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Pannella Marco - 15 ottobre 1969
DUE PROCESSI (FRA TANTI): Da Alonzo a Falco
di Marco Pannella

SOMMARIO: Marco Pannella in questo articolo comunica che la Corte di Cassazione ha trasmesso al Tribunale dell'Aquila il dossier contro i giornalisti Loteta e Pannella (caso Braibanti) sottraendoli così al loro giudice naturale e al loro diritto di difesa e che il sovrintendente del Pio Istituto, Alonzo, non dà querela ma chiede milioni.

Evidenzia, tuttavia, che le battaglie giudiziarie sono sempre state considerate strumenti preziosi di pubblicità e di propaganda per l'azione politica del Partito Radicale.

(NOTIZIE RADICALI N. 79, 15 ottobre 1969)

"Il sovrintendente degli OO.RR. di Roma, prof. Alonzo, ha un avvocato solerte e (da lui) stimatissimo, l'avv. Martignetti. Tanto stimato che sembra che non basti alla tranquillità degli OO.RR. l'avere un regolare ufficio legale cui affidare le proprie vertenze: il suddetto avvocato, infatti, si vede spesso affidare - come risulta dai libri contabili dell'ente - le cure giudiziarie del pio - e per tanti anni indecente e prevaricatore - Istituto di S. Spirito. Tipografi, nostri compagni, tranquilli ed ignari cittadini, giornalisti, si vedono in questo periodo interpellare perché ammettano che, a stilare un volantino contro una ennesima vicenda legale degli OO.RR. sia stato io personalmente e non i compagni della Federazione Romana del PR.

Inutilmente gli si fa presente che - tanto - di cose ben più gravi e peggiori di quelle stampate in quella occasione il Pannella è manifestamente colpevole e che se ne può trovar traccia su giornali, per articoli, interviste, resoconti di convegni e di comizi. Inutilmente, per ora, continuo a scrivere e dichiarare - come faccio adesso - che ritengo il prof. Alonzo principale responsabile di una gestione criminosa - nel senso proprio al codice e non figurato - di questo attributo; che sarà lietissimo di provarlo dinanzi alla giustizia correndo il rischio (in verità minimo, malgrado la potenza di certi ambienti) di essere condannato per diffamazione. No. L'avv. Martignetti, per conto del suddeprecato professore, vuol provocare che ho scritto quelle generiche affermazioni; frutto di scarsa vena polemica, considerato l'oggetto. Perché?

Non osando querelarsi, perché in un procedimento penale difficilmente potrebbe negare l'sercizio del diritto di prova. Alonzo ha promosso una azione civile per danni - contro di me - a causa di quel volantino - chiedendo un risarcimento di" cinque milioni "per il nocumento che le mie pretese affermazioni avrebbero procurato alla sua onorabilità. Ora, pur valutando nel suo giusto valore la rampante e progressiva svalutazione della lira, pur sapendo che cinque milioni all'incirca potrebbero rappresentare poco più o poco meno di quanto per anni, ogni anno, il prof. Alonzo si è attribuito con balzelli illegali imposti illegalmente (attendo querela...), francamente mi sembra che la specifica onorabilità del prof. Alonzo, quale sovrintendente e praticamente dittatore del Pio Istituto da tanti lustri, non possa valere tanto, anche ad ammettere che essa sia stata per esteso sommersa dalla iniziativa della Federazione Romana del PR.

Il bello è che il Martignetti e l'Alonzo hanno sfoderato una incredibile serie di analoghe rivendicazioni: contro il periodico "Pensiero Nazionale", contro "ABC", contro un sindacalista della CISL, perfino contro... "La Luna"! Udienza per questo processo, e per quanto mi riguarda: 29 ottobre. Intanto, con i compagni della Federazione Romana, stiamo preparando un numero unico su OO.RR. ed il prof. Alonzo, nel quadro di un lancio popolare della lotta radicale per la riforma dell'assistenza pubblica e sanitaria a Roma.

E' giunta intanto - e finalmente - la notifica della I Sezione della Corte di Cassazione con la quale sono avvisato che il Tribunale dell'Aquila, e non quello di Roma, si è visto affidare un procedimento a mio carico per l'attacco - che non negherò certo mai di aver effettivamente portato - ai principali autori della vicenda giudiziaria risoltasi con la condanna di Aldo Braibanti.

Ho così constatato che la Suprema Corte di già, nel suo arido ma preciso linguaggio, m'imputa dei reati; mi sottrae effettivamente al mio giudice naturale, applicando una disposizione di legge che evidentemente esiste per la tutela dei diritti del cittadino che si trova a confronto con dei magistrati; stabilisce quale città o corte d'appello meglio possa reintegrare le garanzie implicite nella norma costituzionale per cui ciascuno deve esser giudicato dal suo giudice naturale... Fa tutto questo, senza ch'io ne sappia nulla, senza che il mio diritto di difesa s'esplichi in nessun modo. Diritto così storto m'è difficile concepirlo. O la legge o il decreto sono evidentemente bèceri (il che non è poi così strano) e anticostituzionali (del che tendo a occuparmi più seriamente).

Mi dicono - anche - che da ora è bene ch'io mi guardi. Ché il signor giudice dell'Aquila che si vedrà affidata la cosa, dinanzi ad un carico così grande di imputazioni e di possibili anni di detenzione, potrebbe anche esser tentato di usar la sua... discrezionalità per spiccare un bel mandato di cattura cautelativo, perché io - spaventato - non prenda il volo e sia uccel di bosco il dì del processo.

Io penso invece che a voler ben riguardare le bucce di questa storia appaia strano che il dott. Antonio Lojacono, il signor Consigliere Falco e qualche altro non abbiano ancora - loro - né procedimenti penali, né amministrativi, né disciplinari per gli illeciti dei quali si sono resi responsabili. (Attendo querela...).

Troppa gente sembra non comprendere che queste storie non giudiziarie non sono altro, per noi radicali, che preziosi strumenti di pubblicità e propaganda alla nostra generale azione politica libertaria: contro i potenti di ogni grado e abito e contro i servi ed i sicari di ogni risma di cui abbonda il regime".

 
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