SOMMARIO: SOMMARIO: Il II Congresso della LID rappresenta una conferma della vitalità democratica dell'organizzazione. La mozione finale costituisce una chiara risposta alla politica compromissoria seguita dai partiti laici in Parlamento. Particolarmente interessanti sono state le dichiarazioni relative alla opportunità del referendum e, soprattutto, la proposta da Scalfari - poi accolta dal Congresso - di sollecitare incontri e colloqui con le direzioni dei partiti laici, il che sottinntende un comportamento non settario nei confronti di forze politiche di cui è necessario combattere gli errori, ma con le quali è necessario pure ricercare un dialogo. Vanno infine sottolineati i cambiamenti intervenuti negli organi dirigenti della LID che sono stati volti a riconfermare tutti i dirigenti che con maggiore continuità hanno condotto in questi anni la lotta per il divorzio.
Un gruppo di esponenti e militanti del PR ha rilasciato una dichiarazione contenente la riaffermazione dell'impossibilità di continuare ad operare in Italia con questa classe politica, con questa Chiesa e con questo regime: in presenza di questi fattori è impossibile realizzare il progresso e la crescita civile per le quali occorre invece una lotta laica e libertaria. Relativamente alla candidatura per la carica di Presidente della Repubblica si sottolinea il fatto che la cultura laica e libertaria non manca di illustri candidature che consentirebbero di attribuire maggiore presigio alla più alta carica dello Stato.
(NOTIZIE RADICALI N. 141, 15 dicembre 1971)
Il II· Congresso Nazionale della Lega Italiana per l'Istituzione del Divorzio rappresenta una conferma della vitalità democratica di questa organizzazione che ha rappresentato, come ha rilevato l'avv. Piccardi nel suo intervento congressuale, una positiva eccezione nel panorama della democrazia italiana. La mozione finale approvata all'unanimità a conclusione dei lavori su proposta della Presidenza, costituisce una chiara risposta da parte del più forte movimento organizzato esistente in Italia di laici e di separati alla politica compromissoria seguita dai partiti laici in parlamento. Il referendum sul divorzio, come la cosiddetta legge Carettoni, rappresentano per la LID, per i suoi dirigenti e per i suoi militanti, tentativi altrettanto gravi per affossare questo istituto finalmente conquistato nel nostro ordinamento giuridico. Se per evitare il referendum l'unico espediente che si riesce ad escogitare è quello di abrogare e snaturare la legge Fortuna, è doveroso affrontare a viso aperto gli avversari nel
Paese battendoli nel terreno che essi stessi hanno prescelto.
Questi risultati sono stati conseguiti per il responsabile contributo di tutti gli intervenuti e di tutti i delegati e in un primo luogo dei parlamentari presenti. La proposta avanzata da Scalfari, di sollecitare incontri e colloqui con le direzioni dei partiti laici, è stata fatta propria del Congresso, che ha dato mandato in questo senso ai nuovi organi dirigenti. Essa dunque non era un'alternativa alla giusta linea d'intransigenza voluta dal Congresso, ma un richiamo responsabile a un comportamento non settario nei confronti di forze politiche di cui è necessario denunciare e combattere gli errori, ma con le quali è necessario pure, fino a quando è possibile, ricercare e promuovere il dialogo.
Questo è del resto sempre stato il comportamento della LID. L'on. Scalfari, quale membro della Presidenza, è stato uno dei proponenti della mozione finale.
Alcuni punti da sottolineare della mozione conclusiva sono la decisione di ostacolare in ogni modo l'eventuale iter parlamentare della legge Carettoni, e la possibilità prospettata di federazione della LID con i partiti laici e con le altre leghe e movimenti laici e anticoncordatari. Questa proposta era già contenuta nei due interventi pronunciati in Congresso dal compagno Fortuna, il quale aveva da una parte fatto riferimento alla statuto del Partito Radicale e dell'altro aveva preannunciato un'iniziativa in questo senso all'interno del partito socialista. Anche se la mozione parla di "federazione con" e non di "federazione al o ai" (partito o partiti), questa deliberazione è indubbiamente di grande importanza perché consente di aprire un discorso con le forze politiche sul modo di concepire la loro organizzazione politica e i loro rapporti con le forze sociali e con i movimenti organizzati nella società.
