SOMMARIO: "Abbiamo raccolto un anno di cronaca politica servendoci di testimonianze della stampa, delle agenzie internazionali e soprattutto del notiziario Ansa. Non si tratta quindi di notizie nuove ed esclusive, ma di informazioni che giorno per giorno sono state fornite dalla stampa di tutto il mondo. Abbiamo ritenuto opportuno presentare questo materiale sotto forma di diario per dare un quadro d'insieme di una stagione di normalizzazione del regime cecoslovacco".
(LA PROVA RADICALE N.2, BENIAMINO CARUCCI EDITORE, Inverno 1972)
Praga, 19 gennaio. - "Il giornale »Rude Pravo organo del Partito comunista cecoslovacco, annuncia oggi che il Partito ha deciso di abolire le votazioni a scrutinio segreto - una delle innovazioni attuate durante l'era riformistica, nel 1968 - nelle riunioni di Partito. Il giornale scrive che il comitato centrale del partito ha deciso che la votazione segreta è in contrasto con le tradizioni del partito e che gli statuti di quest'ultimo richiedono la votazione per acclamazione. Lo scrutinio segreto era stato introdotto ai primi del 1968 come reazione alle pratiche di voto dell'era staliniana, quando tutti i presenti a una riunione di partito dovevano alzare la mano a favore dei candidati prescelti dall'alto".
Praga, 27 gennaio. - "»L'età media degli iscritti al partito comunista cecoslovacco è di 47 anni e 9 mesi. Ne ha dato notizia ieri la »Pravda di Bratislava, fornendo anche altri dati interessanti circa la composizione del pcc: la percentuale degli operai era del 42,5 per cento nel 1952: del 36 per cento nel 1962 e del 26 per cento il gennaio 1970; con il cambio delle tessere il numero degli operai in cifra assoluta è diminuita, ma la percentuale è aumentata dell'1,6 per cento; la percentuale dei membri delle cooperative agricole è rimasta quasi eguale (aumento dello 0,1 per cento), quella degli intellettuali è diminuita del 2,2 per cento. Circa l'»età degli iscritti, tempo fa il »Rude Pravo aveva reso noto che oltre la metà degli iscritti nelle campagne ha un'età superiore ai 60 anni.
Praga, 6 febbraio. - "Gustav Husak cerca di battere in velocità ed iniziativa i suoi rivali, od avversari, in seno al partito. Questa sembra la deduzione più logica da trarre dalla sessione-lampo del comitato centrale del pc cecoslovacco di giovedì che, in poche ore e virtualmente senza dibattito, ha preso l'importante decisione di convocare il 14· Congresso del partito comunista cecoslovacco per il 25 maggio.
Il »plenum ha avuto il ritmo di una serrata riunione di lavoro: è durato pochissimo, la relazione di Kusak è stata distribuita scritta, e non letta. Decidendo di convocare il Congresso, il cc ha stabilito fin da ora che la relazione principale sarà tenuta da Kusak il quale tratterà la politica interna ed estera (non ci sarà così una relazione specifica di Vasil Bilak, responsabile per i rapporti con l'estero). Il primo ministro Lubomir Strougal parlerà soltanto delle »principali linee economiche della politica del partito nel periodo 1971-75 . In tal modo, Husak avrà la parte di massimo protagonista.
Sotto la formale facciata ufficiale di unità, non vi può essere dubbio (risulta dalle informazioni e dai fatti) che sostanzialmente due opposte tendenze continuano a convivere, ed a scontrarsi, in seno al pcc. Da una parte, gli elementi più conservatori e dogmatici (che possono ben definirsi »neostalinisti ) propugnano una politica rigida e repressiva: continuare l'epurazione nel partito e nella società, allargandone l'ampiezza ed aggravandone il carattere, anche con arresti e processi politici contro gli ex esponenti del »nuovo corso del 1968 e contro gli elementi comunque dissenzienti e liberaleggianti; sul piano programmatico, demolizione totale del periodo dubcekiano con ritorno alle concezioni conservatrici ed accentratrici del novotnysmo; sul piano estero, massima chiusura, soprattutto ideologica, culturale e di viaggi, verso l'occidente.
Dall'altra parte, i moderati »husakiani sostengono una linea più aperta e positiva, mirante a conquistare la fiducia e il consenso popolari (finora mancanti o insufficienti); perciò, fine delle epurazioni, niente processi, innovazioni economiche sia pur caute e settoriali; inoltre la polemica contro il »revisionismo di destra dovrebbe essere accompagnata da analoga azione contro i dogmatici e settari che, essendo nettamente minoritari, sono portati a manifestazioni frazionistiche: così viene inteso dai moderati l'appello costante all'»unità del partito. Imprevedibile è l'esito della lotta, anche perché esso non dipende soltanto da fattori locali. Dopo il 21 agosto dell'anno scorso, sembrò che Husak avesse il controllo della situazione, e poté proclamare che, terminata l'epurazione del partito (500.000 iscritti di meno rispetto al 1968), tutte le forze e strati nazionali dovevano ormai concentrarsi sui compiti di realizzazione concreta. Egli voleva considerare chiuso il quasi triennale periodo di crisi e v
iolente lacerazioni interne, per inaugurare una nuova fase di stabilizzazione positiva, nel segno dell'unione.
Ma in quel momento si inasprì l'attacco dei conservatori. Al plenum di dicembre (nonostante il silenzio ufficiale, nessuno dubita della realtà del fatto) venne distribuito un elenco di nomi di personalità che nel 1968 avrebbero chiesto l'aiuto sovietico per le quali si proponevano onori e promozioni. Si è poi intensificata la campagna propagandistica di commenti radiofonici e di taluni giornalisti e politici per esaltare coloro che nel 1968 rimasero »fedeli all'internazionalismo proletario . Si voleva in sostanza additare al merito nazionale, e soprattutto internazionale, un gruppo di persone che avrebbero diritto alle massime ricompense (ciò che evidentemente creerebbe anche un'alternativa al gruppo dirigente). Nello stesso periodo si diffusero voci di »complotti contro Kusak e perfino di un progettato attentato contro di lui. Quale indiretta conferma si ebbero alcune sue iniziative: estromissione di Groesser da ministro degli interni della Boemia-Moravia, e del gen. Rytir dall'incarico del collegamento co
n il comando sovietico in Cecoslovacchia; contenimento della azione del gruppo estremista »leva fronte (si parlò e si parla di suo scioglimento) vennero anche rinviati processi politici e liberati alcuni detenuti.
I frequenti viaggi di Kusak a Mosca negli ultimi mesi confermano la necessità da lui sentita di strette consultazioni personali con Leonid Breznev, il quale appare essergli pienamente favorevole. Da parte loro, i conservatori avrebbero continuato a ricercare appoggi in altri paesi (si dice la Germania orientale e la Bulgaria), mentre la preparazione del Congresso del pcus, con l'inevitabile emergere di differenziazioni, avrebbe alimentato le loro speranze in qualche appoggio da una parte almeno della »leadership sovietica.
La forza di Husak consiste nell'assenza di dirigenti aventi maggior prestigio personale, e soprattutto nel fatto che la sua politica mira ad allargare il consenso di base, con una concreta stabilizzazione interna, adesso fondata sulle realizzazioni positive e non sulla repressione. La linea dei suoi avversari appare invece avventuristica e gravida di pericoli. Con questo plenum di febbraio, il primo segretario del pcc sembra voler mantenere l'iniziativa sui conservatori, battendoli con una maggiore capacità di realizzazione e di manovra, senza dar loro il tempo di riunire le fila e di ricercare piattaforme aventi qualche parvenza di alternativa".
Praga, 24 febbraio - "»Traditori e rinnegati : con queste parole la Pravda di Bratislava definisce ormai Alexander Dubcek ed Oldrich Cernik a conclusione di una serie di articoli dedicati dall'organo del pc slovacco a dimostrare che sia l'ex primo segretario del partito comunista cecoslovacco, sia l'ex presidente del Consiglio si aspettavano da lungo tempo l'intervento militare del 21 agosto 1968. Gli ultimi due articoli della serie trattano da una parte della perfetta organizzazione della rete radiotelevisiva clandestina in previsione di questa eventualità e dall'altra dell'organizzazione, parimenti prevista in anticipo, del quattordicesimo congresso clandestino del partito, »il congresso di Vysocany .
