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Pannella Marco - 1 febbraio 1972
GLI INTELLETTUALI CATTOLICI E IL REFERENDUM SUL DIVORZIO
Dichiarazione di Marco Pannella

SOMMARIO: La risposta all'iniziativa di un gruppo di intellettuali cattolici che hanno preso una posizione pubblica solo dopo che l'indagine demoskopica aveva affermato che se il referendum sul divorzio si fosse svolto avrebbe determinato il fallimento della politica tenuta in questa circostanza dalla Chiesa e dalla DC. Marco Pannella afferma che va respinta la pretesa di denunciare la legge Fortuna come carente e da modificare, perché questo gioco è ormai chiaro: da un anno non si approva il testo unico di riforma del diritto di famiglia per poter impunemente continuare ad attribuire alla legge Fortuna quelle carenze che solo questa il testo unico può e deve superare, L'esperienza insegna che chi "blatera a nome della famiglia e di riforme urgenti a favore della donna e dei figli", vuole creare solo un pretesto per colpire la legge Fortuna. Relativamente alle affermazioni di Tortorella rese nel corso della direzione del PCI, il PR non può che denunciare ancora una volta la difesa da parte dei comunisti degl

i interessi della Santa Sede, della politica reazionaria della CEI e del prepotere del mondo clericale sui credenti. Nel denunciare la paura del referendum dei partiti laici, del PCI, del PSI, il PR afferma che il referendum costituisce l'unico modo per vincere e vedere affermati i principi di libertà.

(NOTIZIE RADICALI N. 146, 1 FEBBRAIO 1972)

Roma, 20 gennaio - Marco Pannella, della presidenza della LID e della giunta del Partito Radicale, ha rilasciato una dichiarazione nella quale si rileva che l'iniziativa presa da un gruppo di intellettuali cattolici e la relazione del direttore dell'Unità al Comitato Centrale del PCI meritano ed esigono una franca risposta della LID e del PR.

Per quanto riguarda gli intellettuali cattolici, è sintomatico che essi abbiamo sentito il dovere di una presa di posizione pubblica e comune solo dopo che l'indagine della demoskopea avesse confermato quanto abbiamo sempre affermato da circa un anno, e cioè che se il referendum, se effettivamente tenuto, si risolverebbe in una catastrofe per la Chiesa e per la DC, oltre che in una sconfitta per la politica subalterna e interclassista ultimamente seguita dai vertici dei partiti laici, nella peggiore tradizione togliattiana.

Va inoltre respinta la pretesa di denunciare la legge Fortuna come carente e urgentemente da modificare, perché questo gioco è ormai chiaro: da un anno, almeno, con l'immensa maggioranza del Parlamento schierata a favore dell'approvazione del testo unico di riforma del diritto di famiglia, lo si iberna per poter impunemente continuare ad attribuire alla legge Fortuna quelle carenze che il nuovo testo, sul diritto di famiglia, e solo questo, può e deve superare.

Una volta di più, chi più blatera a nome della famiglia e di riforme urgenti a favore della donna e dei figli, mostra di cercare soltanto pretesti per colpire l'ottima legge Fortuna, che il 96 per cento degli italiani dichiara di conoscere e che solo il 30 per cento critica in nome dei principi autoritari e confessionali.

Quanto al tono e alla sostanza della relazione Tortorella al comitato centrale del PCI, esso conferma che il vertice di questo partito, ed in particolare la corrente che fa capo all'on. Berlinguer, continua ad accumulare i meriti ed una sorta di primogenitura nella difesa degli interesse della Santa Sede, della politica reazionaria della maggioranza della CEI e del prepotere del mondo clericale sulle masse dei credenti e sulle strutture della società.

Dinnanzi al tentativo del PCI di salvare esso la Chiesa classista, clericale, autoritaria dall'avventura che essa ha protervamente tentato e condotto, in tema dei diritti civili e del divorzio, da oltre cinque anni, è necessario lottare apertamente per rispondere così anche alla diversa posizione delle masse democratiche dei lavoratori, a cominciare da quelli comunisti.

Denunciamo perciò la menzogna della difesa dei regimi concordatari, e cioè assicuranti privilegi e discriminazioni, come fondamento e sostegno della pace religiosa, della quale sono invece negazione.

Denunciamo la paura del referendum da parte del PCI, del PSI e degli altri partiti laici, come paura di vincere e di veder affermati i principi di libertà non in astratto ma in concreto, contro le peggiori tradizioni e forze autoritarie, rappresentate in Italia dal Vaticano e dalla DC.

Se è costituzionale il referendum va fatto. LID, Partito Radicale, movimenti laici e libertari dei credenti e dei socialisti, saranno certamente impegnati, nelle prossime settimane, con sempre maggiore vigore in questa direzione.

 
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