SOMMARIO: Il resoconto dei lavori della Direzione nazionale del Pr che si è svolta il 6 e 7 settembre 1969.
La direzione ha discusso dello stato del partito in relazione alle iniziative prese.
RELAZIONE DEL TESORIERE
La relazione del tesoriere non ha potuto essere completata, ancora una volta una relazione contabile, ciò che sta a significare che quello del tesoriere non è ancora riuscito ad essere un organo autonomo con l'obiettivo politico del reperimento dei fondi per il partito. Si è limitato alla sola amministrazione dei fondi. Quello del tesoriere è un problema essenziale che riguarda sia il partito che il congresso.
L'unica iniziativa è stata quella di ``Notizie Radicali''. Il bilancio dell'iniziativa non è stato attivo; se essa, oltre ad autosostenersi, doveva pure finanziare l'azione anticoncordataria, allora non è stata positiva. Se valida quanto ad un finanziamento per l'attività anticoncordataria, non lo è se, oltre a quella anticoncordataria, deve servire ad altri finanziamenti.
Il solo dato positivo sta nel fatto ci riuscire a riscuotere quote e contributi che vanno dal minimo di agosto di L. 216.000 al massimo di giugno di L. 380.000, pur non conoscendosi le somme relative alle quote o ai contributi, né il numero dei contribuenti.
Viene obiettato che l'investimento per N.R. non può essere passivo, vengono richieste delucidazioni sulle voci delle entrate (anticoncordato, marcia, ecc.) e infine si fa notare che dinanzi alle entrate citate rimane inspiegabile la maggiore passività del bilancio.
Ma, la cosa più evidente è che ancora mancano i criteri di base per parlare del lavoro della tesoreria. Per N.R. non è stata fatta la minima pressione per stabilire una sua struttura finanziaria autonoma. Più che di un fallimento si tratta di mancata impostazione di lavoro. Il compito era quello di chiarire il metodo della tesoreria anche ai fini della sua mobilità, di creare strutture oltre da quella della questua del 27 che poi nemmeno viene fatta. L'ultima relazione di tesoreria era di sei mesi fa. Si prende atto che, tranne il lavoro di gennaio e febbraio, per i metodi non v'è stato altro.
Ramadori prende atto del fallimento della direzione rispetto al tesoriere e del tesoriere stesso perché la direzione sarebbe responsabile per aver continuato a voler considerare tesoriere il Bandinelli, a suo parere inidoneo al compito; bisognava avvicinargli altre 2/3 persone. Per N.R. se ne voleva farne un canale autonomo, il primo errore sta nella mancata separazione delle casuali dei contributi, ciò che è importante anche per un loro eventuale diverso modo di riscossione. Per l'appartamento dice che possiamo ancora resistere pochi mesi (SEI) perché c'è una causa di sfratto e sollecita una decisione anche per vedere di poter resistere ad oltranza nel procedimento legale; sottolinea che mantenere questa sede può significare mantenere certe caratteristiche del partito.
Sono posti a questo punto dei problemi di obiettivi e metodi per l'aspetto finanziario. Quello che il tesoriere chiama ``aspetto di ragioneria'' è necessario per avere dei dati indispensabili di conoscenza (grafici di andamento dei contributi, ecc.)..., il successo dell'attività viene fuori se fin dall'inizio coloro che hanno delle difficoltà sanno affrontarle con responsabilità, magari riproponendole al segretario, alla direzione per sottolineare se non altro, la politicità del metodo. Il tesoriere avrebbe dovuto far presente continuamente al partito i fatti anomali "raccontando" le cose avvenute. Tutte le accuse che abbiamo fatto in questi anni a Petrucci potrebbero essere fatte al tesoriere, per aver chiesto i soldi per certe cose e averli spesi per altre. Bisogna rispettare la coincidenza tra programmi e capacità concrete di fare e non fare.