La »Pravda afferma che i redattori, i commentatori e gli annunciatori della radiotelevisione sapevano dal 20 agosto che le truppe alleate sarebbero entrate nella notte in Cecoslovacchia, »mentre, secondo le affermazioni degli ex progressisti, soltanto i `traditori' erano al corrente . Il giornale sottolinea parimenti che »il viaggio dei delegati al congresso di Vysocany era preparato da molto tempo; tutti i dettagli del loro trasporto, dell'itinerario da seguire e dei punti di controllo erano previsti in anticipo, così come era noto il luogo di riunione della »cerimonia clandestina che precedette l'ingresso nella sala del congresso. Tutto ciò - conclude la »Pravda - non poteva avvenire senza che il primo segretario (del partito) Dubcek e il capo del governo Cernik non ne sapessero nulla . E' per questo motivo che - conclude la »Pravda - »quando questi due rinnegati affermano che dopo l'agosto 1968 essi furono sorpresi dall'ingresso delle truppe, mentono per nascondere il loro vero volto di traditori e di
rinnegati ".
Praga, 13 marzo - "L'articolo della »Pravda slovacca dà indicazioni e conferme assai interessanti sui termini della lotta politica nella leadership cecoslovacca all'inizio della preparazione del congresso del pcc (25 maggio). Nel riferirsi ai colloqui di Mosca nell'agosto 1968, il giornale accomuna, definendola »marxista e internazionalista la posizione di Husak con quella di Svoboda, Bilak »ed altri non precisati. Ora, tra i diciassette firmatari dei protocolli di Mosca, oltre ai tre menzionati, sono rimasti in auge soltanto altri cinque o sei dirigenti, tra cui Alois Indra e Milos Jakes, i cui nomi sono però taciuti nell'articolo. D'altra parte, si stabilisce una netta demarcazione tra Husak, Svoboda, Bilak e »alcuni altri rispetto alla »destra (cioè gli innovatori del Periodo dubcekiano).
Ciò contrasta con l'orientamento e i desideri dei conservatori e dogmatici, i quali vorrebbero isolare il primo segretario del pcc cercando - sia pure non apertamente, ma nella quotidiana prassi politica - di accomunarlo agli uomini del »nuovo corso , allo scopo di prepararne la sostituzione in un futuro più o meno lontano. Qualunque possa essere l'esito di questa battaglia, è un fatto che, sotto la pressione degli ultraconservatori »neostalinisti , l'atmosfera politica nel paese va appesantendosi. Nonostante le precedenti numerose smentite degli esponenti più moderati, tra cui lo stesso Husak, sono cominciati i processi politici veri e propri. A metà febbraio la ricostituzione dei drammatici colloqui di Mosca condanna a due anni dell'ex commentatore televisivo Vladimir Skutina per manoscritti non pubblicati; in questi giorni il processo a Praga ai diciannove studenti e operai accusati di »attività sovversiva , la cui principale azione consistette in discussioni politiche e nella diffusione di volantini del
1969; per analoghe attività un altro giovane, di nome Daniel Kralove, giorni fa; dall'agosto scorso è in carcere Alois Polednak, ex vicepresidente del parlamento ed ex direttore dell'industria cinematografica (nonché ex Presidente del gruppo parlamentare di amicizia italo-cecoslovacco); è stato convocato, poi rinviato, il processo contro le personalità (Judek Pachmann, Ludvik Vaculilik, Jiri Hocchmann ed altri) che il 21 agosto 1969 redassero il manifesto in dieci punti diffuso dai giovani sotto processo. Sono pronti numerosissimi »dossier che in qualsiasi momento potrebbero dar luogo ad altri procedimenti giudiziari (circolano già i nomi). Si parla di possibili provvedimenti amministrativi di polizia contro numerosi esponenti del »nuovo corso e la mobilitazione dell'apparato di sicurezza (soprattutto dopo i fatti di Polonia) è in costante aumento.
Così, alla linea di consolidamento »positivo propugnata dai più moderati e dallo stesso Husak, si contrappone continuamente - e in questo periodo, a quanto si vede, con crescente efficacia - la linea negativa della repressione, auspicata dagli ultraconservatori e dogmatici, per i quali ogni effettivo cambiamento e rinnovamento significherebbero la definitiva liquidazione politica e personale. Ciò spiega il loro accanimento. In vista del congresso del partito, essi sono all'offensiva, con l'intento di conquistare maggiori e più forti posizioni. Uno degli elementi del loro attacco consiste nella graduale erosione dello schieramento moderato e nel tentativo di isolare Husak, allontanando progressivamente tutti coloro che in qualche modo possono essere ricollegati alla politica del 1968 (di questi giorni è la virtuale liquidazione politica perfino di Jan Piller, e quella, definitiva, degli slovacchi Sefan Sadovsky e Frantisek Barbirek).
Da parte loro, Husak e gli elementi moderati contrattaccano manovrando, come è dimostrato dall'odierno commento della »Pravda slovacca. E rimane sempre valida l'opinione che essi godano dell'appoggio della »leadership sovietica, diretta da Brezlinev>. Ma la battaglia è in corso, e sono prevedibili varie, alterne vicende".
Vienna, 28 marzo. - "Parlando oggi ad una riunione di esponenti del partito per la zona di Praga, il primo segretario del pc cecoslovacco Gustav Husak, secondo quanto riferisce la »Ceteka , ha affermato che il partito ha superato la sua crisi ed ha »recuperato forza e vigore bastanti negli ultimi due anni, cosicché il congresso del partito il prossimo maggio potrà stabilire compiti più grandi e più impegnativi .
Husak ha detto che la crisi del partito di due anni fa ha origini che risalgono a molto tempo prima del gennaio 1968, dato che la precedente direzione si era resa colpevole di »aver sottovalutato l'istruzione ideologica . Parlando dei »problemi del campo culturale Husak ha affermato: »Noi non ci attendiamo che gli artisti predichino il marxismo-leninismo o siano membri del partito- Ma ci attendiamo che contribuiscano con la loro opera allo sviluppo dello stato socialista ".
Praga, 18 aprile. - "Il primo segretario del pc cecoslovacco Gustav Husak ha colto ieri l'occasione delle conferenze regionali del partito attualmente in corso per designare i delegati al 14· congresso del partito, per smentire formalmente le voci diffuse da alcune settimane sulla preparazione in Cecoslovacchia di campi di internamento, dove verrebbero rinchiusi nel mese prossimo i progressisti del 1698.
Parlando alla conferenza del comitato del partito per la città di Praga, Husak ha menzionato la maniera in cui si diffondono all'estero e poi in Cecoslovacchia le notizie false della propaganda borghese, ed ha detto che ultimamente il »Times di Londra, »L'Express di Vienna e altri giornali hanno riferito che in Cecoslovacchia si stanno preparando »campi di concentramento in occasione del prossimo congresso (del partito) per rinchiudervi progressisti e democratici . Inutile dire che è una menzogna da cima a fondo. Noi non abbiamo bisogno di campi di concentramento: noi edifichiamo la nostra fortezza sulla fiducia dei comunisti e dell'intero popolo lavoratore, e non abbiamo bisogno di fortezze circondate di reticolati. Questo è il metodo impiegato dai capitalisti nel Vietnam e altrove, ma non da noi .
Husak ha sottolineato la necessità che il partito lotti contro questa propaganda, per impedire che alla fine la gente vi creda, ed ha anche smentito le notizie diffuse »dalla propaganda occidentale secondo cui al plenum di dicembre del comitato centrale del partito Vasil Bilak avrebbe presentato un documento molto importante diretto contro Husak, e che tra queste due personalità esisterebbero ora contrasti Husak ha infine anche smentito le voci diffuse periodicamente da parecchi mesi secondo cui il presidente della Repubblica Ludvik Svoboda darebbe le dimissioni e sarebbe sostituito dall'attuale primo segretario del partito.
Husak ha quindi parlato dei commenti della stampa borghese sulla »servilità della Cecoslovacchia verso l'Urss, affermando che »nessuno minaccia da quel lato la nostra sovranità , nessuno si immischia nei nostri affari interni economici o politici; al contrario, i nostri amici danno prova di molto tatto ".
Praga, 10 maggio. - "L'ex »leader del partito comunista cecoslovacco Alexander Dubcek »vive liberamente, lavora ed ha abbastanza denaro . Lo ha dichiarato il segretario del partito, Gustav Husak, ieri sera, durante un improvvisato colloquio con alcuni giornalisti occidentali svoltosi in occasione di un ricevimento nel castello di Praga Husak ha definito »sciocchezze varie notizie di stampa occidentali secondo cui Dubcek lavorerebbe in un'autorimessa. Antonin Kapek, presidente del Comitato del partito comunista per la città di Praga, aveva dichiarato il mese scorso ad alcuni studenti di ingegneria che Dubcek lavorava come capo del settore meccanizzazione nell'amministrazione regionale forestale a Bratislava. Amici di Dubcek a Praga hanno confermato che egli lavora a Bratislava dal primo dicembre scorso.
