SOMMARIO: Dà notizia delle tappe che hanno portato alla nascita del MLD, "movimento politico per la liberazione della donna, inteso non tanto a rivendicare diritti e parità giuridiche...quanto a porre le basi per una lotta di massa autogestita...". Si parte dal Congresso del partito radicale di Bologna (1967) dove venne approvata una mozione sui temi della libertà sessuale e psicologica per ricordare poi il "successo" del Convegno tenutosi a Roma nel febbraio 1968 ("Repressione sessuale e oppressione sociale"); quindi, ancora, la mozione approvata al Congresso milanese del partito (1969) e la nascita, nell'inverno 1969-70, del "collettivo radicale per la lotta contro la repressione sessuale e le istituzioni psichiatriche": tutte tappe che porteranno alla nascita del MLD. Questo si propone due obiettivi: I) "liberazione della donna, e quindi affermazione pratica del suo diritto alla libera e autonoma disponibilità del proprio corpo"; 2) "liberalizzazione dell'aborto". La battaglia femminista non deve interess
are solo le donne ma si pone come momento e struttura per la più generale "lotta per una nuova società".
(»SOCIALISMO '70 , gennaio 1972)
Gli amici e i compagni che hanno seguito le iniziative e la stampa del Partito Radicale in questi ultimi anni hanno potuto assistere al crescere e al progressivo affermarsi, sul piano politico, del fronte della lotta contro le strutture politico-giuridiche e le istituzioni sociali in cui si concretizza quella specifica forma di oppressione sociale legata alla repressione psicologica e sessuale.
Già nel Congresso nazionale del P.R. tenutosi a Bologna nel 1967 fu approvata una mozione in cui i temi della libertà sessuale e psicologica venivano sottratti al confino nella sfera del »privato e portati sul piano della problematica della lotta propriamente politica. Il successo del convegno nazionale tenutosi a Roma nel febbraio 1968 sul tema »Repressione sessuale e oppressione sociale dimostrò quanto fossero avvertiti dall'opinione pubblica temi di questo genere; ma la mancata traduzione delle conclusioni del convegno in termini di obbiettivi politici concreti non permise l'immediata promozione di una mobilitazione politica. Il tema era successivamente ripreso in una mozione presentata da alcuni compagni al Congresso Radicale di Milano nel 1969, mozione approvata anche se con una maggioranza non vincolante per il partito nel suo insieme (peraltro già severamente impegnato sul fronte del divorzio e della battaglia per l'abrogazione del Concordato); e di qui, nell'inverno 1969-70, prese le mosse un »coll
ettivo radicale per la lotta contro la repressione sessuale e le istituzioni psichiatriche .
L'impegnativo lavoro di approfondimento teorico e politico svolto da questo collettivo in ordine ai suoi temi (e di cui è stata data notizia in un apposito »quaderno diffuso l'inverno scorso) ha portato all'individuazione di una serie di aspetti caratterizzanti della posizione della donna come oggetto di specifiche forme di oppressione e di sfruttamento nella società contemporanea: e di qui è scaturita la proposta di costituzione di un movimento politico per la liberazione della donna, inteso non tanto a rivendicare diritti e parità giuridiche per la donna nel quadro della società esistente, quanto a porre le basi per una lotta di massa autogestita, in vista dell'effettiva liberazione nell'ambito di una società socialista e libertaria.
Non è il caso di tornare, in questa sede, sui risultati dell'analisi generale della situazione della donna nella società contemporanea, che sono stati riassunti in un primo documento dell'MLD apparso nel numero speciale di NOTIZIE RADICALI dedicato alle recenti elezioni regionali. E' più opportuno limitarsi qui a richiamare gli obiettivi politici che il collettivo promotore dell'MLD ha ritenuto di proporre come prioritari, in vista della loro potenzialità di mobilitazione di massa, di incidenza nelle strutture sociali esistenti e di scardinamento dei condizionamenti ideologici sui cui si basa l'attuale stato di soggezione della donna.
Alla base di questa situazione sta un certo tipo di rapporto della donna nei confronti del marito, e dell'uomo in genere, per cui la donna è essenzialmente macchina per la procreazione: di qui la sua subordinazione nel rapporto stesso, il suo confinamento nel ruolo di moglie-madre, il suo isolamento sociale provocato dal peso oggettivo dell'impegno domestico e dell'allevamento dei figli. Un primo e decisivo passo per la liberazione della donna è quindi l'affermazione pratica del suo diritto alla libera e autonoma disponibilità del proprio corpo; perciò al primo posto negli obiettivi del MLD è stata posta la lotta per la liberalizzazione della propaganda e del commercio dei mezzi anti-concezionali, in vista della loro distribuzione gratuita.
In secondo luogo, tra gli obbiettivi prioritari del movimento c'è la liberalizzazione dell'aborto, senza distinzione di stato civile e di stato di necessità medica, nonché la creazione di apposite strutture sanitarie che possano fare dell'aborto legalizzato una effettiva facoltà alla portata di quanti scelgano di usufruirne. In una paese in cui annualmente circa un milione e mezzo di donne ricorrono a questo drastico mezzo di limitazione delle nascite, e in cui la necessaria clandestinità dell'operazione fa prosperare un vero e proprio racket di medici, ostetrici e praticoni disposti a praticarla (a diversi livelli di competenza e di retribuzione), in cui la repressione giudiziaria del fenomeno, necessariamente limitata a pochi casi (ché altrimenti in Italia si dovrebbero istituire immensi campi di concentramento per contenere tutti i rei di aborto), diventa un fatto di discriminazione repressiva e uno stimolo per il suddetto racket, in cui giornalmente migliaia di donne rischiano la vita affrontando l'abort
o in condizioni igieniche inconcepibili, la legalizzazione di quest'ultimo diventa un fatto di grande rilievo sociale.
Su questi obiettivi prioritari riteniamo si possa realizzare un'ampia mobilitazione di massa, che è lo scopo primario interessante il movimento, in vista appunto di una sensibilizzazione e di una partecipazione politica diretta delle donne interessate, le quali sono chiamate a gestire autonomamente e democraticamente la loro lotta. Ma tutto ciò non significa che il nostro movimento interessi solo le donne; al contrario, riteniamo che una lotta per la liberazione della donna, proprio perché può essere condotta solo puntando a una società socialista e libertaria, fondata sull'autogestione, interessi anche gli uomini più consapevoli: il movimento di liberazione della donna può pertanto considerarsi come un aspetto dal movimento generale che nel nostro tempo, fa dei movimenti di liberazione dei gruppi oppressi (anti-colonialisti, anti-segregazionisti, anti-razzisti, anti-capitalisti) il perno della lotta per una nuova società.