di Carlo ErcolaniSOMMARIO: Annunciano i giornali il 5 marzo che entro dieci giorni il governo presenterà al Parlamento il suo piano per la riforma sanitaria; al 16 settembre esplode invece la notizia che il ministro Mariotti ha telegrafato a Colombo, presidente del consiglio, minacciando le dimissioni perché il governo non discute la riforma sanitaria. Dimissioni annunciate, ma non attuate poi dal ministro Mariottti.
(LA PROVA RADICALE N.1 - AUTUNNO 1971)
In tema di riforma sanitaria. »Entro il 15 marzo (1971) il governo dovrà presentare la legge in Parlamento : è un titolo di giornale del 5 marzo scorso: »il ministro della Sanità Mariotti ha comunicato ieri un lungo stralcio della relazione che accompagna il progetto di riforma sanitaria che il Consiglio dei Ministri esaminerà nei prossimi giorni , informano i giornali il 9 luglio: ma successivamente, il 16 settembre, esplode la notizia che »il ministro Mariotti telegrafa a Colombo, per minacciare le dimissioni perché il Consiglio dei Ministri non discute la riforma sanitaria .
Mariotti, naturalmente, non si è ancora dimesso. Così questi titoli queste notizie rappresentano altrettante tappe nel riflusso dell'iniziativa politica sul problema della istituzione di un servizio sanitario inteso come avvio alla creazione di una società più libera ed umana. Dopo una breve fiammata di alcuni mesi, durante i quali sembrò che la cura di affrontare e risolvere il problema avesse tolto il sonno a tutti, classe politica e giornalisti ed opinione pubblica, è tornato a prevalere e imperare il silenzio, lo scoraggiamento, il vacuo chiacchiericcio, l'inerzia più assoluta.
Il 26 giugno scorso, riferendo sul dibattito che si apriva al Senato sulla assistenza all'infanzia, il più diffuso quotidiano italiano scriveva che si poteva sperare e presumere »che gli scandali di Prato, di Catanzaro, di Grottaferrata e, in tempi recentissimi, l'inchiesta giudiziaria sui dirigenti dell'ONMI e la chiusura di numerosi asili... avrebbero potuto risvegliare nell'assemblea di palazzo Madama l'atmosfera accesa alla quale quegli episodi dettero luogo . Ma subito dopo, lo stesso quotidiano riferì che quello che si era avuto in Senato era stato, invece, un »civilissimo e concreto dibattito . »Civilissimo , »concreto? . Come se tra i partecipanti (quanti?) alla discussione parlamentare non vi fossero stati, da una parte, i veri corresponsabili e profittatori dei turpi episodi e, dall'altra, forze politiche che debbono trarre la loro legittimità di rappresentanza dalla intransigente volontà di lottare, senza avvilenti compromessi di potere, contro lo sfruttamento, in qualunque modo avvenga delle clas
si umili e dei settori più diseredati della società italiana. Quella »concretezza e »civiltà erano solo assenza di confronto, forse ignoranza, certamente mancanza di chiarezza e di volontà politica e civile. Eppure, i fatti parlavano (e parlano) chiaro. Sulla stessa pagina di giornale che riferiva di questo episodio di malcostume parlamentare vi era una ennesima, schiacciante prova di quello che si cela nei meandri della assistenza pubblica. Registrando la cronaca del processo, allora in svolgimento, all'ex sindaco di Roma Amerigo Petrucci, imputato per gli scandali dell'ONMI, si riferiva quanto affermato in Tribunale del coimputato Dario Morgantini; il quale ammetteva e dichiarava di aver svolto propaganda elettorale, attraverso e utilizzando le strutture dell'ONMI, »per alcuni candidati della DC, fra cui l'attuale sindaco Clelio Darida .
Citando questi episodi paralleli non volevamo fare una digressione. Possiamo e dobbiamo invece tranquillamente sostenere che la componente forse più importante dell'attuale deflusso della battaglia per la riforma sanitaria è l'incapacità e la non volontà dei partiti laici e di sinistra di rompere il monopolio che il mondo clericale e la Chiesa mantengono sulla gran parte, se non la totalità, del sistema assistenziale.
Tra gli ostacoli che vengono copiosamente enumerati per spiegare la impossibilità della riforma viene data preminente la resistenza opposta dalle burocrazie e dalle gerarchie dei carrozzoni previdenziali ed assistenziali. Si tratta di un ennesimo alibi. Il prepotere corporativo delle burocrazie e delle gerarchie non avrebbe la forza di resistenza che ha se non si saldasse al sostegno e alla complicità dei gruppi politici, e in primo luogo della Democrazia Cristiana. E' di ieri la pubblicazione dello studio effettuato dall'INAM sul costo eventuale dell'istituendo servizio sanitario. E' un preventivo ipertrofizzato e gonfiato in modo così artificioso che persino un bambino sarebbe in grado di scoprire il significato strumentale di quelle cifre iperboliche, che scavalcano abbondantemente anche i preventivi fatti dalla Ragioneria di Stato. L'esortazione che discende da quelle cifre è questa: meglio lasciar perdere tutto, non raccontiamo più storie sulla »prevenzione , sui »ritmi di lavoro; al massimo, contentia
moci di fiscalizzare i contributi dei padroni; e comunque, se si deve fare questa prevenzione la si faccia da Roma dal Ministero del Lavoro, istituendo un Ente in cui si fondano la inefficienza dell'INAIL, quella dell'ENPI e quella degli Ispettorati del Lavoro. E se l'ENPAS non funziona, passiamo tutto all'INAM. Ecco, il Ministero del Lavoro. E non è questo, da sempre, un feudo democristiano, anche se il suo attuale responsabile è per avventura l'on. Donat Cattin leader della »sinistra di Forze Nuove?