Ieri Husak non ha specificato quale sia l'attuale attività di Dubcek ma ha detto che quest'ultimo »ha abbastanza denaro per vivere . Il segretario del partito ha fatto risalire le ipotesi circa la sorte di Dubcek a cittadini cecoslovacchi emigrati in occidente che, egli ha detto, »hanno interesse a costruire menzogne .
Si ritiene che il colloquio (di dieci minuti) che Husak ha avuto con i giornalisti sia il primo del genere accordato dal »leader del partito, dal maggio 1969".
Praga, 24 maggio - "Il »secondo XIV congresso (che si svolge nella sala dei congressi del parco Fucik) costituisce esattamente l'opposto del primo. Mentre nel 1968 si voleva sanzionare definitivamente il processo di rinnovamento, adesso il »nuovo corso dubcekiano è sotto accusa, i suoi dirigenti sono stati espulsi dal partito, cacciati dal posto di lavoro, vengono spesso interrogati dalla polizia, trecentomila iscritti al partito sono stati esclusi e altri duecentomila se ne sono allontanati, la presenza, sia pur denominata »temporanea , delle truppe sovietiche è stata ratificata con trattato, e l'intervento dell'agosto 1968 è ora definito »inevitabile gesto di aiuto internazionalista , con la inclusione della cosiddetta »dottrina Brezhnev (cioè la sovranità limitata dei paesi socialisti) in un solenne documento diplomatico, il trattato ventennale cecoslovacco sovietico del maggio 1970.
L'attuale 14· congresso del pcc sancirà tutto ciò, alla presenza di Brezhnev o dei capi degli altri quattro paesi che intervennero il 21 agosto 1968 in Cecoslovacchia".
Praga, 25 maggio - "Al congresso del partito comunista cecoslovacco, Gustav Husak ha rinnovato il solenne ringraziamento all'Unione Sovietica (e personalmente a Brezhnev) ed agli altri quattro paesi comunisti per l'intervento militare del 21 agosto 1968, ripetendo che esso »salvò la Cecoslovacchia dalla guerra civile e dalla controrivoluzione . Nella sua relazione, durata quattro ore, il primo segretario ha criticato il periodo »novotnyano dicendo che esso provocò »il fallimento del terzo piano quinquennale ed »una grave crisi nel 1967 ma senza nominare altre persone, oltre all'ex capo del partito e dello stato, al quale ha essenzialmente attribuito incapacità di direzione politica ed ideologica, e la colpa di »soggettivismo .
Si è, invece, soffermato assai più a lungo sul periodo 1968-69, con parole molto dure verso Alexander Dubcek e gli altri dirigenti del »nuovo corso , per i quali ha adoperato il termine »tradimento . Non soltanto i massimi dirigenti ha affermato Husak, ma lo stesso comitato centrale del partito vennero meno al loro dovere di difendere le conquiste del socialismo, al punto che le »forze opportunistiche di destra ed antisocialiste riuscirono a disgregare tutto il sistema, creando »condizioni favorevoli allo sviluppo delle attività della controrivoluzione clandestina e della sovversione dei nemici esterni . »Se non fosse stato per il tempestivo aiuto dei nostri più stretti alleati socialisti - ha continuato il primo segretario del pcc - la classe operaia ed i lavoratori cecoslovacchi avrebbero subito una disfatta la quale avrebbe avuto conseguenze di vasta portata, non solo per il nostro popolo ma anche per la pace in Europa, avrebbe messo in pericolo le popolazioni del socialismo e danneggiato l'intero movime
nto rivoluzionario internazionale .
Husak ha così proseguito: »La maggioranza di destra della direzione del Partito, che consumò il suo aperto tradimento del marxismo-leninismo con il noto proclama del presidium del comitato centrale del 21 agosto 1968, tentò di nascondere la verità circa l'aiuto internazionale degli alleati. Questo gesto di tradimento provocò grave danno al nostro paese ed agli interessi di movimento comunista internazionale (quel proclama, dopo aver detto che l'ingresso delle truppe dei cinque paesi era »avvenuto senza l'accordo del presidente della repubblica, del presidente della assemblea nazionale, del capo del governo, del primo segretario del partito comunista cecoslovacco, né di alcuno di questi organi , così proseguiva: »Il presidium del comitato centrale del pcc considera che tale atto non solo contrasti con tutti i princìpi che regolano le relazioni fra gli stati socialisti, ma costituisce la negazione di tutte le norme del diritto internazionale )".
Praga, 29 maggio - "Alla presenza di Breznev che teneva alzate le mani di Husak e Svoboda scandendo il ritmo degli applausi dei delegati, si è concluso che il congresso del partito comunista cecoslovacco, che passerà alla storia come »seconda edizione del 14· congresso (il primo, poi dichiarato illegale e nullo, fu tenuto il 22 agosto 1968 nella fabbrica CKD di Praga mentre le truppe sovietiche occupavano tutta la capitale). Gustav Husak, il dirigente slovacco che nell'aprile 1969 sostituì Alexander Dubcek, è stato riconfermato alla testa del partito, con la carica di »segretario generale anziché di »primo segretario il che, oltre a corrispondere alla denominazione reintrodotta anche nell'Urss con Brezhnev, lo pone formalmente in una posizione leggermente superiore rispetto agli altri della segreteria.
Degli undici membri del presidium sono rimasti dieci: Husak, Ludvik Svoboda (Presidente della Repubblica), Vasil Bilak, Poter Colotka (primo ministro slovacco), Alois Indra (il cui nome è stato accolto con forti applausi), Karel Kapek (segretario dell'organizzazione di Praga) Josef Kempny (responsabile del partito per la Boemia-Moravia) Josef Korcak (primo ministro ceco), Jozef Lenart (primo segretario del pc slovacco) e Lubomir Strougal (primo ministro federale) Soltanto Evzon Erban, uno dei sopravvissuti del 1968, moderato (rappresentò il pcc all'ultimo congresso del pc italiano a Bologna), è stato sostituito con Karel Hoffman, di formazione novotnyana, fedele filosovietico. Tra i membri candidati del presidium, prima tre ora due, sono rimasti Milostav Hruskovic, un astro in ascesa, e il tecnocrate ing. Vaclav Hula, mentre, per ragioni niente affatto chiare, è stato escluso il presidente dell'Assemblea federale, Dalibor Hanes, slovacco vicino a Husak che negli ultimi tempi è stato attivissimo e che sembrav
a destinato a maggiore ascesa.
Se si vuole tentare un'analisi degli orientamenti nel massimo organismo del partito, si può dire che Husak conserva una netta maggioranza (anche Vasil Bilak appare allineato con lui) dalla quale si differenzierebbero, con tendenza più »dura , Indra, Kapek e Hoffman Circa la segreteria, sono rimasti tutti i precedenti segretari: Husak, Jan Fojtik, Hruskovic, Indra, Kempny, Oldrich Svestka (altro fedele filosovietico), cui sono stati aggiunti Lenart, Miraslov Moc (direttore del »Rude Pravo ) e Frantisek Ondrich.
L'elenco dei membri candidati del cc è aperto dal nome di Vladimir Berger, ambasciatore cecoslovacco a Roma. Il congresso cecoslovacco ha sancito l'intervento militare del 21 agosto 1968, ringraziando l'Urss e gli altri quattro paesi per il loro »aiuto che - secondo l'attuale versione ufficiale - avrebbe permesso di salvare la Cecoslovacchia dalla »controrivoluzione alla quale la direzione dubcekiana avrebbe aperto la via, non solo, per debolezza ma per tradimento. Il congresso ha riaffermato che »l'azione del nucleo sano del partito a partire dall'aprile 1969, quando Husak sostituì Dubcek, ha permesso di ristabilire la situazione. Così, oggi, si è potuta tenere questa assise, che è stata definita »congresso della vittoria del socialismo e del consolidamento . Se la situazione è normalizzata - hanno chiesto questo pomeriggio i giornalisti stranieri in una conferenza stampa ufficiale - allora le truppe straniere, la cui permanenza, secondo gli accordi originari (ed anche secondo le dichiarazioni di Husak d
i quell'epoca) doveva durare soltanto fino alla normalizzazione, se ne andranno? Non sono truppe »straniere - è stato risposto - bensì »truppe di un paese fratello , e sulla loro permanenza o meno decideranno i governi.
