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Notizie Radicali - 5 settembre 1970
XX settembre anticlericale
Per una grande data: il 9 ottobre 1970

SOMMARIO: Nel convocare una manifestazione anticlericale nel centesimo anniversario della fine del potere temporale della Chiesa Cattolica (il 20 settembre 1870 le truppe del Regno d'Italia entrarono in Roma liberando l'ultimo territorio degli Stati pontifici), vengono illustrati i motivi dell'opposizione al clericalismo, e cioè alla pretesa dello stesso schieramento di potere di "governare e sfruttare ancora famiglia, scuola, assistenza, coscienze individuali e leggi dello Stato e di vivere al centro di una colossale rete di privilegi e di interessi politici e finanziari". E' l'occasione anche per ribadire la richiesta perché nel mese successivo, il 9 ottobre, al Senato venga finalmente votata la legge per i divorzio presentata da Loris Fortuna, Antonio Baslini, Lelio Basso, Ugo Spagnoli.

(Notizie Radicali n. 95 del 5 settembre 1979)

Bando alle stupide e interessate critiche d'un XX settembre cui per comodità si conferisce il volto che il fascismo e la democrazia cristiana hanno avuto interesse di dargli: un fatto d'armi in cui il re ebbe ragione d'un papa, una nazione si conquistò una più prestigiosa capitale, qualche compagnia di bersaglieri ebbe l'occasione di sfilare di corsa in formazione perfetta, piume, bandiere, fanfare in testa.

Il XX settembre 1870 fu e resta il giorno d'una dissacrazione clamorosa e necessaria, che sconvolse non solo la penisola ma l'Europa intera; in cui furono per un attimo della storia travolti insieme, nel fango con cui erano impastati, il vergognoso e avido potere temporale con la grottesca religione del Sillabo e dell'infallibilità pontificia, del feticismo mariano e della sacralizzazione delle ingiustizie e dell'autorità dei ricchi e dei potenti.

Monopolio quasi esclusivo d'una ristretta casta di religiosi italiani, espressione dei ceti reazionari, ostili e spaventati dalla civiltà moderna, il cattolicesimo e gli Stati pontifici rappresentavano, non solo per l'Italia, l'ultima trincea della più assolutista e forcaiola concezione del potere e della società.

Avere alla fine risolto con una operazione che oggi verrebbe quasi considerata alla stregua di una azione di polizia un problema storico che sembrava dovesse coinvolgere responsabilità e interessi, solidarietà e crociate dei potenti di mezza europa; aver mostrato che non si trattava di molto altro, sul piano dei fatti, che d'una ristretta e corrotta oligarchia, al centro degli interessi più triti e volgari, fu azione che oggettivamente andò molto al di là della coscienza e della volontà di coloro che la compirono.

Questo, ci sembra, conta ancor oggi. Che ci si trovi dinanzi, a cent'anni di distanza, allo stesso schieramento ed agli stessi interessi - ieri il "potere temporale" dei papi, oggi la loro pretesa di governare e sfruttare ancora famiglia, scuola, assistenza, coscienze individuali e leggi dello Stato e di vivere al centro di una colossale rete di privilegi e di interessi politici e finanziari; che ci si muova con gli stessi accenti, con la stessa ostilità verso il "mondo moderno", con la stessa crudeltà e indifferenza verso la vita di decine di milioni di "fedeli" e di sudditi, non può non interessarci e non coinvolgerci.

Dall'Humanae Vitae alla stessa Populorum progressio, dalle suore del Kerala ai sindaci alla Petrucci, dal Vescovo di Prato al Pontefice che afferma essere il triste concordato mussoliniano, l'indissolubilità del vincolo matrimoniale privilegio e garanzia di civiltà, per il nostro paese, dalle Banche del S.Spirito agli "ordini" e istituti sfruttatori dell'infanzia, della malattia, della vecchiaia, non nasce un quadro d'Italia molto diverso, oggi, da allora.

Non a caso, crollato il fascismo, è il "partito vaticano" che ha rappresentato la struttura portante della reazione, degli interessi classisti, della ripresa e della conversione neo-capitalistica, della corruzione della politica democratica - avanzata anche se non rivoluzionaria - iscritta nella costituzione. Non a caso i codici penali del fascismo, le strutture e la mentalità autoritarie e repressive sono presenti e operanti.

Il Partito Radicale è stato a lungo solo nel denunciare e combattere questa realtà, tanto evidente quanto misconosciuta dai partiti ufficiali della sinistra. Ora la situazione è mutata. Dovunque in Italia, amici divorzisti e laici, compagni socialisti e comunisti, gruppi libertari e pacifisti, combattono con noi questa battaglia.

Loris Fortuna che continua magnificamente a testimoniare a favore del laicismo e dei diritti civili nel suo Partito, non è più un isolato. I liberali, vincendo contraddizioni e sbandamenti che sembravan insuperabili, sono oggi numerosi a seguire le indicazioni che sembravano esclusive della loro giovane Sinistra. Con loro e con le nostre modeste energie e strutture organizzative, al loro servizio, siamo certi che vinceremo la battaglia del divorzio e non solo questa.

Il 9 ottobre, giorno in cui il Senato deve e dovrà votare il progetto Fortuna, Baslini, Basso, Spagnoli, se sapremo occupare queste settimane assestando ogni giorno nuovi colpi all'ormai tramortito fronte antidivorzista, s'aprirà una nuova breccia. Avremo di nuovo dissacrato un mito risorto dalle rovine del potere temporale prima, del fascismo poi. Avremo portato con noi, più avanti, tutta la rivolta religiosa e civile che gronda nel mondo contro il successore di Papa Mastai. Avremo mostrato che libertà politica e felicità umana sono indissolubilmente legati.

Avremo preparato le grandi battaglie che abbiamo già impostato: l'abrogazione del Concordato, con quel che implica questa battaglia di fatale chiarificazione e rinnovamento nella sinistra e della sinistra; la pianificazione ed il controllo delle nascite, riuscendo forse a salvare dall'eccidio cui la pretesa vaticana li condanna, ogni anno, nel mondo, milioni e milioni di esseri innocenti; l'abolizione dell'aborto di classe...

Ma per ora è inutile far calcoli e previsioni. Il XX settembre è imminente: è un'occasione di lotta preziosa, necessaria, da non mancare. I radicali e la L.I.D. l'hanno colta. Non hanno timore, ancora una volta, della loro apparente solitudine. In questa grande ondata di laicismo e anticlericalismo popolare, peggio per gli assenti.

 
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