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De Lutiis Giuseppe - 21 settembre 1971
Onmi: da Petrucci a Gotelli, lo scandalo rientrato
Assistenza pubblica

di Giuseppe De Lutiis

SOMMARIO: Lo scandalo dell'assistenza ecclesiastica a Roma: al processo contro l'ex-sindaco Amerigo Petrucci, viene affermato che la madre vicaria dell'ordine delle suore Serve di Maria Ausiliatrice, Suor Flaviana Venturi, abbia sborsato ingenti somme per fronteggiare le spese dell'ufficio elettorale del candidato democristiano Clelio Darida, attuale sindaco di Roma. Gli asili delle suore sono dei lager per bambini, scoperti per iniziativa del pretore Infelisi. A che punto è l'indagine? Magistrati distoliti dai loro incarichi e avocazioni d'inchieste: in un cassetto anche l'inchiesta di Roma? L'esposto del Partito radicale dell'aprile del 1971.

(LA PROVA RADICALE N.1 - AUTUNNO 1971)

La ripresa del processo contro l'ex sindaco di Roma Amerigo Petrucci, imputato di peculato continuato e di interesse privato in atti di ufficio ha visto confermare ancora una volta l'esattezza delle denunce radicali. Nel corso del suo interrogatorio, Dario Morgantini, prima subcommissario e poi commissario della federazione romana dell'ONMI, ha affermato che suor Flaviana Venturi, madre vicaria dell'ordine delle suore Serve di Maria Ausiliatrice, sborsò ingenti cifre per »fronteggiare le prime spese per l'ufficio elettorale del candidato democristiano Clelio Darida, oggi sindaco di Roma.

Per noi, sono conferme secondarie, tanto eravamo certi della validità della denuncia e delle campagne radicali. Per l'opinione pubblica, invece sono fatti importanti e speriamo che il processo ne offra ancora. L'opinione pubblica cominciò ad avvertire le vere proporzioni dello scandalo solo otto mesi fa, con la chiusura di un ennesimo asilo-lager dal nome inevitabilmente angelico. Sarebbe stato anche questo un fatto di ordinaria amministrazione, uno dei tanti cui siamo ormai abituati da anni, »incidenti isolati cui ha sempre fatto seguito un profondo silenzio. Ma questa volta la quiete tardava a ristabilirsi: un pretore »rompiscatole , Luciano Infelisi, si era messo d'impegno, e dopo quella chiusura piovvero perquisizioni, mandati di comparizione denunce. Vennero rese pubbliche le prime scoperte, gli elenchi di bambini totalmente inesistenti o, al contrario, la presenza in questo o quell'istituto di bambini che non figuravano fra quelli indicati negli elenchi apprestati per le adozioni. Quindi i fatti più c

lamorosi: la metà circa degli istituti che secondo l'ONMI erano convenzionati con l'ente non esisteva, all'indirizzo corrispondeva una scuola, un circolo ricreativo, magari una caserma. Ci fu un momento in cui il panico fu generale, la posizione della giunta dell'ONMI parve completamente compromessa, 148 persone furono incriminate, l'on. Angela Gotelli, presidentessa dell'ONMI nazionale, l'intera giunta esecutiva della Maternità e Infanzia, Cini di Portocannone, presidente del comitato comunale e il suo direttore sanitario »indiziati di reato per l'art. 328 del C.P.

Dobbiamo dire che le vie dell'omertà clericale sono infinite? A che punto è ora, insomma, l'indagine? Certo, l'aria che spirava a febbraio e all'inizio dell'estate era diversa. Da allora, non dimentichiamolo, ci sono stati fatti gravi. La repentina decurtazione dei pretori: di punto in bianco la Procura della Repubblica ha avuto urgente bisogno di magistrati e li ha distolti dai loro incarichi, sabotando notevolmente l'opera di Infelisi (con il precedente di Genova, dove il pretore Sansa, che aveva tentato di interessarsi dell'inquinamento costiero e dei relativi responsabili vedendosi avocare l'inchiesta dalla Procura, si è visto togliere di mano anche l'incartamento sugli orfanotrofi; puntualmente, qualche giorno dopo, il magistrato che aveva avocato l'inchiesta rassicurava chi di dovere che accertamenti erano sì in corso, ma non riguardavano illeciti penali, »siamo nel campo del controllo amministrativo ).