Su questa piattaforma il partito comunista cecoslovacco non ammette più alcun dissenso. Chi lo esprimeva, è stato cacciato dal partito (300.000 esclusi nel 1970, oltre ai 200.000 allontanatisi volontariamente nel 1968-69). Il congresso lo ha confermato, non solo con l'unanimità delle votazioni - sulla risoluzione finale nessun voto contrario e nessuna astensione - ma anche impedendo che alla tribuna potessero parlare i delegati di quei partiti stranieri che mantengono il loro atteggiamento contrario all'intervento del 1968: il rappresentante del pc italiano non ha potuto leggere al congresso il suo messaggio, non ha parlato il delegato del psiup, il pc britannico ha rinunciato ad inviare una delegazione per lo stesso motivo, e assenti sono stati gli spagnoli.
Il principio della »epurazione permanente figura d'ora in poi negli statuti del pc cecoslovacco.
Un passaggio aggiunto infatti al preambolo del documento conclusivo afferma che »il partito allontana le persone che violano o non seguono la sua linea politica o i suoi statuti, che propagano e diffondono opinioni opportuniste, concetti revisionisti, il nazionalismo e l'anticomunismo, e che compromettono con le loro attività il nome onorevole dei comunisti. Esso allontana inoltre coloro che restano costantemente passivi .
La frase che figura nel vecchio preambolo »ogni manifestazione di frazionismo è incompatibile con l'adesione al partito comunista , è seguita da una nuova frase che afferma che »la lezione da trarre dalla crisi politica nel partito e nella società dopo il 13· congresso dimostra che ogni deviazione dai principi leninisti di organizzazione e ogni violazione degli stati, conduce verso un indebolimento dell'unità e della capacità di azione del partito e del suo ruolo dirigente nella società, e crea il pericolo di una liquidazione delle realizzazioni del socialismo ".
Praga, 3 agosto - "Il »Rude Pravo , organo del partito comunista cecoslovacco, scrive oggi che la destra politica non è ancora scomparsa in Cecoslovacchia e continua ad influenzare in modo rilevante la coscienza della gente in un articolo firmato da Oldrich Svestka, segretario del comitato centrale, si legge che la destra non manca mai di manifestare il proprio spirito nazionalistico ed antisovietico, nei teatri, nei cinema e nelle manifestazioni sportive.
Ribadendo che il partito comunista cecoslovacco ha saputo porre fine alla situazione di crisi nel paese, Svestka afferma che la piccola borghesia non ha saputo ancora adattarsi alla nuova situazione e si è già infiltrata in alcuni organi direttivi, soprattutto in quelli economici.
Il segretario del comitato centrale sottolinea del resto che nella lotta per far presa sulla coscienza della popolazione viene al primo posto la battaglia per conquistare la classe operaia, quella delle grandi fabbriche in particolare, ed i giovani".
Praga, 7 agosto. - "»I contro-rivoluzionari vivono in mezzo a noi : lo scrive oggi l'organo del partito comunista cecoslovacco, »Rude Pravo , citando una lettera inviatagli da »un gruppo di persone in cura nella città termale di Karlovy Vary , che acclamano la repressione anti-comunista avviata dal generale Nimeiry nel Sudan e dichiarano: »speriamo che verrà il giorno in cui anche noi potremo regolare i conti con i nostri tiranni .
Secondo il »Rude Pravo , la lettera giuntagli è la prova del carattere »internazionale della contro-rivoluzione : i »controrivoluzionari cecoslovacchi - conclude il giornale - sono pronti a vendersi, ad allearsi con chicchessia ".
Praga, 21 agosto. - "La tomba di Jan Palach nel cimitero di Olsany è completamente ricoperta di fiori freschi, oggi, terzo anniversario dell'occupazione della Cecoslovacchia da parte delle truppe di cinque paesi del patto di Varsavia (Urss, Polonia, Germania orientale, Ungheria, Bulgaria). Così, nonostante la giornata festiva ed il caldo che hanno spopolato la capitale, migliaia di praghesi sono ancora una volta affluiti alla tomba del giovane che nel gennaio 1969 si lasciò bruciare vivo per protestare contro la presenza delle truppe sovietiche. In tal modo, essi hanno voluto dimostrare che ricordano e - verosimilmente - che condividono il »ringraziamento espresso dalle attuali autorità ai dirigenti dei paesi intervenuti nell'agosto 1968.
Per il resto, i giornali cecoslovacchi hanno ignorato la ricorrenza: essi dedicano invece i principali commenti all'anniversario dell'assedio di Leningrado durante l'ultima guerra mondiale e al raccolto del grano, che avrebbe superato l'obiettivo previsto. A quanto parte, le autorità locali hanno preferito oggi sorvolare circa la data senza insistere, almeno sul piano propagandistico, sulla »gratitudine , che sarebbe dovuta all'Urss e agli altri quattro paesi.
La polizia è mobilitata, ma in forma più discreta che gli anni scorsi. Non è stato attuato il parziale blocco delle frontiere, come avvenne nel 1970. Ma la polizia come suole fare nei momenti di emergenza, ha compiuto numerosi controlli di documenti nei confronti dei possessori di auto e moto, anche straniere.
Ieri, in alcuni punti di Praga si sono udite le sirene delle auto della polizia. Ciò ha coinciso con voci sulla diffusione di volantini ricordanti l'invasione del 1968. Una grande scritta »Dubcek su un edificio di fronte al Parco Fucik, è stata cancellata con la calce".
Praga, 17 settembre - "In ogni collegio elettorale ci sarà un solo candidato. L'annuncio è stato dato dopo una riunione comune dei comitati centrali del partito comunista e del fronte nazionale (l'organismo di cui debbono far parte tutte le organizzazioni di ogni tipo) e dopo riunioni separate dei comitati centrali dei consigli nazionali ceco e slovacco. Alla prima riunione ha parlato il primo segretario del pcc, Gustav Husak, il quale ha detto che le elezioni si terranno in un'atmosfera di stabilità e di migliorata situazione politica ed economica, essendo ormai stato superato il periodo di crisi del 1968-69.
Le ultime elezioni generali nel paese furono tenute nel giugno 1964. Poiché il Parlamento dura in carica quattro anni, si sarebbero dovute svolgere nel 1968. Ma nell'agosto di quell'anno ci fu l'invasione della Cecoslovacchia da parte di cinque paesi del patto di Varsavia. Dopo la sostituzione di Dubcek con Husak alla testa del pcc (primavera 1969) le elezioni furono ufficialmente rinviate; si svolgeranno perciò a sette anni e mezzo di distanza dalle precedenti.
Mentre fino al 1969 il Parlamento era unicamente - l'assemblea nazionale - con l'introduzione dell'assetto federativo esso è composto da due camere - la camera del popolo e la camera delle nazioni - e si chiama Assemblea federale".
Praga, 9 ottobre - "»Sappiamo che, se i Dubcek e gli Smrkovsky potessero creare una nuova occasione, questa volta non sarebbe risparmiato nessuno. Come dichiarò, con tipico cinismo, uno di quegli avventurieri ad un giornalista americano, si trascinerebbero le vittime fuori delle case per impiccarle al più vicino albero o lampione . Questa frase si legge nell'editoriale odierno del »Rude Pravo , intitolato »elezioni di lotta e che costituisce l'avvio propagandistico della campagna per le elezioni politiche ed amministrative indette in Cecoslovacchia per il 26 e 27 novembre. Tutto l'articolo mira ad affermare che »la sconfitta politica ed organizzativa della destra> la quale nel 1968 tentò di sconvolgere il partito insieme alle forze antisocialiste che si adoperavano per un colpo di stato, entrambe in stretto collegamento ideologico ed organizzativo con gli stati maggiori dell'anticomunismo mondiale e del revisionismo internazionale , non ha significato la sua scomparsa fisica, ideologica e psicologica. I pre
parativi elettorali sono un incitamento alla attivizzazione, »di cui si sono già manifestati i primi segni , continua l'organo del partito comunista citando il testo di un volantino riferito da una agenzia di stampa occidentale e una recente dichiarazione del Consiglio d'Europa sulla Cecoslovacchia. Perciò (prosegue »Rude Pravo ) »le prossime elezioni saranno elezioni di lotta . »Dopo gli avvenimenti che abbiamo vissuto, il rapporto di forze tra i sostenitori di questo orientamento ed i suoi avversari, così come si manifesterà immediatamente nell'atto elettorale, avrà un doppio valore, sia interno sia internazionale . L'odierno editoriale del »Rude Pravo segna il pieno avvio della campagna elettorale, già organizzativamente in pieno sviluppo con tutto l'apparato statale capillarmente mobilitato, per le elezioni politiche ed amministrative di fine novembre: parlamento federale bicamerale, consigli nazionali, consigli locali a tutti i livelli. Queste elezioni, a sei anni e mezzo di distanza dalle precedenti,
dovrebbero, dopo il congresso del pcc a fine maggio, segnare un momento decisivo nella »stabilizzazione ricercata da Husak dall'aprile 1969 ristabilendo, nella misura del possibile e almeno sul piano formale, l'equilibrio politico sconvolto da vari anni, anche prima del 1968.
