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Pannella Marco - 1 settembre 1971
Pro-memoria per il 20 settembre
di Marco Pannella

SOMMARIO: Tra febbraio e maggio del 1971 un comitato presieduto da Gabrio Lombardi raccoglie le firme per il referendum abrogativo della legge sul divorzio da poco approvata (1 dicembre 1970) basandosi soprattutto sulle strutture della Chiesa e delle associazioni cattoliche. Il 17 giugno vengono consegnate 1.370.134 firme. Marco Pannella afferma che "Il referendum non è un pericolo di per sé, ma un pretesto pericoloso per un ignobile attacco alla democrazia, al laicismo e alla Costituzione".

(IL DIVORZISTA n. 43, 1 settembre 1971)

E' necessario esser chiari e onesti: non c'è per ora nessun motivo che faccia temere una sconfitta divorzista nel referendum abrogativo della legge Fortuna.

Democrazia Cristiana e Movimento Sociale Italiano raccolgono, nelle elezioni politiche, un massimo del 43/45% dell'elettorato. E' assolutamente provato che, mentre non esistono fratture consistenti nel fronte laico, sia nel mondo confessionale che nella sua appendice paleo-fascista vi sono profonde spaccature e ferme intenzioni di dire "no" al referendum. Nel MSI almeno 15 parlamentari sono divorzisti, e 20 ritengono che il loro attuale elettorato a maggioranza è contrario all'indissolubilità del matrimonio. Nella Democrazia Cristiana sono "contro" le correnti di "Forze Nuove", la Base, gran parte dei morotei. Nelle organizzazioni ecclesiastiche si valuta al 10% i preti che si schiereranno con noi, e al 25/30% quelli che non si impegneranno in questa campagna.

Due profezie sono dunque, in queste condizioni, abbastanza facili: a) il divorzio non sarà abrogato per referendum; b) la chiesa, alla fine si disimpegnerà quasi clamorosamente da questa prova per non essere coinvolta in una sconfitta che, normale e dignitosa per dei democratici, per lei sarebbe una catastrofe.

MA IL DIVORZIO E' LO STESSO IN PERICOLO. LO E' IN QUESTE SETTIMANE E IN QUESTI MESI, E NON L'ANNO PROSSIMO. LA TIGRE DI CARTA DEL REFERENDUM SERVE ALLA CHIESA ED AD UN PUGNO DI TRADITORI LAICI COME MINACCIA E COME ALIBI PER TRATTATIVE FRA STATO E S. SEDE VOLTE A CONFERMARE IL CONCORDATO E A INTRODURRE, SUL PIANO DEI TRATTATI INTERNAZIONALI E SU QUELLO PARLAMENTARE, GRAVI LIMITAZIONI ALLA LEGGE FORTUNA.

Per far questo vi sono numerosi strumenti, due dei quali vanno subito denunciati.

a) Far approvare entro febbraio prossimo, alle Camere, una legge, abrogativa della legge Fortuna, che ne modifichi in senso restrittivo alcune norme; in tal caso il referendum non avrebbe più oggetto su cui tenersi. Sarebbe una truffa, un'offesa alla democrazia. Ci batteremo contro.

b) Una "revisione" dell'art. 34 del Concordato che "aggiunga" alla legge Fortuna condizionamenti e privilegi della Chiesa per il matrimonio "canonico". Per es. intervento dei tribunali diocesani e rotali nelle già complicate e severe procedure di divorzio attualmente previste dalla legge. In tal modo, si otterrebbe un duplice risultato: 1) si aggraverebbe la "tutela" ecclesiastica del matrimonio con strumenti legislativi (patti internazionali) non sottoponibili a referendum abrogativo: ne avremmo per qualche altro decennio; 2) si permetterebbe alla Chiesa di trovare un pretesto per presentare il suo "disimpegno" dal referendum, che è una sua necessità vitale, come una "concessione" in cambio di quella così ottenuta. E' questa la via che sembrano percorrere - è urgente denunciarlo - importanti esponenti del PCI e la sottocorrente clerico-frontista dei demartiniani che fa capo a Enrico Manca ed a alcuni giovani ex- o para lombardiani del PCI. Non è possibile, inoltre, contare su una effettiva opposizione a que

sto ignobile intrallazzo di tutto il PRI e del PSDI.