Finirà in un cassetto anche l'inchiesta di Roma? Non sarebbe la prima volta: tutti i precedenti scandali sono sempre scoppiati dopo che più di una inchiesta era stata insabbiata.

Da anni ormai questi fatti affiorano nella cronaca. Ma il discorso che più ci interessa riguarda ciò che essi nascondono, o fanno appena trapelare, protezioni e occultamenti, omertà e indulgenze, da quelle che consentirono a padre Leonardo e alla kapò di Grottaferrata, la ex suora Diletta Pagliuca, protetta direttamente dal vescovo di Frascati, di non pagare dinanzi alla giustizia, per finire alle redditizie e occulte tutele per le quali semplici ordini religiosi si trasformano in enti assistenziali ampiamente forniti di esenzioni fiscali e facilitazioni varie, senza ombra di controlli. Cosicché se un privato cittadino, sostituendosi ai controllori pubblici, tenta qualche volta di veder chiaro in qualche situazione scabrosa, finisce per pagare caro questa sua audacia e presunzione: ne sa qualcosa il professor Gatti, insegnante al »Maria Bambina di Oristano, che riuscì a farsi narrare le atrocità che i ragazzi subivano assegnando un tema in classe e portando poi al magistrato quelle testimonianze. Il reato d

i cui fu incriminato era serio: violazione del segreto d'ufficio. Sempre, Vaticano e gerarchie riescono a fare quadrato intorno a questi »diletti figli . Qualsiasi cosa accada. E non essere altrimenti, perché l'assistenza costituisce un »sistema omogeneo, saldamente intrecciato assieme; se se ne abbandona un lembo c'è la possibilità che salti tutto, che venga a galla la realtà della struttura portante che collega assieme i fatti. La Chiesa, conviene ripeterlo?, non fa mistero di voler prendere l'esclusiva del settore: »Si tratta di un campo, quello della carità, riservato allo spirito, allo spirituale e pertanto riservato interamente alla Chiesa, non solo, ma che appare ed è assolutamente intangibile, cioè non tangibile, per lo Stato. Aggiungiamo, per intenderci meglio, che si tratta di un campo extraterritoriale, dove non è lecito metter piede. E questo diciamo appunto perché si parla della Chiesa come di colei che mette piede in una proprietà dello Stato. E invece è tutto il contrario, è lo Stato, o per m

eglio dire gli statisti, che osano metter piede nel campo dello spirito, che dal 1929, 11 febbraio, è riconosciuto solennemente quale campo riservato alla Chiesa Cattolica. Monopolio dunque? Sì, il monopolio che ognuno esercita in casa propria. Monopolio dello spirito, dello spirituale . Per la cronaca diremo che la paternità del pesante delirio è di Edgardo Sullis sulla rivista "Caritas" del febbraio-marzo 1957.

E' sulla valutazione di questa tendenza di fondo che le sinistre non vogliono fare una necessaria riflessione. Nel migliore dei casi, la stessa sinistra extraparlamentare ha finito con l'occuparsi di questi problemi in una chiave inadeguata. Si tratta - essa afferma - di un sistema assistenziale di »classe , di una colpa »borghese . E' una analisi insufficiente. Certo, si tratta di colpa »borghese nel senso che la borghesia italiana, debole e incerta, non osò quello che la cultura, l'iniziativa borghesi osarono in altri paesi, dove strapparono il monopolio assistenziale, insieme a quello scolastico e della cultura alla carità privata o clericale, costituendo strutture pubbliche, efficienti o meno (oggi anche esse insufficienti), ma che almeno poggiavano sulle conquiste culturali di forze che erano, in quelle condizioni storiche, progressive. In Italia, di questo processo, non c'è nemmeno l'ombra.