In realtà la situazione è ancora assai complessa. Ogni osservatore obiettivo non può non riconoscere che esso è nella maggior parte dei casi soltanto formale e dovuto ad esigenze di sopravvivenza, mentre il suo grado di sincerità sostanziale appare assai ridotto. In queste condizioni, alla direzione nazionale cecoslovacca si pone tuttora la necessità di accelerare ed estendere tale adeguamento, con la speranza che da quantitativo esso possa diventare, almeno in parte, qualitativo, cioè reale ed operante, e non semplicemente passivo. A tale scopo, occorre inculcare nella popolazione le seguenti convinzioni: primo, l'impossibilità di un ritorno almeno formale e dichiarato, al 1968 (di qui i toni minacciosi dell'odierno editoriale); poi, la ineluttabilità della politica attuale; terzo, la opportunità che essa riceva un effettivo appoggio al fine - questo ultimo punto, sia pure non proclamato da nessun dirigente in carica, appare senz'altro il più importante e più generalmente avvertito - di aprire la prospettiv
a di un nuovo processo profondamente innovatore, nei fatti più che nelle parole.
Questi obiettivi esigono un'atmosfera formalmente assai tranquilla. Le elezioni sono considerate un'importante tappa non certo per i loro risultati, già scontati. Per ridurre al massimo le astensioni le elezioni sono state indette, contrariamente ad ogni consuetudine, di venerdì e sabato, cosicché gli elettori dovranno votare nei posti di lavoro e nei quartieri di residenza, con facili controlli, senza poter addurre pretesti di lontananza per il »weekend ; quanto ai candidati, ce ne sarà uno solo per ogni collegio".
Praga, 12 nov. - "E' stato diffuso un volantino di sei gruppi clandestini d'opposizione, boemi e slovacchi, che invita gli elettori cecoslovacchi ad astenersi dal votare oppure a esigere la segretezza del voto e cancellare il nome del candidato unico nelle elezioni politiche ed amministrative del 26-27 novembre. Il volantino è firmato: »il Movimento cecoslovacco per il socialismo democratico , »il Movimento della resistenza civile - sezione boema , »il Movimento della resistenza civile - sezione slovacca , »Comunisti all'opposizione , »Movimento rivoluzionario Jan Palach , »Movimento socialista dei cittadini cecoslovacchi .
»La campagna elettorale - dice il documento - è impostata in modo da presentare quale nemico del socialismo chiunque non andrà alle urne oppure non voterà, obbedientemente, i candidati indicati. I rappresentanti del regime vogliono fare delle elezioni un plebiscito in cui tutti siano costretti a dare il voto ai candidati ufficiali, esprimendo in tal modo l'approvazione dell'occupazione, della liquidazione di ogni prospettiva democratica e delle offese ai diritti civili. Quando non si possono scegliere i propri rappresentanti, non si può evidentemente parlare di elezioni. La direzione politica non solo nomina i candidati, ma stabilisce anche la percentuale dei voti che la commissione elettorale dovrà riconoscere. Si tratta di una frode, con sviluppo e risultati prestabiliti .
»Tuttavia - prosegue il testo - non è indifferente se voteremo o no, e se cancelleremo o no. Le commissioni elettorali dovranno indicare quanti elettori si saranno astenuti e quante saranno state le schede effettivamente cancellate, anche se lo indicheranno soltanto in via interna, indipendentemente dai risultati ufficialmente proclamati. Il rifiuto del cittadino, nella situazione attuale, ha un valore morale .
»L'espressione più aperta di resistenza è l'astensione dal voto, diritto del cittadino, il quale non può per questo essere punito o multato, anche se poi potrà essere colpito in modo indiretto, con altri pretesti , aggiunge il documento, che così continua: »se deciderete di votare, ricordatevi che il voto è segreto: la legge stabilisce che le elezioni sono a scrutinio segreto e non parla del cosiddetto `voto dimostrativo'. L'articolo 34 della legge definisce la cabina come "Lo spazio per le eventuali modifiche sulla scheda". Poiché le elezioni" sono, "non dunque possono essere segrete, è necessario che gli elettori" debbano, "e non" possano, "entrare nello spazio riservato. Chiedete che il regolamento sia rispettato anche se voi stessi non volete fare cancellature: si tratta di far rispettare la legge per tutti . Il volantino dice poi che per cancellare il candidato occorre tracciare una riga orizzontale sul suo nome e cognome, e che una cancellatura incompleta o non orizzontale farà considerare il voto qual
e `sì'. Infine il documento invita a votare »per i candidati onesti nei comitati locali, cancellando invece i candidati negli organismi nazionali . Nella busta - esso conclude - si potrà scrivere la parola d'ordine `gennaio, non agosto'. (Cioè il »nuovo corso dubcekiano e non l'invasione militare del 1968).
Questo documento è importante perché tocca i punti-chiave del meccanismo elettorale, indicandone sinteticamente il significato politico e morale. Infatti, oltre alla presentazione di un unico candidato per ogni circoscrizione e seggio, nazionale o locale, - ciò che non permetterà all'elettore alcuna possibilità di scelta - esiste il decisivo problema del »voto dimostrativo , cioè pubblico. Secondo l'articolo 3 della costituzione cecoslovacca, il voto deve essere segreto. Nonostante ciò, gli organismi ufficiali hanno già dichiarato che »la segretezza del voto è un diritto, non un dovere , precisando che si potrà dare il voto pubblico, mettendo le schede nella busta e infilando la busta nell'urna, senza recarsi nell'apposito spazio riservato che dovrebbe essere sempre predisposto. La possibilità di voto dimostrativo, anche collettivamente, è in particolare prevista (secondo fonti ufficiose) per i militari e in posti di raggruppamento collettivo, come le cooperative agricole, ecc. soprattutto nei piccoli centri
- inoltre - si dubita che saranno allestite le cabine per il voto segreto.
I giornalisti stranieri accreditati hanno chiesto di poter entrare nei seggi durante le votazioni e durante lo spoglio delle schede. Finora non hanno ricevuto risposta".
Praga, 24 novembre. - "In un discorso di conclusione preelettorale, Gustav Husak ha rivendicato la validità della svolta politica del gennaio 1968, che diede avvio al »nuovo corso dubcekiano, dicendo: »Non è vero che abbiamo abbandonato il gennaio 1968. Certo, se qualcuno vuole identificare quella svolta con la politica di crisi che ne è seguita, allora noi non abbiamo nulla a che fare con costoro, ma noi abbiamo trovato la strada migliore per realizzare il gennaio 1968, quando dall'aprile 1969 [data in cui Husak sostituì Dubcek] abbiamo condotto una grande lotta contro le forze antisocialiste, riuscendo a rafforzare lo Stato e il potere socialista .
A parte questa generica frase, il primo segretario del pc cecoslovacco non ha fatto altri accenni al riguardo. Ma è significativo che, alla vigilia delle votazioni (26-27 novembre) che, dopo sette anni, rinnoveranno tutti gli organismi politici ed amministrativi del paese, egli abbia ritenuto opportuno e necessario richiamarsi al periodo che destò le grandi speranze di rinnovamento, dopo l'epoca stalinista e novotnyana; inoltre, nessun accenno Husak ha fatto all'intervento militare dei cinque paesi del patto di Varsavia nell'agosto 1968, limitandosi ad insistere sulla necessità storica della più stretta amicizia con l'Urss e gli altri stati socialisti est-europei".
Praga, 27 novembre - Votazione plebiscitaria in Cecoslovacchia. La pressione esercitata per far votare tutti e la virtuale impossibilità di voto segreto hanno fatto raggiungere una percentuale di volantini vicina al 100 per cento (si attende la cifra ufficiale) e si prevede un'analogia percentuale di »sì (i risultati saranno resi noti domani pomeriggio).
Si è votato ieri, giornata lavorativa (fatto senza precedenti, mirare a diminuire al massimo le astensioni) e stamani, per il rinnovo di tutti gli organismi politici ed amministrativi (Assemblea federale bicamerale, consigli nazionali ceco e slovacco, amministrazioni locali, per un totale di 204.000 rappresentanti) per i quali non si svolgevano elezioni dal 1964, perché furono rinviate dopo l'invasione militare dell'agosto 1968.
