SOMMARIO: Per travolgere le ultime barricate contro l'approvazione del divorzio, per piantare solidamente lo steccato anticlericale della battaglia anticoncordataria, per ingaggiare nel paese e anche in parlamento la lotta antimilitarista, i radicali chiedono ai democratici di votare socialista.
L'accordo tra Partito Radicale e Partito Socialista - L'accordo consente ai radicali di rivedere la decisione di votare scheda bianca - La denuncia alle alte autorità dello Stato della gestione autoritaria dell'informazione pubblica - Il colloquio con Pertini - Fanfani: trasmessa alla commissione di vigilanza della RAI-TV la questione sollevata dal P. Radicale - ALRI, delegati LID e antimilitaristi al Congresso straordinario del Partito - I colloqui e gli accordi tra i due partiti - La ratifica della Direzione - I quattro punti dell'accordo.
(NOTIZIE RADICALI N. 89, 22 MAGGIO 1970)
Un congresso straordinario del Partito Radicale - convocato dalla direzione generale nel giro di dieci giorni e svoltosi il 9 e 10 maggio a Roma - ha deciso di "non presentare liste elettorali per le elezioni del 7 giugno e di non presentare candidati radicali in altre liste".
Il Congresso ha così approvato una deliberazione della Direzione, resa nota, il 1· maggio con cui si denunciava alle più alte cariche dello Stato - il Presidente della repubblica, i Presidenti della Camera, del Senato, della Corte Costituzionale - l'inaccettabile prassi che esclude tassativamente ogni forza politica extraparlamentare dall'informazione politica e radiotelevisiva. Questa conclusione, grave in sé, diventa una vera e propria frode antidemocratica in periodo di campagna elettorale. Non solo il Partito Radicale, ma ogni forza politica nuova e non rappresentata in Parlamento che avesse deciso di presentare proprie liste in queste elezioni si sarebbe proprio per questo trovata nella pratica impossibilità di concorrere a parità di condizioni con partiti già rappresentati in Parlamento; non avrebbe avuto cioè nessuna possibilità di trasmettere agli elettori anche la stessa notizia della propria esistenza, per non parlare dei propri programmi e delle proprie posizioni politiche.
Di fronte a questa situazione la direzione nazionale denunciava l'accordo raggiunto dai partiti tradizioni in seno alla Commissione di vigilanza sulla RAI-TV "come un pratico tentativo di distribuzione interna dei voti del popolo italiano prima ancora che le elezioni vengano svolte, lasciando solo aperte marginali possibilità di "lotta di mercato" all'interno del sindacato dei partiti di regime"; denunciava anche la piena corresponsabilità dei partiti democratici e socialisti (quelli di opposizione non meno di quelli di governo) in questa "operazione anticostituzionale e di gravissima violenza statuale".
Il Segretario Nazionale del Partito Radicale Angiolo Bandinelli, ha successivamente portato a conoscenza le massime autorità dello Stato, con una propria lettera, della deliberazione adottata dalla Direzione Nazionale. Lo stesso compagno Bandinelli insieme a Mauro Mellini, della Direzione, ha illustrato i motivi della ferma denuncia radicale al Presidente della Camera Pertini nel corso di un'udienza ai due esponenti del Partito. A sua volta il Presidente del Senato Fanfani rispondeva al Segretario nazionale, informandolo "di aver interessato al problema il Senatore Mario Dosi, Presidente della Commissione di vigilanza sulle radiodiffusioni, al fine di conoscere se il problema stesso è stato preso in esame dalla Commissione e quali sono state le motivazioni delle decisioni eventualmente adottate". "Ho invitato altresì il senatore Dosi - concludeva il Presidente del Senato - a farmi sapere se la Commissione da lui presieduta non ritenga opportuno riprendere in esame la questione sollevata dal Partito Radicale"
. Infine il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, rispondendo ad una lettera inviata al Capo dello Stato, informava che erano stati "interessati della questione i competenti organi governativi".
Proprio sulla base di questa denuncia della Direzione Nazionale, il Congresso straordinario del Partito decideva la "non presentazione" di liste e di candidati radicali per il 7 giugno. "Nell'uno come nell'altro caso - afferma la mozione congressuale - la presentazione equivarrebbe ad un avvallo e ad una complicità con le forze che hanno la responsabilità di avere ridotto a mera nozione formalistica il sistema democratico". Il diritto di concorrere alle elezioni diventa infatti in questa maniera una finzione giuridica, un alibi delle forze politiche che detengono il potere e il controllo dei mezzi di informazione di massa. Il Partito Radicale si è rifiutato di fornire questo alibi, decidendo di rimanere assente dalla lotta elettorale.