Come si vede, si tratta di un gioco delle parti. Ma a queste responsabilità della DC si sommano quelle degli apparati dei partiti di sinistra, al governo quando sono al governo, in Parlamento o nei Consigli di Amministrazione degli Enti, delle Mutue, degli Ospedali, quando anche sono all'opposizione. Non vi è stata denuncia, non vi è stato scandalo, non vi è stata opposizione che sia partita, mai, in questi anni, dai banchi del Parlamento o dalle segrete dei Consigli di Amministrazione, anzi... Questa inefficienza, questa non volontà di giungere davvero ad una riforma che "intacchi le strutture di potere della assistenza clericale" si copre poi con i facili alibi del colore giornalistico, delle »inchieste , dei »convegni ed, infine dei »movimenti .
Il »Movimento Democratico dei Medici Italiani , conosciuto anche come »Nuova Medicina è, in ordine di tempo, l'ultima iniziativa delle burocrazie di sinistra per »aprire un civile dibattito sui problemi della salute delle grandi masse della popolazione . Abbiamo detto delle burocrazie e ribadiamo questo giudizio, perché non vi sono - e se ne daranno certo - buone volontà soggettive a modificare realtà e indicazioni evidenti nei fatti.
Il lancio del »Movimento è avvenuto attraverso un convegno nazionale tenutosi il 4 luglio scorso ed orchestrato con sapiente regia e dosaggio tra »esperti del PCI ed »esperti del PSI, con qualche concessione di platea nei confronti della »sinistra di classe , »Manifesto e »Comitati di base . Gli interventi (come anche poi il documento programmatico, del resto già preparato in anticipo) hanno coperto, a ventaglio, tutto l'arco del dibattito corrente; si è parlato delle lotte operaie alla Zanussi e alla Fiat per il controllo dell'ambiente di lavoro, e delle lotte operaie nei quartieri suburbani; delle iniziative delle Regioni e delle controproposte governative; del »medico nuovo di Platone e della priorità del momento preventivo su quello puramente curativo. Volutamente assente, invece, al di là delle constatazioni sociologiche e del rilievo dato alle giuste lotte operaie, l'identificazione degli avversari e degli "obiettivi politici", la corretta discriminazione tra avversari ed amici; e soprattutto si è
evitato ogni discorso "istituzionale". Ed anche sul piano dei contenuti, pur ritenuti »prioritari rispetto al problema politico reale, molto è mancato.
Il »Movimento , in definitiva, rifiuta, nel momento in cui nasce, di porre alternative. Esso ignota, volutamente, le strutture della »macchina che gestisce il settore: l'intrico di interessi fra corporazioni e potere politico, tra interessi baronali e partiti, tra clericalismo e assistenza; la legislazione concordataria che impedisce un qualsiasi controllo sulle miriadi di istituzioni assistenziali; la corruzione nella gestione degli »Ospedali Riuniti di Roma; la spartizione di posti concordata tra sindacati e dirigenze nella attribuzione di incarichi nuovi o vacanti; il ruolo del Ministero del Lavoro nella difesa degli Enti parassitari; il nullismo della politica ospedaliera di Mariotti; lo scandalo dei preti assunti in pianta organica negli Enti Ospedalieri; la vergogna del reclutamento del personale infermieristico, indigeno o keralese, vera merce senza difesa e assistenza in balia di preti e sfruttatori; l'appalto dei giovani, dei vecchi, degli inabili, degli handicappati; le classi differenziali e le
gestioni segrete dell'AAI e del Ministero degli Interni. E potremmo continuare rilevando come in tutto il documento siano assenti i grandi problemi attuali dell'aborto (in omaggio a »cattolici che poi, al Convegno, furono regolarmente assenti), della pillola, e persino di un vecchio cavallo di battaglia ormai in disuso, la riforma della psichiatria.
Il documento, intorno al quale si vuole promuovere una larga mobilitazione di base, il »contributo dei medici svincolati dai tradizionali problemi e »interessi corporativi e di ogni altro »operatore sanitario , non tocca cioè nessun problema reale, politico, attuale, relativo alla vera situazione sanitaria e assistenziale italiana.
L'unico reale obiettivo di questo baraccone è dunque il sostegno propagandistico alle iniziative nate nel mercanteggiamento »politico e secondo linee cautamente prefissate e sostanzialmente immobilistiche. Dietro le affermazioni classiste, nessuno riesce a capire quali siano davvero, "qui e oggi", i »condizionamenti moderati di cui si parla e di quali contenuti si vuole riempire la »gestione democratica che si auspica. Vorremmo sbagliare - e ci auguriamo che il Movimento sappia muoversi nella direzione giusta correggendo errori e insufficienze - ma temiamo fortemente che il fatale sbocco di questa via non possa non essere in definitiva, ancora una volta, non la autogestione, ma la »partecipazione , nelle cose, alle strutture e alla tragica realtà del presente.
CARLO ERCOLANI