SOMMARIO: Ricordando che nel 1953 si tentò un'operazione politica passata alla storia come la "legge-truffa", che però venne sventata, si afferma che il "democraticismo" odierno del Pci e del Psiup copre un'assuefazione al tradimento del gioco democratico sempre più grave e clamoroso. Oggi questi stessi partiti tentano una truffa infinitamente più grave di quella del 1953 cercando di attribuirsi i voti elettorali prima ancora che le elezioni siano indette, attraverso l'uso anticostituzionale e antidemocratico di tutti i mezzi d'informazione pubblici e para-pubblici. La denuncia ai presidenti della Repubblica, delle Camere e della Corte Costituzionale.
(NOTIZIE RADICALI N. 87, 29 aprile 1970)
"Nel 1953 si tentò in Italia una operazione politica passata alla storia di questo ultimo ventennio con il nome di "legge-truffa".
In realtà la "truffa" consisteva soprattutto nel tentativo di correggere in senso maggioritario ("premio" al gruppo di liste collegate che raggiungesse la maggioranza assoluta dei suffragi elettorali) la legge elettorale vigente. Il che, di per sé, non aveva nulla di truffaldino. Ma i partiti centristi - chiaramente - la proposero in Parlamento alla vigilia delle consultazioni elettorali, il che è certo" politicamente "scorretto, e ebbero bisogno di una vera e propria prevaricazione al regolamento parlamentare per ottenere - complice Meuccio Ruini, Presidente del Senato - il necessario voto della Camera Alta. Comunque DC ed accoliti sbagliarono i conti, e la lotta feroce delle opposizioni di sinistra e di estrema destra fortunatamente ebbe successo.
Fu una battaglia vinta, insomma, grazie alla" sensibilità, "meglio alla" ipersensibilità democratica "delle sinistre e anche di uomini di destra come il liberale e reazionario Corbino che capeggiò una lista di "alleanza democratica" che dette un contributo non insignificante alla vittoria. Di un problema di" costume "politico (nei paesi di antiche e solide tradizioni parlamentari come l'Inghilterra la maggioranza sceglie - come è noto - di fatto il tempo delle consultazioni elettorali ma solo in apertura di legislatura propongono eventuali cambiamenti del sistema elettorale perché non risulti proposto solo per un interesse di parte) si fece dunque un problema innanzitutto di" moralità "democratica e - su questa base - si vinse. Eppure uomini come Salvemini, affiancandosi a repubblicani lamalfiani, sinistra liberale e socialdemocratici, si pronunciarono a" favore "della legge stessa.
Ma che, in Senato, si colpisse il filibustering delle opposizioni con un colpo di mano regolamentare, e nel paese si cercasse - in nome della stabilità dell'esecutivo - di aggravare le distorsioni rappresentative del sistema proporzionale che "premiavano" e premiano già - di fatto - DC e PCI, fu dichiarato intollerabile e apparve in effetti e giustamente politicamente sconveniente ed inaccettabile.
Questo tempo è passato?
Una cosa è certa: il "democraticismo" odierno del PCI e del PSIUP copre una assuefazione al tradimento del gioco democratico sempre più grave e clamoroso.
Quando si istituzionalizzano a livello "pubblico" quelle situazioni di baronie e di potentati privati che giustamente per decenni sono state accusate di vanificare il gioco democratico (non c'è libertà di stampa senza possibilità di stampare, non c'è confronto democratico, reale e leale, senza pari possibilità di propaganda e di informazione della opinione pubblica, ecc...): quando si preclude l'uso della Televisione e della Radio, ufficialmente, a qualsiasi forza che non sia di già consistentemente rappresentata in Parlamento, non solo censurandone le notizie sulla attività quotidiana, ma escludendola dalla competizione elettorale; quando le "Tribune politiche" vengono assegnate esclusivamente a coloro cui - su un altro piano - si assegnano a prezzi speciali o "politici" la carta per i quotidiani e le pubblicazioni periodiche ci si trova dinanzi ad un "racket" della informazione e ad un" Sindacato di Partiti di regime "che si attribuiscono la spartizione delle responsabilità parlamentari e di gestione dello
Stato.
Quando tutti i partiti accettano che nella proposta di legge di attuazione del dettato costituzionale che prevede un referendum abrogativo di iniziativa popolare si giunga a riservare quasi esclusivamente il tempo delle trasmissioni radio-televisive al sindacato dei partiti tradizionali, confinando ad una partecipazione marginale (meno di un ottavo del tempo di emissione) l'organizzazione che ha proposto ed organizzato il referendum, che ha dunque raccolto in tre mesi cinquecentomila cittadini davanti ai notai, cioè il consenso certo e spontaneo di molti milioni di elettori, quando questo accade non è certo massimalismo, moralismo, antiparlamentarismo, settarismo, anticomunismo ecc..., dichiarare che ci si trova dinanzi ad una truffa, ad un abuso ignobile di quella Costituzione e di quella Resistenza che poi si tenta in ogni modo di difendere, di mitizzare, come il fondamento e la insuperabilità di un patto sociale di valore assoluto.
Il Partito Radicale è la solo forza politica italiana che, al di là delle mode e delle esplosioni di una stagione romantica di rivolte e di contestazioni, almeno da dieci anni, privilegia l'impegno extraparlamentare ma difende senza riserve i principi democratici e parlamentari, fornendo così - oltretutto - la prova che si può accettare il patto costituzionale senza essere coinvolti nei giochi di potere, nei gravi compromessi storici di questi venti anni, nell'assuefazione al regime clerico-interclassista che ci governa e che rappresenta più una proiezione dell'Italia fascista che di quella sognata ed iscritta nelle lotte e nelle carte della Resistenza.