La funzione del tesoriere non può e non deve rappresentare un alibi per i nostri problemi, ma ciascuno, ovunque ci sia un iscritto, dovrebbe darsi un minimo di struttura per la riscossione delle quote; il tesoriere dal canto suo dovrebbe spiegare a ciascun iscritto come si articola la partecipazione monetaria del contribuente. Insomma è necessario fare dei problemi finanziari un problema politico attivo, presente a tutto il collettivo; sollecitare un'attenzione prioritaria da parte di tutti sulla tesoreria, che per essere un organo nuovo nella scena politica italiana, non meraviglia che trovi difficoltà ed incorra in errori.
Replicando agli intervenuti, il tesoriere sottolinea l'importanza dei contributi ricevuti per chiarire definitivamente la funzione della tesoreria. Si propone entro 15 giorni di far avere ai membri di direzione la situazione contabile del partito. Accetta le critiche al tesoriere circa una certa incapacità a prendere iniziative politiche.
"MELLINI" passa a svolgere la sua relazione, incentrata sulla questione concordato, rispetto alla quale l'unica iniziativa è quella presa da Pannella attraverso il giornale Divorzista. Riferisce che non si sono formati gruppi salvo qualche caso limitato di divorzisti che si sono interessati alla raccolta delle firme; non c'è un bilancio alle adesioni politiche; in generale la segreteria è in ritardo e non può che sottolineare l'importanza dell'appuntamento del SETTEMBRE; l'iniziativa fatta attraverso N.R, e che ha portato a L. 730.000 di sottoscrizioni è da considerarsi positiva, salvo i riflessi negativi che scaturiscono dal modo con cui sono stati usati quei fondi. Ritardo c'è pure nella costituzione del Comitato Giuridico; tuttavia bisogna tener presente che si sono allungati (per la crisi politica generale) i tempi politici e che la stessa commissione governativa per la revisione subirà un ritardo che noi dovremmo sfruttare. Quanto al Comitato Giuridico va pure soppesato il rischio di una certa delega ad
esso.
Il primo rilievo fatto alla relazione del segretario è che non è stata né politica, né politico-organizzativa, mentre compito del segretario sarebbe di informare la direzione di tutto ciò che viene fatto. Viene anche ricordato l'impegno del segretario di avere a sua disposizione un N.R. ciclostilato, integrativo di quello a stampa, per dichiarazioni e comunicati ad uso interno del partito e degli ambienti politici ufficiali, per una presenza, se non giornaliera, almeno settimanale nell'attività politica ufficiale.
Ad un anno dalla iniziativa anticoncordataria, non si sa ancora quale referendum faremo; se quello abrogativo di due articoli o quello abrogativo della legge di approvazione del concordato; non è stata considerata la prospettiva di chiedere le firme ai parlamentari su tre proposte diverse, anche in considerazione del fatto che la Corte Costituzionale non ha il diritto di esprimere il parere di costituzionalità. Sul piano del metodo il segretario, al Congresso, dovrà fare una relazione delle cose fatte, giorno per giorno, non una relazione ideologica. Nella relazione del segretario per questa direzione è mancato il riferimento alla situazione della Giunta, alla marcia antimilitarista, alla manifestazione per la Cecoslovacchia: insomma manca un bilancio delle cose fatte e non fatte, così come manca l'iniziativa del segretario rispetto alla data del XX settembre, e alla formazione del Comitato Nazionale di sostegno, che deve avere il compito di avallare le decisioni del partito. Infine con riferimento ai membri
del partito interessati ai problemi operai si chiede perché essi non abbiano presa l'iniziativa di raccogliere le firme per il referendum anticoncordato alla Fiat o comunque tra la classe operaia; nei Ministeri, per quelli che stanno a Roma. Il problema dell'abrogazione del concordato è assai forte oggi, viene ricordato nel mondo dei credenti: la FUCI lo ha dibattuto in una sua commissione sui rapporti tra Stato e Chiesa; così come lo è stato ad Assisi in un dibattito di cattolici e, ancora, da parte della Chiesa Valdese.
