile della libertà quale condizione, oltre che obiettivo, di qualsiasi reale progresso umano. Noi radicali già lottiamo, con alterne vicende, contro la dominazione clericale sulla famiglia, sulla scuola, sulla assistenza pubblica e privata. Proponiamo ora di abbattere il

simbolo e lo strumento stesso di questa dominazione: il concordato. Proponiamo anche che sia deferito - per la prima volta nella sua storia - al popolo stesso, nella funzione diretta e non delegata di legislatore, di opporre la dignità di questa conquista all'ormai patente tentativo di elargirgli una revisione del concordato fascista, che lo aggiorni e rilegittimi con il sigillo repubblicano e democratico. Quale partito sappiamo di essere strumento di nuova unità e di responsabile servizio democratico. Quale partito sappiamo di essere strumento di nuova unità e di responsabile servizio democratico. Obiettivo, metodo, strumento sono dunque omogenei ed adeguati. L'adesione della Lega Italiana del divorzio al Comitato Nazionale di sostegno per il referendum abrogativo del concordato promosso dal P.R., con la già attivata raccolta di firme anticoncordatarie, ha già reso irrevocabile l'avvio di questa battaglia. La disumana misera, prepotente aggressione clericale al movimento sostenuto dagli incolpevoli e infeli

ci 'fuori-legge' del matrimonio ha così trovato la più adeguata e morale delle risposte. La lotta per una famiglia più libera, più responsabile, si unisce nella coscienza delle masse, e quindi della classe politica, a quella per tutti gli altri diritti civili ugualmente repressi dalle forze clericali.

La manifestazione del XX settembre cui invitiamo la cittadinanza romana mostra che questo nostro appello è già profondamente condiviso e raccolto. Ma la risposta di quanti leggeranno questo foglio sarà determinante. La congiura del silenzio sembra ancora una volta assicurata contro questa iniziativa. L'assenza di mezzi adeguati di propaganda e organizzazione altrettanto certa ed evidente. Ogni assenza sarà un contributo non insensibile a coloro che ci combattono. Il mancato impegno delle poche migliaia di destinatari di questo numero di 'notizie radicali' potrebbe esser decisivo in un senso, come la presenza in un altro. Chiediamo molto, lo sappiamo; ma sappiamo anche che senza di voi, compagni ed amici, noi siamo ben poco. Buon lavoro".

 
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