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Pannella Marco - 27 dicembre 1970
Amarezze pontificali e obiettivi laici
di Marco Pannella

SOMMARIO: La dichiarazione rilasciata il 27 dicembre alla stampa dal Segretario Nazionale della LID. In riferimento alle "amarezze" manifestate dal Pontefice in occasione della festività del Natale, turbando così la coscienza di molti credenti, si vuole ricordare che in tutto il mondo la stragrande maggioranza della cattolicità ha compreso e appoggiato la lotta per la legge divorzista in Italia.

Pannella ricorda che obiettivo ancora da raggiungere è quello di sovvertire il regime concordatario ricreando quell'unità laica che ha reso possibile l'approvazione della riforma divorzista.

(IL DIVORZISTA N. 28, 31 dicembre 1970)

(Ancora una volta, aggravato il divorzio, tra gerarchia ecclesiastica e coscienze - Ma in tutto il mondo la cattolicità ha approvato la legge Fortuna - Ora, attraverso la "revisione" del concordato, il Vaticano cerca di ottenere un "risarcimento" assicurandosi il potenziamento degli enormi privilegi di cui gode in ogni settore - Una nuova "Unità Laica" per la lotta contro i giganteschi "redditi di profitto" clericali - i concordati con i paesi europei dell'Est non distolgano i democratici italiani)

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"Il Segretario Nazionale della LID ha rilasciato il 27 dicembre alla stampa la seguente dichiarazione:"

"La LID constata con amarezza che, per le festività cristiane del Natale, il Pontefice non ha esitato a dissociare i suoi sentimenti da quelli di serenità e di felicità di milioni di uomini, donne e figli che hanno conquistato finalmente il diritto alla famiglia; il Papa ha così aggravato non solo il divorzio esistente tra la posizione della gerarchia ecclesiastica romana e la coscienza democratica di credenti e non credenti, ma anche quello con comuni sentimenti umani necessariamente e naturalmente cristiani. Si è così tentato di turbare la coscienza di credenti e persone cui il nostro Stato deve invece riparazione per le sofferenze che per decenni inique leggi hanno loro causato.

LA LID ha quindi il dovere di ricordare che in tutto il mondo la stragrande maggioranza della cattolicità ha compreso e appoggiato la lotta per la legge divorzista in in Italia; possiamo infatti documentare che, tranne in Spagna ed in Irlanda, ovunque, giornali cattolici editi direttamente o con l'approvazione dell'episcopato hanno sottolineato il carattere civile e umano della legge Fortuna. Questa testimonianza va tanto più rilevata e apprezzate, quanto più chiaramente isola i sentimenti del Pontefice e non quelli di coloro che sono stati i "fuori-legge" del matrimonio in Italia: in tal senso l'amarezza di Paolo VI diviene meglio comprensibile e - ce lo si consenta - meritata.

Ma, ormai, sempre più chiaramente, ci si preoccupa del divorzio solo per tentare di utilizzarne l'avvenuta istituzione in difesa del Concordato. Perso il monopolio sull'amministrazione del matrimonio, i clericali, che ancora dominano la Chiesa si preoccupano di ottenere in cambio il potenziamento del loro già enorme potere sull'infanzia, sull'educazione, sulla scuola, sulla morale, sull'assistenza pubblica, sulla politica e di mantenere il privilegio della libera accumulazione di giganteschi redditi da profitto e di eludere, nelle loro multiformi attività pseudo-religiose ed in realtà politico-economiche, le leggi proprie a qualsiasi stato moderno.

In tal senso la nota vaticana al governo italiano costituisce un evidente appello ad "aggiornare" il Concordato per meglio difenderlo e istituzionalizzarlo nella realtà del Paese.

Si mostra così che la cosiddetta "revisione bilaterale" non è altro che la via obbligata per difendere il regime concordatario.

Contro questo, invece, è necessario che si ricrei quella "unità laica" che ha reso possibile l'approvazione della civile e storica riforma divorzista.

Per questo non possiamo non esprimere la nostra preoccupazione per posizioni come quella dell'on. Jotti, ad es., che mostra di credere davvero che la pace religiosa possa essere tutelata solo a scapito della legge comune e della liberazione delle autentiche tensioni religiose dei credenti del nostro tempo, medianti nuovi patti Gentiloni o concordati.

Non vorremmo, sinceramente, che la prospettiva di trattati fra il Vaticano ed i gruppi di potere stalinisti o burocratici di Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria (destinati a rafforzare il carattere e le degenerazioni autoritarie della Chiesa non meno che di quegli Stati) pesino sull'atteggiamento di laici italiani - fino a determinare calcoli e cedimenti opportunistici (ed in definitiva suicidi, se giudicati in termini di crescita democratica e socialista e non di pura preoccupazione di gestione del potere statutale, in compartecipazione non già con le masse di lavoratori cristiani, ma con i gestori del prepotere clericale sul popolo dei credenti non meno che sulle istituzioni democratiche italiane).

Ci auguriamo, quindi, che proprio per la vicinanza del PCI alla vita delle masse (credenti e no) del nostro paese, questi errori e queste tentazioni opportunistiche vengano presto rettificati e superati. Come accadde, vale la pena di ricordarlo, per la iniziale ostilità della dirigenza comunista a ritenere necessaria e matura la comune, unitaria, dura battaglia per il divorzio.

Siamo comunque ben decisi, e ben più numerosi ed agguerriti di ieri, a condurre senza perdite di tempo e senza timori reverenziali la battaglia contro il Concordato, in ogni sua forma, in ogni suo punto di forza, e più ancora contro i principi politici e le analisi sotiche che presuppone; in tal senso appoggiamo sia la campagna per la raccolta delle cinquecentomila firme necessarie per indire il referendum abrogativo, sia le iniziative parlamentari per la abolizione dell'art. 7, presentato al Senato dal sen. Albani e annunciata alla Camera dall'on. Lelio Basso".

 
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