L'elettore ha avuto timore di astenersi - la propaganda per l'astensione era illegale - per non esporsi a possibili rappresaglie. Il voto è stato pubblico, praticamente dappertutto. La propaganda ufficiale e l'esempio dei massimi dirigenti, hanno invitato al »voto dimostrativo cioè pubblico (nonostante l'art. 3 della costituzione che prescrive la segretezza del voto). Milioni di elettori hanno votato in gruppo: cooperative, militari, studenti, lavoratori di singole imprese, malati, vecchi di ospizi, ecc.
L'elettore ha ricevuto cinque schede (sei piccoli centri), una per ogni organismo da eleggere, con un solo nome per ciascuna. In quasi tutti i casi il gesto elettorale è consistito nell'infilare immediatamente senza alcuna cancellazione le schede nell'urna, davanti a tutti. Non è praticamente esistita la possibilità di voto segreto, anche laddove era stato allestito un apposito paravento, previsto dalla legge. In molti casi esso era aperto verso la commissione elettorale; inoltre era vuoto in basso, per cui si vedeva se il votante si fermava o no, e dietro era completamente liscio, senza matita o leggio dove appoggiare le schede per eventuali cancellature. Per votare dietro il paravento> l'elettore avrebbe dovuto compiere un pubblico e coraggioso gesto di volontà, separandosi dalla fila, recandosi al paravento, fermandosi lì dietro con una propria matita e scrivendo senza alcun appoggio sulle schede, mentre i presenti potevano vederlo.
In queste condizioni, pur essendo da sette anni che non si facevano elezioni, con 1.800.000 giovani che votavano per la prima volta, il ritmo è stato velocissimo: alle 17 di venerdì, dopo sole tre ore, aveva già votato oltre il 50 per cento degli elettori in tutto il paese e alla fine della giornata di ieri l'84 per cento.
Moltissimi sono i casi di elettori che non hanno letto i nomi sulle schede e non sanno per chi hanno votato. Si ha notizia di elettori che hanno comunque voluto servirsi del diritto legale di votare nello spazio riservato ed hanno cancellato nomi sulle schede, oppure scritto »Dubcek o »Palach od altri nomi della storia cecoslovacca; altri hanno strappato pubblicamente le schede, infilandole poi nell'urna. Sono persone che hanno deliberatamente scelto di affrontare rischi futuri".
Cronache della repressione
Praga, 1 luglio. - "Un processo politico si è concluso oggi dopo tre giorni e un altro starebbe per cominciare, in una atmosfera di massimo riserbo. Il primo processo riguardava il giornalista Vladimir Skutina, di 40 anni, che nel 1968 era considerato il più noto commentatore televisivo del paese e che il 10 febbraio scorso era già stato processato e condannato a due anni di reclusione per avere scritto nel 1969 un testo, che non è stato pubblicato, considerato offensivo verso l'Urss.
Vladimir Skutina - come ha annunciato oggi radio Praga - è stato processato a Hradec Kralove e condannato a quattro anni e due mesi di prigione (la condanna congloba anche quella precedente di due anni), per »discorsi fatti dall'ottobre 1968 all'aprile 1969, contenenti provocazioni e calunnie del regime socialista e dei suoi rappresentanti, come pure dei paesi socialisti alleati e dei loro rappresentanti . Inoltre non potrà, dopo la prigione lavorare negli organi di informazione, per tre anni. Skutina potrà presentare appello. Il secondo processo vedrebbe sul banco degli accusati la personalità politica più importante finora processata nel paese (dopo il generale Vaclav Prchlik), e cioè Alois Polednak, che nel 1968-69 fu vicepresidente del parlamento, presidente della commissione parlamentare per la cultura e direttore della »Ceskoslovensky film (l'ente cinematografico nazionale). Egli era anche presidente del gruppo parlamentare di amicizia italo-cecoslovacco. Venne arrestato il 14 agosto 1970.
Il primo processo contro Skutina fu ufficialmente »pubblico ma, per la prima volta, venne introdotta la prassi di dare biglietti di ingresso a persone accuratamente selezionate. Il rigore è poi aumentato, ed adesso entrano soltanto persone rigorosamente elencate, il che ha provocato molte proteste di cittadini cecoslovacchi, i quali hanno fatto rilevare che, secondo la legge, in un processo pubblico l'aula deve essere aperta a chiunque.
Quanto a Polednak, in prigione da quasi un anno, egli sarebbe processato la settimana prossima a Praga per imputazioni ancora non precisate. Coimputati sarebbero un altro cecoslovacco, Hubert Stein (che negli anni '50 fu condannato e poi riabilitato) e Milena Kubias, di padre cecoslovacco e di madre francese, nata in Francia e avente quindi la cittadinanza francese. Stein e la Kubias lavoravano quali interpreti-traduttori, il primo all'ambasciata d'Olanda e l'altra a quella di Francia. Furono arrestati il 22 luglio 1970".
Praga, 8 luglio. - "La sentenza del processo a parte chiuse contro Alois Polednak, ex-vicepresidente del parlamento (nel 1968-69), ex-direttore dell'ente cinematografico cecoslovacco, ed ex-presidente del gruppo parlamentare di amicizia italo-cecoslovacco, sarà emessa domani pomeriggio. Oggi, quarta giornata delle udienze che si tengono a ritmo accelerato, terminando inconsuetamente a tarda sera, hanno parlato il pubblico ministero e due avvocati difensori domattina parleranno gli altri quattro difensori.
Oltre a Polednak, si ricorda, vengono processati: il dott. Hubert Stein, che nell'accusa è considerato il principale imputato e che al momento dell'arresto (luglio 1970) era interprete presso l'ambasciata olandese a Praga; sua moglie Milena Kubias, cittadina francese; lo storico Jaroslav Sedivy; il colonnello Vaclav Cerensky e sua moglie Edith. Le accuse sono diverse e gravi: »aver commesso dal 1968 all'estate 1970 atti sovversivi, di spionaggio e violazioni di segreti professionali, con danno allo Stato .
Sulle accuse tuttavia non sono stati forniti particolari, come del resto nulla era stato fatto sapere all'opinione pubblica cecoslovacca sull'arresto e la lunga detenzione preventiva degli imputati, prima del brevissimo annuncio della »ctk che ha dato notizia dell'inizio del processo contro il dott. Hubert Stein e il suo gruppo (il che significa che il nome di Polednak non è mai stato menzionato dagli organi ufficiali d'informazione del paese).
Una particolare da mettere in rilievo è il fatto che Polednak, quale vicepresidente del parlamento ed autorevole sostenitore del processo di rinnovamento del 1968, era quotidianamente vicino a Josef Smrkovsky, allora presidente dell'assemblea nazionale, e che la moglie del colonnello Cerensky lavorò nella segreteria della stessa assemblea nazionale, come collaboratrice quindi di Smrkovskv. L'ampiezza delle accuse e le voci diffusesi, come pure una semplice considerazione dei dati del processo in relazione con l'attuale situazione politica, fanno pensare che si voglia colpire questo gruppo di persone in particolare per i contatti avuti con gli emigrati politici, nel quadro dell'azione generale tuttora in corso contro i rappresentanti e gli orientamenti del »nuovo corso dubcekiano".
Praga, 8 luglio - "Jaromir Hrbek è stato sostituito (»per sua richiesta , dice l'annuncio ufficiale) nella carica di ministro della scuola del governo ceco, cioè della Boemia-Moravia. Gli succede Josef Havlin, già viceministro dello stesso dicastero. L'allontanamento di Hrbek dal governo nazionale ceco giunge a conclusione di una lunga battaglia politica, durata un anno e più. Uno dei principali esponenti della tendenza dogmatica, Hrbek, quale ministro della scuola; ha operato un'implacabile epurazione contro insegnanti di ogni tipo di scuola e contro gli studenti, per la cui ammissione agli istituti superiori ha introdotto criteri di estremo rigore, che offrono ampia facoltà di discriminazione. Una sua circolare sulle opinioni politiche degli insegnanti venne pubblicata dal poeta francese Louis Aragon, che la definì »un vero e proprio invito alla delazione . Hrbek è stato tra i fondatori e dirigenti dell'associazione estremistica »Leva fronte (fronte di sinistra) costituitasi nell'inverno 1968-69 per la lo
tta a fondo contro il »nuovo corso dubcekiano. L'associazione ha anche combattuto Husak, accusandole di corresponsabilità nella crisi del 1968 e di debolezza verso i »revisionisti di destra cioè gli innovatori dubcekiani. L'azione di »Leva fronte ha assunto un carattere frazionistico (tentò di pubblicare un periodico contro il parere del governo).