E' dall'immediato dopoguerra, anzi già durante la guerra, che la Chiesa ha posto una pesante ipoteca sull'organizzazione assistenziale in Italia, approfittando dell'ultima crisi dello Stato. Ci fu un periodo in cui si poté assistere anche ad una polemica curiosa ed esilarante: da un lato, a finto paladino dello Stato, c'era nientemeno che l'onorevole Ludovico Montini, reo di aver avanzato timidamente l'ipotesi che si dovesse mettere un po' d'ordine nella miriade di enti assistenziali statali, parastatali e privati, e dall'altro monsignor Baldelli e l'intero pentagono assistenziale vaticano che incenerirono il povero deputato democristiano. Naturalmente il Montini era ben lontano dal voler affidare allo Stato le redini dell'assistenza: »Le attività delle pubbliche amministrazioni, Stato compreso - aveva scritto - han sempre carattere integrativo, complementare . Chiedeva solo che queste forme assistenziali di Stato fossero un po' coordinate tra loro. Monsignor Baldelli insorse indignato: »Cacciato dalla porta

, il carrozzone del Ministero dell'Assistenza viene così ripresentato dalla finestra . Gli faceva eco il Sulis: »In una nazione a maggioranza cattolica lo Stato ha il dovere di affidare alla Chiesa l'amministrazione dell'assistenza pubblica, provvedendo "beninteso" allo stanziamento dei fondi adeguati . L'accenno di Baldelli alla creazione di un Ministero dell'Assistenza si riferiva ai tentativi dell'onorevole Ezio Vigorelli, che ovviamente finirono nel nulla, per l'opposizione ispirata dei democristiani. E per convincere che si faceva sul serio si mobilitò ogni pulpito; a chiusura dell'Anno Mariano si tenne un congresso internazionale sulla carità e il relatore italiano concluse così: »La stessa filosofia cattolica non nega che al pensiero è dato di concepire lo Stato assistenziale; soltanto obietta che uno Stato siffattamente qualificato non può dirsi cristiano, anzi va qualificato come anticristiano . Ma è in occasione del decennale della POA che monsignor Baldelli detta la summa del suo pensiero sull'arg

omento: »La carità può farla solo la Chiesa in quanto essa è una virtù teologale che presuppone la Grazia (...). Negli Stati democratici come il nostro non è dubbio che compito dello Stato debba essere quello di assicurare i cittadini contro i rischi che possano menomarne le capacità protettive e di stimolarne l'assistenza in ogni senso, lasciando alle organizzazioni competenti di esercitarla nei vari rami. E quale Ente potrebbe vantare maggiore competenza della Chiesa in campo assistenziale, se come abbiamo visto, la carità è suo esclusivo attributo? .

Questa è la filosofia dietro cui i clericali nascondono il loro redditizio racket: chi voglia davvero demolirlo non può prescindere da questo dato di fatto e deve essere pronto ad affrontare la reazione di tutto l'apparato vaticano. I partiti democratici sono preparati a questa realtà e sono pronti a trarne tutte le conseguenze politiche? Il bubbone dell'assistenza è più che maturo, e, se non esplode, la responsabilità piena è di chi avalla con il suo silenzio le manovre insabbiatrici e »riformistiche . La riforma dell'ONMI: sarebbe davvero l'ultima beffa clericale, e in un momento in cui l'opinione pubblica è così scossa dagli ultimi episodi in sado-assistenza, sarebbe davvero grave se i partiti laici non bloccassero questa iniziativa.

E' per questo, per riaprire un più ampio fronte di lotta, che presentiamo ai lettori un documento di eccezionale gravità. Si tratta di un esposto, presentato al pretore dottor Luciano Infelisi e al Procuratore della Repubblica di Roma dal Partito Radicale, nel quale si sottopongono al magistrato indicazioni e prove che dimostrano quali »connessioni intercorrano tra l'inchiesta sugli asili da lui promossa e l'attuale processo Petrucci. Troppo leggermente la stampa, le forze politiche della sinistra, hanno taciuto queste connessioni, tanto da poter far pensare che in realtà si sia tentato di una dolosa operazione tendente a dirottare l'interesse e l'indignazione dell'opinione pubblica, a mascherare la verità, ad impedire un crollo verticale di strutture di potere che coinvolgerebbe insieme una intera classe dirigente e politica, quella del partito di maggioranza, e la credibilità della gerarchia cattolica. Il documento porta la data dell'8 aprile del 1971. Non ci risulta che abbia avuto il seguito necessario.

Ancora una volta, pubblicamente, occorre chiederne conto al pretore Infelisi, alla Procura della Repubblica.

 
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