Si passa poi al problema della GIUNTA, sulla cui situazione più membri richiedono un aggiornamento, "TEODORI" esprime il parere che non esista più, dal momento che non è riuscita a funzionare come collettivo di lavoro. L'unica iniziativa che, del resto è stata mantenuta, è stata quella di N.R. che a suo parere cominciava a rendere i benefici previsti, ma anche essa è caduta con il passaggio della direzione responsabile da Loteta a Pannella. Teodori stesso comunicò nel giugno con una lettera ai membri di giunta la sua volontà dimissionaria per disaccordo sul modo di procedere per la questione del concordato.
Il SEGRETARIO non ritiene che la giunta sia dimissionaria o che vada dimissionata essendo questo un puro fatto formale, il fatto sostanziale è che qualcuno dei membri lavora e i più non fanno niente.
Ritornando a ``Notizie Radicali'', alle obiezioni che le causali di versamento per N.R. siano limitate ad una decina, Teodori fa notare come il fatto si possa spiegare, in quanto di volta in volta i versamenti erano richiesti su obiettivi precisi.
Constatata la impossibilità per la direzione di procedere ad un dibattito per mancanza di informazioni si passa al punto successivo che è quello della SITUAZIONE DEL PARTITO E DEL PAESE, e in particolare la questione della preparazione del congresso.
"PANNELLA" si dichiara in disaccordo perché per il congresso tutto sta nel portarci il maggior numero di radicali e di preoccuparsi sin da oggi della sua organizzazione.
A suo avviso, inoltre, la relazione del segretario al congresso dovrà essere di tipo storico cioè piena di riferimenti della cronaca del partito, sottolineando ancora una volta l'importanza di questo metodo rispetto ai discorsi di ``rivoluzione'' di una certa sinistra; con la massima probabilità, in coincidenza con l'autunno rosso dobbiamo aspettarci un momento di deflusso, in cui per molte ragioni concordato e divorzio saranno respinti alla loro significazione sovrastrutturale (tanto più quanto meno noi ci asterremo dal proporli all'ambiente operaio) se non affermeremo con sufficiente forza la implicazione antiautoritaria della battaglia divorzista. Pannella rileva ancora che sempre di più il P.R. è un partito che vive dei contributi (anche dal punto di vista finanziario) di socialisti, comunisti e anarchici rispetto ai quali sempre più è maturo il discorso sullo statuto, in base al quale è radicale chi versa le quote e condivide la iniziativa radicale; un discorso che può portare al meccanismo della doppia
tessera, discorso che se contiene implicita un'imprudenza sta nel pericolo che siano i radicali ad andare loro a prendere una seconda tessera.
"MELLINI" fa notare una certa contraddizione nel discorso di Pannella che da una parte prevede un momento di crisi del partito e dall'altra ne sottolinea la modernità; comunque rileva che il comunista che sottoscrive la lotta al concordato è un comunista diverso da Trivelli, per esempio, e conclude sulla necessità di differenziarsi, sul problema del concordato, dalla FUCI al cui presidente si propone di inviare una lettera.
