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Pannella Marco - 24 marzo 1971
RINVIATO ALLA CAMERA IL DIBATTITO SUL CONCORDATO - UN COMMENTO DI MARCO PANNELLA.

SOMMARIO: Il tentativo del Governo di rinviare il dibattito in Parlamento sulla revisione dei Patti Lateranensi è stato vanificato dalla presentazione di numerose interpellanze ed interrogazioni di diversi partiti. Non è più possibile rimandare il dibattito in Parlamento perché bisogna prendere coscienza del fatto che è "in atto una vera rivolta parlamentare contro la concreta proposta di una revisione". La posizione degli abrogazionisti radicali è volta alla difesa della Costituzione e della legge repubblicana.

Roma, 24 marzo 1971 (N.R.) Il Segretario Naziorale della LID e Tesoriere del Partito Radicale Marco Pannella ha dichiarato:

"L'intenzione del governo, e non solo del governo, di un dibattito lampo, di poche ore in una sola giornata, sui rapporti fra Italia e S. Sede è ormai battuta. La visita del Presidente Tito non è che pretesto tecnico di un rinvio politico, verso un grande, ampio dibattito non solo alla Camera (come s'era tentato), ma anche al Senato. Sulla sola mozione comunista presentata all'inizio dell'anno era possibile che il Vaticano e la DC si facessero delle illusioni.

Una volta di più, come all'inizio della battaglia divorzista, si era tentato di far credere alla marginalità ed alla extra-parlamentarità delle posizioni radicali - ed alla fine, con l'aiuto dei soliti osservatori politici, ci se ne era forse davvero convinti. Il governo dovrà invece ora far fronte ad otto mozioni e due interpellanze in cui sono ampiamente presenti le preoccupazioni espresse nelle settimane scorse, dalla LID, poi dalla Sinistra Indipendente del Senato, dai sen. Albani e Parri, Jannuzzi e Fenoaltea, da liberali come l'on. Bonea, socialisti come Scalfari e Lombardi, da comunisti del Manifesto come Natoli e Caprara. Una mozione abrogazionista è stata presentata dell'on. Boiardi e dall'intero gruppo del PSIUP. Ma anche le ambigue mozioni socialdemocratica, liberale e repubblicana sembrano tutte recepire l'impossibilità di una trattativa immediata, prima che sia stata chiarita, com'è suo dovere, dal Parlamento e dallo Stato, in termini di diritto interno, che cos'è mai ancora vivo e disponibile,

costituzionalmente, dei patti lateranensi. La mozione socialista, nelle motivazioni, è molto più vicina alle posizioni degli abrogazionisti che a quelle dei Revisionisti. Chi ha voluto minimizzare questi fatti, la stampa che non li ha compresi o voluti comprendere, non ha oggi che da riconoscere che "è in atto una vera, in parte inconsapevole e istintiva, rivolta parlamentare contro la concreta proposta di una immediata o sollecita revisione". Opportunamente, ieri, l'on. Fortuna ha aggiunto con la sua interpellanza una precisa valutazione del significato inaccettabile per lo Stato che ha l'impegno della CEI contro il divorzio e della insuperabile contraddizione fra questo fatto e una leale trattativa con la Curia.

Il Governo, la maggioranza, il partito comunista, hanno dovuto prendere atto che il previsto dibattito aveva mutato caratteristiche essenziali e che i massimalisti della revisione non erano in condizione di affrontarlo. Ora chiediamo che anche in Senato, contrariamente a quanto si è tentato, si abbia il dibattito sui rapporti fra Stato e Chiesa: ed è un dibattito, questo, che, apartire dalla interpellanza e dalla mozione Albani, Parri, Jannuzzi, Fenoaltea, Simone Gatto, non potrà non tenersi.

Apparirà così sempre più chiaro che la posizione di noi abrogazionisti radicali non è altro che difesa della costituzione e della legge repubblicana: l'unica realisticamente e politicamente realizzabile in un paese infinitamente più avanzato e civile di quel che la classe dirigente non creda e non amerebbe poter credere.

Si ripete, già da queste prime avvisaglie, la storia del divorzio. Noi non sottovalutiamo le enormi difficoltà di imporre a livello parlamentare la costituzione di quel fronte laico che - obtorto collo - contribuimmo a determinare per il divorzio, ma è quanto la volontà laica e civile delle masse democratiche di credenti e non credenti saprà ottenere. Eugenio Montale mostra d'aver colto ed espresso una profonda e profetica verità: il fossile concordatario si ridurrà in polvere alla luce del dibattito democratico.

 
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