Il Partito Radicale è la prima e la sola forza politica italiana che da dieci anni almeno conduce con intransigenza e senza settarismi, con schieramenti unitari - ma mai frontisti quale che sia il partito su cui si faccia il fronte - inediti per ampiezza ed efficacia, la lotta antiautoritaria e democratica per i diritti civili, tradizionali e nuovi. Si è venuto a trovare non di rado isolato e criticato dalle più recenti forze della contestazione extraparlamentare proprio per questo suo carattere di partito che non coinvolge nella condanna di una società interclassista, clericale, autoritaria, capitalistica, burocratizzata, l'ipotesi democratica e le conquiste storiche prima della borghesia e poi - contro di essa - del proletariato in questa direzione.
Ma proprio per questo, perché questa sua posizione ideale e di prassi non scada in connivenze e complicità quotidiane, non travolga nell'opportunismo e nella pratica burocratica e stalinista anche delle conquiste che sono e devono essere considerate patrimonio del movimento storico di liberazione delle masse dei lavoratori e di prefigurazione di una nuova società laica, libertaria e socialista, il Partito Radicale ha deciso di non subire questa ignobile truffa, infinitamente più grave di quella che nel 1953 le forze popolari riuscirono a sventare.
Con una lettera al Presidente della Repubblica, ai Presidenti delle Camere, al Presidente della Corte Costituzionale, il Segretario e la Direzione del P.R. hanno dunque denunciato il fatto che il sindacato dei partiti tradizionali tenta ormai istituzionalmente di attribuirsi i voti elettorali prima ancora che le elezioni siano indette, attraverso l'uso anticostituzionale e antidemocratico di tutti i mezzi di informazione pubblici e para-pubblici (ENI, IRI, FIAT e Confindustria ormai convergono e pianificano assieme "la libertà di stampa" con fiumi di danaro).
Si è notato che, nella tanto deprecata Francia di De Gaulle tutti i candidati presidenziali hanno sempre disposto dello stesso tempo del generale, così come Alain Krivine, lo studente troskista, ha disposto dello stesso tempo televisivo e radiofonico di Georges Pompidou. In Italia, ad ogni livello, PCI, PSIUP, PSI, PRI consentono - dunque - ad una impostazione infinitamente antidemocratica di quella dei più reazionari movimenti europei. "Democrazia" per chi ha il potere, discriminazione, abuso anticostituzionale, prevaricazione e truffa per ogni altro.
Certo, così non parleranno nemmeno i parlamentari de "Il Manifesto"; non parleranno né avranno loro rappresentanti i giovani studenti e operai che - se dovessimo giudicare della loro forza ed importanza storica dall'ossessivo timore che il mondo politico la opinione pubblica condizionata mostrano di averne - costituiscono il fatto nuovo degli anni settanta; non parleremmo noi chiudendoci così tante informazioni e domande sempre censurate a sinistra come a destra - fondamentali sulla situazione italiana, tanti obiettivi di già enorme popolarità come il divorzio", l'abrogazione del Concordato, "la" confisca dei beni ecclesiastici "frutto degli immondi profitti di regime attraverso il sacco" dell'assistenza, "della" sanità, "e della previdenza sociale, il riconoscimento" dell'obiezione di coscienza, "un piano di" conversione delle strutture militari in strutture civili, "la lotta agli" enti pubblici "ed alla simbiosi capitalismo di Stato-capitalismo privato e alle connivenze delle sinistre con il" regime corpor
ativo, "la laicità della" scuola, "la" liberazione della donna, "la radicale" riforma giudiziaria...
"Così si spera, anche a sinistra, di respingere al di fuori della competizione democratica, al di fuori cioè dell'unica lotta "non violenta" che sia capita dalle forze politiche tradizionali e attuali, tutti i fermenti nuovi e tutto l'esplosivo carica di rinnovamento che s'indovina e si teme essersi formata nel nostro paese. Così - sospingendo i rinnovatori ed i non integrati nel sistema nella trappola dell'esasperazione e della contrapposizione della "violenza rivoluzionaria" alla tragica violenza delle istituzioni, riducendo ad uno scontro fra polizia e cittadini di secondo grado il discorso necessario per una" alternativa "sociale e politica, si tenterà ancora una volta di proseguire il gioco delle parti, e attribuire la funzione di garante dell'ordine allo schieramento della sinistra di opposizione.
Attendiamo ora una risposta dal Presidente della Repubblica, e dalle altre magistrature dello Stato cui ci siamo rivolti. Con serenità e senza illusioni. Ma è innanzitutto dai nostri compagni comunisti, socialproletari, socialisti, repubblicani, laici, divorzisti, libertari, antimilitaristi, dai militanti democratici che non accettano di vedere esauriti nell'obbedienza ai propri apparati i propri impegni e doveri di lotta che dovrà venirci, ancora una volta, la risposta decisiva per rendere la lotta più capace e efficace.
Non a caso la Direzione Nazionale del Partito Radicale ha deciso di affidare ad un" Congresso Nazionale Straordinario "la decisione sul nostro comportamento elettorale.
Vi sono invitati tutti quei compagni ed amici cui interessa l'azione politica del Partito Radicale, che sanno che la loro stessa, pur diversa battaglia, ne è coinvolta".
Il 9 e 10 Maggio, certamente, il dibattito sarà di enorme importanza.
"Ciascuno compia uno sforzo per consentirlo, determinarlo, rafforzarlo. Sacrifici personali, di lavoro, finanziari sono il prezzo consueto e necessario per non esser dei soggetti passivi, nella vita politica come in quella privata; per essere davvero autonomi e ricreativi. Abbiamo bisogno che molti siano i compagni che dimostrino di rendersene conto, anche in questa occasione. Abbiamo fiducia in loro, e siamo certi che, come il passato, abbiamo - almeno in questo - ragione".