Ma assenza dalla competizione elettorale non poteva significare, non può significare anche, in queste elezioni del 7 giugno, assenza politica, rinuncia cioè a portare avanti le proprie lotte, rinuncia a far pesare la forza - grande o modesta che sia - che intorno a queste lotte si è formata e che "tende sempre di più a coincidere" con quella dei fuorilegge del matrimonio, dei laici anticlericali, degli antimilitaristi, dei libertari.
Questa coincidenza di battaglie e di interessi si è anche visibilmente potuta constatare in sede del congresso, dove - a conferma dell'esistenza di forti legami e di problemi comuni anche di fronte ad un fatto elettorale - erano presenti numerose delegazioni divorziste, una rappresentanza ufficiale dell'Associazione per la Libertà religiosa con il suo presidente Berruti e il segretario nazionale Rodelli, gruppi antimilitaristi e pacifisti.
Come assicurare questa presenza politica, come far pesare anche nelle elezione la propria forza? L'indicazione di massima fornita dal Congresso è stata la scheda bianca, lasciando tuttavia aperta la possibilità di un accordo elettorale con il PSI se questo partito avesse assunto precisi impegni e assicurato concrete garanzie su alcuni obiettivi politici radicali.
"Il Congresso del P. Radicale,
"consapevole" del proprio ruolo rispetto alle lotte antiautoritarie, anticlericali ed antimilitariste che conduce nel paese,
"considerando" le particolari responsabilità del PSI nella attuale situazione politica in materia di divorzio e diritti civili, e l'adesione di 35 Parlamentari di questo partito all'iniziativa radicale del referendum abrogativo del Concordato,
"dà mandato" al segretario nazionale del partito di richiedere al PSI garanzie ufficiali e precise, in particolar modo per quanto riguarda:
- innanzitutto la rapida approvazione della legge per il divorzio;
- lo sviluppo della battaglia anticoncordataria,
- la democratizzazione degli strumenti pubblici di informazione, la cui utilizzazione, attualmente, vanifica e corrompe i diritti costituzionali e civili dei cittadini e impedisce un effettivo gioco democratico;
- la sollecita iniziativa parlamentare per la discussione e approvazione di una legge per l'obiezione di coscienza.
Solo in questo caso e se la risposta del PSI interverrà entro il 15 maggio il segretario del P. Radicale, previa verifica della direzione nazionale, potrà modificare la decisione congressuale della scheda bianca ed impegnare i radicali nella campagna elettorale motivata su questi temi".
Non esiste contraddizione tra le due ipotesi di comportamento elettorale decise dal Congresso: entrambe - la scheda bianca come l'accordo elettorale con il PSI - escludevano la delega politica sui propri impegni di lotta e sui propri obiettivi politici ad altre forze politiche. Aprivano invece la strada ad una convergenza, ad un impegno comune su determinati obiettivi.
Alla assunzione di responsabilità del Congresso Radicale ha corrisposto analogo senso di responsabilità del PSI. L'accordo è maturato in colloqui che si sono svolti fra le due segreterie nazionali, è stato definito il 15 maggio e ratificato dalla Direzione Raficale lo stesso giorno. Poche ore prima il gruppo senatoriale del PSI con un proprio comunicato aveva chiesto ufficialmente l'inizio del dibattito parlamentare in aula sul divorzio subito dopo le elezioni del 7 giugno, e la sua conclusione prima delle ferie estive. Pochi giorni dopo i presidenti dei gruppi parlamentari hanno concordato la data dell'inizio del dibattito per il 18 giugno: la dimostrazione della validità e della operatività dell'accordo e un importante successo di socialisti e radicali se si considera che da tempo ormai tutti i gruppi divorzisti - perfino le opposizioni del PSIUP e del PCI - nonostante le proteste e le sollecitazioni della LID, apparivano ormai rassegnati al rinvio del voto sul divorzio ad ottobre.
Dalle nostre lotte antimilitariste abbiamo isolato l'obiettivo del riconoscimento dell'obiezione di coscienza, per il quale in ogni legislatura vengono presentati progetti di legge in Parlamento che non sono mai riusciti a superare le fasi dei dibattiti in sede di commissione. Anche per l'obiezione di coscienza esiste un impegno del PSI perché il dibattito sia finalmente portato in aula entro settembre. Sarà un altro passo avanti della nostra politica per i diritti civili, un impegno doveroso nei confronti di quei compagni che ripetutamente affrontano il processo e il carcere militare per questo motivo.
L'accordo potenzia inoltre le possibilità di impegno radicale nella campagna per il referendum abrogativo del concordato.
