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Mellini Mauro - 24 novembre 1971
Un momento drammatico un congresso necessario
di Mauro Mellini

SOMMARIO: Mauro Mellini invita al secondo Congresso della Lega perchè il divorzio, a distanza di un anno dalla sua approvazione, rischia di essere liquidato. Si sostiene infatti che la legge Fortuna vada rifatta e "migliorata" secondo i desideri del Vaticano.

In questo articolo Mellini ricorda, altresì, i momenti salienti e le difficoltà che il Partito Radicale ha affrontato per arrivare a tale legge.

(NOTIZIE RADICALI N. 139, 24 novembre 1971)

Andiamo al secondo congresso della Lega in un'atmosfera drammatica, dopo la vittoria che abbiamo imposto ai partiti laici e che i partiti laici non ci hanno perdonato di aver loro regalato. Conquistato un anno fa, il divorzio sta per essere liquidato con un ignobile pasticcio e con esso rischia di scomparire ogni residua credibilità della democrazia, del progresso civile, della classe dirigente del nostro paese.

Nel dicembre del 1967, al primo congresso, ci trovammo ad affrontare una situazione quasi altrettanto difficile. La legislatura volgeva alla fine: era oramai certo che il divorzio non sarebbe uscito dalla commissione referente della Camera, ancora una volta lo scioglimento delle Camere avrebbe troncato l'iter della legge. I partiti erano distratti da altre preoccupazioni, se si occupavano del divorzio era per lanciarsi reciproche accuse di cedimenti. Proprio alla vigilia del congresso, venne fuori "Paese Sera" a lanciare frecciate addirittura a Fortuna, ironizzando sul ritardo di un aereo, causato dalla nebbia, che gli aveva impedito di essere presente alla discussione della commissione giustizia sul divorzio. Oggi "Paese Sera" è pronto a giustificare ben altre nebbie ed accusa Fortuna di "oltranzismo laico" perché non è pronto ad avallare l'abrogazione della sua legge, la resa del parlamento al ricatto del referendum che non si è voluto impedire se non proponendo di dare partita vinta ai suoi veri organizza

tori.

Nel '67 trovammo la forza e la capacità di manovra politica per invertire, con il nostro congresso, la tendenza alla liquidazione del divorzio, preparando quell'operazione unitaria che doveva portare alla presentazione del progetto n. 1 di questa legislatura e poi alla vittoria.

Siamo stati gli unici, dopo il 1· dicembre del 1970, a parlar chiaro contro la controffensiva del referendum clericale: dicemmo che occorreva mostrare la stessa durezza della battaglia in parlamento, non lasciare margini al compromesso, non intavolare trattative sulla revisione del concordato, dire subito che i veri responsabili del referendum sarebbero stati il Vaticano e la DC e che essi e non quattro poveri oltranzisti prestanome ne avrebbero dovuto pagare lo scotto. Hanno voluto invece le trattative e subito il Vaticano ha creduto bene di non lasciar passare in cosa giudicata il divorzio per non assottigliare il proprio pacchetto.

Noi non abbiamo voluto il referendum per non rimettere in discussione il divorzio; altri vogliono rimettere in discussione il divorzio per evitare il referendum. E non esitano a dare per ammesso, senza nessuna contropartita, che la legge così com'è, va rifatta, "migliorata" secondo i desideri del Vaticano (che intanto, per suo conto, "migliora" gli annullamenti rendendoli al contrario più rapidi e facili). Questa politica dissennata rischia di portare a trattative in cui ci sarà solo una parte a dettar legge, oppure ad un referendum in cui i laici dovranno difendere una legge che hanno già dichiarato di essere disposti ad abrogare. O forse all'approvazione di una nuova legge mutilata, svuotata, zimbello della concorrenza dei tribunali ecclesiastici, esposta, perché nuova, ad un giudizio di costituzionalità avanti ad una Corte Costituzionale nel frattempo manipolata con la nomina dei due giudici da parte del nuovo presidente della Repubblica democristiano (eletto con i voti della sinistra, in "cambio" della c

osiddetta rinunzia al referendum).

Non c'è un solo attimo da perdere. Andando in questa direzione, le burocrazie dei partiti laici riusciranno immancabilmente a liquidare il divorzio, e molte altre cose. O il congresso riuscirà a ricacciare indietro anzitutto l'escalation di menzogne e di mistificazioni su cui si regge tutta questa operazione, a dare il via ad una vera rivolta dell'opinione pubblica, delle basi dei partiti laici, alla ribellione dei credenti contro l'ipocrita atteggiamento dei falsi laici che vogliono darli in appalto ed in esclusiva all'apparato clericale per le sue manovre, oppure il giuoco è fatto. Ancora sofferenze, rassegnazione, vergogna, per decenni, per i fuorilegge del matrimonio, vecchi e nuovi.

A qualcuno sembrerà impossibile che si possa perdere così dopo aver vinto. A qualche altro sembrerà impossibile che si possa impedire di perdere a chi ha paura di vincere. Qualche anno fa molte altre cose sembravano impossibili. Siamo riusciti invece a farle; insieme, potremo riuscire ancora.

 
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