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Partito radicale - 25 luglio 1971
5a MARCIA ANTIMILITARISTA MILANO - VICENZA

SOMMARIO: Si elencano le tappe e gli slogan della 5a marcia antimilitarista Milano-Vicenza. Si pongono alcuni quesiti sulla necessità di mantenere gli eserciti e sulla convenienza del disarmo unilaterale. Si danno le ragioni che dicono che la "eliminazione progressiva e totale" dell'esercito è l'unica sua riforma possibile, non "utopica" ma realistica. Per ottenere questo obiettivo è però necessaria una lotta "dal basso", con coloro che vogliono una nuova società "socialista e libertaria". Si sostiene la necessità di obiettivi e temi "chiari": il "no" degli eserciti e "no a tutti gli eserciti"...Si fa appello perché "ciascuno proponga all'interno della propria organizzazione" questi obiettivi di lotta, e in primo luogo "l'obiezione di cocienza di massa".

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5a MARCIA ANTIMILITARISTA MILANO - VICENZA

25 luglio 3 agosto

[RECTO]

CONTRO TUTTI GLI ESERCITI, LOTTA ALLA NATO E A TUTTI I BLOCCHI MILITARI, PER IL DISARMO UNILATERALE DELL'ITALIA ATTRAVERSO UN PIANO DI CONVERSIONE DELLE STRUTTURE E DELLE SPESE MILITARI IN CIVILI, PER L'OBIEZIONE DI COSCIENZA DI MASSA, PER I DIRITTI CIVILI DEI MILITARI. CONTRO LE AGGRESSIONI STALINISTE ED IMPERIALISTE, IN CECOSLOVACCHIA COME IN VIETNAM.

25 Luglio: Milano - Vaprio d'Adda

26 luglio: Vaprio d'Adda - Bergamo

27 luglio: Sarnico - Brescia

29 Luglio: Brescia - Desenzano

30 Luglio: Desenzano - Peschiera

31 Luglio: Peschiera - Verona

1 Agosto: Verona - San Bonifacio

2 Agosto: San Bonifacio - Arzignano (Valdagno)

3 Agosto: Arzignano - Vicenza

[VERSO]

5· MARCIA ANTIMILITARISTA

MILANO - VICENZA

Promossa dal Partito Radicale - Via di Torre Argentina, 18 - Tel. 651732 - 653371

1) A cosa serve l'esercito? Davvero per "la difesa del nostro paese"?

2) Oggi, in Europa, la difesa del paese dopo e in forza e malgrado l'esempio cecoslovacco non deve forse cercarsi, in nome della sua stessa efficacia, in molteplici forme di resistenza passiva e nonviolenta?

3) I 1600 miliardi del bilancio della difesa vengono spesi a vantaggio di tutta la collettività o non, invece, di una sua parte esigua, potente e prepotente?

4) Si dà l'avvio al disarmo dicendo che esso deve essere preventivamente concordato tra tutti i paesi o non invece realizzando nel proprio paese una politica di smilitarizzazione?

5) La NATO, il Patto di Varsavia e gli altri blocchi militari sono alleanze difensive o non, piuttosto, strumenti di conservazione e repressione interna?

6) E' più feconda per la crescita civile del paese la passiva accettazione di una struttura autoritaria, socialmente classista e politicamente disumanizzante come l'esercizio o non piuttosto la disobbedienza, il rifiuto della divisa e dell'uso delle armi?

Pochi cittadini, a queste domande, risponderebbero con il tono, le parole, le convinzioni di un generale o di un uomo di governo; ma troppi, nei partiti e nelle organizzazioni ufficiali della sinistra, rispondono che il problema non è ancora maturo in Italia o che bisogna iniziare con obiettivi più realistici e tralasciare queste "utopie".

Lottare per il disarmo unilaterale dell'Italia, dimostrare quanto in termini di reale difesa della patria questo potrebbe significare, dire quanto progresso sociale si potrebbe realizzare con i 1.600 miliardi attualmente spesi per l'esercito, non è sicuramente utopia maggiore del rivendicare generiche riforme, "democratizzazioni" (e quindi conferma) dell'esercito che è struttura per la sua natura destinata a reprimere, uccidere, creare infelicità, e disponibile quindi per una sola seria riforma: la sua eliminazione progressiva e totale.

Come già per altre battaglie per i diritti civili, solo se sapremo condurre nel paese una lotta "dal basso" con tutti coloro che vogliono l'edificazione di una nuova società socialista e libertaria potremmo indurre i partiti democratici ed affiancarsi in questa prospettiva di lotta radicale all'esercito, a tutti gli eserciti.

Dobbiamo quindi esprimere obiettivi e temi di lotta chiari, senza timore di infrangere vecchi miti ancora radicati nella vecchia e nuova sinistra: il NO degli eserciti e no a tutti gli eserciti, destinati a corrompere ogni tensione ideale egualitaria, ad essere strumento di repressione e di negazione dei principi per cui si è ritenuto di adoperare questo strumento.

E' questa posizione anche una scelta di strumenti di lotta politica che non privilegino lo scontro armato ed organizzato militarmente, quasi come momento magico e risolutore dello scontro di classe, ma scelgano gli strumenti di opposizione al regime i più adeguati al fine di libertà che ci si propone e i meno favorevoli alle forze reazionarie che nella violenza trovano, comunque, il terreno ideale di scontro o le ragioni di sopravvivenza.

Ciascuno proponga all'interno della propria organizzazione, del proprio partito, questo tema, chieda a chi parla dell'impossibilità di fare riforme per mancanza di fondi a cosa serve l'esercito, perchè si spendono tanti soldi inutilmente; perchè si alimentano i miti nazionalisti e guerraioli quando tutte le guerre sono sempre fatte per interessi di pochi, con il sangue e sulla pelle di chi non aveva niente da guadagnare nell'uccidere un altro sfruttato con una divisa diversa; perchè si afferma che l'esercito è scuola di vita quando la vita nelle caserme, più che nelle scuole e nelle fabbriche, è vita di pecore che dicono signorsì al superiore pronte a dirlo al padrone; perchè si parla del nostro esercito e delle alleanze militari come strumento di difesa quando in Grecia come in Cecoslovacchia, in Turchia come in Polonia L'esercito è servito non per difendere i cittadini ma per stroncare ogni tentativo di dire no ad un regime autoritario.

Dobbiamo iniziare a dire no al ricatto che ci vuole legati a blocchi militari, che ci costringe a sperperare miliardi in nome di impossibili, con questi strumenti, difese; a chi ci dice che li disarmo devono iniziarlo prima gli "altri". L'obiezione di coscienza di massa, la lotta per il suo effettivo riconoscimento, è il primo passo, il primo atto di disobbedienza; la costruzione di un movimento di base, dentro e fuori le attuali organizzazioni, per il disarmo unilaterale e la conversione delle strutture militari in civili, deve essere il nostro obiettivo comune per i prossimi anni.

Organizzata da:

FEDERAZIONE ROMANA PARTITO RADICALE

Via di Torre Argentina, 18 - Roma

CORPO EUROPEO PER LA PACE

Via Cenischia, 4 - Torino

GRUPPO DI AZIONE PACIFISTA

Via Ercole Ciofano, 55 - Sulmona

MOVIMENTO NONVIOLENTO PER LA PACE

Casella Postale 201 - Perugia

MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DELLA DONNA

Via di Torre Argentina, 18 - Roma

 
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