Il declino politico di Hrbek era stato preannunciato dalla sua esclusione dal Comitato centrale nel recente congresso del Pcc. Nello stesso comitato centrale, peraltro, rimangono altri esponenti della sua tendenza Quanto al suo successore, è considerato di tendenza piuttosto conservatrice".
Praga, 9 luglio - "Dodici anni di carcere al dott Hubert Stein, dieci anni a sua moglie o convivente, Milena Kubias, sette anni al colonnello a riposo Vaclav Cerensky, due anni all'ex vice-presidente del parlamento Alois Polednak, diciotto mesi allo storico Jaroslav Sedivy, un anno alla moglie di Cerensky, Edith.
»Ad alcuni imputati sono state comminate pene aggiuntive dice l'annuncio ufficiale, senza specificare di cosa si tratti.
Stein, la Kubias e Cerensky - continua il comunicato - sono stati riconosciuti colpevoli di »spionaggio , Sedivy di »danno allo stato e a segreti professionali , Polednak e la Cerenska di »danno e segreti professionali . Tutti gli imputati sono stati dichiarati colpevoli di »attività sovversive . Questo è il verdetto emesso dal tribunale cittadino di Praga, al termine del processo a porte chiuse cominciato lunedì scorso. Dalla notizia ufficiale, diramata dall'agenzia" Cetoka, "non risulta alcun particolare sull'attività per cui gli imputati sono stati processati e condannati.
Hubert Stein, indicato nell'atto di accusa quale principale imputato, ha 65 anni Ebreo, fu detenuto durante la guerra in un campo di concentramento nazista; megli anni '50 fu condannato i un processo politico in Cecoslovacchia, ma poi riabilitato; al momento dell'arresto, nel luglio 1970, lavorava come interprete all'ambasciata olandese a Praga. Milena Kubias, di 45 anni, sua moglie o convivente, è cittadina francese, essendo nata in Francia da madre francese e padre cecoslovacco. Lavorava come interprete all'ambasciata di Francia.
La personalità più nota è Alois Polednak: fu vice-presidente del parlamento (1968-69), presidente della commissione parlamentare per la cultura e direttore dell'ente nazionale cinematografico nonché presidente del gruppo parlamentare di amicizia italo-cecoslovacco. Dopo la caduta di Dubcek nel 1969, dovette dare le dimissioni da tutti gli incarichi, e venne arrestato il 14 agosto 1970. Jaroslav Sedivy è uno storico, che sembra sia stato processato per collaborazione nella redazione del »libro nero , la raccolta di documenti fatta dall'Istituto storico dell'Accademia delle Scienze cecoslovacca in risposta al »libro bianco dell'agenzia giornalistica sovietica" Novosti, "subito dopo l'invasione militare del 21 agosto 1968".
Praga, 12 novembre. - "Alois Polednak ha fatto una piena autocritica - anzi »una confessione , come l'ha definita il giornalista che l'ha interrogato, presentandolo quale »eminente uomo politico del 1968 - in un'intervista alla televisione cecoslovacca. L'ex vicepresidente del parlamento ed ex direttore generale della »Ceskoslovensky film , arrestato nell'agosto 1970 e condannato a due anni in un processo a porte chiuse nel luglio scorso, è stato rilasciato in base alla legge, per buona condotta, dopo aver scontato più di metà della pena (15 mesi). Egli ha detto di essere stato processato e condannato per fatti concreti, da lui effettivamente commessi, e cioè, per aver rivelato, in conversazioni private, informazioni inerenti alle sue alte cariche e che dovevano rimanere segrete. Ha più volte ripetuto che il processo si è svolto in piena legalità e, ad una domanda dell'intervistatore, ha detto di non essere stato costretto a confessare cose non vere durante l'istruttoria o durante il processo, né di essere
stato costretto a dare l'intervista.
Polednak, che è apparso in buone condizioni, a pronunciato forti frasi contro i capi che si sono trasferiti all'estero dicendo: »mi aspettavo che presto o tardi essi avrebbero assunto apertamente posizioni antisocialiste, ma non credevo che lo avrebbero fatto così presto. Non potendo avere nei governi, alla televisione e nei giornali dei paesi occidentali cariche adeguate a quelle che avevano da noi, per guadagnare scelgono ogni mezzo e si servono di ogni occasione per calunniare il nostro sistema e i nostri organismi politici. Hanno sfruttato, quindi il mio nome. Sono grato che mi sia data la possibilità di dichiararlo pubblicamente . Riferendosi alle petizioni in suo favore firmate in occidente da illustri personalità del cinema (ha citato Luchino Visconti, Louis Malle ed altri) Polednak ha detto che essi sono stati male informati, perché egli è stato processato non per le sue opinioni ed azioni politiche quale deputato o direttore della società cinematografica nazionale, bensì per le concrete ragioni da l
ui dette. Ha poi dichiarato che nel 1968 ebbe il torto di aver gradualmente ceduto alle pressioni degli elementi più estremisti del »nuovo corso dubcekiano - ha citato in particolare lo scrittore Antonin Liehm, oggi emigrato in Francia - »allontanandosi dalla linea del partito comunista cecoslovacco e dagli interessi della classe operaia, per i quali ho sempre lottato .
Ha accusato il dott. Hubert Stein, suo coimputato nel processo, che è stato condannato a dodici anni di prigione, e la moglie di lui, Milena Kubias, condannata a dieci anni, di »essersi serviti di lui, comunicando a stranieri, anche diplomatici, »importanti informazioni rappresentanti segreti di Stato (lo Stein era interprete nell'ambasciata olandese e la Kubias in quella francese). Polednka ha poi parlato dei suoi due figli, uno di venti anni e l'altro di sei, affermando di voler dare una chiara concezione della vita a loro, come agli altri giovani. Ha concluso dicendo: »ero colpevole e sono stato condannato giustamente. E' duro riconoscere di avere sbagliato, ma debbo dire che mi dispiace di aver nuociuto al mio paese e che cercherò di riparare col mio lavoro .
L'intervistatore ha poi commentato »il colloquio, anzi la confessione di Alois Polednak , dicendo che egli fa parte di coloro che hanno capito e riconosciuto i loro errori, per cui adesso è libero e può lavorare. Dopo aver duramente accusato gli »Smrkovskv, Kriegel, Kohout per la politica del 1968, il giornalista ha concluso dicendo che l'esperienza di Polednak e dell'intero 1968 è un monito di cui tutti debbono tener conto ".
Praga, 24 settembre - "L'ex presidente del Parlamento cecoslovacco Smrkosvskv, che fu con Dubcek uno dei massimi protagonisti del »nuovo corso del 1968, è stato oggi violentemente attaccato dal" Rude Pravo "per l'intervista pubblicata nei giorni scorsi dal settimanale italiano" Vie Nuove - Giorni. "Senza menzionare minimamente l'orientamento politico di questa rivista e del suo direttore Davide Lajolo deputato e membro del Comitato Centrale del Pci, già direttore dell'Unità, il quale ha scritto un commento assai positivo all'intervista, il quotidiano del pc cecoslovacco ha accusato Smrkovsky di essere ormai completamente passato dalla parte della »reazione , smascherandosi definitivamente quale »traditore rinnegato, anticomunista, antisocialista . Questi termini sono stati esplicitamente adoperati nel lungo commento dedicato dal »Rude Pravo - sotto il titolo »E' rimasta una sola faccia , a firma Jiri Dolezal - alle dichiarazioni di Smrkovsky »Vie nuove - Giorni è l'unica rivista italiana finora introdotta
e posta in vendita in Cecoslovacchia.
Il commento del »Rude Pravo così comincia testualmente: »non ci facciamo illusioni. Sappiamo chi vorrebbe immischiarsi nei nostri affari. Sappiamo che il nostro nemico non perderà occasione per seminare inquietudine per fomentare scandali e dubbi. Sappiamo che la destra vinta in Cecoslovacchia e all'estero, insieme con la reazione internazionale, non ci perdoneranno nulla nel loro odio, tanto meno la sconfitta che hanno dovuto subire da noi. Hanno i loro piani a lunga durata. Adesso hanno anche piani »pre-elettorali . Lo dimostra il recente caso di un'intervista giornalistica collegata col nome di Smrkovsky. Josef Smrkovsky, pensionato di Praga, è riapparso sulla scena internazionale dopo un silenzio assai lungo, concedendo un'intervista italiana. »Vie Nuove - Giorni . La catena sincronizzata e ben funzionante della propaganda borghese ed anticomunista che da »Le monde attraverso Axel Springer e le emittenti di Monaco fino agli influenti giornali degli ambienti monopolistici americani, ha scritto e consegn
ato l'intervista. L'hanno ripresa tutti coloro che puntano sui disertori e su quelli che in ogni momento sono pronti a passare al servizio dello straniero col tradimento della loro patria, del popolo e del socialismo.
