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Pannella Marco, Albani Gianmario - 24 marzo 1971
CONCORDATO: DICHIARAZIONE DI PANNELLA E ALBANI DOPO LA PRESENTAZIONE DELLA MOZIONE ALLA CAMERA

SOMMARIO: Il 18 marzo 1971 Pannella ha affermato che, in presenza di una mozione alla Camera in cui si richiede un comportamento chiaro in Parlamento in materia di rapporti tra Stato e Chiesa, il dibattito in Parlamento non potrà fermarsi ad un confronto fra velleità di revisione e volontà di abrogazione. Compito del Parlamento è di accertare quanto del Concordato e del Trattato del 1929 sia ancora in vita e quindi disponibile per una revisione. Si devono, cioè, prima abrogare le norme anticostituzionali dei patti e poi individuare se ci siano altri motivi di rifiuto della revisione bilaterale.

Roma, 18 marzo 1971 (N.R.) Pannella:

"Quando, per iniziativa del sen. Gianmario Albani prima, dell'On. Eugenio Scalfari oggi, uomini come Ferruccio Parri, Lelio Basso, Riccardo Lombardi, Simone Gatto, colgono l'occasione per esprimere così nettamente la necessità di un comportamento finalmente chiaro, rigoroso, conseguente con i principi laici e con la costituzione repubblicana, in materia di rapporti fra Stato e Chiesa, fra Repubblica e Stato del Vaticano, coloro che credevano davvero acquisita la Sinistra italiana (nelle sue componenti comunista, socialista, democratica e liberale) ad una oparazione di conferma e di mero aggiornamento dei Patti Lateranensi, trovano la giusta risposta al loro estremismo compromissorio ed alla loro vocazione subalterna rispetto al mondo clericale.

Ora è chiaro che il dibattito del 26 marzo alla Camera, e quello ormai indifferebile al Senato, non potrà affatto basarsi sulle grottesche pretese minimalistiche della cosiddetta commissione Gonella-Jemolo. E' chiaro, anche, che non si tratta nemmeno, ancora del confronto fra volontà di abrogazione e velleità di revisioni, né della possibilità di una autorizzazione parlamentare al Governo a iniziare subito quei negoziati con la S. Sede che prematuramente s'erano illusi fossero ormai possibili, maturi, proponibili.

Il Parlamento, dopo vent'anni di omissione d'intervento legislativo in proposito, che le sentenze della Corte Costituzionale hanno confermato e sottolineato, non può oggi che preventivamente accertare quanto del Concordato e del Trattato sia ancora in vita e quindi disponibile per una trattativa. Deve cioè prima abrogare le norme anticostituzionali dei patti; poi individuare se non vi siano altri motivi di rifiuto della revisione bilaterale.

Se davvero una qualsiasi maggioranza pretendesse di muoversi altrimenti, di ignorare queste evidenze, è indubbio che da ogni parte veramente laica del Parlamento, non potrebbe che affermarsi una vera e propria obiezione di coscienza contro un metodo ed una politica che, per affermarsi hanno bisogno di mortificazre l'autonomia dello Stato, il funzinamento delle istituzioni, per delegare nei fatti a operzioni poco chiare fra governo e Santa Sede l'interpretazione e l'attuazione della Costituzione.

Perciò esprimiamo il nostro plauso ed il nostro impegno a sostenere nel paese queste iniziative parlamentari, con tutta la forza, dimostrata ci sembra abbastanza chiaramente nel passato, della organizzazioni extraparlamentari laiche e divorziste".

 
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