Il Partito Radicale e le elezioni del 7 maggioSOMMARIO: Il documento del Partito radicale con il quale si rivolge un appello al elettori radicali perché si astengano dal voto alle elezioni politiche del 7 maggio 1972, quale unica risposta possibile contro un regime che "si chiude ad ogni possibilità di rinnovamento ed è privo di ogni reale alternativa politica". Nel documento si denuncia la truffa delle elezioni volute per evitare il confronto sul referendum antidivorzista e la rinuncia delle forze democratiche alla lotta per l'affermazione dei diritti civili in nome della collaborazione con la Dc.
(NOTIZIE RADICALI n. 155, 29 marzo 1972)
Il Partito Radicale INDICA nella astensione dal voto alle prossime elezioni del 7 maggio l'unica risposta oggi possibile e necessaria, l'unica opposizione davvero efficace che una seria e consapevole minoranza di radicali e socialisti, democratici e libertari possa oggi esprimere e manifestare nei confronti di un regime che si chiude ad ogni possibilità di rinnovamento ed è privo di ogni reale alternativa politica. Nel rivolgere questo appello agli elettori il Partito Radicale
DENUNCIA il carattere di impostura e di truffa di queste elezioni, volute come un espediente per evitare e ritardare l'ormai necessario confronto con le forze clericali sul referendum abrogativo del divorzio, gestite da un governo illegale, privo di fiducia del Parlamento e controllato e diretto non dalle Camere elettive ma dagli organi della Democrazia Cristiana, manipolate attraverso una confisca dei mezzi di comunicazione di massa da parte dei partiti parlamentari che esclude ogni seria possibilità di concorso e di partecipazione per ogni diversa e nuova forza politica;
CONSIDERA questi fatti come gli ultimi episodi di una sistematica azione volta allo svuotamento e alla violazione della Costituzione Repubblicana e a piegare a fini di parte ``tutte'' le istituzioni democratiche;
RITIENE che, con la loro politica neoconcordataria con la ricerca dell'incontro e della collaborazione con le forze clericali, corporative e classiste di questo regime con la loro sfiducia nella maturità delle masse, con la rinuncia ad una effettiva lotta per l'affermazione dei diritti civili, i vertici dei partiti della sinistra parlamentare e tutte le forze parlamentari laiche si rendano ormai chiaramente corresponsabili che non ha precedenti nella storia della Repubblica.
Il partito Radicale avverte tutta la gravità e responsabilità di questa decisione e la difficoltà per molti compagni di accettarla e di comprenderla. Eppure essa va sostenuta respingendo con la fermezza le suggestioni e i timori che sorgono da una campagna elettorale condotta all'insegna del terrorismo, questa volta non più e non solo ideologico, e in cui da tutte le parti si fa appello più alla paura che al consenso dei cittadini.
Le classi dirigenti della sinistra chiedono oggi agli elettori di rafforzare la loro rappresentanza parlamentare per poter meglio condizionare, ma in una prospettiva di collaborazione, la Democrazia Cristiana e gli interessi che questa esprime.
Ma ciò che è in discussione oggi, ciò che si deve giudicare e su cui si deve esprimere non è la forza ``quantitativa'' della sinistra, che da venti anni aumenta in ogni elezione, ma la debolezza della sua politica e gli errori delle sue classi dirigenti. Rafforzare elettoralmente la sinistra oggi significa confortare del consenso popolare le scelte delle sue classi dirigenti, avallare gli errori che hanno portato alla situazione attuale, pregiudicare la efficacia e la forza delle lotte che si dovranno affrontare. Un rafforzamento elettorale e parlamentare della sinistra significa di conseguenza nella situazione attuale non un rafforzamento ma un indebolimento delle capacità di resistenza e di alternativa che si devono opporre al regime. Avendo il coraggio di negare il proprio consenso a chi propone una politica errata e avventurosa fino al suicidio è possibile sperare di ricostruire le basi di una intransigente opposizione democratica e socialista, di una alternativa unitaria di sinistra.