"TEODORI", dà un taglio diverso, ritorna sul soggetto di Pannella, partendo dal presupposto che la situazione politica nazionale e non nazionale è mutata dal 1960 in poi. Gli stessi metodi che il partito si era dati prima del '68 saranno presenti sempre più nel dopo '68 sicché il partito radicale è sempre meno una novità come poteva esserlo rispetto ad una sinistra ``tradizionale'' infinitamente più compatta. La nostra situazione d'oggi è invece d'isolamento rispetto ai movimenti sviluppatisi nel paese, isolamento che si è aggiunto a quello rispetto alla sinistra tradizionale. L'isolamento sta nelle due ragioni che, da una parte le nostre iniziative politiche (Giustizia, Ospedali, ecc.) non sono riuscite a diventare movimenti, ad eccezione di quella del divorzio, dall'altra parte, noi stessi, per partecipare a movimenti suscitati da altri, abbiamo messo in sordina i nostri motivi ispiratori, per esempio quelli antiautoritari. Si dice, noi viviamo nella misura in cui riusciamo a creare nuovi movimenti; si dic
e lo statuto è un manifesto politico, ebbene noi siamo fuori dai nuovi movimenti, non solo quelli neostalinisti, che non ci interessano, non solo da quelli spontanei, ormai in dissoluzione, ma anche da quelli a potenzialità libertarie (cita l'ultimo numero dei ``Quaderni piacentini'') e dai movimenti di contestazione dei ``colletti bianchi''. Questi movimenti, comunque, dimostrano che c'è uno spazio politico abbastanza vicino ed omogeneo a quello radicale, si tratta di vedere come raccogliere le adesioni di questi fermenti, nati dopo il '68, sulle nostre iniziative, senza pretendere che questi entrino nel partito. Teodori esamina quindi il fatto ACPOL, sul quale i radicali possono esprimere giudizi quali ``residui clericali'', finanziamenti dall'alto, ecc., purtuttavia l'ACPOL, nelle cose che dichiara, sarà un'iniziativa che raccoglierà uno spazio libertario, e cioè sarà una delle tre possibili cose:
1) punto d'incontro politico-culturale;
2) un movimento nel paese;
3) un movimento che potrà divenire una forza politica.
Teodori prevede che nei prossimi anni l'ACPOL si rafforzerà, amministrerà le iniziative libertarie, grazie a discorsi di decentramento, di sperimentalismo, ecc. ecc.
Di fronte a queste cose, che noi non possiamo ignorare, avverte ancora Teodori, abbiamo il compito di arrivare ad una dimensione politica di minoranza e non di ``corpuscole'' quale è quella attuale del partito; di diventare un polo di attrazione alternativo a quello dell'ACPOL (erede dei gruppi spontanei) che abbia la forza e l'iniziativa di raggiungere i diversi momenti di contraddizione sociale che stanno venendo fuori, evitando di fare, come in passato, di dire le cose giuste che poi lasciano in realtà che vengano assimilate e gestite dagli altri.
Fa ancora una considerazione ed è rispetto all'``Azione diretta'', dichiarandosi d'accordo sul fatto che la manifestazione nonviolenta sia uno strumento politico più valido rispetto a Valle Giulia, per esempio; fa notare, però, come, per essere uno strumento valido politicamente e non in termini di testimonianza, debba essere un'azione esemplare cioè capace di metter in moto altre azioni. L'azione diretta è il superamento della trafila burocratica. Ci deve essere un passaggio all'azione di massa non violenta.
Si chiede, l'oratore, come riusciranno i radicali a mantenere questa metodologia politica che attui un inizio esemplare di autogestione. Dobbiamo trovare un quadro politico più vasto, di gruppi che la pensano come noi e che sono alla ricerca di movimenti politici che non hanno. Se nella situazione politica dopo il '68 c'è un motivo di crisi nel partito, un altro motivo sta all'interno, nella crisi di uomini, di quadri dirigenti. Il partito radicale più che partito libertario è stato partito dilettantesco nella misura in cui non c'è la piena disponibilità (prima ancora che di tempo) nel senso di una capacità inventiva e di disponibilità di forze del gruppo dirigente, che proprio perché di minoranza ha bisogno di un'attenzione continua.
Rilevata la crisi delle due ultime segreterie, propone Pannella alla segreteria per il prossimo anno. Si affianca al discorso sulla crisi del gruppo dirigente, la considerazione che nel paese sta venendo fuori una classe politica nuova ed è quella che viene fuori dalle professioni; fatti importanti, tanto più che in realtà la rivoluzione non è un atto violento, né un atto, ma un processo per creare uno spazio di qualità diverso all'interno della società d'oggi, vivere in modo diverso a livello individuale, a livello delle strutture e delle istituzioni.