Intanto, con la prospettiva del referendum e delle "innovazioni" che può consentire di ottenere la sua minaccia, magistrati reazionari e clericali non mancheranno di ritardare con ogni pretesto e con un sempre maggiore fiscalismo i procedimenti di divorzio in corso.

Ma su questo referendum il discorso non è chiuso e non intendiamo accordarci alla vera e propria vile congiura dell'ossequio che si va stabilendo in ogni ambiente politico e "giornalistico" nel paese.

Nelle settimane scorse l'ex ministro Oronzo Reale ha già dichiarato che il referendum in questione è legittimo e ammissibile. I lamalfiani - poco abituati in genere a consentirgli un ruolo di leader per cui onestamente sembra poco tagliato - e gli stessi nostri compagni della Federazione Giovanile del PRI (colti da un attacco di realpolitik dal quale auguriamo loro pronta guarigione) l'hanno lasciato dire e fare. La risposta comincia ad esser chiara: i repubblicani vogliono lo scioglimento anticipato delle Camere subito dopo l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Il referendum sarà un buon pretesto: lo ha scritto a chiare lettere l'amico Giovanni Ferrara su "Il Mondo": piuttosto che andare ad un confronto che veda "i democratici laici ed i comunisti da una parte, i democratici cristiani e i fascisti dall'altra" si deve andare a nuove elezioni (che farebbero rinviare di un anno il referendum, avvelenando così in partenza la nuova legislatura).

Così il PRI che ha tradito nelle settimane scorse, con pretesti giuridici, la solidarietà laica partendo all'attacco della proposta Fortuna-Scalfari-Gullo-Mancini-Vecchietti-Bonea in difesa della costituzione e della libertà di coscienza del cittadino, è pronto a sostenere che il referendum deve esser rinviato a febbraio, a qualsiasi costo! Si è fatta viva anche l'"Umanità", organo, per chi non lo sapesse, del PSDI. A conti fatti anche i socialdemocratici sostengono che il referendum è perfettamente legittimo e che da bravi e rigorosi democratici quali sono non contestano la regolarità di questa prova anche se la deprecano! Balle.

ATTENDIAMO CHE SI RISPONDA PERTINENTEMENTE ALLE NOSTRE OSSERVAZIONI DA NESSUNO. FINORA, SMENTITE MA SOLO IGNORATE.

IL REFERENDUM E' LEGITTIMO, E LA CORTE DI CASSAZIONE NON PUO', SENZA TRADIRE LA LEGGE, NON PROCLAMARLO. ESSO E' STATO INFATTI INFICIATO ALLA RADICE DAL FATTO CHE LA RACCOLTA DELLE FIRME CONTRO IL DIVORZIO E' STATA CONDOTTA IN MODO TALE CHE E' IL PRODOTTO DELLA VIOLAZIONE DEGLI ARTICOLI 20 E 43 DEL CONCORDATO, DEI REATI DI ISTIGAZIONE AL DISPREZZO DELLE ISTITUZIONI, DELLA DIFFUSIONE DI NOTIZIE FALSE E TENDENZIOSE ATTE A TURBARE L'ORDINE PUBBLICO, DI ABUSO DELLA CREDULITA' POPOLARE, DI ABUSO DI UFFICIO NELLE LORO PUBBLICHE FUNZIONI DEI MEMBRI DELLA GERARCHIA ECCLESIASTICA E VIA DICENDO.

INOLTRE LA CORTE DI CASSAZIONE NON HA ATTUALMENTE LA CAPACITA' DI VERIFICARE EFFETTIVAMENTE LA LEGITTIMITA' FORMALE DELL'AUTENTICAZIONE DELLE FIRME.

