di Angiolo BandinelliSOMMARIO: Per circa 20 anni, gli obiettori di coscienza hanno affrontato detenzioni, processi e condanne per ottemperare all'obbligo morale civili o politico di non collaborare con gli eserciti. Queste iniziative, dapprima solitarie e inidvidualiste, si sono poi riallacciate alle grandi lotte libertarie e antimilitariste del socialismo storico. Gli obiettori richiedono di sostituire il servizio armato con un servizio civile alternativo, sottratto alla competenza e alla gestione del ministero della Difesa. Molti ritengono essenziale anche "la distrazione dal bilancio della difesa, con destinazione ad un fondo nazionale dei servizi civili, di una somma corrispondente al costo pubblico del servizio militare per ogni obiettore". La legge approvata al Senato non risponde a nessuna delle esigenze prospettate: solo una classe politica abituata a sopravvivere nel distacco più assoluto dalla esigenze e richieste popolari può avere il cinismo di affermare il contrario.
(LA PROVA RADICALE N.1 - AUTUNNO 1971)
Il disegno di legge che il Senato ha approvato il 27 luglio scorso, e che porta il titolo »Norme per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza è, senza ombra di dubbio, una vera e propria »legge-truffa . Essa è persino peggiore del già insufficiente ed arretrato progetto portato in aula dopo il normale iter di Commissione e risultante dalla fusione dei progetti di iniziativa parlamentare Marcora e Albarello: nel corso della discussione generale una serie di emendamenti a sorpresa presentati dal governo (o addirittura dal senatore Scelba) hanno snaturato completamente, e stravolto il testo della Commissione e hanno ottenuto il risultato di sancire per legge non il riconoscimento, come truffaldinamente si dice ma il "divieto" del l'odc.
Non sappiamo, al momento in cui scriviamo se il progetto verrà approvato, alla camera, nella sua attuale stesura, o - per un ripensamento delle sinistre - emendato o magari respinto. Qualunque sia l'esito di questa iniziativa parlamentare, per conto nostro continueremo nella battaglia antimilitarista intransigente e difficile che ci caratterizza. La lotta degli obiettori, dei pacifisti, degli antimilitaristi non si esaurisce in questa fase, o con risultati moderati ed insufficienti: una seria legge per l'obiezione di coscienza dovrà infatti, per quanto ci riguarda, corrispondere agli obiettivi essenziali di questa battaglia così come essi sono venuti maturando in questi anni, grazie soprattutto ai sacrifici, alla lotta militante, degli obiettori processati e condannati.
Per circa venti anni, gli obiettori di coscienza hanno affrontato detenzioni, processi e condanne per ottemperare ad un obbligo morale civile o politico di non collaborazione con gli eserciti; e sempre più, col passare degli anni, questa iniziativa, così »solitaria e »individualistica , ha investito nodi essenziali della riflessione e dell'iniziativa politica, riallacciandosi in definitiva alle grandi lotte libertarie e antimilitariste del socialismo storico. Nelle ultime formulazioni, le richieste degli obiettori si concentravano essenzialmente sulla necessità di sostituire, per chi ne facesse domanda, il servizio militare armato con un servizio civile alternativo, sottratto alle competenze e alla gestione dei militari e del ministero della Difesa; contemporaneamente, molti settori antimilitaristi ritenevano essenziale anche »la distrazione dal bilancio della difesa, con destinazione ad un fondo nazionale dei servizi civili di una somma corrispondente al costo pubblico del servizio militare per ogni obiett
ore . Specifiche condizioni venivano poste, da tutti, affinché la regolamentazione dei casi di obiezione fosse effettuata senza »accertamenti inquisitori, da una Commissione composta da civili, che avesse il compito di prendere atto dei motivi di obiezione e di destinare l'obiettore ad un servizio alternativo di pubblica utilità, tenuto conto delle sue attitudini, ed aspirazioni. In nessun caso, il servizio civile avrebbe dovuto avere un carattere »punitivo .
La legge approvata dal Senato non risponde a nessuna delle esigenze prospettate, e che erano state recepite anche seppure in modo insufficiente, dall'uno o dall'altro dei progetti di iniziativa parlamentare. Come ribadisce il documento inviato a tutti i deputati, alla vigilia del dibattito alla Camera, da consistenti gruppi antimilitaristi e pacifisti, »"non uno delle centinaia di obiettori che in questi anni hanno testimoniato la loro avversione a tutte le strutture militari, alla guerra, alla funzione repressiva e diseducativa degli eserciti, neppure i Testimoni di Jehova" potrà riconoscersi in essa. Solo una classe dirigente e politica abituata a sopravvivere nel distacco più assoluto da esigenze e richieste popolari può avere il cinismo di affermare che la legge in questione soddisfa ai requisiti oggettivi minimi perché si possa parlare di una legge di riconoscimento dell'obiezione. Chiunque altro ne esamini attentamente le caratteristiche, essa apparirà subito per quello che è, cioè una legge che "impe
disce", a chi non sia un truffatore di professare l'obiezione di coscienza.
Essa infatti prevede il riconoscimento solo per chi, a 19 anni, ne faccia richiesta entro 60 giorni dalla chiamata alle armi per chi, ammesso al ritardo del servizio militare, avanzi la relativa domanda entro il 31 dicembre dell'anno precedente.