Infine vanno sottolineati i cambiamenti intervenuti negli organi dirigenti della LID: mancano molti nomi sia della vecchia presidenza sia della vecchia segreteria; in alcuni casi si tratta di amici sicuri, come Alessandro Galante Garrone, che non possono assicurare un impegno effettivo in direzione, in altri casi si tratta di un preciso giudizio politico operato dal Congresso (è certamente il caso dell'on. Luzzato e dell'avv.ssa Picciotto, il primo per aver condiviso negli ultimi mesi il tentativo di compromesso che hanno portato alla proposta di legge Carettoni; la seconda per essere divenuta vicepresidente dell'OMNI e aver accettato di difendere in giudizio la presidente di questo organismo on. Angela Gotelli imputata di omissione di atti di ufficio).
Sono stati riconfermati tutti i dirigenti che con maggiore continuità hanno condotto in questi anni la lotta per il divorzio da Fortuna a Pannella, da Mellini a Baslini a Berutti: Altri amici come l'on. Scalfari e l'on. Bonea, il prof. De Finetti, l'avv. De Cataldo sono entrati a far parte della Presidenza. Dalla Segreteria Nazionale alla Presidenza è passato Marco Pannella. Nella Segreteria nazionale sono entrati gli amici Gianfranco Spadaccia e Roberto Cicciomessere, Antonio Tatarofila di Bari e Bruno Recusani di Milano. Sono stati riconfermati nella segretaria Gabriella Parca e Giuseppe Faranda.
Il Congresso ha anche deciso di tenere due seggi della Presidenza ha disposizione del senatore Umberto Terracini e dell'on. Fausto Gullo, che essi potranno occupare quando lo riterranno opportuno. Non si tratta di una decisione polemica o strumentale ma di un doveroso riconoscimento dell'apporto dato alla battaglia della LID, dall'esterno, dai due parlamentari comunisti.
Al momento di andare in macchina ci perviene il seguente comunicato dell'ufficio stampa del Partito Radicale:
Roma, 14 dicembre - un gruppo di esponenti e militanti del Partito Radicale, fra i quali Angiolo Bandinelli, Roberto Cicciomessere, Mauro Mellini, Marco Pannella, Gianfranco Spadaccia, Alma Sabatini, Aloisio Rendi, Bruno de Finetti, Massimo Teodori, hanno oggi rilasciato la seguente dichiarazione in relazione alla elezione del nuovo Presidente della Repubblica, dichiarazione che propongo all'adesione di intellettuali e militanti democratici.
"Liberata dall'ingombro degli ideali e dalla proposizione di alternative intellegibili, sequestrata da pochi "chierici" come verità che i comuni cittadini, cioè "i laici", non possono né debbano conoscere e giudicare, la politica italiana va sempre più configurandosi come protervo e squallido scontro di potere e di arroganti e oligarchici interessi.
Che la DC, in queste condizioni, pretenda di tener banco da sola nella serrata partita in corso, per avere il monopolio dell'uso delle carte truccate, per neutralizzare al propio interno coloro che hanno in passato appreso (proprio dai fanfaniani) le tecniche del barare grazie al voto segreto e vergognoso di sé, è in definitiva logico.
I Partiti che oggi si arroccano - ed è già il meno peggio - sulla candidatura dell'on. De Martino, non meno di quelli che votano per gli on. Saragat e Malagodi, hanno anche di recente, con la vergognosa operazione Bozzi-Carettoni, con il tentativo di demolizione della legge Fortuna-Spagnoli-Baslini-Basso, con il panico verso il referendum che è dettato da paura e da disprezzo per il paese, mostrato di non comprendere che, in Italia, con "questa" DC, con "questa" Chiesa, con questo "regime", non v'è possibile alternativa, possibile progresso e crescita civile se non nella lotta laica e libertaria.
Se ascolteranno le voci che salgono dalle loro basi e che dovrebbero anche raggiungerli dalle tradizioni che esprimono, le une e le altre così disattese e neglette, questi partiti potrebbero certo trovare, anche in questi giorni, sufficiente forza, chiarezza e prestigio per opporsi e prevalere contro la candidatura del sen. Fanfani o qualsiasi altra che si di semplice copertura degli interessi storici, corporativi e autoritari.
Una vera candidatura laica, per essere tale, ed imporsi nel paese ed in Parlamento, non può essere quella di un uomo troppo caratterizzato anch'esso come uomo di potere. La cultura democratica e socialista non manca, dall'ex-presidente della Corte Costituzionale Branca fino al "moderato" e "cristiano" Ignazio Silone, di cittadini che potrebbero garantire alla più alta carica dello Stato, caratteri di civiltà, di rigore, di tolleranza, di prestigio e di unità democratica e popolare".