IL REFERENDUM E' ANTICOSTITUZIONALE, E LA CORTE COSTITUZIONALE NON PUO' NON PROCLAMARLO. NON POSSONO EVIDENTEMENTE, INFATTI, ESSERE SOTTOPOSTI A REFERENDUM DIRITTI COSTITUZIONALI DEL CITTADINO, CHE SONO DIRETTAMENTE COINVOLTI CON LA LEGGE DEL DIVORZIO.

Che i partiti democratici siano imbarazzati, dopo aver votato una legge istitutiva del referendum popolare per dettato vaticano e in esplicita funzione anti-divorzio è comprensibile, ma non è tollerabile che per questo si prestino ad una ignobile violenza di stato contro la democrazia, la legge fondamentale, la coscienza dei cittadini.

Che sia ora difficile giustificare la scelta di rinnovare gli iniqui patti lateranensi, fatta malgrado la strenua opposizione dei nostri compagni e amici deputati, da Fortuna a Albani, Scalfari, Basso, Bonea, Boiardi e pochi altri, appena nell'aprile scorso, senza rischiare di colpire perfino la severa conquista del divorzio l'abbiamo sempre detto.

QUESTO SIGNIFICA SOLO CHE IL MONDO CLERICALE ED I TRADITORI, VECCHI E NUOVI, CHE SI ANNIDANO IN CAMPO LAICO VANNO COMBATTUTI ORMAI SENZA RISERVA E CON LA CONVINZIONE CHE LA NOSTRA BATTAGLIA DI DIVORZISTI, DI LAICI, DI ANTICLERICALI COINCIDE CON LA DIFESA PURA E SEMPLICE DI QUEL TANTO DI DEMOCRAZIA E DI CIVILTA' CHE CONOSCE IL NOSTRE PAESE.

IL XX SETTEMBRE, BEN PIU' CHE IL 2 GIUGNO, MERITA DUNQUE D'ESSERE CONSIDERATO COME GIORNO FAUSTO PER LE LOTTE DI LIBERAZIONE E DI PROGRESSO PER IL NOSTRO PAESE. LA REPUBBLICA VATICANA MERITA TUTT'AL PIU' L'OMAGGIO IN VIA DEI FORI IMPERIALI DELLE TRUPPE DEL MISSINO GENERALE DI LORENZO. NON E' COLPA NOSTRA SE L'EQUIVALENTE DELLA FESTA NAZIONALE DEL 14 LUGLIO IN FRANCIA SIA PER L'ITALIA, UNA DATA CERTO PIU' MODESTA.

MA DINANZI AI PROBLEMI DI CIVILTA' CHE OGGI ABBIAMO IN Italia ALTRA DATA, PIU' DEL VENTI SETTEMBRE ATTA A CELEBRARNE IL SIGNIFICATO, NON NE CONOSCIAMO.

PER QUESTO CON IL MOVIMENTO LAICO, CON LA LID E IL PARTITO RADICALE INVITIAMO I CITTADINI A FESTEGGIARE QUESTA RICORRENZA. PER QUESTO CHIEDIAMO LORO DI SOSTENERE LA GRANDE MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI PIAZZA NAVONA, E LE ALTRE CHE STIAMO ORGANIZZANDO, IN PIAZZA DEL DUOMO A MILANO, IN PIAZZA GOLDONI A TRIESTE, ED IN ALTRE CITTA'.

PER QUESTO LI ESORTIAMO A MOLTIPLICARE LE FORZE E A LEGITTIMARE E RAFFORZARE LA SPERANZA CHE IL NOSTRO "NO AL REFERENDUM CLERICO-FASCISTA CONTRO IL DIVORZIO - NO AL CONCORDATO" DIVENTI PRESTO INDICAZIONE DI LOTTA PER TUTTA LA DEMOCRAZIA ITALIANA.

 
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