Marco PannellaSOMMARIO: Il decimo congresso ordinario del partito radicale (tenutosi a Roma dal 31 ottobre al 2 novembre 1971) aveva stabilito l'obiettivo di almeno mille iscritti al partito come soglia minima per poterne assicurare l'esistenza e la funzionalità. Questa scadenza fu al centro dell'iniziativa radicale dell'anno successivo.
L'articolo di Pannella che segue, editoriale di un numero di "Notizie radicali" a stampa ad alta tiratura - uno dei mezzi principali di finaziamento e di organizzazione del partito -, motiva la necessità della scelta operata e la rapporta alla situazione politica generale.
(Notizie Radicali - Marzo 1972 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)
Più che raddoppiati i militanti iscritti e sostenitori; oltre duemila abbonati raccolti col primo numero di La Prova Radicale; l'ormai evidente processo di identificazione fra PR e LID, la piena unità nelle lotte con il Movimento antimilitarista e con il Movimento di liberazione della donna; il delinearsi di forme dirette e organizzate di presenza radicale in regioni dove eravamo sin qui politicamente assenti, come il Piemonte e il Friuli-Venezia Giulia, ecco il bilancio che possiamo trarre dai mesi che vanno da dicembre a marzo.
Di questo ritmo non raggiungeremo i mille iscritti per il mese di ottobre che il Congresso ha stabilito formalmente essere la piattaforma politica al di sotto della quale non è possibile pensare al proseguirsi della attività del Partito radicale .
Gli avvenimenti confermano l'esattezza dell'analisi generale che il X Congresso del Partito ha compiuto. Mentre nel 1965, e ancora due anni or sono, era possibile immaginare che i partiti della sinistra avrebbero visto rafforzarsi, al proprio interno, forze e proposte di unità, di rinnovamento, che passassero attraverso grandi lotte civili, laiche e libertarie, per una alternativa al ventennale regime clericale, corporativo, classista della DC. questi partiti sono oggi mobilitati per espellere da qualsiasi posizione di rilievo chiunque, a qualsiasi livello, tenti di condurre anche una semplice battaglia di minoranza o di testimonianza in questa direzione .
Da Malagodi a Berlinguer, i leaders dei partiti che furono e sono laici, per tradizione e per aspirazione dell'immensa maggioranza degli iscritti e dei votanti, sono oggi ufficialmente protesi a far propria la linea neoconcordataria dell'art. 7 e ad amministrare, nel Paese e nei loro partiti, il potere di regime.
Da Fortuna a Scalfari, da Bonea a Gullo, da Albani a Mussa lvaldi, non v'è parlamentare della ristrettissima pattuglia che in vario modo ha espresso le posizioni delle leghe e dei movimenti laici animati dal nostro Partito, che non sia stato oggetto di un attacco accanito da parte degli apparati e del tentativo d'essere escluso dal Parlamento. Non v'è più spazio nemmeno nei giornali di partito, non solo alla TV e nei giornali del capitalismo di Stato o privato, per una qualsiasi informazione sulle attività crescenti, sul sostegno di base che si manifesta a ogni iniziativa anticlericale, antimilitarista, antiautoritaria; non c'è posto nelle direzioni dei partiti, nelle tribune politiche, nei dibattiti congressuali, nelle riviste e rivistine culturali, per un semplice dibattito.
Aumenta ogni giorno il numero dei processi politici per vilipendio dei corpi dello Stato, delle autorizzazioni concesse dall'esecutivo per procedere senza più ombra di vergogna per reati d'opinione, e L'Avanti, L'unità, ll Giorno seguono la stessa consegna del silenzio, fin quando lo scandalo non esplode, grazie alle forze extraparlamentari. L'esercito è sempre più fradicio produttore di fascismo e di vergogne, e sempre meno si ascolta chi obietta contro questo stato di cose; non si possono fare riforme, nemmeno per garantire un minimo di diritto civile alla salute, perché ovunque il potere clericale interviene a difendere i suoi lerci interessi; la modalità infantile tocca in Italia punte africane , com'è stato mostrato nel recente convegno del Partito radicale del Lazio, e giornali e ministri socialisti sono i primi a mobilitarsi per proteggere con il silenzio i Petrucci di tutta Italia e a tentare di soffocare le nostre campagne e le nostre lotte.
Di fronte a questa situazione, di chiusura totale di regime, prendiamo atto che al Partito radicale spetterebbero compiti e battaglie infinitamente maggiori e più difficili di quelle pur gravi, come quella sul divorzio, combattute negli anni Sessanta. Il "Partito laico e libertario" che ancora ieri sembrava attraversare tutte le organizzazioni della sinistre, tutti gli apparati del mondo laico, coincide sempre più con l'esile struttura del Partito radicale. La stessa possibilità di sopravvivenza di opposizioni e di alternative libertarie, autenticamente socialiste, internazionaliste, antimilitariste, anticlericali nei grandi partiti ufficiali, sembra legata all'esistenza di un forte Partito radicale .
In queste condizioni noi abbiamo innanzitutto il dovere della chiarezza e dell'onestà. Se, dinanzi alla realtà di un partito libertario che noi proponiamo innanzitutto come servizio a tutte le minoranze - politiche, sociali, di generazione, extraparlamentari; come struttura federata e federante di autonomi gruppi e movimenti; senza preclusioni, senza possibilità di sanzioni, senza vincoli giuridici, senza limitazione di libertà nemmeno tattica e operativa ed elettorale, noi non ci troveremo nelle prossime settimane, nei mesi che ci separano dall'autunno, almeno in mille, per decidere insieme come impostare le grandi lotte di liberazione e di alternativa che urgono, non vi sarà nel nostro Paese altro che lo scontro violento e disperato che ogni società autoritaria e illiberale richiede e produce. Se nemmeno mille militanti socialisti, gobettiani, libertari, nonviolenti si pronunciano (nell'unico modo concreto e responsabile) per la creazione di un nuovo, più forte Partito radicale contro l'obbligata alternati
va del suo scioglimento, se questo non accadrà - come possiamo temere non accada - sarebbe follia, sarebbe una mancanza d'umiltà che dei laici non possono compiere senza smentirsi, il pensare che si possa andare avanti.
Se questo obiettivo fosse invece raggiunto - un obiettivo in apparenza risibile, d'una dimensione numericamente paragonabile a quella d'una sezione di quartiere della DC o del PCI - noi siamo invece certi di poter di nuovo, senza mentire, con serietà e sicurezza, come per obiettivi che nessuno aveva il coraggio nemmeno di considerare e che abbiamo invece raggiunto, far fronte al regime, ai suoi guardiani, ai suoi dignitari, ai suoi burocrati, e dar voce, la voce vincente dell'unità, ai milioni di compagni che sono i nostri compagni: comunisti, socialisti, democratici, gobettiani, credenti e noncredenti, contro i quali, prima ancora che contro di noi, marcia unita la classe politica, in tutte le sue componenti, che in questa legislatura, dietro il paravento di polemiche selvagge quanto astruse, s'è trovata riunita dal PCI alla DC, per votare il 78% delle leggi approvate da questa monca legislatura.
Cari amici e compagni, ancora una volta è da voi e con voi che sapremo se e come andare avanti, o - con voi - accettare il ruolo e il destino degli sconfitti .