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Pannella Marco - 20 ottobre 1971
QUESTO CONGRESSO SARA' L'ULTIMO?
di Marco Pannella

SOMMARIO: In vista del X Congresso nazionale del partito Radicale, Pannella si chiede se sarà l'ultimo e se sarà necessario lo scioglimento del partito. Saranno i "non iscritti", i "non addetti ai lavori", a volte compagni militanti in altri partiti, più spesso semplici persone che mai avevano creduto esser politica e partiti "cose" per loro, a decidere se il P.R. debba sciogliersi.

(NOTIZIE RADICALI N. 136, 20 ottobre 1971)

Compagni ed amici cui giunge questo bollettino sanno quali sono le caratteristiche statutarie di un Congresso radicale. Sono invitati e partecipano a pieno titolo, salvo il voto delle mozioni politiche e l'elezione degli organi dirigenti, con diritto di parola, i democratici che si sono sentiti coinvolti e interessati dall'azione del PR, quali che siano le diverse tessere che hanno eventualmente intasca.

E' un congresso che corrisponde alle caratteristiche quotidiane della nostra esistenza e della nostra lotta: i compagni della LID, della LIAC, dell'ALRI, del MLD, anticlericali, antimilitaristi, libertari, socialisti, i giovani repubblicani, e della sinistra liberale, hanno avuto modo, per anni, di apprenderle ed apprezzarle. Certi avvenimenti minori, che mi concernono più direttamente, dovrebbero consentire anche a qualcuno (che lo voglia) delle "nuove" sinistre "rivoluzionarie" di cominciare a meglio comprenderle, dopo il costante e fraterno "servizio" che abbiamo a suo tempo, inizialmente soli, assicurato al Movimento studentesco romano, e non solo a quello.

Si decide questa volta dell'esistenza del Partito. Il tema prescelto - che è anche una indicazione non equivoca di cosa abbiamo tentato per tanti anni di contribuire a creare e affermare in Italia - non è in contraddizione, ma semmai inquadra il perché alcuni di noi, Roberto Cicciomessere ed io per primi, propendiamo per lo scioglimento del Partito.

Si accrescono ogni giorno le nostre responsabilità, gli impegni conseguenti ai fronti che s'aprono per la conquista di essenziali diritti civili, le attese e le speranze verso il Partito Radicale. Non vogliamo ingannare nessuno, nemmeno noi stessi: le energie che sinora si sono convogliate nella militanza radicale restano scarse, sempre più inadeguate rispetto al da farsi. Le simpatie che sappiamo e constatiamo essere sempre più numerose non si traducono che troppo raramente in effettiva partecipazione e in concreto sostegno. Le dimostrazioni di chiarezza e di forza politica che abbiamo potuto fornire in questi anni, in più occasioni, hanno rafforzato proporzionalmente l'impegno dei "potenti" e dei "padroni" della politica e degli apparati di sinistra contro di noi. In passato abbiamo potuto conquistare successi, come quello sul divorzio, "anche" grazie alla sorpresa di vertici impreparati alla nostra azione. Ora, che la stretta della politica neo-concordataria, interclassista, autoritaria, corporativa, filo

-clericale s'accentua, l'attacco è sempre più duro. Non basta la buona volontà e la generosità per farvi fronte.

Siamo stati, per molti versi, un "partito di non-iscritti"; non un generico movimento, un fatto nuovo, imprevisto e positivo. Non basta più. Certo i trenta compagni che hanno risposto alla ipotesi dello scioglimento iscrivendosi; le centinaia di persone che lo hanno fatto inviandoci in poche settimane più di un milione e mezzo di contributi, hanno fornito un elemento nuovo che non potremo non considerare.

Saranno i "non iscritti", i "non addetti ai lavori", a volte compagni militanti in altri partiti, più spesso semplici persone che mai avevano creduto esser politica e partiti "cose" per loro, a decidere se il P.R. debba sciogliersi; se debba sciogliersi o possa invece (come non credo) proporsi fra l'altro di costituirsi in fronte contro le tempeste politiche e civili che stanno per spazzare il campo delle speranze laiche e libertarie, cui abbiamo dovuto voce e vita in questi lunghi e intensi anni.

Saranno loro - più che noi - fra il 31 ottobre e il 2 novembre, al Congresso di Roma; loro, i presenti e gli assenti a decidere.

Voteranno per la chiusura, sicuramente, le migliaia di donne e di uomini, di umili, di vecchi, di giovanissimi, dal volto anonimo e per noi sconosciuto, che pure ci hanno incoraggiato, difeso, sostenuto, finanziato come e ogni volta che lo hanno potuto, per posta, cui dobbiamo quasi tutto quel che siamo e non solo quel che abbiamo fatto; ma che, una volta di più e ancora tristi e rassegnati si diranno: "Tanto, io, che conto?". E non verranno, potendolo; o taceranno invece di raggiungerci di nuovo con il loro consiglio, con la manifestazione di quel che vorrebbero dire e sostenere, non potendolo.

Voteranno per la chiusura, nei fatti, coloro che passano il loro tempo a lamentarsi che i loro partiti non facciano, o ostacolino, quel che il Radicale tenta e fa, e che spesso costituisce alla radice il motivo dichiarato della loro adesione e della loro tentata milizia nelle varie organizzazioni tradizionali della Sinistra, in tutte le sue componenti comuniste, socialiste, o democratico-liberali; ieri, ammaliati dalla loro "grandezza", oggi dall'incredibile sfacelo di questi "grossi" corpi, e delle loro illusioni.

Così come hanno sempre "votato contro" tanti pretesi "compagni": coloro che ci amerebbero tanto - ma come "movimento", noncompromettente, non militante, discutente, illuminante, finanziato, pulito e subalterno; "gruppo di pressione", "coscienza critica", crocianamente etico-politici, gramscianamente organici, culturalmente (cotti e) preparati, socialmente rispettati e soddisfatti, farisei e filistei, avvocati anziché imputati, commentatori degli errori altrui piuttosto che responsabili delle scelte nostre. O i cercatori del "brivido" esistenziale della lotta politica, i dannunziani della classe e della rivoluzione (invece che della patria e della guerra) i voyeurs di balilla - ed i balilla d'oggi; i bottaiani del regime; i protettori dell'"Unione" o i tenutari di centri e riviste sovvenzionati; i vili "intellettuali" meritatamente ricattati dai giovani terroristi ideologici, che non sono altro che il volto "giovane" dei vecchi "padroni" di domani; gli eccelsi e moderni programmatori della tecno-struttura dem

ocratica che non arriva mai...

Il Congresso, per presenze e con i suoi dibattiti, mostrerà invece che qualcuno di noi, forse per stanchezza, sbaglia e che il Partito può e quindi deve essere rilanciato e passare, più di ieri, all'offensiva?

Nessuno, penso, si tirerà in tal caso indietro.

Ma anche nessuno di noi, spero, dinanzi a ulteriori defezioni o alla conferma delle attuali inadeguatezze, che a Roma saranno facilmente riscontrabili, o smentite e superate, vorrà assumersi la responsabilità di suscitare e rafforzare speranze destinate a cadere presto nel cimitero d'illusioni in cui una infausta e imbelle generazione politica ha ridotto tanta parte di questo ventennio.

Comunque, se non volete che sia l'ultimo, compagni ed amici di "Notizie Radicali", arrivederci tutti al X Congresso Nazionale del Partito Radicale!

 
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