L'obiettore dovrà quindi produrre, dinanzi ad una commissione (composta da un magistrato, un generale un professore universitario, un sostituto avvocato generale di Stato, un esperto di psicologia), motivi attinenti »"ad una concezione generale della vita basata su profondi convincimenti religiosi o filosofici o morali di cui sia stata fatta in precedenza manifesta professione che giustifichino la domanda di riconoscimento". Spetterà poi al ministero della Difesa vagliare (entro sei mesi!) in via definitiva ed insindacabile le acquisizioni di tale processo. Una volta riconosciuto tale, l'obiettore dovrà prestare, per un periodo di otto mesi superiore a quello armato, un servizio "militare non armato" o un servizio »civile presso un ente convenzionato appositamente con il ministro della Difesa; egli sarà comunque, anche in tale veste, equiparato »ad ogni effetto civile, penale, amministrativo, disciplinare, nonché al trattamento economico, ai cittadini che prestano il "normale" sevizio militare . Per chi no
n accetterà queste condizioni capestro, e rifiuterà ugualmente di entrare nell'esercito, sono previste pene detentive da due a cinque anni, e la interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
»"Legge non peggiore" - conclude il documento degli antimilitaristi - "avrebbero potuto concepirla da soli i generali, senza perlomeno ottenere l'avallo del parlamento repubblicano" . E davvero si potrebbe ricordare che, negli ultimi anni, alcuni Tribunali Militari, esemplarmente quello di Torino, hanno mostrato, nelle sentenze e nelle motivazioni, di comprendere molto meglio le ragioni degli obiettori.
Punitiva e inquisitiva quale è, la legge è passata in Senato con i voti di Democrazia Cristiana, Partito Socialista e Partito Liberale. Le sinistre, che avevano sostenuto i progetti di iniziativa parlamentare hanno dovuto votare contro, il senatore Anderlini aveva già ritirato il proprio progetto in sede di Commissione. Capita davvero raramente che il Parlamento debba registrare un così incredibile rovesciamento di fronte. Ma, ciò che è grave, esso è avvenuto nel completo disinteresse, senza un soprassalto di indignazione o di lotta, attraverso un dibattito quasi inesistente (sono intervenuti Di Vittorio Berti Baldinaz, PCI, Marcora, DC; Albarello, PSIUP; Pelizzo, DC; Anderlini, Sin. Indip.; Oliva, DC; Bonaldi, PLI; Rosa, PLI; Premoli, PLI; Cipollini, PSI; Di Benedetto, PSI; Tanucci Nannini, MSI; e, in sede di dichiarazione di voto, Lugnano, PCI), nel corso del quale massima preoccupazione di quasi tutti gli oratori, anche di opposizione, è stata di giustificare la liceità dell'odc alla luce di citazioni ecc
lesiali o papali. Non è certamente un caso se per così squallido dibattito il presidente Fanfani abbia esortato gli onorevoli ad essere brevi, anzi »concisi , per non perdere inutile tempo.
Quando noi avvertiamo - in questo diversi da quelle forze extraparlamentari che rifiutano il confronto con le istituzioni, con il Parlamento - l'importanza di un dibattito parlamentare su un argomento di »diritti civili come questo, è perché ci auguriamo e fermamente speriamo che le sinistre italiane affrontino con serietà, in modo completo e non frammentario, secondo una logica conseguente e precisa, il problema degli eserciti e del militarismo. Il dibattito in senato non ci ha mostrato il più piccolo indizio che ciò sia avvenuto, nemmeno negli interventi dell'opposizione, ben lontana in ciò dallo spirito antimilitarista ed internazionalista dei socialisti umanitari cui si è pure osato fare pomposo riferimento e incauto omaggio. La sordità dei parlamentari è stata tale che essi non si sono nemmeno avveduti della pericolosità insita, nella prospettiva, nel progetto approvato, e su un piano diverso e più ampio. In altra parte di questa rivista si analizzano le più recenti attività delle Associazioni d'Arma,
e si avverte che tali associazioni si stanno già muovendo per la definizione di una legge per la »difesa civile affidata direttamente al ministero della Difesa. Durante il dibattito sull'odc, il senatore Pelizzo, DC, ha chiesto al ministero in questione che »si adoperi per una sollecita soluzione in tal senso. E' evidente che l'eventuale servizio alternativo prospettato nella legge sarà proprio una tale struttura paramilitare, che si sommerà alle già esistenti ma con caratteri di maggiore pericolosità.
Un'ultima annotazione, per concludere. La Democrazia Cristiana ha menato gran vanto di questa legge, mistificandola come un portato della sua fedeltà ai dettami conciliari e della Chiesa. In realtà, come abbiamo dimostrato, il progetto in questione, che fa degli obiettori colpevoli degni di punizione e di abiezione, è quanto di più lontano dalle dichiarazioni conciliari, che dell'obiezione facevano un fatto di libertà di coscienza. Questa vergognosa mistificazione non è stata, e non poteva esserlo, notata da G. De Rosa che, sulla »Civiltà Cattolica ha pure definito la legge come »restrittiva e praticamente punitiva : ennesima ambiguità di ogni discorso clericale sulla libertà di coscienza, l'intervento di De Rosa, si compiace sì che lo Stato abbia, almeno in minima parte, acconsentito a non essere più »giudice supremo ed arbitro assoluto del bene e del male , ma in uno spirito tridentino e controriformista che non è, possiamo assicurarlo, nostro, né tanto meno dei libertari antimilitaristi e pacifisti.