di Carlo Galante GarroneSOMMARIO: Il 9 ottobre 1970 il Senato approva il progetto di legge Fortuna-Baslini-Spagnoli con alcuni emendamenti che rendono più difficile l'utilizzazione del divorzio. Infatti nell'immediata vigilia delle votazioni definitive il Presidente del Senato Leone promuove degli incontri fra gruppi parlamentari divorzisti e antidivorzisti che portano all'approvazione di emendamenti di compromesso. Nella intervista al senatore Carlo Garante Garrone gli interrogativi sulle ragioni per le quali il fronte parlamentare divorzista non ha voluto approvare la legge nel testo licenziato dalla Camera.
(L'ASTROLABIO, 18 ottobre 1970)
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"L'Astrolabio" - Lei, senatore Galante Garrone, è certamente uno dei parlamentari che, personalmente e a nome del gruppo indipendenti di sinistra, ha seguito più da vicino le vicende della legge sul divorzio. Quale è il suo giudizio sulle conclusioni raggiunte in Senato?
"Galante Garrone" - Io credo che il fronte laico, in virtù della sua compattezza e della "presenza fisica" dei suoi senatori, abbia veramente vinto una grossa battaglia, a tal punto grave era il pericolo che l'accoglimento anche di un solo emendamento non concordato svuotasse e snaturasse la legge nei suoi presupposti e nelle sue finalità. Tutti i tentativi di "fiaccare" la legge sono andati a vuoto, grazie alla compattezza del fronte. Potevamo vincere per K.O., senza cambiare una virgola nel testo inviatoci dalla Camera (un testo, sia detto fra parentesi, che non meritava e non merita le rampogne che gli son piovute addosso, perché alle sue innegabili lacune sarebbe stato possibile porre riparo in un momento successivo)? Forse sì, forse no. Tutto sommato, credo che possiamo e dobbiamo essere lieti di come è andata a finire. La legge non è stata "fiaccata", ed anzi ha resistito, nelle sue strutture essenziali, al ciclone che stava per investire Palazzo Madama. Dovrebbe esserci consentita, mi pare, una modera
ta soddisfazione per questa vittoria ai punti. Purché, si intende, l'ultimo tempo della partita si giochi, e presto, a Montecitorio...
"L'Astrolabio" - Che cosa ne pensa degli emendamenti presentati dai senatori democristiani?
"Galante Garrone" - Nessuno contesta, è chiaro, il diritto della Democrazia Cristiana di proporre emendamenti a getto continuo, e di difenderli strenuamente. Il problema è un altro: e riguarda, per l'appunto, il contenuto di alcuni emendamenti. Ed a questo proposito devo dire che oggi ancora è in me, inalterata, e forse accentuata, una sensazione di pena, di sorpresa, di sbigottimento. Perché, tanto per fare qualche esempio, è "enorme", e contrario all'ispirazione cristiana, chiedere che al coniuge colpevole sia vietato, per tutto il corso della sua vita, di ottenere il divorzio senza il consenso dell'altro coniuge; è "assurdo" pretendere che una separazione consensuale protrattasi per anni e anni non possa mai trasformarsi in divorzio se non intervenga un nuovo consenso; è "disumano" che il coniuge condannato a una grave pena, ritornato allo stato libero per effetto del divorzio chiesto e ottenuto dall'altro coniuge, debba chiedere e conseguire la "riabilitazione" prima di passare a nuove nozze! Per non par
lare dei tanti e tanti emendamenti che ci hanno tenuti impegnati con il loro ritmo martellante: i figli minori considerati come ostacolo alla concessione del divorzio (nel film "Divorzio all'italiana", per divorziare c'era un solo sistema, sopprimere la moglie. Se fosse passato questo emendamento, anche la soppressione dei figli sarebbe servita...); i processi di divorzio artificiosamente ritardati e frenati per anni e anni, in modo da rendere la sentenza, come diciamo noi avvocati, "inutiliter data...", ecc.
"L'Astrolabio" - C'è qualche emendamento dc che l'abbia colpita in modo particolare?
"Galante Garrone" - Sì. E' stato l'ultimo emendamento democristiano a darmi, forse più di ogni altro, un senso di sbigottimento e di costernazione (e dire che, dopo tanti e tanti emendamenti, avrei dovuto sentirmi vaccinato contro le sorprese!). L'ultima mina fatta scivolare dolcemente sulle acque dalla fertile fantasia democristiana, quando già la navicella del divorzio stava arrivando, con qualche rattoppo, al porto della votazione finale, è stato l'emendamento numero 11.0.3 a firma dei senatori Bettiol, Canaro, Oliva e altri. Che suggeriva, precisamente, di aggiungere un ultimo articolo, così redatto: "La presente legge entrerà in vigore dal momento della ratifica degli accordi con cui le due "Altre Parti" provvederanno, nei modi previsti dal secondo comma dell'articolo 7 della Costituzione della Repubblica Italiana, alle conseguenti modifiche dei Patti Lateranensi, e comunque non oltre il termine di due anni dalla pubblicazione della legge sulla "Gazzetta Ufficiale" della Repubblica. Entro un anno dalla
pubblicazione della medesima il Governo provvederà ad emanare il regolamento di esecuzione". La mina è stata resa inoffensiva, l'emendamento è stato respinto, la maggioranza è stata insensibile, una volta ancora, alle profezie di sventura (e alle dotte citazioni francesi) del senatore Bettiol. Perché, dunque, mi attardo a parlare proprio di questo ultimo emendamento, di questo ultimo razzo nella pioggia dei fuochi di artificio? La ragione è semplice. Perché quell'emendamento è l'indice, e il sintomo, di una mentalità preoccupante, e addirittura allarmante. Sotto due profili, direi. E cioè, in primo luogo, perché il "purgatorio" di due anni aveva lo scopo, dichiarato (ed evidente), di impedire alla legge di muovere anche i primissimi passi, di rinviarla, nella speranza di ucciderla, all'appuntamento del "referendum" abrogativo senza dar modo ai cittadini di valutarne pregi e difetti: magnifico omaggio, davvero, alla volontà del Parlamento che ha votato la legge, e alla coscienza (e alla conoscenza) dei cittad
ini chiamati a confermarla o ad abrogarla! E ancora, e soprattutto, per il riferimento, davvero stupefacente, al corso e alla conclusione delle trattative fra le "Alte Parti" per le modifiche dei Patti Lateranensi. Par di sognare, a tal punto è chiaro che quelle trattative non hanno e non possono avere influenza alcuna sulla vita del tutto autonoma della legge sul divorzio. E' per me, modestissimo avvocato, ragione di sbigottita sorpresa il pensiero che reputati giuristi abbiano potuto vedere un nesso, addirittura, fra i Patti Lateranensi e lo scioglimento dei matrimoni "civili". Se ancora la pretesa si fosse esercitata nei confronti dei soli matrimoni "canonici", pazienza. Si sarebbe trattato pur sempre, a mio avviso, di una pretesa infondata, oltre che in stridente contraddizione con l'articolo 2 (che, prevedendo la pronuncia di cessazione degli effetti civili dei matrimoni canonici, evidentemente presuppone l'inesistenza del così detto "vulnus" al Concordato). E tuttavia a una pretesa del genere sarebbe s
tato possibile concedere, generosamente, qualche attenuante. "Ma cosa ha da spartire il Vaticano con i matrimoni civili?" Magnifico omaggio, davvero, all'indipendenza e alla sovranità dello Stato!