Un problema fondamentale sta proprio nel creare delle strutture di lavoro politico che permettano alcune cose, particolarmente a quelli di noi che volessero avere una continua attenzione politica senza entrare in contraddizioni alienanti, problema che ricorre spesso all'interno della tematica della Nuova Sinistra nel mondo.
"PANNELLA" avverte d'intervenire per due motivi:
1) perché l'intervento è stato utile;
2) perché nel nostro collettivo un discorso d'assieme trova sempre una certa indifferenza.
Si dichiara non convinto dei nessi che Teodori stabilisce nella serie delle sue annotazioni, e soprattutto pensa che egli pecchi di severità nei confronti del partito e di magnanimità nei confronti degli altri: per esempio affermare che sia l'ACPOL l'unica iniziativa capace di convogliare quel tanto di libertario che è nel paese; dire che il partito radicale sia un ``corpuscule''. I ``corpuscules'' hanno due caratteristiche: o essere alla Livio Maitan, o alla Chon Bendit, cioè non avere né la qualità, né la durata di una iniziativa politica. Noi siamo divenuti qualcosa di diverso rispetto al gruppetto di Agenzia Radicale di sei anni fa. Ricevere sottoscrizioni per il concordato, ecc., è un tipo di interesse che un ``corpuscule'' non ha; d'altra parte noi siamo pure una forza più tradizionale, perché pur essendo di fatto una forza extraparlamentare, potremmo pure trovarci a fare una scelta parlamentare. Conclude sulla necessità di creare fatti radicali onde avere delle iniziative anche rispetto all'ACPOL.
L'altro punto: il partito dilettantesco, da esso Teodori ha preso lo spunto per tratteggiare un importante problema di teoria politica ma con risposte contraddittorie: dice infatti Teodori di volere un partito libertario, ma di questo però lamenta la situazione non carismatica; parla di figure professioniste nella politica, ma magari sull'assecondamento delle tendenze individuali.
Pannella non condivide nemmeno l'opinione della crisi della classe dirigente del partito che vede invece in fase di crescita nella misura in cui ne vede la crescita di responsabilità. Non c'è crisi quando si tratta di istituire degli organi mai esistiti nella scena politica italiana, quali appunto quella del tesoriere.
"DEL GATTO" ribadisce i due punti già presentati in altre riunioni, della necessità per il partito di prendere contatti con i piccoli gruppi di Nuova Sinistra e di rendere operante lo statuto; sottolinea la definitiva esigenza di superare le deficienze organizzative per superare una certa inefficienza politica.
"STRIK-LIEVERS" chiede un bilancio della marcia antimilitarista che viene fatto da Cicciomessere, il quale riferisce delle attività dei diversi gruppi (quello di Torino in coincidenza con il processo a tre obiettori di coscienza del gruppo; quello di Sulmona con il volantinaggio per la Cecoslovacchia; quello di Bergamo con il campo di lavoro per invalidi civili, ecc.); riferisce altresì delle diverse riunioni fatte dopo la marcia con i gruppi partecipanti e delle decisioni che si sarebbero prese, e che sono:
1. la pubblicazione di un bollettino ``Signornò'' trimestrale, a cura del gruppo di Bergamo, sul cui primo numero ci sarà un articolo di ciascuno gruppo partecipante alla marcia e che in seguito raccoglierà le notizie delle attività antimilitariste;
2. formazione di un segretariato di collegamento (proposta di Roma);
3. organizzare iniziative comuni per certe scadenze, quali il 4 novembre, il 24 maggio, ecc.
Una riunione è prevista per il 28 c.m. a Bologna.
