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Pannella Marco - 15 dicembre 1971
CONGRESSO DELLA LID
di Marco Pannella

SOMMARIO: E' una menzogna affermare che la LID si sia battuta per arrivare al referendum. E' documentato e indiscusso che la LID con il PR siano state le sole organizzazioni ad impegnarsi seriamente contro la prospettiva del referendum. Si è tentato con ogni mezzo di screditare la LID tacciandola di massimalismo, fanatismo e intolleranza; queste accuse hanno consentito la diminuzione del numero degli iscritti cosicché ora chiediamo ad amici e parlamentari laici di contribuire alla vita della LID, anche perché ormai è chiaro che la lotta per il divirzio costituisce il punto centrale di confronto di ogni politica di rinnovamento per l'affermazione dei diritti civili in Italia. La LID ha combattuto il referendum perché siamo convinti che i diritti di coscienza non possano essere affidati alla forza del numero; tuttavia il refendum può rivelarsi un'occasione storica impareggiabile per la definitiva riaffermazione dei diritti di libertà. Perciò chiedo al Congresso della LID di pronunciarsi per l'accettazione di

questo referendum. Sappiamo che il problema vero è che la lotta laica è ancora tutta da fare.

(NOTIZIE RADICALI N. 141, 15 dicembre 1972)

(Nei giorni 4 e 5 dicembre si è tenuto a Roma il II· Congresso Nazionale della LID, con grande affluenza di militanti, di simpatizzanti e di parlamentari. Fra questi ultimi sono intervenuti anche gli on. Fortuna, Baslini, Scalfari e Bonea, che hanno partecipato al dibattito generale.

La relazione introduttiva è stata svolta dal Segretario Nazionale Marco Pannella, che ha dichiarato fra l'altro:)

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1) - E' una menzogna deliberata affermare che la LID si sia battuta per arrivare al referendum. E' invece indiscusso e documentato che la LID, con il Partito Radicale, è stata la sola organizzazione che si è impegnata in ogni modo dal dicembre dell'anno scorso contro la prospettiva del referendum. Sono invece Berlinguer e la sua équipe composta in gran parte di clerico-comunisti che intendono impedire ad ogni costo un confronto e una vittoria contro la politica e gli interessi della Chiesa e della DC.

2) - Si è tentato in ogni modo di liquidare con massimalista, marginale, fanatica ed intollerante la linea della LID. I fatti oggi dimostrano che la LID è stata sempre animata da profondo rispetto per la verità, e ha costituito l'unica fondamentale trincea contro il disegno neo-concordatario e corporativo in corso di attuazione.

3) - Si è peraltro ottenuto che la LID apparisse superflua, superata, esagitata. Si è così visto cadere il numero degli iscritti a poco più di mille e il bilancio a poco più di 5 milioni. Ora è necessario risalire la corrente, richiamando amici e parlamentari laici a contribuire anche finanziariamente alla vita della LID.

4) - Da più parti, specie da sinistra, si è sostenuto a lungo che la lotta per il divorzio era importante, certo, ma settoriale, marginale e sovrastrutturale. Oggi è chiaro a tutti che questa lotta costituisce il punto centrale di resistenza e di confronto di ogni politica di rinnovamento e di nuova sinistra per l'affermazione dei diritti civili in Italia. Il divorzio si difende attaccando il Concordato. Questo è stato il punto di debolezza del 1971. La mancata iniziativa della LIAC si è risolta nella copertura alle trattative in atto per il rinnovo del Concordato e dei Patti Lateranensi protervamente voluti dal gruppo Berlinguer, dagli interventi degli Stati autoritari dell'est europeo e da quelli vaticani, contro le stesse perplessità di alcuni ambienti democratici.

5) - Di fronte allo smantellamento della legge Fortuna-Baslini-Spagnoli-Basso, di fronte alla prova nauseante, ancor più per metodi che per obiettivi, che la classe dirigente va fornendo, la LID deve stabilire in questo congresso se non si tratti ormai di accettare il referendum che PCI e DC, Vaticano e dirigenti socialisti e liberali hanno preparato, favorito, imposto: ma senza volerlo se non come arma di ricatto e di alibi e copertura per i loro mercati politici. La LID ha combattuto e cercato di impedire il referendum perché siamo convinti che diritti di coscienza non possano essere affidati alla forza del numero. Ma nessuno potrà davvero pensare di poter contrabbandare come guerra di religione il confronto tra democratici e non democratici, tra laici e autoritari.

Quando i dirigenti del PLI e del PCI, non meno di quelli attuali del PSI, mostrano terrore per questo confronto, e cercano di addebitarlo al senso democratico e civile, in realtà sanno che una vittoria dei laici significherebbe la condanna definitiva della politica dell'art. 7 di togliattiana memoria e dei suoi berlingueriani peggioramenti.

Un paese civile non teme ma cerca i confronti ideali chiari e profondi. Il referendum sul divorzio può rilevarsi occasione storica impareggiabile per affermare definitivamente i diritti di libertà e di coscienza delle persone, per una nuova concezione della famiglia e dell'amore, e per l'edificazione di una società socialista e libertaria.

Chiedo dunque al Congresso della LID di pronunciarsi per l'accettazione di quel referendum che ci è stato imposto con una tipica violenza di Stato.

Durante il dibattito l'on. Loris Fortuna ha affermato in uno dei suoi interventi che con l'alibi del divorzio da salvare e del referendum da "scongiurare", tutti i partiti si sono impegnati in un gioco grosso: forse perfino troppo grosso. Nell'imminenza dell'elezione del Presidente della Repubblica e con all'orizzonte prossimi mutamenti di schieramenti e di alleanze, tutti i partiti giocano tutte le carte creando una confusione crescente. Fanfani fa il laico e l'antifascista, mentre De Martino e Malagodi (pure lui) fanno i concordatari. E i comunisti fanno tutto e il contrario di tutto, pur essendo i soli ad avere una linea di fondo alla quale piegano la tattica di ogni giorno. La legge-truffa sul piccolissimo divorzio è presentata e, senza garanzie, darà vita da un divorzio assolutamente inutile. Il referendum probabilmente non si terrà: con un colpo solo si è riuscito a scontentare i divorzisti e gli antidivorzisti. Ma il problema vero, alla base delle manovre attuali, deve quanto prima uscire dalle fitte

nebbie che tutto questo baccano sul divorzio ha creato. Prima quale presidente, poi quale governo, poi quale politica, poi con chi. Ecco: la lotta laica è tutta ancora da fare.

 
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