Infine sulla democratizzazione della RAI-TV, al di fuori delle petizioni di principio che lasciano il tempo che trovano e oltre impegni di carattere generale, è stata concordata tra i due partiti un'iniziativa immediata e precisa che assicuri l'accesso alla RAI-TV, già in questa campagna elettorale, alle forze politiche extraparlamentari, dal ACPOL al Manifesto, dal Partito Radicale alla LID, dai Comitati Civici a Nuova Repubblica. Divorzio, Concordato, apertura della informazione politica ai gruppi extraparlamentari, Obiezione di coscienza - i quattro punti dell'accordo - sono quattro buone ragioni per il voto al PSI.
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L'accordo politico tra il PR e il PSI
"Il segretario del P. Radicale subito dopo il congresso nazionale straordinario del 9-10 maggio, comunicava alla segretaria politica del PSI il testo della mozione. Sulla base degli incontri e degli accordi intervenuti, il PR e il PSI hanno potuto quindi comunicare, con il documento di cui diamo qui appresso un ampio stralcio, l'avvenuto accordo ratificato dalla direzione radicale":
"Il PSI e i PR concordano sulla necessità di condurre rapidamente a termine l'Iter parlamentare della legge per il divorzio con l'iscrizione della legge stessa al primo punto dell'ordine del giorno del Senato, subito dopo la riapertura delle camere e con il proseguimento del dibattito fino al voto conclusivo senza interruzioni e prima della sospensione dei lavori per le ferie estive".
I due partiti "convengono sulla necessità di contrastare ogni ipoteca sulla autonomia e laicità dello Stato e di sviluppare in tal senso il dibattito nel Paese"; al tal fine il PSI metterà a disposizione le organizzazioni di base per secondare la campagna e la raccolta delle firme per un referendum abrogativo del concordato.
I due partiti "sosterranno" quindi "una immediata revisione dei criteri di accesso alle trasmissioni politiche della RAI-TV, per assicurare un pieno confronto democratico tra tutte le forze politiche, confronto che non si realizza senza la partecipazione anche di quelle forze extraparlamentari che rappresentino una reale espressione di posizioni e di battaglie politiche". "A questo scopo i due partiti prenderanno tutte le iniziative necessarie perché tale partecipazione si attui prima del 7 giugno con una trasmissione riservata alle forze extraparlamentari".
"Nel quadro della politica di diritti civili" obiettivo urgente e qualificante giungere al riconoscimento dell'obiezione di coscienza "i gruppi parlamentari socialisti si impegneranno di conseguenza per accelerare la discussione in commissione ed a richiamare comunque in aula i progetti di legge sull'obiezione di coscienza entro la fine del prossimo mese di settembre".
Il PSI e il PR rivolgono infine un appello particolare "ai laici, ai divorzisti, ai libertari perché sostengano le liste socialiste, e indicano nell'accordo raggiunto dai due partiti, basato su precisi impegni a sostegno di specifiche battaglie, uno dei modi della sinistra in generale e per i socialisti in particolare per avviare processi di rinnovamento democratico delle lotte politiche nel paese".
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A pochi giorni dall'accordo
"Nella riunione di giovedì 21 maggio dei presidenti dei gruppi parlamentari del Senato è stato stabilito che la discussione in aula del progetto di legge Fortuna per l'introduzione del divorzio inizierà, in pratica come punto primo dell'o.d.g., alla riapertura delle Camere dopo le elezioni, il 18 giugno.
Si è appreso inoltre, subito dopo, che i contatti tra il governo italiano e il vaticano sulle ripercussioni concordatarie della legge divorzista avranno inizio questi giorni. E' stata così, in questo modo, tolta al governo la possibilità di condizionare e ritardare, con la scusa dei rapporti con il Vaticano, i ritmi di svolgimento del dibattito e l'iter parlamentare della legge; al contrario, sono stati i socialisti, attraverso la loro autonoma iniziativa parlamentare a sollecitare ed affrettare i tempi dell'incontro tra i due ministri, il democristiano Moro e il repubblicano Reale, ed il Vaticano stesso".
Le Federazioni provinciali del P.S.I. sono state invitate dalla segreteria nazionale a dare ospitalità e sostegno alla raccolta delle firme, organizzata dalla Lega Italiana per il Divorzio d'intesa con il Partito Radicale, in appoggio alla campagna nazionale per il referendum abrogativo del concordato promossa dal nostro partito.
Numerosi altri parlamentari socialisti, nello spirito dell'accordo tra i due partiti, hanno già aderito al "Comitato nazionale di sostegno per la campagna per l'abrogazione del Concordato promossa dal Partito Radicale. In precedenza, avevano aderito al Comitato 31 parlamentari dello stesso Partito, tra i quali il segretario nazionale Giacomo Mancini, i ministri Mariotti, Zagari, Viglianesi, i vice segretari nazionali Codignola, Craxi, Mosca, sottosegretari e dirigenti nazionali.