Il contenuto dell'intervista rappresenta un turbinio di calunnie assai simili a quelle che ci è toccato di ascoltare soprattutto dopo il 1968, da tutti i centri della propaganda anticomunista, contro la nostra Repubblica, contro il nostro partito, contro i nostri alleati e in primo luogo contro l'Unione Sovietica e contro il socialismo in quanto tale. Smrkovsky non ha detto nulla di più e nulla di meno - continua l'articolo - ma il peso di queste calunnie è più grave trattandosi di un ex uomo politico, di primo piano. Se Smrkovsky era da qualcuno chiamato finora »il politico dalle due facce , adesso glie ne è rimasta solo una: quella reazionaria .
Dopo aver scritto che Smrkovsky ha voluto di nuovo comparire alla ribalta da cui è stato allontanato, per desiderio di popolarità, l'organo centrale del pc cecoslovacco afferma che dal 1968 Smrkovsky ha mostrato due aspetti politici: alla sessione del cc gennaio 1968, avrebbe avuto pronti due discorsi, uno in favore e l'altro contro Novotny. Durante un viaggio nell'Urss nella primavera 1968, deplorò le posizioni antisovietiche della stampa cecoslovacca, nel maggio denunciò allora l'esistenza di forze controrivoluzionarie mentre oggi nega che nel paese ci fosse un vero pericolo di controrivoluzione. Dopo la pubblicazione del noto appello »duemila parole egli lo definì »controrivoluzionario ma poi temperò tale giudizio nella sua risposta »mille parole .
L'articolo del »Rude Pravo così conclude: oggi egli dichiara all'estero: da noi non esisteva la forza che avrebbe potuto privare il partito del potere di rovesciare il regime. Questo è il suo volto odierno, il colore da lui scelto nel periodo in cui egli stesso è diventato lo scudo e la bandiera delle forze controrivoluzionarie in azione. Così finisce la sua storia e la sua evoluzione. Non vogliamo aprire alcun »caso Smrkovsky . Egli è irrevocabilmente finito. E' stato allontanato dalle cariche, espulso dal Partito comunista, e il nostro paese, - conformemente alle leggi uguali per tutti, gli dà una pensione e le cure come ad ogni altro cittadino. La nostra società è riuscita a bloccare il caos che Smrkovsky e simili avevano creato. In modo umano e civile, con mezzi politici, la società, il governo e il partito hanno risolto la rottura con coloro che si sono coperti di indiscutibili colpe. Così è avvenuto per Smrkovsky che, destituito dalle sue alte funzioni, si è ritirato a vita privata, in pensione. In ci
ò si vede la magnanimità di questo periodo.
Smrkovsky pensa di poterne abusare. Crede di poter ancora intorbidire le acque ed infettare l'aria. La generosità non vale però sempre per i disertori. Merita quindi lo sdegno chi in piena coscienza si è venduto al nemico contro il quale si trovò faccia a faccia più volte nel passato. Smrkovsky si è prestato a servire la propaganda anticecoslovacca proprio mentre stiamo preparando le elezioni. E questo servizio, reso nel momento giusto, gli ha fruttato: la propaganda anticomunista gli ha battuto cordialmente sulla spalla. In guerra, durante i duri interrogatori fascisti, alcuni non hanno resistito, si sono arresi, hanno parlato al prezzo di vite umane e scompaginando i ranghi. Adesso c'è la pace ma le dichiarazioni di chi ha disertato la bandiera hanno lo stesso vile peso nella »guerra ideologica . E l'intervista di Smrkovsky l'ha avuto. La propaganda borghese cerca di servirsi dell'ex »tribuno per screditare i comunisti, i progressisti, gli ideali socialisti. Il movimento rivoluzionario ha trattato i rinne
gati voltando loro le spalle, unico modo di trattare chi, per un motivo o per l'altro, è passato al servizio degli stranieri, degli anticomunisti. Josef Smrkovsky ha attraversato irrevocabilmente questo rubicone. E così finisce anche la leggenda delle sue »due facce .
Come risulta dal testo sopra citato, il commento costituisce, più che una argomentazione politica in risposta alle dichiarazioni di Smrkovsky, un violento attacco personale con l'accusa di »essere passato al nemico ".
Praga, 23 gennaio. - "I principali commenti dei giornali cecoslovacchi d sabato si occupano tra l'altro del »sionismo e degli ebrei: autorevole conferma del fatto che tale problema è stato reso ufficialmente attuale. Il direttore del »Rude Pravo , Miroslav Moc, accusa la propaganda occidentale di »inventarsi un'ondata di antisemitismo in Cecoslovacchia . Sull'organo del Partito Popolare (cattolico), »Lidova demokracie , Josef Plojhar, l'ex sacerdote scomunicato per la sua azione nel periodo stalinista e novotnyano (fu ministro ininterrottamente dal 1948 al 1968), oggi tornato alla presidenza del Partito Popolare, in un articolo intitolato »Sciovinismo, sionismo, clericalismo , sostiene la nota tesi che l'antisionismo non è antisemitismo, ecc.
Il problema della »lotta contro il sionismo ha fatto il suo ingresso (o ritorno) ufficiale nella politica cecoslovacca con il recente documento »insegnamenti della crisi nel partito e nella società dopo il XIII congresso del Pcc (1966). In esso parlando del 1968, si scrive: »un'influenza notevole nella lotta contro il socialismo in Cecoslovacchia ebbero anche le forze che partivano da posizioni del sionismo, uno degli strumenti dell'imperialismo e dell'anticomunismo internazionali : si elencano alcuni nomi, tra cui quelli di Frantisek Kriegol, ex membro del presidium internazionalmente noto per avere trascorso la vita nelle file del movimento comunista, in Spagna, in Cina, a Cuba, in Cecoslovacchia, e di Eduard Goldstucker, ex presidente degli scrittori cecoslovacchi, anch'egli comunista fin dall'adolescenza Vi è incluso anche Juri Pelikan ex direttore della tv cecoslovacca ed ex presidente della commissione parlamentare degli esteri, oggi in esilio e principale bersaglio della propaganda contro gli emigrat
i: il che mira evidentemente a conferire un aspetto di particolare »pericolosità al gruppo »sionista .
E' noto (e lo ammetteva anche recentemente il »Rude Pravo ) che durante le repressioni illegali degli anni '50 venne largamente praticato l'antisemitismo. Gli ebrei venivano accusati di essere »sionisti oppure »cosmopoliti . Nel famoso processo Slanky del 1952 una delle accuse fu di sionismo: accanto ai nomi di undici dei quattordici imputati fu scritto nel l'atto di accusa ufficiale: »di origine ebraica formulazione ripresa dalla stampa in quella e in altre occasioni, e così via.
Adesso il tema del »sionismo è stato ripreso con grande intensità, e non passa settimana che sugli organi di stampa o alla radio non si dedichino commenti al riguardo. Quale possa essere la rilevanza del sionismo (cioè nazionalismo ebraico) dal punto di vista interno in un paese dove gli ebrei, dopo lo sterminio nazista, sono pochissime migliaia, non viene mai spiegato. Il motivo del sionismo e di Israele, per la insistenza con cui è posto e per le numerose volute ambiguità e genericità di terminologia e di argomentazioni, finisce per creare una chiara discriminazione verso gli ebrei in quanto tali. Uno degli esempi più clamorosi è dato dai commenti serali della radio, che da mesi insistono su questo tema, svolgendo un'azione di punta. Attaccando »revisionisti di destra del periodo dubcekiano, oppure persone emigrate venti anni fa, la radio ha insistito sulla loro origine ebraica e li ha addirittura menzionati aggiungendo al loro nome attuale anche quello, chiaramente ebraico, che alcuni di loro cambiarono
durante le persecuzioni naziste. Lo stesso ha fatto il »Rude Pravo in una serie di articoli dedicati al »sionismo e al ruolo che gli intellettuali ebrei avrebbero svolto nel 1968 quali sostenitori del »nuovo corso .
In pochi mesi sono usciti tre libri dedicati a questi temi, cioè sionismo ed ebrei nel »nuovo corso : la traduzione di un libro sovietico (Ivanov) due libri cecoslovacchi.
Finora, però, questa campagna propagandistica, sia pure insistente, era limitata ad articoli, ai commenti serali della radio e alle citate pubblicazioni. Col documento approvato dal comitato centrale di dicembre, il tema della »lotta contro le forze partenti da posizioni del sionismo è entrato far parte della politica interna proclamata.