"STRIK-LIEVERS" dopo essersi chiesto se, al contrario dei temi laici, nell'``ottobre rosso'' siano proponibili quelli antimilitaristi, date le prospettive aperte dalla marcia, pone all'attenzione della direzione la questione delle elezioni. Mentre viene fatto notare che l'antimilitarismo è ancora più dell'anticlericalismo un tema d'isolamento, rappresentando entrambi aspetti di una lotta antiautoritaria, mal recepibili dalle componenti dell'autunno di fuoco, il segretario nazionale rileva come l'anticlericalismo trovi già spazio di manovra all'interno della sinistra tradizionale. Ritiene tuttavia opportuno fare una analisi dei gruppi antimilitaristi per poterli interessare ad altri aspetti della lotta antiautoritaria. A parere di Cicciomessere già il gruppo di Venezia avverte questa maggiore ampiezza di respiro talché parteciperà alla manifestazione del 20 settembre.
Dal tema delle elezioni, in più interventi il discorso ricade sull'ACPOL, sempre pronto a scattare secondo le esigenze (Pannella), sempre più lontano da prospettive elettorali (Mellini), perché destinata a raccogliere le insofferenze di un certo ambiente cattolico che non può più trovare uno scopo nel PSI dopo il fallimento dell'unificazione e non può rivolgersi al PCI, che non raccoglie le simpatie degli ambienti antiburocratici e di certo fermento sindacale. L'ACPOL è comunque una realtà, ribadisce Teodori, è una situazione aperta (Pannella) e non meraviglierebbe che in certe zone elettorali (l'Emilia-Romagna di Corghi) giocasse la carta elettorale.
"SPADACCIA", richiesto di informare la direzione sulla probabile data delle elezioni, premette che se l'esperimento monocolore dovesse fallire per la incompatibilità PSU-PSI è probabile un'anticipazione delle politiche, con il PSU che tenterà di giocare la carta laica non meno del PRI, perché non è un caso che La Malfa si sia di recente dichiarato divorzista. Sulla questione dell'isolamento dei nostri temi laici, potremmo rilevare una certa tendenza del PCI, PSI e PSIUP a mollare alla D.C. proprio sui temi laici, tanto che liberali, repubblicani e PSU farebbero propria la carta laica del divorzio. Un'altra considerazione riguarda ancora la D.C. che, dopo la scissione del PSU, si viene sempre più a trovare in una posizione centrista simile a quella degasperiana, con un PSU alla sua destra, al posto dei liberali, e un PSI alla sua sinistra.
Sempre sul piano generale, si nota da altre parti come i due articoli di Amendola, che esprimono l'unica alternativa possibile a quella dei dissenzienti, portando alle estreme conseguenze la posizione centrista di Longo-Berlinguer, riducono a due le strategie. Vanificando certe nostre ipotesi che il passaggio dalla burocrazie borghesi a quelle operaie rappresenterebbe un passo avanti nella situazione italiana: 1) una strategia di Nuova Maggioranza, cioè di Centro-Sinistra allargato, prospettiva reale che già esiste a livello di regime, sempre più chiara in certe istituzioni dello stato, fatta di efficienza su nuove leggi e, quindi, non necessariamente di governo; 2) l'altra che è una strategia di Nuova Sinistra. La nostra scelta deve collocarsi in queste prospettiva.
"PANNELLA" intende ricondurre il discorso sulle cose da fare, notando che sul piano del metodo è fuor di luogo dilungarsi in certi discorsi in una situazione di assenza di prese di posizioni da parte del segretario.
Comunque fa notare l'impostazione verticistica degli interventi di Teodori che trascura il fatto che i nostri interlocutori non sono le direzioni ma i compagni di base; afferma che manifestazioni quali quella del Manifesto sono tipiche per essere un discorso al vertice con in più l'adesione dei furori giovanili; ritiene che le proposte di Amendola siano senza sfocio e che se mai ne avessero uno, sarebbero di crisi per l'80% della base, solo che questa potesse vedere un altro discorso di alternativa. In queste condizioni le proposte di Amendola implicherebbero pure una spaccatura della D.C. Ne deduce la necessità, ancora una volta per noi, per il partito radicale, che è un fatto di Nuova Sinistra, di approntare il discorso di alternativa per quel che riguarda la gestione delle istituzioni democratico-parlamentari ``che noi vogliamo che esistano'', per cui ribadisce il suo pensiero, che va considerato come un passo avanti il passaggio dalle burocrazie borghesi a quelle della classe operaia.