"La prima iniziativa congiunta di attuazione dell'accordo è stata l'immediata diffusione, da parte dei due partiti, di un comunicato sull'impegno comune per la democratizzazione dell'informazione pubblica.
"Il Segretario Nazionale del P.R.,- diceva il comunicato - con una lettera inviata in data 16 maggio alla Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla RAI-TV, al Presidente, all'Amministratore delegato, ai consiglieri d'amministrazione della RAI-TV, ha formalmente richiesto che venga immediatamente assicurato, nel corso della presente campagna elettorale, l'accesso dei principali movimenti e forze politiche extraparlamentari o comunque non tradizionali all'informazione radiotelevisiva.
Il Partito Radicale richiede che la serie di emissioni, di un quarto d'ora, comprenda almeno l'intervento delle seguenti forze:
1) ACPOL - 2) "Il Manifesto" - 3) Partito Radicale - 4) Lega Italiana per l'istituzione del Divorzio - 5) Comitati Civici - 6) Movimento di "Nuova Repubblica".
Il Segretario del P.R. ha anche annunciato che il suo Partito non accetterebbe comunque di usare questa eventuale sua possibilità se non fossero invitati almeno la ACPOL ed il Manifesto.
La Segreteria Nazionale del Partito Socialista, cui preventivamente era stata illustrata la richiesta del PR, rilevando che il PSI ha già ripetutamente preso posizione a favore di una tempestiva revisione in senso più ampiamente democratico dei criteri che regolano la informazione della RAI-TV, ha assicurato l'immediato impegno del PSI, dei suoi responsabili ad ogni livello, per la realizzazione di questa iniziativa".
La segreteria nazionale del PSI ha successivamente inviato, ai membri socialisti della Commissione Parlamentare di vigilanza e ai responsabili socialisti nella RAI-TV, una lettera con la quale li invita a dare seguito alla richiesta per l'apertura immediata della RAI-TV ad una serie di trasmissioni dedicata alle forze extraparlamentari.
"Sullo stesso argomento, e con richiesta urgente di risposta, l'on. Eugenio Scalfari ha rivolto un'interpellanza alla Presidenza del Consiglio".
La lettera inviata al segretario del P. Radicale, Angiolo Bandinelli, ai membri della Commissione Parlamentare di vigilanza e agli organi direttivi della RAI-TV denunciava in primo luogo la responsabilità della gestione aziendale; il sistema, in essa imperante, di "premiare sopratutto le capacità cortigiane dei dipendenti", e le stesse responsabilità dei partiti, cioè la "volontà della maggioranza della Commissione Parlamentare e l'impegno verticistico e troppo spesso corporativo e partigiano della minoranza", gravissimi esempi di "malcostume politico", tali da costituire "un'attentato in buona parte riuscito, contro la democrazia repubblicana e contro la costituzione e la legge".
Dopo aver precisato i termini della richiesta del Partito Radicale, riportate nel comunicato congiunto con il PSI, la lettera segnalava, a conferma della denuncia, la violazione persino degli attuali antidemocratici regolamenti compiuta dalla TV, che non ha consentito al PSI di usare del tempo televisivo a propria disposizione in "Cronache dei Partiti" per una dichiarazione di appoggio alla sua campagna elettorale fatta da un esponente del Partito Radicale.
"Tipiche - sul piano di certo stupido malcostume giornalistico - nel riferire i termini dell'accordo tra Partito Radicale e Partito Socialista Italiano, le corrispondenze su "Il Giorno" e "Il Resto del Carlino", di Pierantonio Graziani e Danilo Granchi. Riportando il testo di una dichiarazione dell'on. Riccardo Lombardi in appoggio all'accordo, Graziani censurava infatti (per timore del riferimento all'ENI) tutta la parte della dichiarazione in cui era dato esplicito riconoscimento alle battaglie radicali contro "le strutture feudali dello Stato e Parastato".
Interpretabili psicanaliticamente è poi la distorsione delle decisioni dei due partiti compiuta da Granchi, per il quale il Partito Radicale avrebbe chiesto al PSI "una mano" per "un po do posto nelle trasmissioni politiche della RAI-TV".
A sua volta, la RAI-TV taceva, nel resoconto, proprio sul punto del documento politico congiunto relativo alla iniziativa per la democratizzazione della politica dell'informazione pubblica, ed in particolare delle trasmissione televisive".
"E' allo studio, per iniziativa di compagni parlamentari del PSI per essere quanto prima sottoposta in Parlamento, la proposta di costituzione di una Commissione parlamentare di informazione sulle attività delle Associazioni di Arma ed i loro rapporti con l'Amministrazione dello Stato, con speciale riferimento al recente convegno nazionale e alle sue deliberazioni e prese di posizione.