Ricorda al segretario:
1) la sua richiesta, da marzo, che il partito si pronunci sul divorzio;
2) l'azione sul concordato, che altrimenti rischia di diventare una iniziativa della LID;
3) di pronunciarsi sulla proposta di legge del referendum che rischia di ridurre sempre più i margini di partecipazione del cittadino previsti dalla costituzione, facendo presenti questi fatti al Presidente della Repubblica, e a Pertini, proprio perché noi, pur essendo una forza estremista ed extraparlamentare, ci rendiamo conto della importanza di certe istituzioni;
4) di far presente che l'attività legislativa è sempre più soggetta a sanzioni della Corte Costituzionale;
5) di far presente che la legge, nella sua attuale formulazione, prevede il monopolio della RAI-TV, uno stato di regime che viene rimproverato all'esecutivo mentre è del potere politico.
"PANNELLA" conclude chiedendo formalmente se il segretario farà o meno queste cose.
"MELLINI", accettando i suggerimenti di Pannella, riprende i temi di Spadaccia avvertendo la necessità di una presa di posizione laica a sinistra prima che dalle grossolane e provocatorie posizioni di Preti si passi, magari attraverso La Malfa, all'affossamento del laicismo. Si danno indicazioni di contatti e di lettere da inviare in preparazione del XX settembre. Si fanno i nomi di Galante-Garrone, Fortuna, Piccardi, Basso, Albani, Cassandro, Natoli, Terracini, Libertini, così come si sottolinea l'importanza della effettiva costituzione del Comitato Nazionale di sostegno per il Referendum abrogativo del concordato promosso dal partito.
Tra le varie ed eventuali, si decide infine la data del Congresso che è così convocato a Milano per i giorni 1, 2 e 3 novembre (per il 4 si prevede il primo congresso nazionale dei gruppi antimilitaristi).
La direzione, stante una sua precedente decisione di portare un proprio contributo al congresso, decide che esso consisterà nel lavoro svolto come collettivo, raccolto nella serie dei verbali per i quali Pannella è invitato a preparare una introduzione.
Il segretario si propone di costituire un gruppo per la preparazione del VI Congresso del partito.
Viene sollecitata la preparazione di un resoconto dei costi dei lavori di direzione che includano le spese dei ciclostilati, dei viaggi, ecc., per i compagni fuori Roma. Pannella fa richiesta formale di comunicare agli iscritti la situazione della giunta. Strik ricorda la proposta di appelli differenziati, fatta alla riunione di Milano per i diversi gruppi a partecipare al congresso.
Del Gatto introduce la questione dello slogan per il congresso proponendo quello: ``PER UN'ALTERNATIVA DI SINISTRA'', che illustra brevemente. Dopo discussione, per votazione, viene approvato il seguente slogan:
``CONTRO TUTTI GLI AUTORITARISMI/ABROGARE IL CONCORDATO: COSI' OPERA UNA SINISTRA MODERNA''. La proposta approvata con 6 voti; 4 voti vanno alla proposta avanzata da Teodori: le stesse due prime frasi più per un Nuova Sinistra; 4 voti per la proposta Spadaccia: Le sole due prime frasi. Un astenuto.
Per l'assenza continuata di almeno tre volte, non giustificata, vengono dichiarati decaduti i seguenti membri di direzione: Carena, Donadei e Loteta. Proposta una mozione di deplorazione per assenze multiple di Boneschi e Bartoletti.
Si decide di portare lo Statuto al Congresso, con il proposito di sollecitarne il perfezionamento.